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Letture per accrescere se stessi...

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view post Posted on 2/4/2013, 13:41

Guida Spirituale

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La gravità non esiste? Il pensiero di Massimo Corbucci
L'illuminazione concettuale di Massimo Corbucci avvenuta quando, ancora studente universitario, capì che la gravità non era una forza fisica

Massimo Corbucci - 19/02/2013


Già anticamente l’uomo si è reso conto che saltando da una certa altezza, finiva velocemente a terra e tanto più velocemente, quanto maggiore fosse stata l’altezza, fino a schiantarsi a terra e a farsi molto male, se fosse caduto da altezze cospicue, dell’ordine dei 6 – 8 o più metri. Lanciarsi da altezze maggiori sarebbero state letali!

Sebbene non si comprenda per quale contorto ragionamento intuitivo, l’uomo antico ha sempre avuto la convinzione che la velocità di caduta dipendesse dal “peso” del “grave”. A dirimere questo dubbio sembra sia stato Galileo Galilei, con il suo esperimento della caduta di legno, ferro e quant’altro, dalla torre di Pisa, dal quale si evinse che, apparentemente, i corpi cadessero con uguale accelerazione, indipendentemente dal materiale di cui fossero composti e dal peso. Soltanto il suo allievo Torricelli fece notare che l’aria un pochino inficiava la prova, facendo galleggiare i corpi leggerissimi come piume e per questo propose dei tubi, svuotati dell’aria, allo scopo di condurre l’esperimento col massimo rigore scientifico. La domanda che si fecero tutti gli uomini di Scienza fu: che cosa determinava la caduta di un oggetto?

Il Prelato e Fisico francese Pierre Gassendi introdusse la più “supponente” nozione, che sia mai stata inventata nella storia della Scienza, delle “cordicelle”, che sebbene non si vedessero a occhio e non si potessero toccare con le mani agitando le mani sotto al corpo in caduta, fu creduta vera senza riserve di alcun tipo.

Isaac Newton sulle “cordicelle” costruì la più grande Teoria mai concepita, detta “gravitazione universale” e non esitò a dare per scontato che la gravità fosse una FORZA fisica, in grado di tirare giù tutte le cose e di accelerarle ad un valore di accelerazione “costante”.

Poi successivamente queste cordicelle divennero le onde gravitazionali e infine i “bosoni gravitoni” e tutti i Fisici del mondo, escluso me, ci scommetterebbero tutto quello che hanno, che a tirare per i piedi le cose in caduta gravitazionale, sono proprio loro, sebbene gli enormi rivelatori costruiti in più parti della Terra, non abbiano mai rivelato la presenza di onde gravitazionali e i bosoni gravitoni siano ancora “mancanti”.

Con Albert Einstein le cose cambiarono “leggermente”, nel senso che rimase l’idea di qualcosa di “ignoto”, che certamente “tirava” verso “terra” le cose “pesanti”, ma si aggiunse anche il concetto che per effetto della GRAVITA’ lo SPAZIO potesse CURVARSI un pochino, pertanto finisse per premere sulla testa delle persone, come una lastra di plastica che flettendosi, schiaccia le cose!

Il cruccio di Einstein, a dire il vero, fu di non essere mai riuscito a far conciliare la sua Teoria della Relatività inerente la gravitazione, con la meccanica quantistica, che voleva ad ogni costo la gravità, assimilabile ad una “raffica” di bosoni gravitoni, sparati come escono le pallottole dal mitra, non con continuità come il getto dell’acqua di un rubinetto.


La rivelazione nel Dicembre 1976
Ancora studente del corso di Laurea in Fisica dell’Università la Sapienza di Roma, rimettendo in un ordine “diverso dal convenzionale”, gli elettroni intorno al nucleo, mi accorsi che la distribuzione non era affatto continua, ma si “interrompeva 2 volte”. Una volta tra il n° atomico 71 e 72 e una seconda volta tra il 103 3 il 104. (LA FIGURA MOSTRA L’ORDINE DI RIEMPIMENTO DEI LIVELLI ATOMICI di Massimo Corbucci dell’atomo-112 (allora senza nome), oggi battezzato Copernicio in onore di Copernico. Nella figura si vede il “buco nero” tra 71 – 72 e 103 – 104, che può dare tante risposte alle domande della Scienza, ancora senza risposta).


L’illuminazione concettuale fu tale, che quell’allora studente 22 enne, ritenne di aver capito che la gravità fosse tutt’altro, di quello che per secoli era sembrata agli uomini di Scienza! Non era una Forza fisica!


L’ESPERIMENTO che DIMOSTRA CHE la gravità NON E’ UNA FORZA FISICA
A quel tempo, nel 1976, dire che la gravità non fosse una Forza fisica, era un’eresia talmente grave, da meritare la censura di tutto il corpo docente. Negli anni 90 i nodi sono giunti al pettine: alcuni fisici facendo cadere una sfera di alluminio e una sfera di ferro in 2 tubi di Torricelli alti 300 mt, hanno rilevato con sorpresa indicibile, che la sfera di alluminio anticipava di qualche milionesimo di secondo, rispetto alla sfera di ferro. Questo fenomeno è andato sotto il nome di “paradosso gravitazionale”. La Comunità scientifica per di non mettere Newton tra gli asini della Fisica, ha puntato disperatamente i piedi ed ha negato che la gravità non fosse una forza. Anzi ha introdotto la nozione di quinta forza: la gravità che tira in su e si infilzerebbe con attrito frenante tra i 26 protoni del ferro, mentre frenerebbe meno la caduta dell’alluminio, che di protoni ne ha 13. Una teoria esilarante, ma passata ufficialmente come l’unica spiegazione del “paradosso gravitazionale”.

C’è e come la spiegazione, del paradosso gravitazionale, che dimostra come la gravità sia tutt’altro che una forza fisica. Leggete il seguito!
Secondo il mio modello atomico nel nucleo atomico i barioni non sono tanti quanti gli elettroni dello shell esterno, ma ne mancano 9: questo “buco” è il Vuoto Quantomeccanico nucleare, analogo ai buchi neri già visti nelll’Ordine di riempimento dei livelli atomici.
Pertanto il Vuoto Quantomeccanico può essere considerato il “motore interno” degli atomi e quindi l’alluminio è in caduta gravitazionale più sprint del ferro, dacché ha meno “carrozzeria” da portarsi dietro.
Pensiamo a come una Ferrari F1 carrozzata in alluminio è più sprint di quella carrozzata in ferro!

L’ESPERIMENTO CHE DIMOSTRA CHE ESISTE IL VUOTO QUANTOMECCANICO NEGLI ATOMI
Basta far cadere 3 sfere da 3 tubi di Torricelli, fatte rispettivamente di Litio, di Berillio e di Boro. Se fosse giusta la spiegazione che dà la Comunità scientifica alla diversa caduta degli atomi (dopo la scoperta del “paradosso”!) di diverso numero atomico, l’ordine di arrivo sarebbe: 1° Litio, 2° Berillio, 3° Boro.
Osservandosi invece l’ordine di arrivo: Litio e Berillio, allineati senza nessuno scarto e in ritardo il Boro; la Fisica deve essere completamente riscritta. A parere mio l’annuncio del CERN del 04 – Luglio 2013, sarebbe da ritrattare, perché sia il conferimento della massa, che il conferimento del peso, avvengono attraverso il Vuoto Quantomeccanico! La ricerca della Particella di Dio sarebbe quindi inutile…


Il concetto di Gravità e quello di pensiero
L’ho chiamato principio di equivalenza gravità – pensiero.
Il quid che conferisce massa e peso alle cose altro non è che il “pensiero”. Quel “nero”, quel VUOTO (che vuoto non è) tra il numero atomico 71 e 72 - 103 e 104 e nel nucleo, dove “mancano” 9 barioni, rispetto al numero elettronico.
E’ per effetto di quel “nero” che la materia “funziona” perfettamente, gli atomi si avvicinano tra loro, per “affinità”, costituendo molecole complesse, fino a strutturarsi nella complessità del D.N.A.
Il DNA stesso permette la formazione di organismi complessi e di organi speciali come il “cervello”, che “secernono” pensiero, il quale era già presente prima del cervello, tant’è che il cervello stesso si è potuto strutturale in modo estremamente complesso.

La scoperta relativa al fatto che la gravità è pensiero, come può cambiarci la vita?
Il giorno che la Comunità scientifica si renderà conto di cos’è veramente la gravità, avrà la risposta a tutti i quesiti insoluti della Fisica:
1) Cos’è la materia oscura
2) Perché nel Cosmo c’è solo materia e non antimateria
3) Cosa c’era prima del Big Bang
4) Cosa sono i “buchi neri” … ecc …
La vita dell’Umanità cambierà radicalmente, perché si vedrà che ogni uomo, solo avvalendosi del pensiero, potrà ottenere tutto quello che “de-sidera”, compreso star bene in salute e non avere più alcuna malattia !!!
Per questo apparirà esilarante il ricordo di quando si cercava di guarire le malattie con la chirurgia (prendendo a martellate e a colpi di bisturi, il corpo) o con la medicina (somministrando ettogrammi di potentissimi farmaci ad effetto sconvolgente la normale fisiologia).
Cos’è davvero il nostro corpo e di cosa siamo fatti? Atomi messi in modo funzionale a “pensare” !!! Una volta compreso come avviene il conferimento della massa e il conferimento del peso, l’Umanità si renderà conto che gli uomini sono fatti niente altro che … della stessa materia del pensiero !!!
Siamo fatti della stessa materia dei sogni (cit. M. Corbucci Marzo 1999)

NOTA dell’autore
Quanto scritto è seriamente fondato scientificamente è realistico.
Qualora l’esperimento della caduta delle 3 sfere, desse il risultato dimostrato (ed è certo al 100% che lo dia), non ci sarebbe alcun dubbio che quanto sopra detto, sia vero.

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view post Posted on 8/4/2013, 11:42

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Il dilemma del libero arbitrio
Il Giornale Onlinedi Giovanni Ravani

Una delle questioni più controverse, dibattuta fra le protochiese cristiane del terzo e quarto secolo D.C. fu quella sul libero arbitrio. Proprio a quell’epoca, un grande dottore della chiesa, esegeta, nonchè ex maestro in eloquenza e potente avvocato dei fori romani, probabilmente risolse per primo la complicata questione. Nonostante ciò, occorsero ancora dei secoli prima che le sue soluzioni fossero completamente recepite dal clero, finalmente unificato in un sol movimento. É quasi inutile ricordare che questo grande personaggio del passato fù Aurelio Agostino di Tagaste, detto anche l’Ipponense o più semplicemente S. Agostino. Il quale, dopo importanti ricerche in campo teo-filosofico, dedusse dalle scritture monoteiste del tempo, che il vero significato del termine libero arbitrio era un pò diverso da ciò che fino ad allora si era creduto.

Per comprendere appieno quale fosse stata l’entità, e soprattutto il reale furore con cui si evolse quella diatriba è necessario considerare due fattori storici:

1) Fra il trecento ed il quattrocento D.C. la chiesa cristiana era frammentata in molteplici e differenti sette. Accanto ai Cristiani cattolici coesistevano movimenti come i pelagiani, i manichei, gli gnostici, i doatisti etc, che si diversificavano per nome e per dogmi interni. Alcune di queste fazioni, ad es. i donatisti, erano addirittura diventate violente, specie nei confronti dei confratelli cristiani ma di fede diversa. Quindi arrivavano a compiere veri e propri massacri e stragi cittadine.

2) S. Agostino in quello stesso periodo si era appena distaccato dalla setta dei manichei e dopo tanto esitare, come desiderava sua madre Monica, era entrato a far parte dei cattolici. Da quella nuova posizione iniziò letteralmente a ridurre in pezzi tutte le altre consorelle sette cristiane. Il suo strumento fù l’eloquenza e la scrittura: vale a dire dibattiti pubblici, nei quali demoliva gli avversari a colpi di logica e retorica, e decine di trattati autografi meticolosamente diffusi sul territorio imperiale. La potente azione di Agostino si esplicò anche in futuro, soprattutto e grazie all’imponente mole di scritti che lasciò ai posteri.

L’ex avvocato romano divenne in breve il caposaldo dei cattolici contro le altre sette e riportò vittorie in quasi tutte le dispute pubbliche e non. Nel campo di studio delle scritture fù al di sopra di ogni altro ricercatore del tempo, ma in uno specifico settore, quello sul libero arbitrio, il suo successo non fù del tutto acclarato, e così fù anche nei secoli a venire. Agostino sosteneva infatti, che il libero arbitrio fosse strettamente legato alla grazia divina. Questo per lui significava che l’uomo aveva libero arbitrio in un’unica direzione, ovvero quella che volge al male. Sarebbe prolisso ora, chiarire cosa il filosofo intendesse per bene e per male. Ad ogni modo basti sapere che il bene è tutto ciò che segue l’ordine secondo il quale Dio ha disposto la creazione, mentre il male è la tendenza opposta. In quale modo dunque, Agostino giunse alla sua deduzione circa la libertà dell’azione umana?

Vi arrivò facendo alcune considerazioni sulla natura divina. Infatti, grazie all’intenso studio della materia teologica, comprese che Dio è il solo ed unico creatore di ogni cosa in tutto l’infinito e nell’eternità, ed è il solo che abbia attribuito alla creazione infinita il suo proprio e preciso ordine. Se tutto ciò è bene e se ciò è infinito ed eterno, come può l’uomo fare il bene? Si domandò Agostino a mille e seicento anni da noi. Il bene in base a queste riflessioni lo ha già fatto Dio. E inoltre: se la creazione è interamente stata allestita dall’Onnipotente, anche nel suo andamento temporale, come può l’uomo averla influenzata con la sua libera azione? Risulta ovvio che se l’uomo, con la libertà concessagli, avesse modificato la creazione, sarebbe infondato il dogma secondo il quale Dio regola ovunque in ogni istante ogni azione fino all’infinito. Dunque per Agostino Dio è controllore di tutto, anche delle azioni umane, e se l’uomo ha fatto qualcosa di giusto all’interno della creazione, egli lo deve solo ed esclusivamente alla grazia concessagli dal proprio signore.

Secondo Agostino l’uomo è in grado autonomamente, ossia secondo libero arbitrio, di compiere solamente il male, vale a dire che è in grado di non accettare la grazia concessagli in aiuto e di conseguenza può sovvertire l’ordine divino. Quindi, dato che Dio crea dal nulla, l’uomo per sua volontà può solo tornare al nulla, ovvero sovvertire la creazione: tutto il resto è grazia divina. Ma il santo si spinse oltre, e fù questo il nocciolo delle tante reticenze ad accogliere la sua idea. Agostino procedette genialmente fino a giungere al limite del paradossale, e affermò che in ultima analisi, tutto ciò che è compiuto dall’uomo, in realtà è voluto da Dio, il quale si riserva o meno di concedere la grazia. Pertanto, anche il male compiuto dai malvagi è in fondo voluto dal supremo, proprio per sua mancata volonta a dare la grazia.

É ovvio che alla luce di queste riflessioni il libero arbitrio sembrò dover scomparire, e questo in sintesi è stato il motivo dell’insorgere delle forti contese filologiche contro Agostino, da parte di alcuni esponenti della cristianità, contemporanei e posteriori alla sua epoca. Ancora oggi c’è chi, non comprendendo, continua ad ostinarsi a discuterne dette questioni, persino all’interno della chiesa cattolica. All’interno di tutto questo discorso, è oggi possibile inserire un elemento nuovo e chiarificatore, che ci arriva in aiuto dalla moderna teoria della relatività di Einstein. Se infatti il paradosso associato alle parole di Agostino, secondo il quale esiste il libero arbitrio e parallelamente risulta altrettanto valida la nota massima che testualmente cita: “ non c’è foglia che si muova che Dio non voglia” (massima presa a prestito dai testi sacri); ebbene, se detto paradosso è tale ma viene risolto da S. Tommaso, il quale adduce che comunque l’Eterno non si trova ad essere nel tempo e dunque conosce ogni gesto della storia perchè osserva da una posizione privilegiata (al di fuori del tempo), ebbene a tutto ciò oggi può essere aggiunto un avallo donato dalla teoria della relatività, secondo la quale esistono più dimensioni temporali e addirittura il tempo può essere annullato.

Vorrei solo aggiungere, di mio pugno, che per chiarificare meglio questa situazione si può fare il classico esempio della pellicola cinematografica. Immaginiamo appunto che tutta la nostra vita sia come un film arrotolato in una pellicola, e che Dio sia il proprietario nonchè l’artefice della medesima. Ora, noi uomini ne saremmo i personaggi e ci muoveremmo secondo ciò che nella pellicola è previsto. Per consentire ai personaggi di avere il libero arbitrio, Dio avrebbe però dovuto stabilire con loro un patto, antecedente l’inizio della proiezione del film. Quindi i personaggi avrebbero dovuto accettarlo. Ma come si configura in sintesi questo patto, questa alleanza, mi domando. Sulla base dei miei pregressi studi si configura nella maniera per la quale noi esseri umani siamo stati creati ad immagine e somiglianza del Supremo e pertanto siamo anche noi degli dei, anche se minori. (Si faccia riferimento alla teoria degli infiniti di Cantor.) Tutto ciò è confermato in molti testi delle discipline filosofiche orientali e sicuramente pare esserlo anche in alcuni passaggi dei Vangeli. Da quì il desiderio, tutto umano di vivere, e la gioia di esistere che in fondo non è altro che spirito, che poi è amore. Ma torniamo alle controversie e al dibattito sul libero arbitrio!

Oggi come oggi, i più forti detrattori del pensiero agostiniano si annoverano fra le file degli studiosi atei, ed in maniera particolare fra i darwiniani convinti. Questa gente, che ha fatto del darwinismo il proprio vessillo contro la spiritualità e contro ogni qualsivoglia oggetto che sfugga al determinismo scientifico, considera frutto della fantasia ogni questione attinente a Dio, allo spirito e all’anima umana. Essi sostengono apertamente che il libero arbitrio non esiste affatto e che sia per l’uomo che per il più comune animale, ogni decisione presa è dettata da una contingenza specifica di necessità psico-bio-fisiche. Per questi “pseudo intellettuali” gli stessi sentimenti, l’arte, la fantasia, la creatività, sono tutte manifestazioni da ricondurre a bisogni neuro-fisiologici o al caso; così come rientra nelle suddette categorie ogni altra azione di scelta, persino la più insensata! Dunque per costoro la mente umana, il suo spirito, la sua vitalità, non sarebbero nè più nè meno che la risultanza del funzionamento di una macchina biologica, in pratica un computer, seppur molto sofisticato.

Il baluardo di questi, diciamolo pure, “palloni gonfiati” che negano anima e spirito e immaginano che dopo la morte non vi sia più nulla, come già detto è il darwinismo, secondo il quale ogni essere vivente, uomo compreso, ogni singolo atomo ed elettrone in tutto l’universo, non sarebbero altro che organizzazioni di elementi primitivi nate per associazioni casuali nel corso del tempo e obbedienti a leggi fisiche che però nemmeno loro stessi, pseudo scienziati, conoscono appieno. Su questi argomenti ci sarebbe molto da discutere e molte evidenze potrebbero essere riportate all’uopo di dissacrare questa assurda teoria evoluzionistica (Si esaminino le scoperte in fisica quantistica.) che per quanto valida intrenamente al proprio dominio, sembra oggi sempre meno applicabile a livello universale come invece vorrebbero i materialisti scellerati.

A tal proposito si è discusso nel mese di novembre 2012, in una serie di interessanti conferenze tenute da alcuni ricercatori dell’ Istituto Nazionale di Astrofisica di Milano e Merate. Sono stati tre incontri interessantissimi dove finalmente, alcuni dei più autorevoli scienziati nazionali, hanno voluto prendere in considerazione l’evoluzione cosmologica, non più come risultato dell’ormai direi obsoleto caso o caos che dir si voglia, bensì come il frutto di un disegno intelligente. Vediamo ora di dare degli elementi in grado di assestare qualche colpo decisivo alla suddetta teoria evoluzionistica che, ripeto, per quanto personalmente la consideri attendibile, non trovo affatto potersi applicare in toto alle fenomenologie oggi note.
Una delle domande fondamentali della filosofia, alla quale ancora oggi molti cercano di dare una risposta, è quella che chiede che cosa sia la coscienza.

Quando ad un relatore delle tre suddette conferenze ho domandato cosa fosse, a suo parere, la coscienza, lui ha risposto facendomi a sua volta una domanda. -Che cosa intendi per coscienza?- mi disse. Gli spiegai che per coscienza non intendevo il fatto che l’uomo sia cosciente della realtà o degli oggetti che la compongono. Mi riferivo invece al fatto, ben più importante, che l’uomo è cosciente di sè stesso, ovvero sa di esistere. Essendo questo ricercatore un materialista convinto, mi rispose che secondo lui anche la coscienza, oltre che la creatività e la fantasia, era il risultato dell’evoluzione naturale, la quale avendo assemblato in una determinata maniera alcuni elementi di materia, li aveva anche resi capaci di essere coscienti di esistere. Esistono attualmente alcuni tipi di esperimenti per verificare se sia possibile creare la coscienza artificiale. Questo è un campo di studio che fa riferimento alla cibernetica e all’ingenieria elettronica. Anche alcuni matematici se ne stanno occupando.

Se ciò che ha affermato il ricercatore di Merate fosse vero, questi ultimi avrebbero una certa speranza di riuscita nei loro esperimenti. Allo stato attuale però ci si trova ben lontani dal raggiungimento dei risultati ambiti ma soprattutto sarebbe da dimostrare che una eventuale presa di coscienza, da parte di un organismo creato in laboratorio, sia realmente frutto della combinazione di elementi materiali che si è voluto assemblare. Questo lo dico, perchè in realtà l’uomo, se volesse, sarebbe già in grado di costruire un organismo cosciente: la clonazione genetica ne è la prova. Sarebbe sufficiente clonare un uomo, per poter affermare di aver realizzato in laboratorio la coscienza artificiale. La domanda è quindi questa: -E’ possibile che la coscienza si formi semplicemente mettendo assieme degli elementi di materia?- La mia risposta è: -Assolutamente no!-

Esiste già un brillante esperimento, che è quello della camera cinese, che dimostra con margini di dubbio pressochè inconsistenti, che una macchina come il computer può ragionare ma non è cosciente di ciò che fa. Questo interessante esperimento, ideato dal filosofo John Searle, prevede che una persona non cinese si chiuda in una camera e gli siano fornite tutte le istruzioni necessarie a tradurre il cinese in un’altra lingua che però non conosce. Gli vengono forniti dei dizionari e dei libri che lo aiutano nella traduzione. Ad un certo punto un operatore gli invia un foglio con i tipici ideogrammi della scrittura cinese e chiede che siano tradotti. La persona che si trova all’interno della camera esegue la traduzione pur non conoscendo il significato di ciò che vede scritto sul foglio e ne fornisce il risultato.

Da questo esperimento risulta ovvio che il traduttore non conosce il cinese, e nemmeno conosce la lingua in cui lo ha tradotto, quindi non conosce neppure il significato del messaggio tradotto. Eppure al termine del procedimento la traduzione è stata eseguita. Questo semplice ma geniale ed esplicativo esperimento, serve a dimostrare anche ai più incalliti sostenitori della coscienza artificiale qual’è il modo in cui lavorano le macchine come i computer. Se da una parte è possibile affermare che essi compiono dei ragionamenti, dall’altra non si può assolutamente credere che queste macchine sappiano ciò che stanno facendo, ovvero che siano coscienti. Orbene, oggi, alla luce di ciò, c’è ancora qualcuno che continua ad ostinarsi nel voler immaginare che la coscienza scaturisca dalla materia, in base ad un disegno di tipo meccanico-evoluzionistico -darwiniano generato dal caso.

Questi personaggi sovente sono al vertice della scienza e della filosofia moderna e fanno pesare le proprie opinioni grazie alla posizione che occupano. Ne risulta che la società contemporanea è pervasa di materialismo e non si occupa della spiritualità, pur avendola sotto gli occhi tutti i giorni. Tutto questo, solo e semplicemente perchè lo spirito è libero e non si lascia certamente ricondurre ai numeri e imbrigliare dai ragionamenti di alcuni scienziati. Le conseguenze di questo comportamento deviante le vediamo ogni giorno e data la loro evidenza, non c’è sicuramente necessità di fare commenti in merito. Ai materialisti si potrebbe anche rispondere che se un uomo o una donna si trovassero ad un bivio, secondo il quale in una direzione si giunge alla morte, mentre seguendo quella opposta si arriva alla vita, questo uomo o questa donna sarebbero liberi di scegliere qualsiasi direzione senza condizionamenti e in barba al biologicissimo e darwiniano istinto di conservazione.

Tuttavia, ponendo la questione, i suddetti personaggi troverebbero immediatamente una nuova scusante per negare l’arbitrio umano, in favore del loro “arbitrio biologico”. Essi infatti risponderebbero che in caso di scelta verso la direzione della morte, l’essere avrebbe obbedito ad un altro fantomatico istinto che va in direzione diametralmente opposta al fondamento darwiniano antonomatico che è quello della conservazione della specie. Qual’è la mia risposta a questo disordinato abuso di scienza, darwinismo e psicologia, che pretende addirittura di dare una valenza matematico-materialista al fatto che le persone abbiano una loro coscienza? La risposta è contenuta nel paragrafo “La coscienza” della quarta dissertazione del libro intitolato “La Terza Persona”, dove per la prima volta, in qualità di filosofo e ricercatore, unifico in una sola teoria i tre concetti di amore, volontà e coscienza: ossia un’unica essenza chiamata spirito. E dimostro inoltre che tale essenza non è riconducibile ad evoluzioni di tipo darwiniano perchè fondata sulla base di un’unica sostanza inscindibile quindi non passibile di modificazioni.

In sintesi la coscienza o c’è o non c’è, e non è soggetta a mutazioni come avrebbe preteso il relatore della succitata conferenza. Sia che per coscienza si intenda consapevolezza dell’esistenza di un oggetto, vero o illusorio, sia che si intenda la sola ed unica forma di coscienza autentica che è la coscienza di esistere ed essere vivi, il risultato non cambia: non si può essere piu o meno coscienti, o si è coscienti o non lo si è affatto. L’ho già scritto nel mio libro e qui lo ribadisco: la coscienza o c’è o non c’è e non è passibile di evoluzione. Io so di esistere oppure non lo so, non ho stati intermedi in cui lo so di più o di meno. Tra l’altro è ancora tutto da dimostrare il fatto che chi è temporaneamente privo di coscienza, perchè privo di sensi, lo sia poi a tutti gli effetti solo perchè non è in grado di ricordarsi che cosa ha fatto durante il suo stato di incoscienza. Definirei questo genere di esperienze psicofisiche come perdita dei sensi e della memoria, non di certo perdita di coscienza. Per quanto poi attiene all’inconscio e al subcosciente, anch’essi grandi cavalli di battaglia del materialismo scientifico novecentesco, direi con sicurezza che in questo caso si è fatta confusione con i termini e ci si dovrebbe più appropriatamente riferire ad oggetti quali ricordi subliminali o stati alterati della memoria, più che modificazioni del livello di coscienza.

Tutto questo, a mio avviso assesta un colpo definitivo alle fumose teorie che ci vedono come semplici creature materiali in balia della materia, e in particolare contribuisce a dare una valenza di autenticità alla tesi del libero arbitrio, per la quale il grande Santo di Ippona si è battuto strenuamente. E allora cos’è in conclusione questa fantomatica libertà concessa, per la quale sono sorte e ancora oggi sorgono tante discussioni? Non penso di incorrere in azzardo, se oggi, in questo articolo, e per la prima volta al mondo, affermo che anche il libero arbitrio è coscienza, che è volontà, che è amore... che è Spirito.

Giovanni Ravani
La Terza Persona - Viaggio nella Spiritualità

da www.altrogiornale.org/news.php?extend.8479

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view post Posted on 19/4/2013, 12:22

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Grazie ad Hypercom

I pensieri sono energia, intervista a Bruce Lipton
Riprogrammare la salute e le nostre cellule con le frequenze positive dell’ambiente in cui viviamo


Alessandro Silva

Bruce Lipton è un biologo cellulare statunitense, conosciuto per le sue ricerche riguardanti le relazioni fra attività genetica, ambiente e pensiero. Nel 1966 consegue una laurea in biologia nella C.W. Post Campus of Long Island University e in seguito riceve il dottorato di ricerca in Biologia dello sviluppo dalla University of Virginia nel 1971. Egli, contrariamente al dogma centrale della biologia molecolare che sostiene che il flusso dell’informazione genetica sia monodirezionale e che parta dagli acidi nucleici (DNA, RNA) per arrivare alle proteine, afferma che il flusso dell’informazione avrebbe in realtà la sua sorgente nei segnali ambientali per arrivare alle proteine passando dagli acidi nucleici. Questa ipotesi sarebbe in parte confermata dallo sviluppo di una recente branca della genetica detta epigenetica.

http://www.scienzaeconoscenza.it/data/uplo...ruce_lipton.jpg


Bruce, quando ti sei interessato per la prima volta al fatto che il comportamento e la salute di una cellula sono controllati dall’ambiente?
Fu nel 1970 quando, in qualità di biologo all’Università della Virginia, compresi che, se riuscivo a mantenere vive delle cellule tenendo sotto controllo le condizioni ambientali esterne, era possibile ottenere importanti considerazioni riguardo i meccanismi che sottendono alla vita.

E quando hai avuto la cosiddetta “crisi di mezza età?”
Quando capii che insegnavo agli studenti determinate conoscenze circa i geni per poi scoprire, nel mio laboratorio, che i miei studi erano in conflitto con quanto stavo insegnando. Arrivai a perdere addirittura contatto con la mia ricerca poiché i carichi amministrativi in qualità di membro del corpo docente mi tenevano lontano dal laboratorio. Dal punto di vista personale poi, anche il mio matrimonio stava cadendo a pezzi. Rinunciai al mio lavoro universitario e caddi in una forte depressione dalla quale cercavo di emergere tenendo occupata la mia mente ed il mio tempo con lo studio della meccanica quantistica. Questo percorso mi aprì gli occhi, giungendo a capire come i misteri della vita fossero radicati nel comportamento e nella struttura di atomi e molecole e, quindi, nella meccanica quantistica, che è la scienza che studia i meccanismi dell’atomo. Nonostante ciò, la natura energetica della meccanica quantistica non viene riconosciuta nel campo della biologia cellulare. La scienza è una consapevolezza strutturata di biologia costruita sulle fondamenta della chimica e la chimica, a sua volta, è costruita dalla fisica. Se una scienza così basilare com’è la fisica modifica le proprie leggi, tutte le altre scienze sono obbligate ad adattarsi a questi cambiamenti. Le scienze biologiche per molto tempo hanno ignorato le conseguenze della nuova fisica anche se è stata introdotta più di 75 anni fa. Man mano che inserivo nel mio bagaglio di conoscenze la fisica quantistica si rese necessario una riorganizzazione dei fatti scientifici che avevo raccolto in quasi 30 anni di carriera.
Il momento di trasformazione personale fu quando riuscii a definire le proprietà fisiche e comportamentali della membrana cellulare, su cui avevo lavorato per 10 anni, partendo da un unico punto di vista. Scelsi di descrivere la membrana unificando tre definizioni; la membrana è (a) un cristallo liquido, (b) un semiconduttore, (c) contiene due categorie di molecole proteiche, i recettori ed i canali. La natura delle proprietà conduttrici della membrana si rifà al fatto che la membrana è costituita da un doppio strato cristallino di molecole fosfolipidiche. La sua natura lipidica rende la barriera membranale un non conduttore, attraverso il quale le molecole cariche e gli ioni NON riescono a passare. Solo l’inserimento di proteine nella membrana lipidica consente a molecole o ioni selezionati di passare attraverso la barriera; in tal modo, la membrana lipidica diventa sì un conduttore ma non di tutto; assume cioè la natura di semi-conduttore. Inoltre, facendo riferimento ai recettori proteici come dei cancelli che controllano le funzioni biologiche, rimasi sbalordito nel leggere il risultato di questa osservazione: la membrana è un cristallo liquido semiconduttore con cancelli e canali. Fui ancora più stupito nel rendermi conto che tale definizione l’avevo già incontrata, ma non in relazione alla biologia, bensì in fisica: “un micro processore (cip) è un cristallo semiconduttore con cancelli e canali”. In un primo momento fui divertito dalla coincidenza ma poco dopo ne fui enormemente contento e mi resi conto della rilevanza della cosa. La membrana cellulare è un cip organico e, dunque, ogni cellula è un cip che è possibile programmare con il nucleo che funge da disco rigido carico di un software di natura genetica. La cosa più inverosimile era realizzare come il programmatore fosse l’ambiente.


http://www.scienzaeconoscenza.it/data/uplo...ruce_lipton.jpg



Credevo che il cervello della cellula fosse il nucleo invece è la membrana, giusto?
Nonostante il fatto che tutti i libri di testo, dalle elementari fino all’Università, si riferiscono al nucleo come il cervello della cellula, la verità è che il nucleo attualmente rappresenta le gonadi della cellula. La funzione del nucleo è esclusivamente riproduttiva, e va dalla riproduzione dei meccanismi regolati dalle proteine alla riproduzione dell’intera cellula. Il nucleo non è la sede della consapevolezza e non riceve nessuna informazione riguardo la necessità o i piani della cellula. Esso è un meccanismo di risposta ai segnali citoplasmatici.

Le credenze convenzionali considerano le caratteristiche delle nostre vite determinate dai nostri geni ma, se il nucleo non è consapevole dell’ambiente, allora i geni non sono in grado di controllare le nostre vite. Dunque, cosa controlla le nostre vite?
L’ambiente o, più specificatamente, la nostra percezione dell’ambiente. La vita si mantiene tale attraverso l’abilità di conservare un equilibrio all’interno di un ambiente dinamico in continua evoluzione. La membrana cellulare è l’interfaccia tra l’esterno (il non SE’) e l’ambiente citoplasmatico interno (il SE’). Ecco perché la membrana ha un ruolo così importante nella vita della cellula. I recettori sulla superficie della cellula sono in grado di leggere sia informazioni provenienti dall’ambiente esterno che quelli provenienti dall’ambiente interno (gli impulsi). Una volta resi operanti da queste informazioni, i recettori attivano degli specifici canali proteici. Il complesso dei recettori e dei canali rappresenta degli interruttori molecolari che innescano le funzioni cellulari. Per definizione, questi interruttori che vedono l’ambiente (i recettori proteici) e selezionano una risposta (i canali proteici), rappresentano la base molecolare della percezione.
Ero a conoscenza del ruolo della membrana nella regolazione della struttura e del comportamento biologico, ma il ruolo che aveva la percezione riguardo al controllo della cellula non aveva importanza per me fino a quando i tre aspetti dei caratteri chimici della membrana non vennero accorpati nella nuova definizione.
I caratteri della cellula e degli organismi biologici vengono direttamente mediati dal proprio ambiente; siamo fatti ad “immagine” dell’ambiente. Quando si legano insieme il segnale con la proteina complementare, l’energia del loro accoppiamento provoca una modifica nella forma della proteina: per esempio, la proteina recettore del glucosio è il risultato fisico del legame tra una molecola di glucosio nell’ambiente (segnale) con il proprio recettore proteico, la cui forma viene modificata. La modificazioni collettive di tutte le proteine diventa quella che noi amiamo indicare come vita. Conseguentemente, ognuna delle duecentomila e più proteine del corpo è, per definizione, il risultato energetico di un segnale proveniente dall’ambiente.

Ricordo di averti sentito affermare di aver preso la decisione, per quanto riguarda la tua vita, di non lasciare che l’ambiente ti controlli ma che avresti invece risposto in maniera selettiva all’ambiente.
Si è vero. Anziché rispondere passivamente a tutti i segnali provenienti dall’ambiente, si può diventare consapevoli dei segnali stessi. Attraverso un processo di selezione è possibile utilizzare sia la mente subconscia per rispondere automaticamente ai segnali oppure la propria mente consapevole, generando risposte differenti da quelle programmate nel subconscio. La differenza è che, quando si è inconsapevoli dei segnali che ci possono inviare, i soli segnali che si ricevono sono quelli che fanno parte di uno specifico “programma” (stimolo più risultato) precedentemente elaborato. Quando si diventa coscientemente consapevoli dei segnali, allora essi potranno esprimere la propria libera volontà attraverso la creazione di una nuova risposta allo stimolo. In questa maniera è possibile evitare di essere vittima di comportamenti che, precedentemente, ci sono stati insegnati ed indicati come inappropriati.

Se la mente controlla il corpo e l’ambiente controlla la cellula dov’è che inizia la mente?
Nel mio modo di vedere le cose, la mente è un’entità separata dal corpo. Io penso che la mente assomigli funzionalmente ad una membrana che interfaccia lo spirito con il corpo fisico. In questo interfaccia, la mente possiede la consapevolezza derivante dalla combinazione di una fonte esterna (spirituale-ambientale) e le esperienza di vita acquisite durante la nostra esistenza fisica.
Mentre i potenziali energetici di ambiente e spirito sono diretti all’interno per controllare il corpo, le risposte fisiche del corpo generano simultaneamente campi energetici che tornano all’ambiente. Possiamo così individuare un’energia ambientale esterna ed una energia comportamentale proveniente dal corpo. Queste energie sono strettamente collegate tra loro, di modo che, quando la mente origina una risposta nel corpo, questa genera un potenziale energetico che ritorna nell’ambiente da cui è provenuto lo stimolo. Se posizioniamo un apparecchio nel sistema per ricordare ed integrare le risposte nel tempo (come fa il nostro cervelletto) quello strumento diventerà la banca dati delle informazioni utilizzate dalla mente ossia l’interfaccia funzionale tra gli stati fisici della nostra esistenza e quelli non-fisici. La mente umana diviene allora una collezione di tutte le esperienze apprese come percezioni che possiamo utilizzare come guida della nostra esistenza terrena.

Allora il tuo corpo crede a tutto ciò che pensi?
Assolutamente sì, anche se è opportuno ricordare che disponiamo di due menti, quella che può essere controllata dalle nostre azioni ed il subconscio. Le cellule del corpo rispondono ad entrambe ed è qui dove la disarmonia può entrare nella nostra vita. Se la mente cosciente è in buona salute, per esempio, e la mente subconscia (che è programmata con percezioni acquisite) concorda con questa versione, allora per forza, di coerenza, si è sani. Ma se vi è discordanza tra le due menti allora quella delle due che è più attiva avrà il controllo del comportamento del corpo.
Per esempio, la mente conscia potrebbe essere impegnata con pensieri positivi. Fino a quando la consapevolezza è impegnata in questi pensieri la risposta del corpo all’ambiente, in questo momento, è controllata da percezioni precedentemente programmate ed archiviate nel subconscio. Se la mente subconscia è programmata con pensieri autolesivi, il comportamento distruttivo di questi si ripercuoterà sulle azioni decise dalla menta conscia, annullandone ogni eventuale esperienza positiva registrata. Per intenderci, se il dottore ci comunica che abbiamo una malattia terminale e noi siamo d’accordo con la sua percezione, allora tale percezione controllerà la nostra biologia. Quindi, se prima non lo eravate, dopo questa opinione sarete in cammino verso una malattia terminale.
Il punto è: la verità di chi o cosa abbiamo intenzione di utilizzare per controllare la nostra biologia e, dunque, la nostra vita? Se si rimane intrappolati in clichè comportamentali acquisiti durante lo sviluppo allora questi clichè diventeranno i conducenti più rilevanti del sistema.
Nel momento in cui nasciamo disponiamo di un determinato numero di percezioni geneticamente pre-programmate (gli “istinti”) anche se, durante lo sviluppo all’interno dell’utero, il feto inizia a scaricare informazioni provenienti dall’ambiente e che gli vengono trasmesse dal sistema percettivo della madre. Queste nutrizioni precoci sono dei programmi comportamentale che ci permettono di integrarci all’interno delle nostre culture. Una cosa interessante è che anche il sistema neurologico è disegnato per facilitare questo processo di acculturamento. Infatti, non esprimiamo una attività cerebrale completamente consapevole (onde EEG alfa) fino all’età di circa sei anni. Quando nuovi individui nascono sono carichi di credenze culturali, comportamenti ed altro appartenenti alla loro società o, almeno, a come hanno loro “parlato” i genitori.
I programmi fondamentali che controllano il nostro comportamento prima di tutto derivano dai nostri genitori (o da chiunque abbiamo deciso di legarci nel periodo dello sviluppo). Benché, solitamente, si venga programmati dai propri genitori, esiste la possibilità di scegliere chi sarà il proprio insegnante. Molti finiscono con l’utilizzare altre persone come insegnanti che siano o no personaggi reali o fittizi. Ecco perché la gente può uscire dal peggiore degli ambienti e diventare un leader. Ad un certo punto hanno optato per una differente fonte di certezze. Qualcuno compie lo sforzo di ri-programmare le proprie credenze limitanti cercandone altre come verità più alte ma, poiché operiamo costantemente ad un livello di sopravvivenza, la maggior parte delle persone si limita a funzionare secondo il “programma pre-impostato”, per quanto distruttivo esso si dimostri. Immaginatevi se i genitori fossero così meravigliosamente dotati nella loro consapevolezza dell’Universo da rispondere ad ogni stimolo dell’ambiente utilizzando delle strategie vincenti; un bambino che venisse allevato da tali genitori avrebbe una vita completamente improntata al successo.

Qual è stato il primo passo una volta che hai realizzato tutto questo?
Per me è stato necessario tornare ad essere fedele alle mie credenze senza comprometterle. Quindi dovetti diventare consapevole delle mie azioni ed accertarmi che fossero allineate alle mie verità. In secondo luogo essere consapevoli delle leggi della fisica: ho riconosciuto che la vita è energia e che la mancanza di energia compromette una intera esistenza. Così divenni più conscio di dove e come stavo spendendo la mia energia, impegnandomi soltanto in situazioni vincenti in grado di restituire l’energia che investivo in esse.
In questo senso ho anche riconosciuto che l’energia risuona ed attiva quelle cose e quegli eventi che sono in armonia proprio con questa energia. A buoni pensieri ed azioni corrispondono buoni pensieri ed azioni mentre la paura scatena paura. I pensieri sono energia. Non bisogna sprecare i nostri pensieri per cose delle quali non abbiamo il controllo.
Eliminando i pensieri negativi si ottengono due risultati: si conserva l’energia e si prevengono le conseguenze che sono in sintonia con quei pensieri avariati.
Per me, la lezione fu disconnettermi da ogni pensiero ed azione che non erano positivi. La semplice ragione d’essere è una trasmissione di energia. In meccanica quantistica questa energia può risuonare con la energia stessa dell’ambiente. Quando si vibra ad una certa frequenza, tutto ciò che sta là fuori che vibra alla stessa frequenza sarà imbevuto della nostra energia. Così se noi abbiamo un pensiero positivo allora un evento positivo risonante risponderà e sarà imbevuto di quella energia. Se manifestiamo un pensiero negativo allora anticiperemo qualunque cosa ci sia là fuori che potrà risuonare con quel tipo di energia. In pratica nutriamo l’ambiente con la nostra energia. Ciò che cresce da essa è ciò che risuona da essa. Quindi, la prima idea per la guarigione è staccarsi dall’energia che alimenta tutte le trappole nella nostra vita e, con l’energia risparmiata, rivitalizzare la nostra esistenza. Insomma, assumere consapevolmente dei programmi comportamentali che ci riforniscano di gioia e felicità.
Se non si è in grado di ri-programmare da soli i vecchi modi di pensare si ha bisogno di qualcun altro che ci renda felici e, se si necessita di qualcuno per il proprio completamento, ci si trova in una relazione di reciproca dipendenza. Questo tipo di relazioni sono costellate di fallimenti poiché se un partner non viene incontro all’altro, l’altro si sente una vittima. In ogni caso in cui si è in grado di procurarsi felicità e gioia e di rispondere alle necessità da soli, allora si è liberi dalla esigenza di avere un partner che lo faccia al posto nostro. Di conseguenza, quando due persone indipendenti iniziano insieme una relazione, ricatti e manipolazioni non avranno alcun ruolo all’interno della loro storia d’amore. Questo è quanto ho imparato dalle mie precedenti relazioni che erano basate sul soddisfare dei bisogni. Nel momento in cui fui in grado di provvedere io stesso alla mia felicità la mia vita è cambiata improvvisamente. Sono diventato soddisfatto di me, potevo anche essere impegnato tutto il giorno, godermi il mondo e divertirmi.

Bruce, grazie per averci concesso questa intervista.
E’ stato un enorme piacere.

fonte http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/...ia-ambiente.php

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view post Posted on 28/4/2013, 16:30

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The Universal One
di Walter Russell

https://dotsub.com/view/ea6f8232-6b6f-46ca...tm_medium=embed

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view post Posted on 23/5/2013, 20:07

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Pochi e semplici concetti per esprimere una verita fondamentale:è l'amore l'essenza delle cose.
Il creato stesso è un atto d'amore

HO SCOPERTO UNA VERITA’ TALMENTE MERAVIGLIOSA CHE HO SCELTO DI CREDERVI ANCHE SE NON FOSSE VERA
di Davide Ragozzini

Un’amica mi ha chiesto quale fosse questa scoperta e io le ho risposto che sono le cose che sa già, di cui parliamo noi, che se sorridi ti sorridono anche gli altri, che se chiedi aiuto al "cielo", qualcosa o qualcuno sembra rispondere, che la vita è una parentesi in qualcos'altro e che evoluzione è solo amore. A volte ci si può spaventare di fronte a certi argomenti ma dovremmo avere fiducia sopratutto in noi stessi perché essere nell'amore e sopratutto veramente sceglierlo consapevolmente, crea una specie di protezione alla quale puoi far appello ogni volta che hai paura. Tutti quanti, credo, presto avremo molto dalla vita, perché ci stiamo aiutando, siamo uniti. Sembrerebbe che le persone si incontrino per caso ma alla fine si trovano a condividere e si aiutano uno con l’altro, in un modo o nell'altro.

È commovente e credo che stiano per accadere un sacco di cose, forse qualcuna sarà, almeno agli occhi di molti noi, un po' brutta, ma alla fine vedremo che diverremo un unico grande popolo unito. Ecco cos’è la verità che ho scelto di credere, perché ne vale la pena, soprattutto se non ti riconosci e non ti identifichi in questo mondo così come è organizzato e gestito. Immagino che prima di arrivare ad una stabilità armoniosa e pacifica sperimenteremo un po' di subbuglio, forse. Questi schemi stanno cadendo e faranno minimo un po' di rumore e/o solleveranno un bel polverone. Credo che sia inevitabile, ma non dobbiamo avere paura, MAI, perché è la strada verso un mondo nuovo, è normale un po' di trambusto. Io ho scelto di credere alla seguente verità: chi saprà accogliere questo cambiamento senza paura e anzi, deciderà e oserà di sostenerlo, a questa persona non mancherà il sostentamento. Qualcuno si preoccupa dei suoi figli, ma io credo che i bimbi siano già salvi in partenza, anzi, in un certo senso sono più evoluti di noi, perché si sono incarnati dopo di noi e 99 su 100, quindi, sono più evoluti. Molti di loro sono qui per aiutare, spesso infatti sono loro che ci fanno crescere.

Non bisogna preoccuparci mai e anzi potremmo benedire ogni volta che vediamo cadere giù un pezzo di questa società malata. Il disagio che ognuno di noi sperimenterà in questo cambiamento è inversamente proporzionale alla consapevolezza di essere nell'amore, al suo livello evolutivo. Come dicevo poco fa, scegliamo, crediamoci e sentiamoci protetti, noi e i nostri bambini. Scegliamo di credere che non ci succederà niente, perché in fondo cosa abbiamo da perdere a crederlo? In ogni caso assumeremmo un atteggiamento positivo. Proviamo a condividere questa visione o filosofia con gli altri, ma se vediamo che qualcuno soffre, non dobbiamo farci contagiare perché in fondo potrebbe essere davvero una loro scelta. Aiutare non significa condividere il dolore, significa prendersi la responsabilità di condividere un’idea che a noi sembra buona e che pensiamo possa aiutare anche gli altri. Sembra appunto che tutti noi possiamo scegliere l'amore in qualunque momento.

Un po' come è capitato allo zio della mia amica: lui era molto ammalato e lei che lo amava tanto ha pensato di condividere con lui il libro sul Dott. Hamer (La medicina sottosopra. E se Hamer avesse ragione?) lei ha fatto l’unica cosa che poteva fare, il libro glielo ha dato, ma lui non ha recepito il messaggio, è sicuramente rimasto ancorato ai suoi vecchi schemi che di fatto lo hanno portato alla morte. Attraverso la nuova medicina, è guarita moltissima gente, molta di più di quello che riesce ad ottenere la medicina classica. Capite, la nostra responsabilità è di divulgare il più possibile, ma poi ognuno fa le sue scelte e nei confronti di chi soffre possiamo solo provare compassione, ma nel contempo dobbiamo saper gioire per noi stessi, perché siamo stati capaci di fare una scelta e molto probabilmente è quella giusta.

Potremmo vivere questo momento storico come un'opportunità e non come qualcosa di catastrofico, già anche questo implica una scelta. Abbiamo delle paure che ci sono indotte. Certo, potremmo trovarci nel bel mezzo di un conflitto nucleare e questo, a mio avviso, è lo scenario peggiore. Adesso permettetemi di osare: e allora!!! Vi dico io. Intanto non è ancora successo e forse si eviterà proprio perché moltissime persone sceglieranno l’amore invece che la paura o peggio ancora il male. Sembra che l’amore sia un’energia contagiosa, quindi sceglierei di crederci, se oltretutto non perdiamo nulla a farlo, potrebbe veramente risollevare le sorti del nostro futuro. Le cose brutte che ci capitano, sono le nostre prove, ci troviamo in situazioni dove dobbiamo trovare la forza per evolvere.

In fondo la vita è come una palestra, che ci prepara e ci fa evolvere. L'obbiettivo alla fine è uno solo, cosmico, universale: riunirci nell'amore, è l'unica cosa che esiste, è tutto, è un'energia e quando piano piano attraverso le esperienze, entriamo in contatto con essa, diventiamo più forti, ma più forti nella semplicità, nell'umiltà e nella compassione, anche per i nostri carnefici, che sono i nostri fratelli. Soffrono anche loro e attraverso le loro azioni, in qualche modo evolvono pure loro e a noi ci aiutano nella nostra evoluzione perché ci fanno consapevolezza. Il male alla fine va ringraziato perché è grazie a lui che noi evolviamo. Alla fine non esiste il male, è solo assenza di luce. Bisogna ammettere che non ci accadono solo cose brutte, ma anche cose belle che poi magari all'interno contengono delle piccole prove.

Però a volte crediamo che le cose belle non le meritiamo, oppure in qualche modo ne abbiamo una considerazione quasi reverenziale, non so se mi spiego, tanto che alla fine potrebbe essere che le allontaniamo noi stessi. Ma le cose belle, più che un premio, dovremmo considerarle situazioni che abbiamo raggiunto grazie ai nostri progressi evolutivi, situazioni dove possiamo mettere in pratica le cose che abbiamo imparato e dove possiamo ulteriormente aiutare gli altri, magari anche solo con l'esempio. Molte delle cose che ci succedono sono delle opportunità. Essere felici non è un premio o una meta, prima o poi farà parte della nostra esistenza. Ecco in cosa scelgo di credere. Incontrare persone davvero felici può essere traumatico, perché la prima domanda che ci facciamo è: perché io no? Allora partono dei percorsi mentali che dovrebbero portare ad un’espansione della nostra coscienza.

Ma non credo che ci venga in mente che se noi non siamo felici, dovrebbe diventare triste o disperata anche la persona felice che abbiamo incontrato. Un atteggiamento simile porta inevitabilmente ad una involuzione. Sarebbe opportuno invece, cogliere l’occasione per farci domande un tantino più profonde sulla nostra situazione. Quindi le cose belle che ci succedono non dobbiamo considerarle un punto di arrivo, una meta, un premio, ma un nuovo punto di partenza, quindi gioirne per quello che sono. Non esistono premi come non esistono punizioni, se ci fate caso, nelle cose brutte cresciamo noi, nelle cose belle abbiamo l'opportunità di aiutare gli altri.
Basta essere buoni per essere speciali.

Davide Ragozzini

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view post Posted on 26/5/2013, 20:05

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Lo spirito che guarisce
“Lo spirito che guarisce” titola la copertina di questa settimana di Der Spiegel, il più diffuso e autorevole settimanale tedesco.

di Piero Cammerinesi (corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine e Altrainformazione)

Ebbene sì – dopo anni che chi segue vie interiori cerca di trasmettere la propria esperienza, nella maggior parte dei casi invano – oggi i neuroscienziati hanno fatto la grande scoperta: lo spirito può guarire il nostro corpo[1]. Raccontano stupefatti – e ancora increduli - come l’anima possa modificare la struttura biologica del corpo e la possa aiutare a superare la malattia. Vale a dire di come qualcosa di non misurabile, pesabile, visibile, possa in qualche modo modificare il visibile, pesabile, misurabile.

Meditare, fare Yoga e pensare positivamente – strilla Der Spiegel – conquistano ora la medicina ufficiale.

Quello che decine di tradizioni sapienziali, di centinaia di ricercatori indipendenti e di migliaia di persone che lo praticano quotidianamente hanno sempre saputo, oggi – udite, udite – è verità scientifica! Beh, allora deve essere proprio vero… Di documentazione la rivista tedesca ne fornisce in gran quantità, compresi alcuni filmati che si possono vedere sul sito web[2]. Qui di seguito i risultati di alcune interessanti ricerche su questo argomento.
Iniziamo da due autorevoli psicologi, Vladimir Bostanov e Philipp Keune, i quali avrebbero scoperto l’azione guaritrice dello spirito sul corpo umano mediante esame neurologico - misurazione dell'attività elettrica delle cellule cerebrali - del cervello dei soggetti sotto indagine prima e dopo un corso di meditazione. I risultati di questo studio hanno evidenziato come il cervello, dopo il corso di meditazione di otto settimane, abbia significativamente incrementato la propria reattività. Il cervello dei soggetti che lavoravano meditativamente aveva imparato a non rimuginare continuamente, indirizzando le risorse di attenzione liberate concentrandosi sul test.

“Meditare aiuta i pazienti a controllare la propria attenzione – ha dichiarato il Dr.Keune – e li rende meno inclini a perdersi in pensieri negativi”.

Allo stesso modo di Keune anche la psicologa Bethany Kok, sta indagando il potere di guarigione della mente. La scienziata americana studia in particolare il nervo vago. Insieme ai colleghi della University of North Carolina la Kok ha portato avanti un interessante esperimento: per nove settimane 65 donne e uomini ogni sera dovevano annotare in un questionario i sentimenti e le esperienze sia positivi che negativi della giornata. La metà del gruppo partecipava poi a un corso di meditazione dove si imparava ad esprimere emozioni come amore, gentilezza e compassione.
Bethany Kok ha presentato il risultato della ricerca sulla rivista Psychological Science[3]: ebbene, il tono del nervo vago di coloro che meditavano è aumentato in modo significativo. “Chi alimenta buoni sentimenti migliora il tono del proprio nervo vago - conclude la Kok, che oggi lavora al Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences di Lipsia – e questo a sua volta è collegato con una buona salute e probabilmente con un allungamento della vita”. Il nervo, da sempre poco conosciuto, potrebbe rappresentare il collegamento decisivo tra sentimenti positivi e salute fisica. “Le conoscenze acquisite – così il Dr.Thomas Schlaepfer dalla Clinica di Psichiatria e Psicoterapia dell'Università di Bonn - rendono molto verosimile che il nervo vago sia proprio la struttura di collegamento tra corpo e anima”.

“È lo spirito ad edificare il corpo” scriveva Friedrich Schiller otre due secoli or sono. Ed ecco che - passo dopo passo - la neuroscienza riconosce quello che il poeta, che peraltro era anche medico, sosteneva: vale a dire che l'anima può cambiare il corpo. In molti ospedali universitari oggi psicologi e medici stanno lavorando per abbinare tecniche meditative ricavate da Buddhismo e Induismo alla medicina moderna. Nel suo libro “La meditazione per gli scettici[4]” Ulrich Ott vom Bender dell’Institute of Neuroimaging dell’Università di Gießen illustra il sentiero della meditazione, utile “ad ampliare la coscienza ed a liberarsi dagli stereotipi di pensiero e comportamentali acquisiti”.

Anche al Massachussetts General Hospital di Boston è recentemente stata eseguita una ricerca su 15 pazienti, inizialmente agitati, con sonno disturbato e pieni di preoccupazioni. La diagnosi: disturbi d’ansia generalizzata. Per otto settimane hanno frequentato un corso di meditazione; al termine erano in grado di controllare meglio le loro paure e hanno ricominciato a dormire bene. L'indagine ha rivelato che il loro cervello, meditando, aveva subito una modificazione positiva; zone della corteccia prefrontale (deputata alla coscienza di sé) registravano una irrorazione sanguigna superiore, così come le aree deputate alla regolazione del sentimento. Inoltre si evidenziava una maggiore connessione tra la corteccia prefrontale e l'amigdala, il centro della paura nel cervello, rispetto ai pazienti che non avevano meditato.
“Nell’essere umano vi sono elementi chiave per la guarigione - sostiene Winfried Rief, del Dipartimento di Psicologia Clinica e Psicoterapia dell’Università di Marburg – egli, se vuole, può influenzare il suo recupero anche con gravi malattie fisiche”.

“Per guarire con lo spirito si ha bisogno della connessione tra anima e corpo”, dice lo psicologo Manfred Schedlowski, dell'Istituto di Psicologia Medica e Immunobiologia Comportamentale dell’Università di Essen. “Sia che io mediti o che il mio medico susciti un'aspettativa di me, produco dei cambiamenti biochimici che raggiungono i miei organi attraverso il sangue e i nervi”.

Che un atteggiamento positivo verso la vita e la salute siano collegati, viene confermato anche dagli studi epidemiologici. Negli Stati Uniti, i ricercatori hanno studiato fotografie di 196 giocatori di baseball, a partire dal 1952, individuando quelli che sorridevano. Poi hanno ricercato quelli ancora in vita nel 2009. Il risultato: coloro che ridevano avevano avuto un grado di mortalità molto più basso!

Ma non è tutto.

Alla Duke University Medical Center hanno scoperto che anche la fede garantisce maggiore serenità. In uno studio su 3851 anziani in North Carolina, coloro che pregano e meditano, hanno avuto una vita più lunga. La psicologa Julianne Holt-Lunstad ha analizzato 148 studi di questo tipo con dati provenienti da oltre 300.000 persone. Il risultato è che vive più a lungo chi abbia legami sociali, e con un tasso di sopravvivenza maggiore del 50%! In altre parole, essere soli è nocivo quanto fumare, non fare esercizio fisico ed essere sovrappeso.
Di grande importanza ed efficacia naturalmente anche il rapporto medico-paziente; da molte ricerche condotte negli ultimi anni si è visto come un rapporto di fiducia nei confronti del medico possa aiutare enormemente il paziente ad attivare le forze di guarigione latenti in lui.

Infine, alcuni ricercatori statunitensi hanno recentemente riconosciuto come cuore e spirito siano strettamente legati. Hanno studiato 201 uomini e donne con problemi coronarici, di cui la metà praticava la meditazione trascendentale. Questi ultimi hanno potuto ridurre il proprio stress e rinforzare il cuore, con il risultato che quelli che meditavano hanno subito un minor numero di attacchi di cuore e ictus e hanno vissuto più a lungo.

Insomma – concludono gli scienziati giustamente affascinati da questa straordinaria capacità dell’essere umano - la meditazione agisce sul cervello come una fontana di giovinezza. Essa incrementa la materia grigia nelle regioni del cervello che sono collegate ad attenzione, concentrazione e memoria. In questo modo, contrasta attivamente stati di tensione e di esaurimento. Inoltre, non rafforza solo il cervello, ma anche i processi vitali del corpo. Insomma, il sistema immunitario funziona meglio, la pressione sanguigna diminuisce, aumenta l'attività degli enzimi.

Vi pare poco?

Poi, magari, meditare potrebbe anche aiutarci a capire meglio il mondo e noi stessi, ma quella è un'altra storia...

da www.altrogiornale.org/news.php?extend.8581

1- link https://magazin.spiegel.de/epaper/start/index.html

2- www.spiegel.tv/#/themen/heilende-geist/

3- http://www.psychologicalscience.org/index....and-health.html

4- www.goodreads.com/book/show/9649232-meditation-f-r-skeptiker

fonte http://www.liberopensare.com/articoli/item...to-che-guarisce

Oggi la scienza scopre cio che le filosofie orientali gia affermavano

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view post Posted on 30/5/2013, 17:58

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TEORIA QUANTISTICA DELLA COSCIENZA
Di Henry P. Stapp

(Discorso tenuto a Parigi da Henry P. Stapp l’11 maggio 2013)
Versione originale al link
Traduzione in italiano di Michele Forastiere

La meccanica quantistica è fondamentalmente una teoria della connessione mente-cervello. In questo discorso spiegherò perché le cose stanno così, e in che modo funziona questa connessione. La mia presentazione tratterà, nell’ordine, i seguenti punti:

1. Materialismo Speranzoso: *

È l’idea – attualmente sostenuta dalla maggior parte dei neuroscienziati – che l’adesione tenace ai principi della Meccanica Classica porterà, alla fine, alla comprensione della coscienza.

2. Meccanica Quantistica (MQ) di Copenhagen:

È la versione originale della MQ. Per essa le esperienze coscienti sono gli elementi base della teoria. Ciò nonostante, non riesce a fornire una comprensione logicamente coerente della realtà.

3. MQ ortodossa di Von Neumann:

Si tratta di una riformulazione della MQ di Copenaghen, che traduce la versione originale in una teoria razionalmente coerente della coscienza e della sua connessione al mondo fisicamente descritto.

4. L ‘effetto Zenone quantistico:

È una struttura matematica della meccanica quantistica ortodossa che spiega come le intenzioni coscienti influenzino le azioni corporee.

5. La natura non materiale della Natura:

Le apparenze ingannano! Il mondo fisicamente descritto non può essere fatto di “roba materiale”.

6. Effetti retro-causali:

Esperimenti recenti rivelano – direttamente a livello macroscopico – effetti retro-causali che sono totalmente incompatibili con la meccanica classica materialistica. Ciò mina alla base il Materialismo Speranzoso. Concluderò sostenendo che è importante per noi, come individui e collettivamente, correggere la nozione attualmente diffusa che la scienza dimostri che siamo automi meccanici. Quest’ultima idea si basa sulla meccanica classica, ormai empiricamente invalidata. Il suo successore, la MQ empiricamente valida, ci rappresenta come esseri psico-fisici le cui intenzioni coscienti non sono determinate dagli aspetti fisici della Natura, ma che tuttavia influenzano causalmente il corso degli eventi fisici.

La domanda che ci si pone immediatamente davanti è questa: “Qual è la connessione tra le nostre esperienze coscienti e il mondo fisicamente descritto?” Le teorie fisiche classiche prevalenti nella scienza durante i secoli XVIII e XIX affermavano che ogni proprietà fisica è pre-determinata soltanto da proprietà fisiche precedenti, senza alcun “input” aggiunto dalla coscienza. Questa affermazione, se fosse vera, implicherebbe che le nostre vite sono senza senso: ridurrebbe ciascuno di noi a un automa meccanico sostanzialmente privo di mente, che non è in grado di influenzare il corso degli eventi fisici futuri – né a proprio beneficio, né a beneficio di chiunque altro.

Oggi si sa che le teorie fisiche classiche sono fondamentalmente false. Esse sono stati sostituite dalla MQ. In questa nuova teoria, le nostre “libere scelte” coscienti svolgono un ruolo dinamico essenziale nel determinare il futuro. Tali scelte sono dette “libere”, perché non sono vincolate da alcuna altra caratteristica della teoria, statistica o di altro tipo. Gli effetti fisici diretti di queste libere scelte mentali stanno nella loro influenza sul cervello.

MATERIALISMO SPERANZOSO

Sir Karl Popper è generalmente considerato uno dei più grandi filosofi della scienza del XX secolo. Egli definiva “Materialismo Speranzoso” la teoria della connessione mente-cervello attualmente sostenuta dalla corrente principale delle neuroscienze. La “speranza” implicita in tale espressione è che l’adesione tenace ai principi della meccanica classica alla fine porterà alla comprensione della coscienza. La sfida scoraggiante per il Materialismo Speranzoso è stata efficacemente descritta dal grande fisico del XIX secolo, John Tyndall: “Siamo in grado di tracciare lo sviluppo di un sistema nervoso e correlarlo ai fenomeni paralleli di sensazione e pensiero. Vediamo con certezza priva di dubbi che essi vanno di pari passo. Ma è come salire nel vuoto nel momento in cui tentiamo di comprendere la connessione tra loro … L’uomo come oggetto è separato da un abisso invalicabile dall’uomo come soggetto. Non esiste nell’intelletto un’energia motrice in grado di trasportarlo da uno all’altro senza fratture logiche.”[1] {The Belfast Address, 1874}

L’”abisso invalicabile” di Tyndall è stato invece colmato dal grande logico del Novecento, John von Neumann. Ma tale risultato si è basato sulla sostituzione dei principi della fisica classica con quelli della MQ.

MECCANICA QUANTISTICA DI COPENAGHEN

Agli inizi del XX secolo, una serie di risultati teorici e sperimentali hanno dimostrato che i principi classici, che funzionano tanto bene per i grandi oggetti astronomici e terrestri, smettono di valere per i componenti atomici di tali oggetti. A questo punto, si è scoperto un nuovo insieme di leggi che valgono a livello atomico. Queste leggi si applicano, in linea di principio, non soltanto ai singoli atomi, ma anche a sistemi costituiti da un numero arbitrariamente grande di atomi. Se però cerchiamo di applicare tali leggi a un sistema composto sia dai costituenti atomici di una persona che osserva, sia da quelli del sistema che essa sta osservando, spesso ci si accorge che ciò che l’osservatore esperimenta è molto diverso da quanto predice la teoria. In virtù delle leggi atomiche, il cervello dell’osservatore evolve in una miscela di molti stati differenti, ognuno dei quali corrisponde ad una percezione diversa; tuttavia, solo una di queste percezioni si verifica in ogni data istanza empirica reale. Di conseguenza la teoria, intesa nell’ordinario modo tradizionale, non riesce ad accordarsi con l’esperienza.

I fondatori della MQ risolsero questo conflitto tra teoria ed esperienza abbandonando la struttura concettuale che Isaac Newton aveva creato nel XVII secolo. Quel modo “classico” di pensare era stato accettato dagli scienziati, per più di due secoli, come il fondamento appropriato della scienza. Ma esso escludeva, in linea di principio, ogni partecipazione causale delle nostre esperienze coscienti al dispiegarsi del futuro fisicamente descritto.

La teoria quantistica abolisce tale esclusione. Essa eleva le nostre esperienze coscienti dal ruolo di testimoni passivi a quello di partecipanti attivi nella creazione del nostro futuro fisico comune.

Per comprendere questo profondo cambiamento nella concezione scientifica di noi esseri umani e della Natura di cui facciamo parte, è utile esaminare come è avvenuta questa revisione radicale. Per far fronte alle sconcertanti scoperte del XX secolo, i padri fondatori della teoria quantistica sottolinearono che la scienza deve essere ancorata a ciò che conosciamo. Ma tutto ciò che sappiamo risiede nelle nostre esperienze. I fondatori perciò abbandonarono l’idea che lo scopo della scienza fosse quello di comprendere la realtà che sta dietro le nostre esperienze. Si concentrarono invece sulla struttura di quelle stesse esperienze. Nelle parole di Niels Bohr: “Nella nostra descrizione della natura, lo scopo non è quello di rivelare la vera essenza dei fenomeni, ma solo di rintracciare il più possibile le relazioni tra i multiformi aspetti della nostra esperienza.” {“La teoria atomica e la descrizione della natura”, p.18}

La teoria quantistica è stata quindi proposta originariamente non come una teoria della “realtà”, definita in qualche astratto senso classico, ma è stata presentata come uno strumento pratico per fare previsioni circa le esperienze future, sulla base delle informazioni derivate dalle esperienze passate. Le nostre esperienze umane divennero pertanto le realtà di base della teoria. Noi osservatori fummo così concepiti – in conformità con la comprensione intuitiva che abbiamo di noi stessi – come esseri psico-fisici che possono formarsi delle intenzioni valoriali su come agire meglio, e poi agire di conseguenza a tali intenzioni, scelte mentalmente.

Questo cambiamento è intrinsecamente ragionevole, ma viola una idea centrale della meccanica classica: inserisce di prepotenza nel funzionamento della natura certe scelte umane consapevoli che, nel quadro quantistico, non sono controllate dagli aspetti meccanici della teoria, né da qualsiasi altra cosa la teoria descriva. Queste “libere scelte” vengono introdotte nella teoria (una teoria utile nella pratica) come le scelte dello sperimentatore su quali azioni sperimentali di misura andrà a svolgere. Le libere scelte non vengono incluse al fine di soddisfare le nostre intuizioni su noi stessi. Esse giocano un ruolo tecnico essenziale: ogni scelta individua, in un modo non determinato da nulla nella teoria, una qualche esperienza possibile “discreta” all’interno di un insieme continuo e distribuito di esperienze possibili.

Qui è necessaria una pausa! Abbiamo compiuto un enorme salto concettuale, da cui derivano conseguenze importanti. Un minimo di riflessione seria è d’obbligo.

La meccanica classica è nata dalle nostre osservazioni dei grandi corpi celesti e terrestri. In tali casi, la nostra scelta di cosa occuparsi ha poco o nessun effetto sul sistema sotto osservazione. Ma è ragionevole concludere da questi casi che le nostre scelte mentali di studiare una data azione materiale riguardante una persona abbiano poco o nessun effetto sulle nostre azioni materiali? La risposta è chiaramente no! Il fatto che i moti percepiti dei pianeti non dipendano da quale domanda scegliamo di porci su quei movimenti non deve necessariamente trasferirsi alle domande che scegliamo di fare sui movimenti percepiti del nostro corpo. E in MQ l’estrapolazione dall’astronomia alle neuroscienze sbaglia in un modo ben preciso.

La MQ è tecnicamente molto più adatta di quella classica nel trattare gli effetti causali che la nostra mente indagatrice ha su ciò che sta indagando. Essa spiega la grande differenza tra le nostre percezioni dei pianeti e le nostre percezioni di noi stessi. La forma logica generale della procedura quantistica di misura è la seguente: l’osservatore sceglie, e poi esegue un’azione tale che, se la risposta esperienziale scelta per quell’azione di sondaggio si verifica effettivamente, allora il sistema sotto osservazione acquisisce una proprietà fisica associata. La “natura” risponde alla domanda dell’osservatore facendo sì che l’esperienza scelta si verifichi oppure non si verifichi, secondo una regola statistica quantistica.

Una caratteristica assolutamente fondamentale di tale processo di misura è che questa proprietà “osservata” è qualcosa di cui il sistema esaminato entra in possesso dopo che il processo è stato completato, ma potrebbe non aver posseduto prima che il processo fosse avviato. Ad esempio, lo stato di un sistema osservato prima dell’osservazione potrebbe essere rappresentato da uno stato fisico diffuso su una grande regione spaziale, mentre dopo la risposta positiva, lo stato potrebbe essere confinato a una regione minuscola. Tale “collasso dello stato quantico” rappresenta una soluzione al problema del dualismo onda-corpuscolo.

MECCANICA QUANTISTICA ORTODOSSA DI VON NEUMANN

L’idea di “collasso” risolveva – per decreto ufficiale – il problema del dualismo onda-corpuscolo. Ma sollevava molti altri enigmi. I fondatori li schivarono affermando di aver fornito solo uno strumento pratico che funzionava. Ma l’insigne logico John von Neumann affrontò gli enigmi di petto. L’originale metodo di “Copenaghen” per spiegare il processo di collasso dipendeva da una cosa misteriosa definita “taglio di Heisenberg“. Si supponeva che tutto ciò che giace “al di sotto” di questo taglio dovesse essere descritto nel linguaggio matematico della MQ, mentre tutto ciò che giace “al di sopra” del taglio venisse esposto o nel linguaggio della fisica classica oppure in termini psicologici o mentali. L’idea era che un resoconto pratico deve contenere le nostre intenzioni e libere scelte mentali, e anche – nelle parole di Bohr – le nostre descrizioni “di quello che abbiamo fatto e di ciò che abbiamo imparato”. Queste cose erano illustrate in termini mentali e classici, mentre le loro basi atomiche erano definite in termini di matematica quantistica.

Il taglio di Heisenberg era “mobile”: la sua collocazione dipendeva da quale uso pratico si doveva fare della teoria. Ma quella “mobilità” significava che lo stesso oggetto fisico poteva essere descritto in due modi logicamente incompatibili – classicamente o quantisticamente – a seconda dell’applicazione pratica. Tale incoerenza potrebbe anche andar bene per una teoria puramente pratica, ma non è accettabile per una teoria che aspira ad essere una rappresentazione della realtà stessa. Una mossa fondamentale fatta da von Neumann fu quella di dimostrare che la seconda delle descrizioni fisiche problematiche presenti nella formulazione di Copenaghen – precisamente la “descrizione classica” – può essere rimossa senza alterare le previsioni della teoria. Le esperienze mentalmente descritte venivano mantenute fisse, mentre il taglio di Heisenberg era spostato in alto, un passo alla volta, fino a che tutti gli oggetti fisicamente descritti venivano a giacere sotto il taglio – e quindi potevano essere rappresentati nel linguaggio matematico della MQ. Le “seconde” descrizioni fisiche in termini di concetti della falsa meccanica classica erano perciò eliminate.

D’altra parte, gli aspetti mentali dell’osservatore sono preservati durante lo spostamento del taglio, ma alla fine vengono spinti completamente fuori dall’universo fisicamente descritto. Questi aspetti mentali preservati furono chiamati “ego astratti” da von Neumann. Hanno carattere mentale, e sono separati dal mondo fisico. Eppure, ciascuno di tali ego mantiene un legame quantistico dinamico con un cervello fisico associato. Dunque l’”abisso invalicabile” di Tyndall, fra uomo come oggetto e uomo come soggetto, è stato colmato dalla rigorosa matematica quantistica. Von Neumann trasformò quanto era stato originariamente proposto come un semplice “strumento pratico che funziona” in una possibile descrizione razionalmente coerente di una realtà psico-fisica dinamicamente coesa. La formulazione di von Neumann, con l’eliminazione della problematica “descrizione classica”, elimina anche l’idea che la mera “grandezza” possa in qualche modo causare il collasso. Dopo tutto, quanto grande è “grande”? La formulazione di von Neumann lega il collasso non a un concetto nebuloso come “grande”, ma a qualcosa che, secondo la teoria, è separato dal mondo fisico – vale a dire la coscienza! E la sua teoria specifica il luogo in cui la coscienza agisce – precisamente nel cervello dell’osservatore.

L’EFFETTO DI ZENONE QUANTISTICO

Ora, potrebbe sembrare che la mera capacità di porre domande e registrare risposte lasci il nostro ego altrettanto inerme e impotente di prima. Ma il processo quantomeccanico del porre domande e ricevere risposte non è simile al processo meccanico classico, in cui l’osservatore è semplicemente un testimone passivo. Nella MQ, la libera scelta dell’osservatore di quale domanda porre svolge un ruolo critico nel determinare quali proprietà si manifesteranno. In MQ, l’osservatore pone alla Natura una domanda del tipo “Sì / No” sullo stato del sistema. Se la risposta della Natura è “Sì”, allora dopo questa risposta il sistema avrà sicuramente la proprietà che l’osservatore aveva liberamente scelto.

In generale, questa dipendenza delle proprietà del sistema sotto esame dalla scelta della domanda dell’osservatore non dà a quest’ultimo un effettivo controllo del sistema osservato. Questo perché la risposta della Natura potrebbe anche essere “No”. Tuttavia, esiste una situazione importante nella quale, secondo le regole quantistiche, le risposte “No” saranno fortemente soppresse. In tal caso, le libere scelte effettuate dall’osservatore possono esercitare un controllo efficace del sistema misurato – il quale, nella teoria di von Neumann, è il cervello stesso dell’osservatore. È possibile prevedere la soppressione delle risposte “No” se un’iniziale risposta “Sì” è seguita da una sequenza sufficientemente rapida di riproposizioni della stessa domanda. In questo caso l’osservatore acquisisce, mediante le sue proprie libere scelte, il potere di mantenere stabilmente in atto un processo cerebrale selezionato che di norma svanirebbe rapidamente.

Questo effetto è il celebre “Effetto di Zenone Quantistico”, che venne associato da Sudarshan e Misra al paradosso della freccia in volo formulato dal filosofo greco Zenone di Elea.

Questo importante cambiamento dinamico nel ruolo di noi osservatori è stato più volte sottolineato da Bohr e dagli altri fondatori della MQ, in affermazioni come questa: “Nel grande dramma dell’esistenza umana siamo sia attori che spettatori.” Si tratta di un’innovazione che rende giustizia all’impegno di William James alla razionalità: “È a mio avviso del tutto inconcepibile che la coscienza non debba avere nulla a che fare con un’attività alla quale partecipa tanto fedelmente.” {Principi di psicologia, volume 1, p.136}.

LA NATURA NON MATERIALE DELLA NATURA

Viene da chiedersi perché la maggior parte dei neuroscienziati interessati alla connessione mente‑cervello scelga di ignorare una teoria proposta dalla fisica contemporanea. Un motivo, naturalmente, è il potere dell’inerzia e dell’autorità. Un altro è la matematica non familiare. Ancora più importante è il fatto che i libri di testo di fisica seguano l’approccio pragmatico di Copenaghen, in cui si immagina che il collasso quantico si verifichi nei dispositivi di misurazione esterni, piuttosto che nel cervello. Ma probabilmente l’inibitore più influente di tutti è il fatto che la teoria ortodossa implica che l’apparente validità delle idee classiche a livello delle proprietà visibili è illusoria: secondo la meccanica quantistica ortodossa “le apparenze ingannano!”. E, di fatto, ingannano profondamente!

Nella teoria ortodossa il mondo fisicamente descritto è considerato completamente quantistico. Ciò significa che, nonostante la sua apparenza classica, il mondo fisico macroscopico è un intreccio di potenzialità che riguardano ciò che apparirà agli osservatori se qualcuno in effetti guarda. Le proprietà percepibili sono definite solo nella misura in cui le percezioni effettive le hanno fissate. L’aspetto “classico”, normalmente osservato, del mondo visibile è creato – secondo la teoria ortodossa – da tutte le osservazioni che sono state effettuate nel corso della storia dell’universo. Tali condizioni sono molto restrittive. Ma esse lasciano ancora un bel po’ di margine all’incertezza quantistica per quanto riguarda gli eventi che, pur essendo di dimensioni percepibili, non vengono effettivamente percepiti.

Il nostro cervello, per esempio, è un oggetto altamente quanto-meccanico. Grandi dosi di incertezza quantistica sono prodotte dal passaggio di ioni attraverso i canali ionici. I piccoli diametri spaziali di questi canali comportano grandi incertezze nelle velocità degli ioni emessi. Il cervello di una persona vivente è quindi un generatore di enormi quantità di incertezza quantistica. Questa incertezza può filtrare fino al livello macroscopico senza essere percepito, né dalla persona stessa, né da chiunque altro. Il cervello deve perciò essere trattato in maniera quanto-meccanica, permettendo così che il comportamento di una persona possa essere influenzato significativamente dalle libere scelte fatte dalla sua mente cosciente.

Per quanto strana questa caratteristica possa sembrare a scienziati intrisi di fisica newtoniana, è ad essa che la MQ conduce razionalmente. È totalmente concorde con l’intero campo dell’esperienza umana, inclusa la comprensione di noi stessi, che è basata sull’esperienza; ed è in linea con una certa idea di parsimonia, che non avrebbe permesso alla Natura di gravare se stessa con una consapevolezza cosciente tanto enormemente sviluppata, ma che non fosse in grado di fare alcuna differenza rispetto a ciò che accade nella realtà concreta.

Il carattere essenzialmente immateriale del mondo della MQ su scala macroscopica è implicito in quella che Einstein definiva “una spettrale azione a distanza”. Questo tratto fondamentale della MQ comporta inevitabilmente il trasferimento di informazioni a velocità maggiori di quella della luce. Einstein credeva che questa caratteristica quantistica fosse, in un certo senso, solo un aspetto del formalismo matematico, e che perciò non potesse essere una proprietà basilare della realtà stessa. Eppure, è stato rigorosamente provato – mediante un ragionamento che non fa in alcun modo riferimento a qualsivoglia proprietà microscopica – che la MQ possiede una proprietà “più-veloce-della-luce” che è puramente macroscopica, ma che è incompatibile con la proprietà “mai-più-veloce-della-luce” implicita nei principi della fisica classica (relativistica). {Stapp; Appendice 1 di “On the Nature of Things: Human Presence in a World of Atoms”}

EFFETTI RETRO-CAUSALI

A prescindere dalle dimostrazioni logiche del fallimento del materialismo basato sulla fisica classica, esistono anche fenomeni direttamente osservabili che coinvolgono l’”apparizione” di azioni che procedono all’indietro nel tempo. Il collasso quantico produce un certo tipo di effetto quasi-retro-causale. Non solo il collasso sceglie ciò che effettivamente accade all’interno di un insieme di potenzialità relative a ciò che potrebbe accadere; esso cancella anche la memoria di ogni traccia delle proprietà da cui sono derivate le possibilità successivamente eliminate dalla scelta della natura. Le registrazioni superstiti dei processi fisici che hanno condotto all’evento di collasso mostrano solo quelle parti del passato da cui è conseguito ciò che è accaduto in concreto: il resto scompare senza lasciare traccia. Come Stephen Hawking e Leonard Mlodinow hanno succintamente notato nel loro recente libro “The Grand Design” [pubblicato in Italia col titolo "Il Grande Disegno"]: “Siamo noi a creare la storia mediante le nostre osservazioni, non è la storia che crea noi.” (P.140)

Un gran numero di esperimenti ha evidenziato l’esistenza di varie retro-azioni direttamente al macro-livello degli effetti di dimensione percepibile. Un esempio è costituito da un cambiamento nelle dimensioni della pupilla di soggetti umani appena prima che scatti un lampo di luce, temporizzato casualmente! Un altro esempio è l’improvviso aumento della conduttanza della pelle prima che uno stimolo visivo scioccante venga mostrato a dei soggetti umani. Questi retro-effetti sono incompatibili con un mondo materiale governato dai principi della fisica classica. I precetti del “Materialismo Speranzoso” sono pertanto – proprio a livello dei fenomeni visibili, e senza riferimento alla teoria dei quanti – inconciliabili con l’evidenza scientifica.

CONCLUSIONE

Il fallimento della meccanica classica a livello atomico ha portato alla sua sostituzione con la MQ, ma tale cambiamento implica l’alterazione del comportamento di tutti i sistemi composti da atomi. Ciò include il nostro cervello, che – secondo le leggi atomiche – diventa in generale una miscela di stati corrispondenti alle diverse percezioni. La disparità mente-cervello indusse i padri fondatori della MQ a inglobare nella teoria le nostre esperienze coscienti come variabili indipendenti e non come semplici riaffermazioni o riformulazioni delle proprietà fisiche.

Il problema centrale nella fisica diventa allora la connessione tra la mente e il cervello.

La MQ ortodossa fornisce un quadro concettuale che si adatta molto bene a studiare il problema degli effetti causati dalle azioni della mente che indaga sul cervello che essa sta indagando. La meccanica classica materialistica non può farlo. L’affermazione – basata sulla fisica classica – che la scienza ha dimostrato che noi siamo essenzialmente degli automi meccanici ha avuto un grande impatto sulla nostra vita: i nostri insegnanti lo insegnano; i nostri tribunali lo sostengono; le nostre agenzie governative e ufficiali lo accettano; e i nostri esperti lo proclamano. Di conseguenza, ci viene incessantemente detto che siamo fisicamente equivalenti a dei robot privi di mente, e trattati come tali; noi stessi risultiamo confusi e indeboliti da tale presunto verdetto della scienza, che dichiara le nostre vite prive di senso.

Ma adesso siamo nel XXI secolo. È tempo di abbandonare la concezione meccanicistica di noi stessi generata dalla fisica dell’Ottocento, una fisica che è stata ormai empiricamente invalidata. La fisica contemporanea è fondata sull’esperienza cosciente, non sulla sostanza materiale. Il suo aspetto fisico matematicamente descritto si presenta come potenzialità per esperienze future. Il dipanarsi del futuro è governato dalle leggi matematiche di von Neumann, nelle quali le nostre libere scelte coscienti hanno il ruolo di variabili essenziali.


* Abbiamo tradotto come “Materialismo Speranzoso” l’espressione “Promissory Materialism“, nel tentativo di renderne la carica ironica originale.

fonte http://www.enzopennetta.it/2013/05/teoria-...ella-coscienza/

da www.altrogiornale.org/news.php?extend.8591

orso in piedi
 
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Universo olografico."La teoria della Cogitalita"

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Seganlato da Hyper

da http://lagrandeopera.blogspot.it/2013/03/t...-frequenze.html

Il film è stato realizzato originariamente da KilluminatiTheMovie.
"Gli Antichi" sapevano molto più di quanto fosse riconosciuto a loro riguardo alla Vita, all'Universo, all'Astronomia, alla Matematica Avanzata, al Magnetismo, alla Guarigione, alle Forze Occulte, eccetera.
La conoscenza codificata è informazione che viene trasmessa in segni e simboli e possiamo trovare questa conoscenza in tutto il mondo. Tutti questi avvistamenti antichi e disegni geometrici (Geometria Sacra) simboleggiano forze occulte al lavoro.

I media ci hanno mentito. Gli archeologi moderni non sanno di cosa parlano. "Gli Antichi" non erano stupidi o primitivi. Abbiamo proprio fallito a decodificare questa conoscenza trasmessa in segni, in simboli ed in opere d'arte antiche. Questo tipo di informazione viene tenuta nascosta al pubblico.

Gli scienziati non sanno cosa mantiene l'universo unito, la risposta è il suono e le forze occulte. La Materia è governata da frequenze del suono. C'è molto di più nella vita di ciò che possiamo percepire con i nostri 5 sensi. La domanda allora diviene: "Chi o cosa governa le forze occulte?". "Cosa c'è dietro alla simmetria in tutta la natura (Sezione Aurea, Phi, la Sequenza di Fibonacci eccetera)?" Non può essere semplicemente una coincidenza, a mio avviso c'è una mente intelligente/coscienza dietro a tutto ciò, che mantiene tutto unito.

Traduzioni di TheWingLioness , Subs LaGrandeOpera.