AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA IL GOVERNO E LA POLIZIA GRECA. LA GRECIA E’ COLLASSATA. MA A NOI NON LO DICONO PERCHE’ SIAMO IN CAMPAGNA ELETTORALE Postato il Domenica, 10 febbraio @ 14:01:16 CST di davide
DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI Libero pensiero
L’ho saputo davvero per caso. Il che la dice tutta. Me ne stavo amenamente trastullando con un amico di lunga data, un giornalista neo-zelandese, con il quale ci incontriamo in un sito, chesscube.com, dove ci sfidiamo in un nostro personale duello a scacchi mentre chattiamo scambiandoci informazioni sull’Europa e su quello che accade nel continente australe e nel sud-est asiatico, di cui lui è un attendibile esperto. A un certo punto, mi fa: “E che ha detto Bruxelles della bomba di Amnesty International?” “Quale?” “Quella di tre giorni fa che gli ha ammollato il filosofo francese in piena riunione sul budget dell’Unione Europea”. (sconcertato dalla mia ignoranza dei fatti, nonché fortemente incuriosito, chiedo ragguagli in merito) “Ma sì, quella dei rapinatori delle banche” “Quali banche? Dove?” “Nel nord della Grecia” “Chi?” “Gli anarchici, i ragazzi arrestati e poi torturati dalla polizia”.
A questo punto mi arrendo e confesso di non sapere di che cosa stia parlando.
E così, vengo a sapere da un neo-zelandese che abita in quel di Auckland, a 22.500 chilometri di distanza, 12 ore di fuso orario prima di noi, dall’altra parte del mondo, nel continente più lontano (in tutti i sensi) dalla nostra vecchia e cara Europa, che cosa sta accadendo a 1.000 chilometri da Roma, nel territorio che è stata la culla originaria della nostra civiltà.
E tutto grazie ad Amnesty International.
Faccio delle telefonate e mi butto in rete a caccia di notizie. In Italia, nulla. In giro per l’Europa, anche.
Notizie strabilianti in Sudamerica, in Canada, in California e sembra dovunque tra i bloggers scandinavi e nord settentrionali che scrivono nelle loro lingue.
Descrivono e raccontano qualcosa che sta accadendo in questi giorni di cui a nessuno è stata detta neppure una parola, né a Roma, né a Berlino, né a Parigi né a Londra.
Tantomeno a Madrid.
Parlano della Grecia.
Ma in termini nuovi.
Nel senso che riferiscono di una società ormai collassata, al limite della guerra civile, ormai precipitata nel baratro, sulla cui attuale realtà è stato steso un osceno velo di totale censura per impedire che le notizie vengano usate in campagna elettorale in Italia e diffuse in Spagna dove sta esplodendo la tangentopoli iberica delle banche corrotte e Rajoy ha già fatto sapere a Bruxelles che là a Madrid si corre il rischio di veder la situazione sfuggire al controllo.
La Grecia è crollata, definitivamente, sotto il peso dei debiti contratti con la BCE.
Stanno assaltando i supermercati. Ma non si tratta di banditi armati. Si tratta di gente inviperita e affamata, che non impugna neanche una pistola, con la complicità dei commessi che dicono loro “prendete quello che volete, noi facciamo finta di niente”. Si tratta della rivolta di 150 imprenditori agricoli, produttori di agrumi, che si sono rfiutati categoricamente di distruggere tonnellate di arance e limoni per calmierare i prezzi, come richiesto dall’Unione Europea. Hanno preso la frutta, l’hanno caricata sui camion e sono andati nelle piazze della città con il megafono, regalandola alla gente, raccontando come stanno le cose.
Si tratta di 200 produttori agricoli, ex proprietari di caseifici, che da padroni della propria azienda sono diventati impiegati della multinazionale bavarese Muller che si è appropriata delle loro aziende indebitate, acquistandole per pochi euro sorretta dal credito agevolato bancario,quelli hanno preso i loro prodotti della settimana, circa 40.000 vasetti di yogurt (l’eccellenza del made in Greece, il più buon yogurt del mondo da sempre) li hanno caricati sui camion e invece di portarli al Pireo per imbarcarli verso il mercato continentale della grande distribuzione, li hanno regalati alla popolazione andandoli a distribuire davanti alle scuole e agli ospedali
Si tratta anche di due movimenti anarchici locali, che si sono organizzati e sono passati alle vie di fatto: basta cortei e proteste, si va a rapinare le banche: nelle ultime cinque settimane le rapine sono aumentate del 600% rispetto a un anno fa. Rubano ciò che possono e poi lo dividono con la gente che va a fare la spesa. La polizia è riuscita ad arrestarne quattro, rei confessi, ma una volta in cella li hanno massacrati di botte senza consentire loro di farsi rappresentare dai legali. Lo si è saputo perché c’è stata la confessione del poliziotto scrivano addetto alla mansione di ritoccare con il Photoshop le fotografie dei quattro arrestati, due dei quali ricoverati in ospedale con gravi lesioni.
E così, è piombata la sezione europea di Amnesty International, con i loro bravi ispettori svedesi, olandesi e tedeschi, che hanno realizzato una inchiesta, raccolto documentazione e hanno denunciato ufficialmente la polizia locale, il ministero degli interni greco e l’intero governo alla commissione diritti e giustizia dell’Unione Europea a Bruxelles, chiedendo l’immediato intervento dell’intera comunità continentale per intervenire subito ed evitare che la situazione peggiori.
Siamo venuti così a sapere che il più importante economista tedesco, il prof. Hans Werner Sinn, (consigliere personale di Frau Angela Merkel) sorretto da altri 50 economisti, avvalendosi addirittura dell’appoggio di un rappresentante doc del sistema bancario europeo, Sir Moorald Choudry (il vice-presidente della Royal Bank of Sctoland, la quarta banca al mondo) hanno presentato un rapporto urgente sia al Consiglio d’Europa che alla presidenza della BCE che all’ufficio centrale della commissione bilancio e tesoro dell’Unione Europea, sostenendo che “la Grecia deve uscire, subito, temporaneamente dall’euro, svalutando la loro moneta del 20/ 30%, pena la definitiva distruzione dell’economia, arrivata a un tale punto di degrado da poter essere considerata come “tragedia umanitaria” e quindi cominciare anche a ventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’Onu”.
Silenzio assoluto.
Nessuna risposta.
Censura totale.
Nessun candidato alle elezioni in Italia ha fatto menzione della situazione greca attuale.
Il commento di un certo "paolo a" italiano che vive in Grecia
Purtroppo è quasi tutto vero ciò che dice questo video. Sono italiano e vivo in Grecia, ma spesso vengo in Italia. Ed è vero che in Italia non passa niente e non solo ciò che riguarda le Grecia. Con rammarico dico è vero ciò che sta succedendo in territorio ellenico. Ci fanno solo vedere quanto è bella la vacanza greca, ma non ci dicono cosa rischiamo qua in Italia grazie alla potenza tedesca e francese!!!
Queste sono notizie che i mass media non possono divulgare,perche dimostrerebbero il fallimento delle politiche europeistiche.Politiche condotte da pochi oligarchi,per il proprio interesse personale. Vi prego,chiunque legge questo treid, lo divulghi il piu possibile.o orso in piedi
Grecia in svendita, l’emiro del Qatar ha comprato nove isole nello Jonio I venti di crisi impongono ad Atene di cedere “i gioielli di famiglia”, su cui verranno costruite ville extra lusso destinate ai miliardari del pianeta, tra cui la cantante Madonna e il magnate russo Abramovich
di Francesco De Palo | 5 marzo 2013
Potrebbe essere solo l’inizio. Dal Parco dei Principi, dove sgambettano i calciatori del Paris Saint Germain, al tepore delle nove isole Echinadi il passo è breve, soprattutto se si dispone di molto denaro. L’emiro del Qatar, già proprietario del club francese e di alcune altre cose (tra cui gli Harrods di Londra) si aggiudica per poco più di otto milioni di euro l’incantevole arcipelago greco nello jonio, a due passi dalle più note Itaca e Skorpios. I venti di crisi impongono ad Atene di cedere “i gioielli di famiglia”. Una mossa nota già da settembre, quando la notizia era stata confermata dal direttore dell’Ente ellenico per la privatizzazione (Taiped), Andreas Taprantzis, secondo cui per fare cassa il governo di Samaras aveva approntato una lista di 40 tra isole e isolotti disabitati da concedere in affitto a privati o imprese. E per un periodo tra i trenta e i cinquant’anni.
Dopo qualche mese di serrate trattative e di plastici hollywoodiani già pronti e fatti vedere via mail ad acquirenti vip, ecco la notizia ufficiale con un business che si apre per l’emiro super miliardario. Pare infatti che in quell’arcipelago composto da nove isolette a breve potrebbero partire lavori per costruire esclusive ville per acquirenti di fama mondiale, tra cui si sussurra anche Madonna. Allettata da un paradiso naturale super protetto dove gli ospiti saranno solo rock star e miliardari, gli unici in grado di permettersi un pied a terre dorato nella Grecia stremata dal memorandum. L’emiro in verità aveva tentato in passato il colpo grosso, ovvero aggiudicarsi l’isola di Aristotele Onassis, Skorpios, su cui però pesa il veto economico della nipote Athina, che non intende scendere al di sotto dei 200 milioni di euro nonostante non ami troppo le sue origini (non ha mai imparato il greco) e nonostante sia stata una delle poche greche famose nel mondo a non aver speso nemmeno una parola di solidarietà per la crisi ellenica.
Il complesso delle Echinades si trova nel tratto di mare di fronte al famoso porto Platygiali ed era balzato agli onori della cronaca qualche giorno fa sulla prestigiosa rivista Business Insider in cui si presentavano le nove isole sotto il titolo: “Possono essere vostre con pochi milioni”. E aggiungendo altri siti per così dire pregiati che potrebbero presto rientrare in questa sorta di campagna mondiale per aiutare l’economia greca, o come la definiscono alcuni, svendita immorale di pezzi del proprio paese. Il riferimento è ad Agios Athanasios a Itea, con prezzi che partono da 1,9 milioni di dollari. O a Modi dopo lo stretto di Corinto, o a Tokmakia al largo di Lesbo, passando per gli otto milioni necessari per aggiudicarsi Sikinos Kardiotissa. Ma l’interesse globale per questi terreni è aumentato dopo l’acquisto della piccola isola di faggio, da parte dell’Emiro del Qatar Khalifa Al Thani.
Invece a Meganissi (vicino Lefkada) Lord Rothschild ha appena acquistato 2.662 ettari di terreno nella penisola sud-ovest dell’isola, dove costruirà 14 ville extra lusso, che saranno vendute ad alcune delle persone più ricche e famose del pianeta. Interessati ai ‘prodotti’ il principe Carlo, l’attrice Nicole Kidman e il magnate russo Roman Abramovich. Quest’ultimo ha già acquistato alcuni terreni a Corfù. Si stima che in cinque anni il progetto sarà ultimato. Ogni villa sarà pari a mille metri quadrati, costruita su 200 ettari con piscina eliporto e piscina, e sarà venduta per 27 milioni di euro. “Non siamo in vendita e mi dispiace per coloro che alimentano questa vera e propria guerra – commenta amareggiata Katerina Giannaki, membro del Consiglio dei Greci nel mondo – i greci nei momenti più difficili non hanno mai umiliato nessuno, ci servirebbe un reciproco aiuto non una svendita. Anzi, siamo noi che a questo punto chiediamo di essere risarciti per i danni della seconda guerra mondiale, in quanto siamo l’unico paese che non ha ricevuto nulla proprio dalla Germania”.
Cosa pensate che faranno con l'Italia?Non saranno le isole,ma le grandi industrie in mano allo Stato si! Questa è l'Europa solidale ed unita.E' questo che intendiamo per Unione europea? Ma che cazzo di unione è!Qui ti sbranano se solo fai tanto da scivolare.Un branco di AVVOLTOI!
GRECIA: MERCENARI DELLA BLACKWATER PROTEGGONO IL GOVERNO E SORVEGLIANO LA POLIZIA, PER TIMORE DI UN GOLPE
Mercenari della Blackwater attualmente supervisionano la polizia in Grecia, mentre voci di un colpo di stato si diffondono. Comprendiamo che la situazione sia estremamente tesa e che i mercenari sono presenti principalmente per proteggere il governo e il parlamento dai tumulti che dovrebbero esplodere sotto forma di rivoluzione o controrivoluzione. Già un complotto per la destabilizzazione, che coinvolgeva estrema destra e polizia, è stato scoperto. Nel corso degli ultimi 12 mesi la Grecia ha visto ondate di manifestazioni di massa, rivolte, scontri tra polizia e manifestanti, attacchi armati a locali pubblici, aggressioni dei fascisti (di Alba Dorata) a migranti, così come, ovviamente, il completo collasso dell’economia. Il governo è afflitto da scandali (ad esempio, sui conti bancari segreti in Svizzera) e dei giornalisti sono stati arrestati. La maggior parte delle persone sopravvive, giorno dopo giorno, grazie alle cooperative, e i lavoratori assumono il controllo delle fabbriche. Come abbiamo detto, vi è in atto una rivoluzione, una rivoluzione disordinata. E diventa sempre più caotica, essendo la situazione in Grecia ormai entrata in una fase critica; ecco un riepilogo (con ulteriori dettagli di seguito): * La strategia della tensione è già cominciata * Il governo è sotto assedio ed è protetto da mercenari * Ora si parla apertamente di colpo di stato militare * Un insider avverte che la rivoluzione (o la controrivoluzione) è imminente
Strategia della tensione Pochi giorni fa abbiamo riportato di un complotto della polizia in collusione con l’estrema destra, per avviare una strage di poliziotti da attribuire agli anarchici, probabilmente questo verrebbe quindi usato come pretesto per introdurre la legge marziale o lo stato di emergenza. Il complotto potrebbe essere stato sventato (23 persone sono state arrestate) dalla Blackwater in collaborazione con agenti di polizia fedeli al governo. La Blackwater prevede di continuare le operazioni di supervisione della polizia, per identificare quegli agenti che possono essere coinvolti in altri simili complotti. Nota: La strategia della tensione a lungo termine è nata in Italia negli anni ’70 e ’80, quando degli attentati contro civili furono commessi da organizzazioni neofasciste come Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale o Fronte Nazionale).
I mercenari proteggono il governo sotto assedio Il governo greco ha firmato un contratto con l’Academi (il nuovo nome della Blackwater) nel novembre dello scorso anno, è un accordo segreto e non troverete dettagli su ciò nel sito dell’Academi). La notizia del contratto è trapelata a fine gennaio, quando l’ambasciatore greco in Canada, Leonidas Chrysanthopoulos, ne fece cenno in una intervista poi pubblicata in un blog (vedi la frase evidenziata in rosso). Il contratto con l’Academi è stato confermato pochi giorni dopo, tramite il sito di notizie militari greco Defencenet. Blackwater/Academi è tristemente famosa come l’agenzia che gestiva le operazioni dei mercenari durante l’ultima guerra in Iraq, impegnati in inutili scontri a fuoco nelle aree urbane, che causarono perdite umane tra i civili. Attualmente ha una base operativa avanzata in Afghanistan. Comprendiamo che il suo ruolo principale in Grecia è duplice. Supervisionare le operazioni della polizia, per cui ha stipulato i contratti, affinché il governo sappia che la polizia è stata ampiamente infiltrata dai membri fascisti di Alba Dorata, e che quindi non può fidarsi della fedeltà della polizia. L’altro compito è agire come forza neutrale di protezione completa del governo contro attacchi da qualsiasi parte. In effetti, il governo greco è sotto assedio.
Possibilità di un golpe Recentemente il governo ha raggiunto un accordo con l’esercito, secondo cui in nessun caso sarebbe disposto a ricorrere al colpo di stato (come è successo nel 1967, portando alla giunta del 1967-1974). Se questo accordo verrà onorato, resta da vedere. Essendo la Grecia aderente alla Comunità europea, un colpo di stato sarebbe improbabile, ma in caso di maggiore tensione, la legge marziale potrebbe essere dichiarata con il coprifuoco, ecc.
Allerta su rivoluzione/controrivoluzione Secondo l’ambasciatore Chrysanthopoulos, nella sua intervista: “A un certo punto, molto presto, ci sarà un’esplosione di agitazioni sociali. Sarà assai spiacevole.” Facendo poi riferimento a quindici incidenti armati nei precedenti dieci giorni, tra cui il bombardamento degli uffici dei partiti di governo e delle case di giornalisti filo-governativi, il mitragliamento della sede del primo ministro conservatore di Nuova Democrazia, e l’esplosione di una bomba in un centro commerciale appartenente al secondo cittadino più ricco del Paese. Chrysanthopoulos predice che i problemi inizieranno quando arriveranno (presto) le nuove imposte.
GRECIA: MULTINAZIONALI CHIEDONO SALARI DA 250 EURO
Ma alcune si spingono oltre: aboliamo gli stipendi minimi. Chiesta anche abolizione della liquidazione. Richiesta avanzata da undici aziende, tra cui la Barilla.
Stipendi mensili di 250-300 euro, solo per il lavoro part-time e modifiche nel diritto del lavoro per evitare di incorrere al pagamento degli indennizzi. Questa proposta è stata annunciata durante un incontro tra il ministro greco dello Sviluppo Economico Kostis Chatzidakis e i delegati di undici società multinazionali, tra cui Barilla, Bic Violex e Nestle. Secondo l’edizione domenicale del “To Vima”, agli occhi dei dirigenti delle multinazionali, un’ulteriore riduzione degli stipendi sarebbe un prerequisito per l’incremento della competitività.
«Investiremmo molto di più, se la Grecia fosse più propensa agli investimenti», hanno dichiarato all’unisono gli undici dirigenti, chiedendo una limitazione delle pratiche burocratiche, una riduzione dei costi energetici e una semplificazione delle procedure per svolgere le attività produttive.
Tuttavia, i dirigenti hanno sorpreso il governo greco quando hanno sollevato la questione di un’ulteriore riduzione degli stipendi, in modo particolare per i giovani disoccupati.
«Non riusciamo a capire perché debba esistere un limite minimo di stipendio in un Paese in cui la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli inverosimili. Dateci la possibilità di assumere giovani lavoratori a poco prezzo. Lavoreranno meno ore e meno giorni alla settimana», ha suggerito Giorgios Spilopoulos, amministratore delegato di Barilla Hellas.
«Non è in mio potere, passerò la richiesta a chi di dovere», ha risposto il ministro Chatzidakis, sottintendendo che inoltrerà la richiesta al ministro del Lavoro.
«Esattamente, che livello minimo di stipendio intende?», ha chiesto un funzionario del ministero.
«Potremmo dare 250-300 euro al mese per un lavoro part-time, tre o quattro giorni alla settimana», hanno proposto otto dirigenti su undici, durante il lungo dibattito tenuto dai manager di Barilla (che su questo punto si è dissociata), Bic Violex e Nestle.
Il delegato della Nestle, Raymond Franke, ha posto inoltre un’altra questione sul tavolo delle condizioni di lavoro: «Va ridotto anche il tempo per informare un dipendente del suo licenziamento», per poter evitare di incorrere al pagamento della liquidazione ai dipendenti licenziati.
«Il governo crede che gli stipendi minimi non possono essere ulteriormente ridotti», ha rammentato Chatzidakis ai dirigenti. Tuttavia, i delegati delle multinazionali si sono dimostrati determinati nel portare avanti le loro richieste.
Secondo gli ultimi dati, la disoccupazione in Grecia ha raggiunto il 27% nel novembre 2012, e i giovani disoccupati sarebbero il 60,1%.
Dopo un’interminabile pressione da parte della Troika, il minimo salariale era stato ridotto nel febbraio 2012 a 586 euro lordi al mese (510 euro mensili per i giovani sotto i 25 anni).
Pagare 250 euro i lavoratori part-time significa pagare 500 i lavoratori a tempo pieno. Ovviamente, i part-time hanno meno diritti, non hanno vacanze, bonus e un risarcimento molto più basso quando vengono licenziati.
Nota di Nexus Edizioni: Nestlé Hellas comunica di non aver avanzato, durante l’incontro con il governo greco, nessuna delle richieste attribuitele dal periodico To Vima.
27 APRILE, 2013 DA MONIA BENINI Arrivo ad Atene all’indomani della partenza del terzetto, che lascia sul campo nuove vittime: altri 15.000 licenziamenti fra i dipendenti statali, che si aggiungono al milione e mezzo di persone già rimaste per strada. La ricetta del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale Europea e della Commissione ha l’amaro sapore dell’austerity: per ogni 5 persone che vanno in pensione (con stipendi medi attorno ai 1000 euro), è possibile assumere solo una persona con una retribuzione di 580 euro al mese.
Guardo Atene alla luce delle incredibili parole del consigliere della Cancelliera tedesca, Angel a Merkel, secondo il quale ci sono ancora molti ricchi nei paesi del Sud Europa, che hanno addirittura case di proprietà, mentre la gran parte degli operai tedeschi sono in affitto. Così mentre il New York Times descrive l’allarmante situazione ellenica, parla dell’aumento dei disoccupati e dei senza tetto, delle mense che nascono per arginare in qualche modo il problema della denutrizione nelle scuole, la copertina dello Spiegel arriva come un pugno allo stomaco: “la menzogna della povertà” e giù a scrivere che i greci sono in media due volte più ricchi dei tedeschi. Roba da non crederci…eppure nel corridoio dell’albergo dove soggiorno trovo un bigliettino da visita di un giornalista che lavora per lo Spiegel. Quindi…quali indicazioni ha ricevuto dalla redazione o dalla proprietà? E’ venuto in Grecia con l’articolo pronto o ha percorso i circuiti turistici che mascherano e occultano la faccia della povertà che si manifesta già poche decine di metri dopo il Partenone? Ci sarebbe molto da parlare della propaganda mediatica (oltre a Der Spiegel anche la rivista Focus riserva il medesimo trattamento ai ‘ricconi’ Greci, rispetto ai ‘poveri’ tedeschi) e di come il giornalismo sia caduto in basso, con pennivendoli al lavoro per compiacere un mittente o con scribacchini che si autocensurano per non disturbare i manovratori.
Chissà se i giornalisti stranieri che sono arrivati in Grecia si sono informati sulle ‘linee guida’ che i colleghi ellenici devono rispettare: è bene non ritrarre o riprendere immagini di estrema povertà, deve essere spinta la linea di sostegno dei propri aguzzini europei e internazionali (dimostrando che invece sono i salvatori del paese) e non si possono divulgare filmati di contestazione di chi sta al governo. Non vi sembra possibile? Basta leggere le dichiarazioni dell’ex ambasciatore greco in Canada, rilasciate a dicembre scorso al giornale online The Millstone: un giornalista è stato licenziato in tronco per aver mostrato un filmato in cui il Primo Ministro greco veniva fischiato.
Per tornare a quello che considero un vero e proprio insulto alla dignità del popolo greco, lo Spiegel e Focus puntano il dito contro i ricconi (che ci sono lì come in Italia e altrove, dato che le ricchezze con la crisi si sono ulteriormente concentrate), fingendo di non vedere i senza tetto allo sbando nella città, gli studenti che svengono a scuola, gli ospedali che chiudono e che non hanno più medicinali, la marea di uffici, negozi e attività chiuse, le ragazzine che si prostituiscono , le decine di migliaia di ateniesi costretti a recarsi nelle strutture messe in piedi da volontari per avere un minimo di assistenza sanitaria. Guarda caso, a livello internazionale ci si dimentica di riportare la battaglia avviata da Panos Kammenos, dei Greci Indipendenti, che mette al centro una legittima richiesta greca che rischia di mettere in seria difficoltà la Germania. Nello specifico, nel 1941, i Tedeschi presero in prestito, con accordi regolarmente firmati, le riserve auree elleniche. In seguito all’unificazione tedesca, di questo ‘prestito’ di guerra non si disse più nulla. Il deputato greco oggi avanza la richiesta di poter iscrivere nel bilancio nazionale l’ammontare del prestito fatto alla Germania (anche senza calcolare gli interessi maturati nei tanti decenni), ma riceve solo una risposta velenosa dal ministro tedesco delle Finanze Schaeuble, evidentemente in panico per la richiesta ellenica.
La colonia dunque si rivolta contro l’occupante. Sì, perché con buona pace di chi difende governo e multinazionali tedesche, bisogna dire come stanno le cose. A partire dall’aeroporto di Atene, gestito da una società tedesca, che non paga le tasse in Grecia poiché la sede legale è in Germania; ma possiamo anche parlare della Deutsche Telekom che gestisce la rete telefonica fissa e la rete di telefonia mobile Cosmote. O della Siemens, che insieme alla grande compagnia di costruzioni francese Vinci, controlla la metropolitana di Atene, puntando ad acquisire anche la rete ferroviaria e il servizio idrico della capitale (dove vive metà della popolazione dell’intero paese). E in tempo di austerity, la svendita del patrimonio e degli assets pubblici è all’ordine del giorno. Basti pensare alla miniera di oro (s)venduta ai Canadesi al prezzo di 10 milioni di euro, pur sapendo bene(la notizia è di pubblico dominio) che il materiale facilmente estraibile ha un valore di almeno 110 milioni di euro.
Anche le grandi catene di supermercati che resistono alla crisi sono straniere, mentre i negozi e le attività commerciali greche sono state ridotte in cenere. Anche la distribuzione è spesso estera o comunque condizionata da oltre confine; talvolta è piegata addirittura a logiche di quote europee, in base alle quali in Grecia come in Italia si mangiano pomodori olandesi, mentre i nostri vengono esportati negli altri stati. Sono le medesime linee che impongono ad esempio al produttore di arance un prezzo di 5 centesimi al chilo, mentre le stesse vengono vendute ad Atene minimo a 1 euro. Anche da questo punto di vista, gli agricoltori italiani possono ben comprendere che la Grecia è molto più vicina di quanto si possa immaginare. Lo è anche per il costo del gasolio da trazione, che insieme a quello da riscaldamento è aumentato del 400% in tre anni, mentre il costo dell’energia elettrica è raddoppiato dal 2010 a oggi.
Ecco perché nell’inverno scorso ci sono state vittime per il freddo: molte persone non avevano di che riscaldarsi (e anche scuole e ospedali in alcune zone hanno dovuto fronteggiare lo stesso problema). Nella capitale, gli alberi dei parchi sono stati presi d’assalto, spogliati dei loro rami per ricavarne legna da ardere (mentre in alcuni casi si è addirittura arrivati al punto di bruciare mobili, pur di sottrarsi alla morsa del freddo).
Cambiando versante, dal punto di vista della scuola, la situazione è precipitata a partire dal 2011, con ben 2000 scuole che hanno chiuso (e presto è atteso un nuovo giro di vite) e numerosi istituti che non hanno neppure il minimo per poter funzionare. I genitori sono quindi costretti a pagare per l’istruzione dei propri figli, ma ci sono moltissime famiglie con madre e padre disoccupati che non possono concedersi il ‘lusso’ di mandare a scuola i propri figli, dal momento che non riescono neppure a reperire il cibo per sfamarli. Questo è quanto accade anche dal punto di vista sanitario, poiché chi non lavora almeno 150 giorni all’anno non ha diritto alla copertura del servizio sanitario e deve pagare tutto: medicine, prestazioni sanitarie, pronto soccorso. Ma in una Grecia dove la disoccupazione e la povertà stanno sempre più dilagando, spesso non c’è neppure il minimo per sopravvivere e i centri organizzati da personale medico volontario raccolgono la disperazione dei tanti che cercano un’ancora, una ragione, una speranza per non essere sopraffatti dall’istinto di farla finita. Sono ex operai, pensionati, ma anche dipendenti pubblici, negozianti, piccoli imprenditori e pure liberi professionisti; il cosiddetto ceto medio ora ridotto in miseria.
Fanno parte di quelle fasce che, intervistate poco più di anno fa, sostenevano di essere allora nel punto peggiore della crisi e che l’Euro e l’Europa li avrebbero salvati. Oggi giurano che non avrebbero mai ritenuto possibile arrivare a una situazione tanto tragica, convinti come erano che presto la crisi sarebbe finita e che – come gli si imponeva di credere – erano alla fine del tunnel. Dal tunnel al precipizio, la caduta è stata repentina e dolorosa; ha mietuto vittime, anche nel senso letterale del termine. In una nuova forma di guerra condotta da istituzioni europee antidemocratiche e distanti anni luce da quell’Europa dei popoli che vorremmo; una guerra sorda combattuta con le armi non convenzionali delle banche e della grande finanza internazionale, pronte a cannibalizzare i paesi più fragili.
E’ una guerra silenziosa, strisciante. Alla faccia della miseria umana e mentale di chi sostiene che questa Europa è stata foriera di pace, giustizia ed equità, questa forma contemporanea di schiavitù è una barbarie vergognosa.