Movimento Indigeno

Letture per accrescere se stessi...

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view post Posted on 26/10/2015, 11:18

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Bauman “Questa economia ci consuma: la moralità ormai è merce”
di Zygmunt Bauman – 25 ottobre 2015

Vogliamo godere di una vita ricca, abbiente, il che ci ha orientati ad assumere come principale indicatore l’acquisto, lo shopping. Pare che tutte le strade che portano alla felicità portino ai negozi. Ciò sottopone il sistema economico, e più in generale il nostro pianeta, ad una pressione enorme. Ciò è disastroso per le nuove generazioni; è evidente che stiamo vivendo al di sopra dei nostri mezzi, sulle spalle dei nostri figli. Possiamo trovare delle alternative alla crescita della produzione e dei consumi per trovare soddisfazione, in definitiva per essere felici? Ciò è necessario se non vogliamo distruggere il nostro habitat e generare fenomeni catastrofici come le guerre. I livelli attuali di consumo sono già insostenibili dal punto di vista ambientale ed anche economico. L’idea della prosperità al di fuori delle trappole del consumo infinito viene considerata un’idea per pazzi o per rivoluzionari. Jackson dice che ci sono delle alternative: le relazioni, le famiglie, i quartieri, le comunità, il significato della vita. Ci sono enormi risorse di felicità umana che non vengono sfruttate. La maggior parte delle politiche realizzate nel mondo dai governi va esattamente nella direzione opposta. Queste politiche raramente vanno al di là della prossima scadenza elettorale, raramente guardano a ciò che succederà fra 20 o 30 anni. Assistiamo ad un processo di mercificazione e commercializzazione della moralità. I mercati sono abituati ad orientare i bisogni umani, bisogni che in passato non erano soddisfatti dal mercato. Questo è ciò che io indico con l’espressione ‘commercializzazione della moralità’. Il nostro reale bisogno dovrebbe essere prenderci cura dei nostri cari. Credo che tutti noi qui in sala ci sentiamo in colpa perché non riusciamo a trascorrere abbastanza tempo con i nostri cari. 20 anni fa il 60% delle famiglie americane si ritrovava attorno allo stesso tavolo per cenare. 20 anni dopo solo il 20%. Le persone sono più occupate con il loro cellulare, il loro ipad e così via. La nostra vita quotidiana è profondamente cambiata, a causa anche delle tecnologie, che hanno sicuramente prodotto delle cose positive, ma hanno anche creato dei danni collaterali. Se oggi usciamo senza cellulari ci sentiamo nudi. Il confine fra il tempo dedicato al lavoro e quello dedicato alla famiglia è sfumato. Siamo sempre al lavoro, abbiamo l’ufficio sempre in tasca, non abbiamo scuse. Dobbiamo lavorare a tempo pieno. E più si sale nella scala gerarchica meno tempo per sé si ha. Si è sempre in servizio. Ovviamente i mercati e il consumismo non possono riparare questa situazione; possono però aiutarci a mitigare la nostra cattiva coscienza, e lo fanno spingendoci verso l’acquisto, lo shopping, il mercato. Al tempo stesso disimpariamo altre abilità ‘primarie’. Ad esempio a riconoscere il dolore, il dolore morale, che è molto importante, perché esso è un sintomo, ci aiuta a riconoscere la fragilità dei legami umani. Improvvisamente abbiamo persone che hanno migliaia di amici in internet; ma in passato dicevamo che gli amici si vedono nel momento del bisogno, e questo non è esattamente il caso degli amici che abbiamo in internet. Fino a quando il nostro senso morale verrà mercificato, l’economia crescerà perché messa in moto dai bisogni umani e dai desideri che è chiamata a soddisfare, bisogni e desideri apparentemente ‘buoni’, come dimostrare l’amore per gli altri. I grandi economisti del passato sostenevano che i bisogni sono stabili, e che una volta soddisfatti tali bisogni possiamo fermarci e godere del lavoro fatto. C’era la convinzione che alla fine del percorso avviato con l’inizio della modernizzazione si avrebbe avuto un’economia stabile, in perfetto equilibrio. Successivamente si è presa una strada diversa. Si è inventato il cliente. Si è capito che i beni non hanno solo un valore d’uso, ma anche un valore simbolico, sono degli status symbol. Non si acquistava più un bene perché se ne ha bisogno, ma perché si ‘desidera’. L’obiettivo quindi diventava sviluppare sempre nuovi desideri negli esseri umani. Ma anche i desideri ad un certo punto si scontrano con dei limiti. Così, il limite è stato superato mercificando la moralità: non ci sono limiti all’amore, non ci sono limiti all’affetto che vogliamo dimostrare agli altri. Responsabilità incondizionata, condita da incertezze e ansie: questo è il motore del consumismo odierno, questo l’impulso che ci spinge a fare sempre di più, a produrre sempre di più. Ma ciò non è possibile, le risorse sono sempre limitate. Forse il momento della verità è vicino. Ma possiamo fare qualcosa per rallentarlo: intraprendendo un cammino autenticamente umano, un cammino fatto di reciproca comprensione.

(Zygmunt Bauman – intervento per il festival dell’economia di Trento)

fonte https://doveridiritti.wordpress.com/2015/1...zygmunt-bauman/

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view post Posted on 1/12/2015, 18:48

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DISCORSO DI SCIOGLIMENTO DELL’ORDINE DELLA STELLA D’ORIENTE

Pubblicato il: 01/12/2015

L’Ordine della Stella d’Oriente fu fondato nel 1911 per proclamare la venuta del Maestro del Mondo e Krishnamurti fu nominato Capo dell’Ordine. Il 3 agosto 1929, a Ommen, in Olanda, all’apertura dell’Assemblea Annuale dell’Ordine, di fronte a 3000 seguaci, Krishnamurti sciolse l’Ordine della Stella con il discorso che segue.

“Questa mattina parleremo della dissoluzione dell’Ordine della Stella. Molti ne saranno felici e altri ne saranno rattristati. Ma non si tratta di gioirne nè di rattristarsene, perché è inevitabile, come vi spiegherò. Forse ricorderete la storiella del demonio che passeggia per la via con un amico; a un certo punto, davanti a loro, un uomo si china a raccogliere qualcosa per terra, lo guarda e se lo mette in tasca. L’amico chiede al demonio: “Che cosa può aver raccolto quell’uomo?” “Ha trovato un pezzo di verità”, risponde il demonio. “Ah, è un brutto affare per te, allora!” osserva l’amico. “Oh, niente affatto – replica il demonio – adesso farò in modo che la organizzi.”
Io sostengo che la verità è una terra senza sentieri e non la si può avvicinare da nessun tipo di percorso, religione o setta.
Questo è il mio punto di vista, al quale aderisco in modo assoluto e incondizionato. Essendo la verità illimitata, incondizionata, non raggiungibile da nessun tipo di strada, non può essere organizzata né si dovrebbe formare nessuna organizzazione per guidare o forzare le persone a percorrere vie particolari.
Se innanzitutto comprendete questo, allora vedrete quanto sia impossibile organizzare un credo. La fede è una questione puramente individuale e voi non potete e non dovete organizzarla; se lo fate, diventa una cosa morta, cristallizzata, diventa un credo, una setta, una religione da imporre agli altri. E’ questo che tutti cercano di fare nel mondo.
La verità viene ridotta a qualcosa di ristretto, a una specie di trastullo per coloro che sono deboli, che si sentono momentaneamente insoddisfatti. La verità non può essere “portata giù” è piuttosto l’individuo che deve fare lo sforzo di innalzarsi fino ad essa. Non potete portare a valle la cima del monte, se volete conquistare quella cima dovete attraversare la valle e arrampicarvi su per la salita, senza temere i pericolosi precipizi.
Questo è il motivo principale, dal mio punto di vista, per il quale l’Ordine della Stella deve essere dissolto.
Ciononostante, voi probabilmente formerete altri ordini, continuerete ad appartenere a qualche organizzazione alla ricerca della verità.
Io non voglio appartenere a nessuna organizzazione di tipo spirituale, vi prego di comprenderlo. Potrei usufruire di un’organizzazione per andare a Londra, per esempio, ma questo è tutto un altro genere di organizzazione, puramente meccanico, come le poste o il telegrafo. Posso fare uso di una macchina o di una nave per viaggiare, si tratta soltanto di meccanismi fisici, che non hanno nulla a che fare con la spiritualità.
Sostengo, di nuovo, che nessuna organizzazione potrà mai guidare l’uomo alla spiritualità. Se si crea un’organizzazione a questo scopo, questa diventa una specie di stampella, un punto di debolezza, una schiavitù che paralizza l’individuo, che gli impedisce di crescere, di stabilire la sua unicità, che risiede nella scoperta per conto suo della verità assoluta, incondizionata. E questo è un altro motivo che mi ha fatto decidere di dissolvere l’Ordine della Stella di cui mi sono trovato ad essere il capo, nessuno mi ha spinto a prendere questa decisione. E non si tratta di un gesto grandioso, perché io non voglio seguaci, e lo dico sul serio. Nel momento in cui seguite qualcuno, cessate di seguire la verità.
A me non importa se siete attenti a quello che dico oppure no. Io voglio fare una certa cosa nel mondo e intendo farla con molta fermezza e concentrazione. C’è una sola cosa che mi preme: rendere l’uomo libero. Desidero che sia libero da tutte le gabbie e le paure e che non fondi nuove religioni, nuove sette e che neppure enunci nuove teorie o filosofie. E allora naturalmente mi chiederete perché vado continuamente in giro per il mondo a parlare. Ve lo dico subito: non certo perché desideri dei seguaci o voglia formare un gruppo di discepoli speciali. (Si sa quanto gli uomini amino essere diversi dai loro simili, per quanto la loro distinzione possa essere assurda e superficiale! Io non voglio incoraggiare questa assurdità.) Io non ho discepoli né apostoli, né sulla terra né nel regno della spiritualità. Non è la lusinga del denaro né il desiderio di una vita comoda ad attirarmi. Se fossi attratto da una vita comoda non sarei venuto a questo raduno, né vivrei in un paese così umido!
Vi sto parlando con franchezza perché voglio che le cose siano chiare una volta per tutte. Non voglio che si ripetano queste discussioni anno dopo anno.
Un giornalista che mi ha intervistato, ritiene che dissolvere un’organizzazione formata da migliaia e migliaia di membri sia un gesto eccezionale e mi ha detto: “Che cosa farà dopo? Non avrà seguaci, la gente non l’ascolterà più.”
Ma io dico che se ci fossero anche solo cinque persone che ascolteranno, che vivranno, che rivolgeranno il volto verso l’eternità, sarà sufficiente. A che serve avere intorno migliaia di persone che non comprendono, imbalsamate nei pregiudizi, che non vogliono sentire il nuovo ma che piuttosto traducono il nuovo per il proprio sterile stagnante sé?
Vi prego di non fraintendermi, se vi sto parlando in maniera dura non è per mancanza di compassione. Se andate da un chirurgo per un’operazione, non è forse bene che vi operi anche se può causarvi del dolore? E, allo stesso modo, se vi sto parlando in modo diretto, non è per mancanza di vero affetto, anzi, è il contrario!
Come vi dicevo, il mio scopo è soltanto uno: rendere l’uomo libero, sollecitarlo verso la libertà, aiutarlo a interrompere i suoi limiti, perché soltanto questo potrà dargli eterna felicità e un’incondizionata realizzazione del sè.
Poiché io sono libero, incondizionato, completo – non una parte, non il relativo, ma la completa verità che è eterna – desidero che coloro che cercano di comprendermi siano liberi; senza seguirmi, senza fare di me una gabbia che diventerà una religione, una setta. Costoro dovrebbero essere liberi da tutte le paure – dalla paura della religione, della salvezza, della spiritualità, dalla paura dell’amore, della morte e della vita stessa. Così come un artista dipinge un quadro per la gioia di farlo, esprimendo se stesso, la sua gloria, il suo benessere, io faccio questo senza volere nulla da nessuno.
Voi siete abituati all’autorità, a un’atmosfera autoritaria, che pensate vi possa condurre alla spiritualità. Voi pensate e sperate che qualcuno, dotato di straordinari poteri, possa operare il miracolo di trasportarvi nel regno di libertà eterna che è felicità. Tutto il vostro modo di vedere la vita è fondato su quell’autorità.
Mi avete ascoltato per tre anni ormai, senza che siano avvenuti cambiamenti, eccetto che in poche persone. Ora, analizzate quello che dico, siate critici, in modo da comprendere interamente, fondamentalmente.
Quando cercate un’autorità che vi conduca alla spiritualità, siete automaticamente costretti a costruirvi intorno un’organizzazione. E creando quell’organizzazione, che pensate vi possa aiutare spiritualmente, vi rinchiudete in una gabbia.
Se vi sto parlando con franchezza, vi prego di ricordare che non lo faccio per durezza o per cattiveria, e nemmeno sull’onda dell’entusiasmo del mio scopo, ma perché voglio che comprendiate quello che dico. Questo è il motivo per cui siete qui e sarebbe uno spreco di tempo se non vi spiegassi in modo chiaro e deciso il mio punto di vista.
Per diciotto anni vi siete preparati all’evento della venuta del Maestro del Mondo. Per diciotto anni vi siete organizzati, avete cercato qualcuno che portasse nuova gioia ai vostri cuori e alle vostre menti, che trasformasse la vostra vita, portandovi una nuova comprensione; qualcuno che vi elevasse a un nuovo livello di vita, che vi incoraggiasse, che vi liberasse – e ora, guardate che cosa sta succedendo!
Pensateci, ragionate e scoprite se e in che modo quel credo vi abbia resi diversi – non parlo della superficiale differenza di portare un distintivo, che è una cosa banale, assurda. In che modo quel credo ha spazzato via tutto ciò che non è essenziale per la vita? E’ questo il solo metro di giudizio: in che modo siete più liberi, più grandi, più pericolosi per qualsiasi società basata su cose false e non essenziali? In che modo i membri di questa Organizzazione della Stella sono diversi?
Come dicevo, vi siete preparati per diciotto anni a ricevermi. Non mi importa se credete che io sia il Maestro del Mondo o no, questo ha pochissima importanza. Appartenendo all’organizzazione dell’Ordine della Stella, avete dato la vostra solidarietà e la vostra energia al riconoscimento di Krishnamurti come il Maestro del Mondo – in modo parziale o totale: totalmente per coloro che seriamente cercano e solo parzialmente per quelli che si sentono soddisfatti con le loro mezze verità.
Vi siete preparati per diciotto anni e guardate quante difficoltà interferiscono nella vostra comprensione, quante complicazioni, quante banalità. I vostri pregiudizi, le vostre paure, le vostre autorità, le vostre chiese nuove e vecchie; io dico che tutto questo è un ostacolo alla comprensione. Non riesco a esprimerlo più chiaramente di così. Non voglio che siate d’accordo con me, non voglio che mi seguiate, voglio che comprendiate quello che dico. Questa comprensione è necessaria, perché i vostri credi non vi hanno trasformato, vi hanno soltanto creato complicazioni, perché non siete disposti ad affrontare le cose così come sono.
Voi volete soltanto i vostri dei – nuovi dei al posto di quelli vecchi, nuove religioni invece delle vecchie, nuove forme al posto delle vecchie, tutte cose ugualmente inutili, tutte barriere, limitazioni, stampelle. Al posto delle vecchie distinzioni spirituali e dei vecchi oggetti di venerazione ne avete di nuovi.
Per la vostra spiritualità dipendete tutti da qualcun altro, e così per la vostra felicità, per la vostra illuminazione. E, nonostante vi siate preparati a ricevermi per diciotto anni, quando dico che tutte queste cose non servono, quando dico che le dovete lasciare da parte e guardare dentro di voi per l’illuminazione, per la gloria, per la purificazione, per l’incorruttibilità del sé, nessuno di voi è disposto a farlo. Ce ne possono essere alcuni, ma veramente pochissimi.
E allora, perché avere un’organizzazione? Perché avere attorno gente falsa e ipocrita che mi segue come personificazione della verità? Non sto dicendo cose dure o scortesi, ma siamo arrivati a un punto in cui bisogna affrontare le cose come sono.
L’anno scorso vi dissi che non avrei accettato compromessi e pochissimi mi ascoltarono. Quest’anno lo sto dicendo in modo assolutamente chiaro. Non so quante migliaia di persone dell’Ordine, in tutto il mondo, si siano preparate a ricevermi per diciotto anni, eppure non sono disposte ad ascoltare incondizionatamente, completamente, quello che dico.
Come ho detto prima, il mio scopo è di rendere l’uomo incondizionatamente libero, perché sostengo che l’unica spiritualità è l’incorruttibilità del sè che è eterno, è l’armonia fra la ragione e l’amore. Questa è l’assoluta, incondizionata verità, che è la vita stessa.
Perciò voglio che l’uomo sia libero, esultante, come gli uccelli nel cielo limpido, leggeri, indipendenti, estatici nella libertà.
E a voi, che vi siete preparati per me per diciotto anni, ora io dico che dovete essere liberi da tutte queste cose, dalle vostre complicazioni, dai vostri legami.
Per questo non avete bisogno di avere un’organizzazione basata su credi spirituali.
Perché avere un’organizzazione per cinque o dieci persone nel mondo che comprendono, che lottano, che hanno messo da parte tutto ciò che è superficiale?
E per quelli che sono deboli, non ci può essere nessuna organizzazione che li aiuti a trovare la verità, perché la verità è in ciascuno di noi; non è lontana, non è vicina, è eternamente qui.
Le organizzazioni non possono rendervi liberi, nessuno dall’esterno può rendervi liberi; non lo potrà fare un culto organizzato nè l’immolarsi per una causa; non vi libererete creando voi stessi un’organizzazione e nemmeno tuffandovi in opere varie. Per scrivere le vostre lettere usate una macchina, ma poi non la mettete su un altare per venerarla; eppure è questo che fate quando le organizzazioni diventano il vostro interesse principale.
“Quanti membri conta la sua organizzazione?” Questa è la prima domanda che mi fanno i giornalisti. “Quanti seguaci avete? Da questi numeri potremo giudicare se quello che dice è vero o falso”. Io non so quanti siano e non mi interessa. Come dicevo, se anche una sola persona si fosse liberata, basterebbe.
Ripeto, voi pensate che solo certe persone abbiano la chiave del regno della felicità. Nessuno ce l’ha, nessuno ha l’autorità di tenere quella chiave. Quella chiave siete voi stessi e soltanto nell’evoluzione, nella purificazione e nell’incorruttibilità di quel sé, c’è il regno dell’eternità.
Allora vedrete l’assurdità della struttura che avete costruito, alla ricerca di un eterno aiuto, dipendendo da altri per il vostro conforto, la vostra felicità, la vostra forza. Tutto questo si può trovare soltanto dentro di voi.
Siete abituati a sentirvi dire da qualcuno quali progressi avete fatto, quale sia la vostra condizione spirituale. Quanto siete infantili! Chi, se non voi stessi, potrebbe dirvi quanto siete belli o brutti interiormente? Chi, se non voi stessi, può dirvi se siete incorruttibili? Voi non siete seri in queste cose.
Ma coloro che realmente desiderano comprendere, che vogliono trovare ciò che è eterno, senza principio né fine, cammineranno insieme con maggior intensità e saranno un pericolo per tutto ciò che non è essenziale, che non è reale, per ciò che è in ombra.
E queste persone si concentreranno, diventeranno la fiamma, perché esse comprendono. Dobbiamo creare un nucleo così, è questo il mio scopo.
Perché da quella reale comprensione deriverà una vera amicizia. Perché quella vera amicizia – che a quanto pare voi non conoscete – comporterà una effettiva collaborazione gli uni con gli altri. E tutto questo non per via di un’autorità, né per la salvezza, né perché vi immolate per una causa ma perché comprendete veramente e quindi siete in grado di vivere nell’eterno. Ed è qualcosa di più grande di qualsiasi piacere, di qualsiasi sacrificio.
Queste sono alcune delle ragioni per le quali, dopo due anni di attenta riflessione, ho preso questa decisione. Non si tratta di un impulso momentaneo. Non sono stato convinto da nessuno. Non mi faccio persuadere in queste cose; ci ho riflettuto sopra per due anni, con calma, con attenzione e pazienza ed ora ho deciso di sciogliere l’Ordine, dato che ne sono il capo. Voi potrete formare altre organizzazioni e aspettare qualcun altro; a me questo non interessa, non voglio creare altre gabbie e nuove decorazioni per quelle gabbie.
Il mio solo interesse è di rendere l’uomo assolutamente, incondizionatamente, libero.”

Copyright ©1980 Krishnamurti Foundation America

Fonte: http://www.visionealchemica.com/discorso-d...tella-doriente/

orso in piedi
 
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view post Posted on 8/1/2016, 18:21

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Fausto Intilla: Dalla Teoria dell'Informazione al concetto di Anima.

“Il modo in cui lo spirito è unito al corpo
non può essere compreso dall'uomo,
e tuttavia in questa unione consiste l'uomo”.
Sant'Agostino

Uno dei concetti più fondamentali, nel mondo della fisica, scaturì dalla mente di Albert Einstein agli inizi del secolo scorso; tale concetto, che emerse dalla legge della Relatività Ristretta (esposta in un celebre articolo del 1905), dichiarava semplicemente quella che sarebbe presto divenuta la dicotomia più famosa al mondo, ovvero: l’equivalenza di massa ed energia (espressa con l’indimenticabile formula “E=mc^2” ). Ciò che si arrivò a comprendere quindi, indubbiamente non con poche difficoltà a livello di “pura intuizione”, fu appunto questa sostanziale uguaglianza tra il concetto di massa e quello di energia. La massa, andava quindi considerata solo ed esclusivamente come una forma complessa di energia. Di certo non fu facile per i fisici di un tempo, familiarizzarsi subito con questa nuova e straordinaria visione della realtà; di fatto occorsero parecchi anni, affinché gradualmente nel mondo accademico venisse pienamente accettata questa nuova “corrente di pensiero”. Una svolta decisiva a favore di questo nuovo paradigma, la diedero indubbiamente i due scienziati tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassmann, quando nel dicembre del 1938, scoprirono la fissione nucleare. Bombardando l’Uranio con neutroni, scoprirono fra i prodotti di reazione alcuni elementi di numero di massa intermedio, come il Bario radioattivo, la cui presenza inizialmente era inspiegabile. Nel 1939, Lise Meitner e Otto Frisch, annunciarono la soluzione di questo enigma. Queste scoperte diedero quindi ad Einstein la conferma dell’equivalenza di massa ed energia, ben 34 anni dopo che egli l’ebbe prevista!

Sono trascorsi circa settant’anni, a partire da quel lontano 1939, e da allora sino ad oggi si può dire che la nostra visione della realtà, poggi ancora saldamente le sue basi sulla famosa equazione di Einstein (“E=mc^2”) e su ciò che sostanzialmente essa ci porta a considerare, ovvero: massa ed energia sono la stessa e identica cosa, ma con aspetti diversi e quindi, per ragioni di praticità, definite con nomi diversi. In questi ultimi anni, grazie anche alle innumerevoli nuove scoperte nel campo della computazione quantistica, molti fisici hanno però iniziato a porsi anche la seguente domanda: Ma se la massa non è nient’altro che una forma complessa di energia, volendo andare oltre, in ultima analisi, quale sarebbe il “costituente fondamentale” dell’energia? Ebbene una risposta a questa domanda, potrebbe essere la seguente:
L’Energia non è nient’altro che una forma complessa di Informazione; per cui il costituente fondamentale dell’Energia, altro non è che Informazione nel suo stato fondamentale.
Ma cerchiamo di capire i motivi che mi hanno spinto a formulare questa affermazione, e soprattutto di individuare le basi su cui poggia tale ipotesi.
Verso gli inizi degli anni cinquanta, l’ingegnere e matematico americano Claude Elwood Shannon, gettò le basi teoriche di quella che sarebbe stata entro pochi anni riconosciuta come la: Teoria dell’Informazione. Uno degli aspetti più curiosi ed interessanti che emerse da tale teoria, fu la stretta correlazione tra l’entropia termodinamica e quella invece relativa all’Informazione di un sistema dato. In parole povere, ciò che in ultima analisi si arrivò a comprendere, è che per qualsiasi aumento di entropia termodinamica, corrisponde una perdita di Informazione su un dato sistema, e viceversa.
L’unità di misura di una determinata quantità di Informazione, è espressa con il termine bit. Ora, per fare un esempio, se noi portiamo un dato sistema ad una temperatura prossima allo zero assoluto, la sua entropia diminuirà sino a valori pressoché nulli, e di conseguenza il suo “livello” di Informazione tenderà al massimo consentito.
A questo punto, compiendo alcuni semplici ragionamenti analogici, viene da porsi le seguenti domande: Ma se con l’aumentare dell’entropia di un sistema, è riscontrabile contemporaneamente anche una perdita della quantità di energia (calore) di tale sistema, ed oltre a ciò abbiamo parallelamente anche una perdita di Informazione sempre riferita al sistema in questione, quest’ultima, non potrebbe essere associata-legata alla quantità di energia (calore) che si disperde nell’ambiente circostante a causa del secondo principio della termodinamica? E se così fosse, in che modo sarebbe ad essa legata? Qual’è la sottile linea di confine tra un bit di Informazione e un elettronvolt di energia? Ma stiamo parlando di due cose differenti (bit ed elettronvolt), oppure della stessa identica cosa, ma con aspetti differenti (come nel caso dell’equivalenza di massa ed energia)? E se alla fine scoprissimo che bit ed elettronvolt rappresentano semplicemente due tipi di unità di misura, con cui possiamo definire il concetto fondamentale di Energia? Bè, allora sarebbe lecito chiedersi: Ma quante migliaia, milioni oppure miliardi di bit occorrono per costituire un singolo elettronvolt (o Joule) di energia?

Non dimentichiamoci del fatto che nell'Equazione di Schrödinger la funzione d'onda descrive un'ampiezza di probabilità, e nessuno ci impedisce di sostituire/ridefinire tale ampiezza (P) con una determinata quantità di Informazione (I)! (*1)

Si consideri un corpo qualsiasi dotato di una certa massa; se noi aumentiamo la temperatura (T) di tale corpo, avremmo un flusso di energia (E) che dal corpo in questione si sposta nell’ambiente ad esso circostante. Il corpo quindi giustamente perderà una determinata quantità di Informazione (I) e ci apparirà come un sistema dotato di una notevole entropia; l’informazione che il corpo perderà però, si sposterà semplicemente nell’ambiente ad esso circostante, aumentandone l’Informazione. A partire dunque da questa premessa, l'unico fatto importante che emerge, è che noi non potremo mai misurare-osservare quella parte di "Informazione in eccesso", rispetto al sistema di riferimento: oggetto-ambiente ad esso circostante; per il fatto che essa rimarrebbe sempre fuori da qualsiasi corpo o sistema entropico termodinamico di riferimento (nel quale noi saremmo ovviamente costretti a compiere la misurazione).

Non è da escludersi quindi che tale "informazione in eccesso", possa andare a confluire in una o più dimensioni nascoste, previste nella Teoria delle Stringhe. Contrariamente invece, nel caso in cui diminuissimo la temperatura (T) di tale corpo, andremmo a rallentare il flusso di energia (E) che dal corpo si sposta nell’ambiente ad esso circostante.A temperature prossime allo zero assoluto, il flusso di energia sarebbe pressoché nullo; in questo caso l’Informazione(I) non avrebbe alcun modo di passare dal corpo in questione all’ambiente ad esso circostante. Il corpo quindi disporrebbe della quantità massima consentita di Informazione.

rappresentazione
http://1.bp.blogspot.com/_-LKF2JK_r2s/SqYv...nformazione.jpg

Riflettiamo un attimino su questa domanda: Nel momento in cui un sistema perde una determinata quantità di Informazione, questo cosa comporterebbe, forse che tale informazione, essendo legata all’energia (calore) durante il processo entropico, debba anch’essa disperdersi nell’ambiente circostante sino a “dissolversi” completamente?
Se così fosse avremmo a che fare con due “campi di informazione dinamica” della stessa intensità, in grado di interagire tra loro, di fondersi l’uno con l’altro, e infine di “dissolversi” nell’ambiente circostante al sistema considerato. Ma così non è, fortunatamente. [per campo d'informazione dinamica, intendo semplicemnte una quantità di informazione in grado di muoversi nello spazio e nelle dimensioni,auto-organizzantesi e costante nel tempo,ossia che non segue assolutamente il secondo principio della termodinamica (principio entropico). E quindi per questo motivo,praticamente eterna].
Un “campo di Informazione dinamica”, costituito da una determinata quantità di bit di Informazione, entro certi limiti di intensità, non potrà mai andare a costituire un singolo elettronvolt o Joule di energia. Ragion per cui, esso stesso (non potendo interagire con il resto dell’energia del sistema, molto più intensa e misurabile con strumenti fisici poiché in grado di interagire con i diversi campi elettromagnetici del sistema in questione), rimane sempre indipendente da qualsiasi processo entropico termodinamico.
La cosa più importante che possiamo dedurre da queste ultime considerazioni, è che un “campo di informazione dinamica” che rientri entro certi limiti di intensità, non è vincolato da alcun tipo di processo entropico termodinamico. Ne segue a volte l’andamento, ma non è soggetto ad alcuna interferenza di campo. Esso è quindi in grado di auto-organizzarsi, ossia di mantenere costante e regolare la sua struttura nel tempo, senza alcuna interferenza da parte dei comuni campi di energia che vanno a costituire l’ambiente del sistema considerato. Inoltre, esso sarà in grado di fondersi con altri campi di informazione dinamica della stessa intensità, e quindi di accrescere la sua estensione nello spazio, ma non necessariamente il suo livello di intensità.
Ed ora andiamo a scoprire cosa ha a che fare tutto ciò che vi ho esposto sinora, con il concetto di Anima.
La mente umana, come ben sappiamo, produce un determinato campo magnetico nell'ordine delle decine di femtoTesla (1 fT = 10^–15 T). Questo campo, lo dobbiamo semplicemente alla nostra attività cerebrale. Già allo stato fetale, ossia pochi mesi prima della nostra nascita, il nostro cervello, grazie alla sua costante attività, produce un campo di informazione dinamica che dal momento in cui veniamo al mondo, continua negli anni a farsi sempre più intenso, sino a raggiungere un determinato limite. Ora è assolutamente necessario che vi sia ben chiara una cosa: il campo di informazione dinamica prodotto dall’attività cerebrale e quello elettromagnetico (molto più intenso, che potremmo definire “di scarto”,poiché non è nient’altro che il risultato del lavoro che compie il nostro cervello in attività, per produrre i nostri “pensieri”, i quali in ultima analisi vanno a costituire il nostro campo di informazione dinamica), sono due cose ben diverse e non interagiscono l’una con l’altra!
Se proprio vogliamo, possiamo identificare il campo di informazione dinamica del nostro cervello, come una sorta di “risonanza” del campo magnetico dovuto all’attività cerebrale (molto più intenso e quindi misurabile con strumenti fisici).
Su scale prossime alla lunghezza di Planck,spazio e tempo perdono qualsiasi significato fisico;per tale ragione anche il concetto stesso di energia risente di tale condizione (non dimentichiamoci che in natura non può esistere alcuno spazio "vuoto di campo",ossia di energia; tanto è vero che persino il vuoto quantistico,sia esso il falso o il vero vuoto,è in ogni caso colmo di particelle virtuali - Feynman docet). Un campo di Informazione dinamica, va quindi a definire-costituire quella parte della realtà del tutto imponderabile e inosservabile con strumenti fisici,poichè al di sotto di quel limite definito dalla lunghezza di Planck (*2).Per questo motivo quindi, qualsiasi tipo di "risonanza" che prendesse forma o scaturisse da determinate onde cerebrali, ponendosi al di sotto della soglia di Planck, sarebbe indipendente da qualsiasi forma di interazione con il mondo subnucleare (formato da quark,gluoni e via dicendo).
Come abbiamo precedentemente visto, un campo di informazione dinamica è in grado di auto-organizzarsi, ossia di mantenere costante e regolare la sua struttura nel tempo, senza alcuna interferenza da parte dei comuni campi di energia che vanno a costituire l’ambiente del sistema considerato (in questo caso: mente umana – ambiente ad essa circostante).
Ecco quindi in quali termini potremmo intendere il concetto di Anima; ovvero, essa è da considerarsi un particolare tipo di campo di informazione dinamica, in grado di dissociarsi dal corpo fisico che lo “ospita”, nel momento in cui non vi sono più i presupposti per poter rimanere legato alla propria sorgente elettromagnetica (attività cerebrale).
Affermare quindi che l’Anima non “muore” mai, è quindi in linea di principio del tutto corretto. Affermare che gli animali (oltre alla specie umana) hanno un’Anima, anche in questo caso è in linea di principio corretto.
Tutte queste ipotesi e considerazioni, sono a mio avviso totalmente in accordo e “affini” alla teoria di Rupert Sheldrake sui campi morfogenetici, a quella di Richard Dawkins sulla Trasmissione dei Memi (memetica), e infine a quella di Carl Gustav Jung sull’Inconscio collettivo. Nella "scienza ortodossa", tutto il discorso sull'interazione tra Entropia termodinamica e Informazione, risulta valido solo ed esclusivamente su sistemi isolati (chiusi e aperti) in cui è presente un osservatore in grado di interagire con il sistema considerato e quindi di rilevare-calcolare tutto ciò che accade all’interno del sistema stesso (di cui egli fa parte). Questa condizione è quindi l’unica che ci è consentito di conoscere, sulla base della quale siamo in grado di misurare-calcolare ogni passaggio di stato dell’energia, con rispettivi livelli di entropia (termodinamica e dell’Informazione) e quantità di Informazione.Da questo assunto, si arriva quindi alla seguente conclusione: Per qualsiasi osservatore che si trovi all’interno di un sistema termodinamico, è assolutamente impossibile misurare-calcolare un’eventuale quantità di Informazione che si sposti o si trovi al di fuori del proprio sistema di riferimento.Nell’ipotesi a Molti Mondi di Everett, tutte queste mie considerazioni trovano sicuramente terreno fertile. Non ho comunque intenzione in questa sede di spingermi oltre verso una tale direzione,poichè vista la complessità dell'argomento, non credo proprio sia il caso.

Le parole che riporterò qui di seguito, sono del fisico Frank J.Tipler, non le mie:
„(…)tutte le entità presenti nell’Universo attuale,codificano una quantità di informazione di gran lunga inferiore alla quantità permessa dalla teoria quantistica dei campi. Per esempio,se un atomo di idrogeno dovesse codificare tutta l’informazione che gli è consentita dal limite di Bekenstein,potrebbe codificare circa 4 x 10^6 bit di informazione (…)Quindi un atomo di idrogeno potrebbe codificare all’incirca un megabyte di informazione,mentre di norma codifica molto meno di un bit.La massa dell’idrogeno non viene di certo utilizzata in modo efficiente!Se si assume che il raggio sia quello di un protone (R= 10^-13 cm),la quantità di informazione codificabile nel protone è costituita da soli 44 bit!Questo valore è davvero piccolo rispetto alla complessità del protone - tre quark valenza,innumerevoli quark e gluoni virtuali- che è di fatto tanto complesso che non siamo ancora riusciti a calcolarne lo stato di base dai principi fondamentali utilizzando il Modello Standard, anche utilizzando i supercomputer più avanzati!“

Bene, ora io mi chiedo:
In che modo vogliamo cercare di risolvere questo: "Enigma dell'Informazione mancante"? Rimanendo saldamente ancorati ai modelli relativistici standard (di spazio, tempo ed energia), oppure cercando di andare un attimino oltre a questo concetto di realtà, abbracciando magari l'idea di un Universo a più dimensioni (vedasi Teoria delle Stringhe) e non da ultima, anche l' Interpretazione a Molti Mondi di Everett ? Fintantoché continueremo a relegare tali teorie nel mondo della matematica,dubitando fortemente di un loro potenziale coinvolgimento nella realtà fisica a noi nota, difficilmente riusciremo a fare qualche passo avanti nella comprensione di tutto ciò che attualmente accantoniamo nel mondo della fantascienza e del paranormale. La cosa che mi fa più rabbia, è che Schrödinger l'ha già dimostrato più di mezzo secolo fa che in definitiva noi non siamo nient'altro che onde di probabilità ...ma nessuno sembra ancora volerlo capire.

“Ciò che David Bohm ed io abbiamo ipotizzato, è che il potenziale quantistico sia in realtà un potenziale d'informazione, e per questo abbiamo introdotto il concetto di “informazione attiva”. Ero molto preoccupato per l'uso della parola “informazione” perché chiunque avrebbe pensato immediatamente all'informazione di Shannon. L'informazione di Shannon non è informazione, è solo capacità di informazione, separata dal significato. Il punto cruciale è stato quello d'introdurre un significato, ciò che per la particella è l'informazione”. Basil Hiley

Una versione aggiornata di tale teoria (con qualche piccola modifica nella forma con cui è esposta, ma non nel contenuto; ho solo voluto chiarire maggiormente alcuni punti fondamentali), è riportata nel mio libro: "Fisica dell'Informazione, ultima frontiera della scienza" (Aracne Editrice, RM). "Intervista all'autore" (contiene ulteriori dettagli e chiarimenti in relazione alle basi su cui poggia il presente elaborato teorico).

"Reincarnazione": riflessioni congiunte al modello di Informazione dinamica"

Fausto Intilla, 31 agosto 2009

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Note:
(*1) Qualche spunto di riflessione, in relazione ad un eventuale/potenziale cambiamento di paradigma, ci è stato offerto da due esperimenti compiuti nel 2000 alle Università di Berkeley e Rochester, con degli interferometri laser. Questi esperimenti dimostrarono che l’Informazione è in grado di controllare l’interferenza quantistica e molto probabilmente anche la stessa funzione d’onda! Gli interessanti “esperimenti mentali” che emersero da tali premesse, si proposero di reinterpretare il collasso della funzione d’onda quantistica, solo attraverso il concetto stesso di Informazione! Ciò che infine veniva messo in risalto, da tali premesse e considerazioni, era la possibile esistenza in natura, di una legge di “conservazione dell’Informazione”. Delle recenti versioni (forti) dei teoremi di No-cloning e No-deleting (nell’ambito dell’Informazione quantistica), suggerirebbero inoltre l’esistenza, in natura, di tale “conservazione informazionale”. A tutt’oggi comunque, una simile legge della fisica, mai nessuno è riuscito a dimostrarla. (Articolo originale in inglese: Conservation of information: Quantum Mechanics and RIS)
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(*2) Per la scienza, possono esistere delle particelle virtuali, ossia quelle che potremmo definire i costituenti fondamentali del vuoto quantistico. E qui siamo già, se vogliamo usare un termine popolare, nel campo dell' "immateriale". Per cui per la scienza,può esistere qualcosa di immateriale, non costituita da materia. Ciò che occorre capire, per andare avanti nel discorso, è che per lunghezze prossime alla scala di Planck, è difficile stabilire cosa è "ponderabile" e cosa invece non lo è. In un articolo ho parlato ad esempio delle masse di Planck e di come queste ultime potrebbero ulteriormente ridursi ad alte energie, nello scontro tra particelle nel Large Hadron Collider del CERN di Ginevra; bene, in questo articolo si parla appunto di come potrebbe prendere forma la realtà, se le dimensioni extra della Teoria delle Stringhe esistessero realmente e avessero delle "qualità proprie".Non è da escludersi quindi che, al di sotto della massa di Planck, possano sussistere dei fenomeni strettamente legati ad altre dimensioni dello spazio-tempo (tanto più che si ritiene,in base a recenti analisi, che le informazioni non vanno perdute al di sotto della massa di Planck!). Dire quindi che le informazioni non vanno perdute, equivale a dire che un "campo di informazione dinamica" al di sotto della massa di Planck, può tranquillamente esistere! Se a questo punto noi associamo il concetto di Anima, a quello di un campo di informazione dinamica, ci accorgiamo che tutto collima e che quindi anche ciò che non potremo mai osservare con comuni strumenti fisici, può teoricamente esistere.

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fonte http://oloscience.blogspot.ch/2009/08/faus...lla-teoria.html

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view post Posted on 18/1/2016, 18:02

Guida Spirituale

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La Scienza è a un passo dalla scoperta di Dio

La principale differenza che esiste tra la materia vivente e la materia inerte è nell’opposta interazione che esse esplicano nei confronti dell’Energia (comportamento entalpico) e del grado di Ordine (comportamento entropico) quando la materia stessa si aggrega e si struttura a formare tutto ciò che esiste.

La Fisica e la Chimica descrivono con grande accuratezza le strutture composte da materia inerte e sono in grado di prevedere e spiegare praticamente tutti i principali fenomeni che, in natura, riguardano i sistemi composti da questo tipo di materia.

La materia inerte ha, nei confronti dell’energia, sempre un comportamento “dissipativo” e “passivo” ovvero essa tende a perdere energia restituendola all’ambiente circostante, in altre parole si può grossolanamente affermare che la materia inerte tende sempre a “raffreddarsi” e, quindi, a raggiungere il <<minimo livello di energia possibile>>.

Allo stesso tempo, man mano che l’energia viene rilasciata nell’ambiente, la materia inerte tende a destrutturarsi e disorganizzarsi nel tempo perdendo quindi ordine, in altri termini la materia inerte tende sempre a raggiungere il <<massimo disordine possibile>>.

Questo comportamento è in linea con le previsioni che si traggono dai tutti i modelli fisico-matematici tradizionali e in particolare dalle leggi della termodinamica.

Ciò che, invece, i modelli matematici non riescono in alcun modo a prevedere è il comportamento paradossale dei sistemi viventi che, nei confronti dell’Energia e dell’Ordine, mostrano caratteristice diametralmente opposte.

Ogni sistema vivente, infatti, sottrae energia dall’ambiente e la utilizza per organizzare e riorganizzare la sua struttura, ovvero la converte in ordine.

E’ proprio in questo paradosso temodinamico che la Scienza mostra il suo principale limite che consiste nella totale incapacità di spiegare e prevedere il fenomeno “Vita”.

Occorre, a questo punto, osservare che l’aumento del grado di ordine dei sistemi viventi appare come una sorta di “processo intelligente” nel senso che la Vita sembra mostrare l’esistenza di una sorta di “progetto” che riguarda non solo l’evoluzione delle singole specie, ma anche l’evoluzione complessiva e relazionale tra i vari esseri viventi che popolano il pianeta.

In pratica negli esseri viventi la natura tende a realizzare un progetto di organizzazione e continua riorganizzazione e miglioramento della materia che presuppone la capacità di invertire il processo di degrado cui inesorabilmente la materia stessa sarebbe destinata secondo i modelli della fisica tradizionale.

Ciò appare ancor più inspiegabile se si pensa al fatto che, dal punto di vista atomico, le catene di molecole che formano la materia vivente, e che contengono notoriamente sempre l’elemento Carbonio, sono formate da atomi che sono alla base anche della materia inerte.

Di fronte a questa carenza e impotenza della biochimica nel motivare, individuare e modellare scientificamente il processo “intelligente” che organizza la materia vivente, e che si cela dietro il fenomeno Vita, lo Scientismo più che la Scienza vera e proria, ha mantenuto un atteggiamento “fideistico” e del tutto antiscientifico.

In tal senso lo Scientismo ha unilateralmente deciso, senza averlo né dimostrato né dichiarato mai apertamente, che la natura non esplica alcun comportamento “intelligente”.

Questo postulato irrazionale viene, paradossalmente, posto alla base di qualunque affermazione o ricerca ambisca a essere definita “scientifica” e porta a scartare tutto ciò che, anche lontanamente, può suggerire l’esistenza di un qualche substrato “intelligente” nel comportamento complessivo della Natura.

Verrebbe da chiedersi, dunque, come può una “macchina” come quella Naturale, produrre qualcosa di complesso e articolato come il nostro cervello e le capacità intellettive dell’Uomo basandosi unicamente su processi meccanici non “intelligenti”, ma tralasciamo questo dubbio amletico e andiamo oltre.

Di fronte a questa incapacità di comprendere i meccanismi organizzativi della natura e dell’Universo, la Scienza ha ideato una vera e propria Fisica del paradosso, il cui scopo non dichiarato è ammettere scientificamente il paradosso stesso come regola pur di escludere l’esistenza dell’intelligenza che genera quello stesso paradosso: la Fisica Quantistica.

In effetti, a ben guardare, l’unico motivo per cui esiste questa disciplina è la volontà di non indagare quello che Prigogine chiamava il “Mondo di Retroscena”.

Lo stesso Einstein era stato costretto a riconoscere indirettamente l’esistenza di una “matrice” invisibile che aveva esorcizzato e trasferito nell’idea delle “variabili nascoste”.

Allo stesso modo quelle variabili, quella “matrice” e la visione unificante dell’evoluzione del Cosmo pur senza mai, neppure lontanamente, presupporre l’esistenza di una <<intelligenza>>, hanno preso storicamente molteplici diverse altre forme come quella a fondamento della teoria olografica dell’Universo formulata dal fisico David Bohm.
In sintesi, la Scienza è riuscita a individuare il confine fisico e microscopico entro il quale avvengono questi fenomeni “inspiegabili” e, non volendo ammettere che vi è una causa nascosta per essi all’interno di quei confini, ha finito per dare vita a una nuova scienza basata sulla probabilità che questi fenomeni paradossali si manifestino in natura a livello microscopico e dentro precisi e misurabili limiti.

Volendo mostrare lo stesso concetto con un esempio possiamo pensare che, non volendo verificare se un dado è o meno truccato, ci limitiamo ad affermare che, con assoluta certezza, i numeri che possono uscire lanciandolo vanno da 1 a 6. In questo modo, il giocatore e l’eventuale trucco o destrezza con cui egli lo lancia non hanno alcuna influenza.

Fin qui non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che questa affermazione “statistica” viene usata per presupporre che non esistono né il giocatore né tanto meno la partita e che, quindi, l’unica cosa certa è che di tanto in tanto c’è la probabilità che un dado si muova, non si sa perché, in momenti e tempi non prevedibili.

Questa “furbata”, che è frutto di un postulato mai ufficialmente riconosciuto (appunto quello secondo cui l’intelligenza in natura non esiste) fa evidentemente acqua da tutte le parti.

Infatti l’avere individuato il “confine fisico” al di sotto del quale questi paradossi si verificano, non ha risolto il problema del perché, nonostante il fatto che il confine di validità della quantistica è sub-microscopico, la vita si presenta in sistemi microscopici e macroscopici, dagli esseri unicellulari fino agli animali e all’Uomo.

In pratica è come se, in modo coordinato e fuori da ogni previsione quantistica, la Vita fosse un macroscopico e coordinato fenomeno quantistico che però resta impossibile per le stesse regole della quantistica.

Non ha neppure senso appellarsi, come si fa da più parti in modo più o meno consapevole, al fenomeno di correlazione a distanza tra le particelle subatomiche noto come Entanglement, per spiegare la Vita.

Anche questo fenomeno infatti raro, esiste solo a livello submicroscopico e quantistico, di conseguenza non può essere invocato per spiegare il coordinamento su vasta scala tra molecole, che è necessario per giustificare la Vita.

pianeta terra

Il paradosso nel paradosso, diviene ancor più evidente quando si osserva che l’intero nostro pianeta appare un unicum nell’Universo, non solo perché ha sviluppato la Vita, ma perché esso stesso si comporta come un enorme organismo in via di continua evoluzione, come mostrano chiaramente le fasi geologiche di crescita e modifica evolutiva della struttura della Terra che sembra quasi avere migliorato se stessa per accogliere al meglio la Vita.

Numerosi sono stati gli eretici di questa nuova forma di religione scientifica che io chiamo Scientismo; tra essi va, ad esempio, ricordato il matematico italiano Luigi Fantappiè.

Egli provò a far accettare il paradosso dell’intelligenza della natura, mostrando come dall’equazioni di Einstein, veniva fuori in maniera palese qualcosa che poteva essere spiegato solo ammettendo che esistono fenomeni nei quali vi è una inversione del principio di causa-effetto: ovvero fenomeni nei quali gli effetti registrati oggi hanno una causa che non è ancora apparsa e che potremo osservare solo in futuro.

Questa, pur intigante teoria ci pare, in fondo, un modo elegante per presupporre una intelligenza in natura pur senza menzionarla.

Il pensiero frutto dell’intelligenza è, infatti, quel meccanismo in grado di prefissarsi un fine e di ideare un progetto per conseguirlo, in questo senso l’intelligenza disegna in una sorta di mondo virtuale, quello del pensiero, un futuro che non esiste ancora e che diviene la causa stessa delle nostre azioni.

Per dirla in altre parole osservando dall’esterno le azioni di un uomo non possiamo sapere cosa stà pensando, ma possiamo solo registrare le sue azioni.

Quelle azioni possono essere viste come l’effetto di una causa che non è l’obiettivo che l’uomo si è posto, ma il suo avere riflettuto ed elaborato un piano per raggiungerlo e avere, poi, compiuto le azioni necessarie per realizzarlo.

Sarebbe come ritenere che i nostri obiettivi si realizzano autonomamente nel modo giusto e funzionale, solo pensando di averli già raggiunti (seppure c’è chi pensa che ciò sia possibile senza alcuno sforzo)!

Ancora una volta il paradosso nasce nel non volere ammettere che alcune cose in natura, sono legate ad un processo “intelligente” e che quelle stesse cose sono, tutte insieme, associate al processo della Vita.

Ecco perché qualunque ricercatore abbia operato e studiato, anche se in modo massimamente rigoroso, i fenomeni paradossali dell’auto-organizzazione in natura, è stato dapprima guardato con sospetto e poi messo ai margini senza mai lanciare una vera e propria scomunica.

Si pensi, ad esempio, al caso dei fenomeni auto-organizzativi e dinamici nell’acqua e agli studi di Giuliano Preparata e di Emilio Del Giudice insieme a tutti gli studi sulla cosiddetta “Memoria dell’Acqua”.

Anche in questa scelta del termine si ci è guardati bene dall’inserire la parola “intelligenza”.

Eppure esistono branche della Scienza che non solo hanno studiato i fenomeni auto-organizzativi ed evolutivi prodotti dall’intelligenza, ma hanno, con successo, costruito e sperimentato modelli intelligenti: si pensi, ad esempio, alle reti neurali di John Hopfield.

reti neurali di John Hopfield
http://www.altrogiornale.org/wp-content/up...hn-Hopfield.jpg

Questi modelli matematici emulano il funzionamento dei neuroni del cervello e consentono di realizzare sistemi in grado di apprendere attraverso l’esperienza e migliorare la qualità della loro conoscenza e rappresentazione interna del mondo.

Ma lo Scientismo e i moderni tribunali dell’inquisizione scientifica dei valutatori cui è affidato il giudizio sugli articoli sottoposti a pubblicazione (il cosiddetto peer-review), non ha bloccato e non potrà mai bloccare del tutto la Scienza.

Giorno per giorno, e a ritmo sempre più rapido, si aprono falle enormi nel postulato della non esistenza dei fenomeni “intelligenti” a fondamento della Natura e si rende sempre più evidente la necessità di un “cambio di paradigma”.

Siamo, a mio avviso, giunti al punto di “non ritorno” grazie all’elaborazione delle teorie che vanno, prudenzialmente, sotto il nome di Teorie della Complessità.

Tra queste teorie la più interessante è, nuovamente frutto di un’intelligenza tutta italiana, quella del fisico Giorgio Parisi: la teoria dei Vetri di Spin.

Con questo nome esotico viene indicato un particolare modello matematico che si occupa della descrizione di sistemi naturali che si comportano come una sorta di materiale vetroso.

In questi particolari sistemi fisici, la materia tende progressivamente ad accumulare informazione e a trasformarla in forme di auto-organizzazione delle strutture interne.

É’ un fenomeno intelligente, direte? Certo, purtroppo non sperate di trovare questo termine nei lavori di Parisi.

Il modello a Vetri di Spin, che nasce proprio per descrivere il comportamento dei cosiddetti “sistemi complessi” in natura, è la estensione di un altro modello matematico, quello di Ising, a sua volta estensione del già menzionato Modello di Hopfield e, dunque, per la proprietà transitiva, è un modello che descrive i processi “Intelligenti” anche se non li si chiama mai con questo termine.

Siamo, a questo punto, giunti alle soglie del secondo grande postulato e paradosso da sempre legato all’idea illogica e scientista che in Natura non esiste un’intelligenza nascosta: la non esistenza dell’Etere.

Mi direte: e adesso cosa c’entra l’Etere?

Ebbene l’Etere è tutto ciò che resta quando abbiamo tolto tutto ciò che esiste, ovvero l’Etere è quella “sostanza” che riempie il Vuoto.

Ora, se ipotizziamo che esiste qualcosa di intelligente nell’Universo è naturale dedurre che questa “sostanza” deve riempirlo tutto sin dall’origine quando non esisteva ancora nulla e, quindi, questa sostanza non può che essere il Vuoto stesso ed il ”tessuto” che lo compone.

Ebbene, secondo la scienza ufficiale, l’Etere non esiste.

Quest’altra grande ed antiscientifica decisione unilaterale si deve al più blasonato genio del ventesimo secolo: Albert Enistein e al famoso esperimento di Michelson e Morley.

Purtroppo la non esistenza dell’Etere, seppure è un dogma sostenuto con più assoluta intransigenza dallo scientismo, è anche una di quelle verità di fede che non hanno mai smesso di risultare indigeste ai fisici più “sagaci”.

Molti di essi, rischiando l’accusa di eresia e il rogo mediatico, non solo hanno notato che Einstein fece uscire l’etere dalla porta per farlo rientrare dalla finestra con il nome di “spazio-tempo”, ma hanno avuto la sfrontatezza di riprendere gli studi e osservare che l’esperimento di Michelson-Morley, che ne sancì definitivamente la morte, non era poi così “preciso” e inappellabile come si è sempre sostenuto.

Ma perché è così importante che l’Etere non esista?

Ovviamente perché senza l’etere viene a mancare quel substrato comune a tutto ciò che esiste nel quale potrebbe risiedere proprio quell’intelligenza nei processi naturali che è alla base della Vita e che lo Scientismo intende negare con fermezza.

Ancora una volta, e molto di recente, due italiani, i fisici Stefano Liberati e Luca Maccione, hanno rotto le uova nel paniere dimostrando, dati alla mano, che quello che Einstein chiamava spazio-tempo potrebbe essere un fluido particolare, seppure a viscosità quasi nulla: un “superfluido”.

Qualunque sia la viscosità di questo fluido, seppure piccolissima, la sua esistenza ci dice che anche il Vuoto, non è vuoto ma è pieno di “qualcosa”.

Facciamo, ora, una digressione che ci avvicina alla conclusione della nostra analisi.

Uno dei risutati più interessanti degli studi di Parisi è che le strutture e i fluidi hanno un comportamentlo magnetico, o più precisamente polare, in pratica le strutture fluide che sono fatte di molecole che si comportano come microscopici magneti, possono essere descritte con modello a Vetri di Spin e, di conseguenza, sono “Intelligenti”.

Ci viene subito in mente l’acqua.

L’acqua è, notoriamente, fatta di molecole composte da due atomi di idrogeno ed una di ossigeno, che formano dei minuscoli triangoli (con un angolo di 105 gradi circa) e che si comportano come piccolissimi magneti. E’ proprio questo magnetismo che da un lato “tiene insieme” l’acqua ma dall’altro la qualifica come un fluido polare.

La natura polare dell’acqua come fluido, consente di applicare ad essa il modello a Vetri di Spin e, automaticamente, affermare che l’acqua è una “struttura intelligente” in grado non solo di immagazzinare informazione (memoria dell’acqua) ma anche di elaborarla!

Ecco, in maniera incontrovertibile e logica, spiegata la natura intelligente dei cluster dell’acqua scoperti da Emilio del Giudice e Giuliano Preparata andando ben al di là del presupposto fenomeno quantistico che dovrebbe garantire il meccanismo di memoria.

E allora cosa manca all’individuazione della “intelligenza” che sottende alla Vita e che esiste ovunque nell’Universo?

Mancano da un lato, ulteriori conferme alla scoperta di Liberati e Maccione, ovvero che l’Etere esiste e si comporta come un fluido a bassissima viscosità, dall’altro occorre dimostrare che esso è è un fluido “polare”, ovvero che nella parte più intima e ultra-microscopica della sua struttura, l’Etere, o se preferite il Vuoto, è tenuto insieme da forze “magnetiche” simili a quelle presenti nelle molecole d’acqua.

Ebbene l’elettrodinamica quantistica prevede l’esistenza di una “polarizzazione” del vuoto associata alla creazione temporanea di coppie particella-antiparticella, fenomeno che è stato osservato anche sperimentalmente già nel 1947 e in varie sperimentazioni successive fino all’ultima effettuata con l’acceleratore TRISTAN in Giappone nel 1997. Purtroppo il fenomeno, in quanto temporaneo, non possiede l’attesa caratteristica strutturale che confermerebbe la natura “Intelligente” del vuoto.

Esistono, però, numerosi altri studi teorici che propongono una distribuzione assai più vasta ed importante del fenomeno di polarizzazione del vuoto come, ad esempio, il modello fluidodinamico polare proposto nel 2011 dal fisico Slavkov Hajdukovic che affianca all’esistenza di un vuoto contenente coppie particella-antiparticella, la contemporanea creazione di dipoli gravitazionali in grado di spiegare la materia oscura. In questo senso, ricordando che la materia oscura occupa il 90% della materia che compone l’Universo, avremmo qualcosa di molto più vicino alla nostra ipotesi, ovvero che la natura intima dell’Universo è polare ed intelligente.

la fisica di dio libro MacrolibrarsiIn questa direzione ci piace ricordare, oltre la teoria da noi proposta nel testo “La Fisica di Dio” per UNO Editori, il modello teorico completo avanzato nel 2014 dal fisico Carlo A. Trugenberger, che propone un universo quadridimensionale basato su un tessuto di interconnessione nel vuoto di tipo neurale.

Dulcis in fundo, vogliamo segnalare che nel 2000 i fisici Perus e Key dimostrarono che l’Equazione di Shroedinger che è alla base della quantistica, scritta adoperando il formalismo del cosiddetto Propagatore di Feyman, prende una forma matematica identica a quella delle reti neurali di Hopfield, detto grossolanamente anche nella più importante delle equazioni della propagazione quantistica c’è il segno inequivocabile di un meccanismo intelligente.

In conclusione comunque la pensino gli scientisti e gli atei, siamo davvero a un passo dalla dimostrazione dell’esistenza di Dio e dalla scoperta delle equazioni che governano l’intelligenza dell’Universo e che sono alla base della Vita: il modello a reti neurali di John Hopfield, o se preferite il modello a Vetri di Spin di Giorgio Parisi.

Dal Vuoto come fluido neurale, all’Anima e alla sua permanenza dopo la morte, fino alla reincarnazione passando attraverso i fenomeni che in modo dispregiativo si insiste a chiamare paranormali il passo è davvero breve, ma questa è materia che ci porterebbe fuori dai limiti di questo lavoro.

Sabato Scala

Sabato Scala è Ingegnere elettronico e ricercatore indipendente ha elaborato e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche e proposto una personale teoria dei processi cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del paradigma olografico, la possibilità di adozione del suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di qualunque processo fisico classico o quantistico. Negli ultimi anni, ha approfondito il fenomeno della coscienza (individuale e collettiva) e il relativo legame con la meccanica quantistica riprendendo il lavoro pionieristico di Carl Gustav Jung e Wolfgang Pauli sulla base dei nuovi modelli da lui proposti, giungendo alla elaborazione di una vera e propria scienza del simbolo e degli archetipi collettivi. Ha, altresì, compiuto ricerche innovative nell’ambito storico-umanistico, interessandosi ai movimenti iniziatici del cristianesimo primitivo. Ha all’attivo numerose pubblicazioni scientifiche e a carattere divulgativo e svolge un’intensa attività di conferenziere in Italia e all’estero. Autore del libro “La Fisica di Dio“ e del “Manuale Scientifico per l’Interpretazione dei Sogni e dei Simboli” per Infinito Editori di Torino.

Da http://www.altrogiornale.org/la-scienza-e-...coperta-di-dio/

orso in piedi
 
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view post Posted on 16/2/2016, 12:03

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L’Immortalità dell’Anima e le recenti scoperte sul vuoto superfluido

Pochi ricercatori hanno il coraggio di ammetterlo, ma dopo più di cento anni il concetto di “Etere”, sostanza che, secondo gli studiosi ottocenteschi colmava il vuoto e consentiva la propagazione delle onde elettromagnetiche, torna ad aver senso. Purtroppo le ferree leggi non-scritte, dell’inquisizione scientifica che si cela dietro la revisione e verifica degli articoli nota come “peer review”, non consente di utilizzare questo termine in modo esplicito.

Anche il recente “tam-tam” e le urla di gioia per la scoperta delle onde gravitazionali e per l’ennesima previsione corretta di Einstein, insieme al silenzio sotto cui passano tutti gli studi e i dati che confermano l’esistenza di un “vuoto non vuoto”, vano lette in questa luce.

Einstein è stato sicuramente un genio, eppure commise un grave errore che non fu, come si pensa, avere negato la correttezza del modello quantistico, ma l’avere tagliato fuori dalle sue teorie lo strumento che gli avrebbe consentito di realizzare il suo sogno di unificazione delle forze: l’Etere.

L’Etere, quindi, torna oggi in scena con svariati nomi: “vuoto quantistico”, “materia oscura”, “flusso oscuro”, “gravità a loop”, “tassellature”, “triangolazione dinamica causale”, “universo come computer quantistico”, “vuoto superfluido” e così via, la fantasia degli scienziati non ha limiti pur di non usare la parola proibita: Etere.
Nei miei due precedenti articoli ho mostrato come gli ultimi dieci anni di scoperte su quello che si insiste a chiamare vuoto, hanno confermato che l’Etere esiste e hanno consentito di intravedere il ruolo straordinario e rivoluzionario che può ricoprire nei prossimi anni come strumento indispensabile per qualunque teoria che provi a conciliare l’inconciliabile: relatività e quantistica.

Di tutte le possibili letture della “forma dell’Etere” quella che prediligo, anche perché è il risultato della teoria che abbiamo in dettaglio nel nostro testo “La Fisica di Dio” pubblicato nel 2011, è l’Etere, o se preferite il vuoto, come “superfluido” con natura neurale.

Gli ultimi cinque anni hanno prodotto una notevole accelerazione nelle indagini sulla forma superfluida del vuoto, anche grazie ai risultati incoraggianti di numerose sperimentazioni. Purtroppo ancora pochi ricercatori, con estrema cautela, hanno approfondito l’enorme portata di questa scoperta.

Una breve inferenza logica adoperata nel mio precedente articolo, aiuta a comprendere di cosa stiamo parlando.
Vetri di Spin

Il vuoto come superfluido polare può essere descritto dalla cosiddetta teoria dei Vetri di Spin che, nella sua forma matematica, cela un meccanismo di auto-organizzazione dell’Universo basato sul modello neurale di John Hopfield. Che significa?

In maniera grossolana semplicemente che il vuoto, da cui si genera tutto ciò che conosciamo, ha una natura “intelligente”.

Per evitare equivoci chiarisco che, con questo termine, mi riferisco alla capacità che il vuoto esplica di modificare la sua forma e di auto-organizzarsi “apprendendo” ed “elaborando” informazioni in forma di perturbazioni nella sua struttura infinitesimale, secondo un modello simile a quello adottato dai neuroni del nostro cervello.

In questo modo ogni “azione” e “reazione” del vuoto è il frutto complesso di tutto ciò che è accaduto ad esso in passato, e costituisce una “ottimizzazione”, in termini di ordine ed energia, delle precedenti “reazioni”.

E’ chiaro che, dietro un modello simile, c’è anche un’altra affermazione che si scontra con la teoria dello spazio-tempo di Einstein: il vuoto non solo è “pieno”, a differenza di come pensava Einstein, ma la “sostanza” fluida che lo compone ha una natura discreta e quantizzata, per intenderci è come composto da elementi infinitesimi non ulteriormente divisibili.

Gli esperimenti assai meno famosi, condotti di recente con un altro rilevatore di onde gravitazionali, il GEO600, hanno confermato questa previsione e la teoria di fondo espressa da Craig Hogan e Stewen Hawking. In questi esperimenti si è notata la presenza di un rumore non eliminabile che ha impedito di ottenere risultati attendibili, e fare una qualunque misurazione valida delle sfuggenti onde gravitazionali, nonostante gli svariati sforzi fatti per aumentarne la sensibilità.

La conclusione è stata che il rumore non è dovuto allo strumento ma alla natura “particellare” e discreta del vuoto. Chissà quale peso ha avuto questa scoperta nelle operazioni di miglioramento della sensibilità dell’interferometro LIGO adoperato per la scoperta delle onde gravitazionali e che tipo di “filtraggio” è stato adottato per schermare questo “presunto” rumore. Ma torniamo a noi.

Cosa c’entra tutto questo con l’Anima e con la sua natura immortale?

Per capirlo occorre portare la mente più avanti di qualche anno certi che, la direzione che i ricercatori hanno già preso non potrà che confermare quanto abbiamo qui dedotto ed esposto in sintesi.

Cominciamo, quindi, col sondare le conseguenze di un “modello neurale” del vuoto quantistico.

La disponibilità di un modello matematico, tutto sommato non complesso come quello di John Hopfield, ci consente di trarre alcune semplici ma importantissime conseguenze.

Risparmiandovi la dimostrazione matematica, provo a spiegarvi in dettaglio una tra le principali caratteristiche di questo modello: il fenomeno di “saturazione”, che ci servirà per giungere al concetto di Anima.

Volendola immaginare mentalmente, una rete di Hopfield si presenta come una specie di albero capovolto.

I rami costituiscono gli ingressi della rete, le radici le uscite, mentre i nodi in cui più rami si uniscono rappresentano i “neuroni” o “perceptroni”, come li appellò Hopfield.

Ogni perceptrone, o se preferite neurone, non fa altro che mettere insieme informazioni elementari, attribuire a ciascuna di esse un peso, e sommarle in base al peso attribuito, per fornire come risultato un singolo specifico concetto.
In figura è riportata una generica rete “ricorrente” non-stratificata nella quale ogni

Modello di Hopfield – In figura è riportata una generica rete “ricorrente” non-stratificata nella quale ogni nodo (neurone) è collegato a tutti gli altri eccetto se stesso, attraverso connessioni “pesate”.

La diversità dei pesi consente al neurone operazioni di natura complessa e gli offre la possibilità di mappare concetti differenti. Una volta però che il neurone, con un meccanismo di “aggiustamento” dei pesi, mappa un concetto, si specializza nel riconoscere quello specifico concetto elementare e, una volta riconosciuto, passa l’informazione ai successivi neuroni della rete.

Più sono i neuroni più è complesso l”Albero” delle connessioni e, quindi, più complessi sono i ragionamenti e le “deduzioni” che una rete neurale può trarre.

Nessun neurone potrebbe, però, funzionare senza la presenza di una particolare funzione matematica che fa da filtro a ogni elaborazione: la sigmoide.

Non vi spaventate! Se mi avete seguìto fin qui proverò a spiegarvi anche questo concetto senza entrare nel dettaglio matematico.

Questa particolare funzione detta “a soglia” consente, per così dire, al neurone di “fissare le idee” facendo in modo che se un determinato concetto trova nella realtà conferme, a ogni conferma esso si rafforza.

I continui rafforzamenti di un singolo concetto appreso dalla rete, confermano quanto la rete ha dedotto e, a un certo punto, diventa quasi impossibile, per il singolo neurone, “cambiare idea” e di conseguenza, che la rete neurale nel suo complesso “cambi idea”, su alcuni aspetti della realtà e su alcune sue “convinzioni”.

Vi ricorda nulla questo comportamento? Insieme a vari aspetti positivi è anche la fonte di quella pessima abitudine umana che definiamo “cocciutaggine”, ora sapete che ha origine in uno specifico modello matematico: il modello di Hopfield.

Questo modo di funzionamento tipico dei neuroni è ciò che io chiamo “capacità di saturazione”.

Nei modelli “neurali” del vuoto ogni neurone è un elemento infinitesimo che è connesso agli altri in cascata, per intenderci e differenziarci dalle singole teorie, lo chiameremo per convenzione “metrone” anzichè semplicemente “neurone”.

Facciamo un esempio per capire meglio.

Immaginiamo un gruppo di persone distribuite a caso assai vicine tra loro.

Supponiamo che stiano partecipando a un grande gioco di gruppo.

Il gioco consiste in una serie di colpi sulla schiena che le persone devono scambiarsi, appena ne ricevono uno sulla propria.

In altre parole ogni persona che riceve un numero di colpi contemporanei sulla propria schiena, li interpreta come segnale per dare, a sua volta, un colpo sulla schiena della persona di fronte che gli volge le spalle, ma solo se i colpi ricevuti sono sufficienti a sbilanciarlo in avanti.

La forza che adotterà per colpire, a sua volta, la persona di fronte a lui, in questo gioco dipende dalla forza complessiva dei colpi che ha ricevuto sulla propria schiena, ma non solo da questa.

L’inclinazione, o l’angolo, che ogni persona ha rispetto alla schiena della persona che ha davanti, influenza l’effetto del colpo che può infliggere.

Un eccesso di angolazione riduce l’efficacia del colpo e, di conseguenza, l’angolo è una misura del “peso” e dell’effetto che il colpo avrà una volta sferrato.

Un importante elemento del gioco è costituito dal cambio di posizione che avviene ogni qual volta una persona si sbilancia in avanti e riprende l’equilibrio spostando i piedi.

Così facendo la sua posizione relativa nel gruppo si modifica e, così, cambia l’angolo tra le persone vicine e, quindi, cambia l’effetto che ci sarà al successivo scambio di “colpi sulla schiena”.

Sostituendo a ogni persona un “neurone”, questo gioco, in apparenza stupido, fornisce una metafora che descrive il comportamento di una rete neurale e, come essa “apprende” modificando la forma e la posizione dei singoli neuroni e la sua geometria interna.

Ma torniamo alla metafora.

Immaginate di osservare dall’alto la scena. Noterete che la “Massa” delle persone si muove e ha una dinamica che cambia la “geometria” della loro disposizione.

Se non ci sono sollecitazioni la geometria non cambia, ma ad ogni sollecitazione le persone singolarmente si spostano.

La modalità in cui i colpi inferti ad una persona che si trova al bordo esterno della massa, si propaga all’interno del gruppo dipende sia dal tipo di sollecitazione che imprimiamo dall’esterno, sia dalla forma dinamica che in quel momento caratterizza il gruppo di persone.

La geometria del gruppo di persone è, quindi, un meccanismo che incamera informazioni.

La cosa sulla quale desidero attrarre la vostra attenzione, è la formazione di “sottogruppi” stabili che hanno raggiunto una situazione di “equilibrio” e che, quindi, seppure trasferiscono l’informazione che ricevono, non sono più caratterizzati da grandi spostamenti individuali delle persone.

In buona sostanza, nella massa delle persone, si formano delle aree relativamente “stabili” che chiamiamo “cluster”. Questo cluster contiene un’informazione che, spesso, si trasferisce da gruppo a gruppo, conservando la forma.

Ognuno di questi sottogruppi costituisce e rappresenta, in una rete neurale reale, un concetto consolidato e “saturo”: ecco spiegato cosa intendo per “saturazione”; in altre parole se questo sottogruppo mantiene sia la forma che la posizione complessiva il cluster diventa, non solo una “idea dinamica”, ma una idea statica che ha preso una forma geometrica precisa e stabile.

Se proviamo ad attraversate più volte la massa di persone, ad esempio, con una moto questi sottogruppi tenderanno a non dividersi e saremo costretti a “girare attorno ad essi”.

Ora sostituiamo mentalmente il gruppo di persone con il vuoto immaginandolo pieno di neuroni che abbiamo chiamato “metroni”.

Nel vuoto, come nel gioco descritto e come in un qualunque cervello, si formano dei cluster stabili con precise forme geometriche sia macroscopiche che microscopiche: il principio di saturazione ha consentito, quindi, la costituzione di aggregati di vuoto “invisibili”, ma esistenti e stabili.

Questi aggregati potrebbero prendere la forma di veri e propri vortici e dare origine ai vari tipi di particelle oppure, rimanere solo aggregati invisibili ma stabili, con il loro bagaglio di informazioni e se volete con una loro “personalità” geometrica e reattiva.

Abbiamo trovato l’anima!

Ovviamente mi direte, forse un aggregato geometrico stabile in grado di elaborare informazioni come questo, fatto solo di vuoto, potrebbe proprio essere un’anima, ma l’anima di cui parlano filosofie e religioni, si manifestano in corpi viventi!

A questo punto sarò io a porvi una domanda: a vostro avviso come può, la materia inerte, organizzarsi per diventare vivente ed evolvere? Come possono, le strutture polimeriche, che pure sembrerebbero non avere un’intelligenza, cercarsi e aggregarsi per affinità diventando filamenti biologici sempre più lunghi? Avete mai visto in tv filmati sulle cellule viventi ciliate? Le loro ciglia si muovono in maniera intelligente e sembrano cercarsi l’un l’altra agendo come milioni di gambe intelligenti, sia singolarmente sia, soprattutto, collettivamente.

Qual è, allora, il meccanismo che le dirige? Hanno un’intelligenza individuale? Se sì, dov’è quella collettiva? E come fanno a realizzare progetti sempre più complessi in forma di esseri viventi che evolvono e cambiano adattandosi alle condizioni ambientali?

All’evoluzione darwiniana sono ormai davvero pochi a credere, ma nessuno ha il coraggio di smentirla ufficialmente: essa è divenuta un totem scientifico come il Big Bang o come l’Etere stesso.

Più che dire “ci siamo sbagliati” si preferisce metter “pezze” ai concetti che s’insiste a chiamare “scientifici” evitando discussioni, ma ora è evidente che proprio nell’Etere possiamo trovare la natura di quell’intelligenza che esiste in natura e che organizza gli esseri viventi e l’intero universo.

Ma torniamo all’anima e poniamoci il dilemma fondamentale: dando per assodata la natura intelligente e auto-organizzante del vuoto, come fa esso a comunicare con la materia vivente?

Ritorniamo, quindi, al concetto di vuoto come superfluido e immaginiamoci proprio ciò che accade con i fluidi a noi noti come l’acqua.

Chi di noi non ha mai osservato con una lente d’ingrandimento, il modo con cui l’acqua si attacca agli oggetti formando una patina?

Pensate, ad esempio, a come acqua e sapone, mescolati insieme, si legano agli anelli di plastica per le bolle dei bambini, essa vi si attacca con vigore fino a quando qualcuno non vi soffia aria.

Quando ciò accade, la bolla si forma, si chiude e svolazza in aria. Si tratta, in fondo, solo di acqua e sapone, ma sembra viva: una vera e propria cellula.

Ora immaginate un oggetto poroso come un foglio di carta assorbente e appoggiatelo sull’acqua.

L’acqua non si limita a restare sotto la superficie del foglio, ma i vuoti che sono all’interno della struttura del foglio, consentono all’acqua di penetrare in ogni anfratto del foglio stesso.

Il foglio sembra, anzi, attrarla come una calamita. L’acqua penetra all’interno del foglio e il foglio l’assorbe fino a colmarsi tutto d’acqua.

Ora immaginate di sollevarlo.

Di tutta l’acqua assorbita solo una piccola parte cadrà, il resto rimarrà attaccata al foglio e solo quando lo avremo strizzato ed esposto al calore, quell’acqua abbandonerà il foglio stesso che tornerà asciutto.

Avete intuito dove voglio condurvi, vero?

Il vuoto riempie tutto. La materia com’è noto, è composta di atomi che solo in percentuale minima sono composti di particelle, la maggior parte dello spazio interno a un atomo è colmo di vuoto!

Ebbene, non c’è materia in cui il vuoto non penetra, ma c’è un particolare tipo di materia, quella vivente, in cui il vuoto viene assorbito ma, grazie alla struttura di particolari molecole, le sue geometrie si manifestano anche a livello macroscopico.

In altre parole esistono aggregati di materia come i composti a base carbonio, che risuonano talmente bene con il vuoto che le vibrazioni collettive del vuoto stesso si manifestano in vibrazioni e movimenti degli atomi conferendo moto e corpo ai nostri “cluster” di anima.

Eppure, fin qui, abbiamo delle “anime” che, seppure intelligenti, manifestano questa intelligenza solo a livello dei moti organizzativi di singole cellule o di gruppi di cellule.

Ma l’Anima, come la intendiamo noi, è in grado non solo di pensare ma di dialogare con il nostro cervello tanto che i filosofi e le religioni non hanno mai smesso di sostenere (perché l’uomo avverte in se stesso questa sensazione), che essa esiste e vive indipendentemente dalla mente seppure dialoga continuamente con essa.

Qual è il meccanismo fisico che consente questo dialogo?

Come abbiamo sostenuto nel nostro primo articolo sull’argomento, le geometrie del vuoto e le reazioni invisibili che il vuoto offre alle sollecitazioni sono, a nostro avviso, la base per creare le condizioni energetiche “negative” che cambiano il comportamento delle particelle, consentendo l’acquisizione di quell’energia di cui hanno bisogno per muoversi in modo coordinato e organizzato.

Nel caso degli elettroni di un atomo il vuoto consente, a nostro avviso, di creare le condizioni perché un singolo elettrone, che non ha energia sufficiente, possa saltare in un orbitale più alto.

Fatto ciò l’elettrone, non possedendo l’energia necessaria a rimanere al livello energetico più alto, torna al suo posto originario ed emette un fotone.

Questo fenomeno, in apparenza paradossale, noto in fisica quantistica come “effetto tunnel” è anche la base dell’emissione e della formazione spontanea di particelle dal vuoto, così come prevede già la quantistica. La differenza sostanziale è che questi fenomeni sono tutt’altro che casuali, secondo quanto abbiamo esposto, ma sono il frutto di correlazioni e reazioni del vuoto che avvengono all’interno della sua struttura geometrica come frutto di una forma che possiamo grossolanamente definire come una sorta “ragionamento”.

Per poter dialogare con il vuoto, secondo questa nostra teoria (teoria non ancora dimostrata ma assai probabile oltre che logica) occorre avere meccanismi che “intercettano” questi salti quantici e li trasformano in segnali che l’organismo, e il cervello in particolare, può elaborare.

Interrompiamo qui questo “passo lungo” teorico e torniamo alla realtà e attualità della ricerca scientifica, per verificare quanto davvero sia distante la realtà dei fatti da questa nostra intuizione.

Come avrete intuito, anche per questo dilemma la scienza ha già trovato una risposta seppure, a nostro avviso, non s’è ancora posta la domanda giusta: questo meccanismo è nel modello denominato ORCH-OR ideato da Stewart Hameroff e Roger Penrose.

Il modello si basa, non a caso, sul meccanismo quantistico e sui Vetri di Spin e coinvolge proprio i “canali” di scambio delle informazioni che connettono i neuroni del nostro cervello: i dendriti e gli assoni, grazie al materiale dal quale sono costituiti: un particolare polimero detto “tubulina”.

La tubulina ha due fondamentali caratteristiche: in primo luogo si comporta come una rete neurale essa stessa proprio perchè è descritta dal modello a Vetri di Spin che, come abbiamo detto, è una estensione del modello di Hopfield; in secondo luogo è sensibile al fenomeno del tunnel quantistico, ovvero proprio ai fenomeni di “salto quantico” con creazione di energia dal vuoto, che abbiamo supposto essere il meccanismo alla base di tutti i fenomeni quantistici prodotto, a nostro avviso, proprio dalle dinamiche “neurali” del vuoto.
neurone

Ecco il collegamento che cercavamo: la tubulina, oltre che trasmettere i segnali tra i neuroni, oltre che elaborare essa stessa in maniera autonoma informazioni, può acquisire e trasferire segnali dal vuoto neurale al cervello attraverso l’effetto tunnel.

Ecco, quindi, come si manifesta l’intelligenza del vuoto, o se volete l’Anima, al nostro cervello e come noi l’avvertiamo.

Evidentemente ciò che avvertiamo non è il vuoto direttamente, ma quella parte di vuoto “intrappolata” nel nostro corpo e, per così dire, strappatasi al vuoto stesso alla nostra nascita.

Quella parte di vuoto neurale che riteniamo sia l’Anima, ritornerà al vuoto con la morte fisica del corpo e la sua conseguente disgregazione cellulare, portando con se tutte le informazioni che ha scambiato ed acquisito dal nostro cervello nel corso della vita.

Abbiamo, quindi, individuato la natura fisica e dinamica di tre livelli d’intelligenza neurale.

Oltre ai neuroni del cervello vi è la tubulina, come affermato dal modello ORCH-OR; a questi due livelli se ne aggiunge un terzo costituito dal cluster del vuoto che costituisce la nostra anima neurale, e che funge da interfaccia verso il vuoto che colma l’Universo.

Potremmo estendere il ragionamento proprio basandoci sul meccanismo di saturazione e desumere che la nostra Anima, fatta di vuoto neurale, non è un pezzo monolitico, ma si aggrega a strati, come una cipolla, proprio a causa del fenomeno di evoluzione e crescita del corpo.

E’ assai probabile, infatti, che l’evoluzione storica del nostro corpo dalla nascita fino alle prime manifestazioni delle emozioni e pian piano fino alla comparsa dei primi comportamenti di apprendimento intelligente, determini almeno una suddivisione dell’Anima in almeno tre strati di vuoto sovrapposti.

Il primo che governa direttamente l’evoluzione delle cellule e il meccanismo di crescita interagendo, sempre grazie all’effetto tunnel, con le informazioni genetiche e con i legami idrogeno nel DNA; il secondo apprende le fenomenologie sensibili, dalle reazioni sensoriali e di qui, in seguito, quelle emotive; il terzo, invece, si presenta quando cominciano a dipanarsi i primi ragionamenti e l’intelligenza vera e propria.

Vi ricorda nulla? Sono proprio gli strati del cosiddetto corpo animico previsto da numerose religioni e discipline orientali, ottenuto semplicemente applicando il fenomeno fisico della saturazione che è espresso dalla matematica dell’“effetto soglia” nella funzione sigmoide di una rete neurale di Hopfield.

Con questo abbiamo gettato uno sguardo avanti nel futuro della ricerca di almeno una decina di anni, semplicemente applicando meccanismi elementari logico-deduttivi ed estendendo un modello che si sta confermando nei laboratori e negli osservatori di tutto il mondo, di mese in mese, se non di giorno in giorno: la natura neurale del vuoto.

Ovviamente non pretendete da un fisico classico “comune” l’apertura mentale e l’umiltà che occorre per un balzo mentale così coraggioso. L’umiltà la troverete solo nei geni della fisica che “sanno di non sapere” e che amano lanciare il cuore e la mente oltre il fosso ove altri si fermano perché, come amava affermare Max Plank

“Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione ai quali i nuovi concetti diventano familiari”

Purtroppo.

Sabato Scala

sabatoSabato Scala è Ingegnere elettronico e ricercatore indipendente ha elaborato e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche e proposto una personale teoria dei processi cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del paradigma olografico, la possibilità di adozione del suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di qualunque processo fisico classico o quantistico.

Negli ultimi anni, ha approfondito il fenomeno della coscienza (individuale e collettiva) e il relativo legame con la meccanica quantistica riprendendo il lavoro pionieristico di Carl Gustav Jung e Wolfgang Pauli sulla base dei nuovi modelli da lui proposti, giungendo alla elaborazione di una vera e propria scienza del simbolo e degli archetipi collettivi. Ha, altresì, compiuto ricerche innovative nell’ambito storico-umanistico, interessandosi ai movimenti iniziatici del cristianesimo primitivo. Ha all’attivo numerose pubblicazioni scientifiche e a carattere divulgativo e svolge un’intensa attività di conferenziere in Italia e all’estero. Autore del libro “La Fisica di Dio“ e del “Manuale Scientifico per l’Interpretazione dei Sogni e dei Simboli” per Infinito Editori di Torino.

fonte http://www.altrogiornale.org/immortalita-a...to-superfluido/

orso in piedi
 
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view post Posted on 29/2/2016, 11:27

Guida Spirituale

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Cambiare il corso degli eventi con l’intenzione: il vuoto neurale come Matrix

Nella scena finale del primo dei tre film nella trilogia “Matrix” girato nel 1999, il protagonista Neo, collegato a un’interfaccia neurale, ingaggia la battaglia finale con Matrix.

Matrix è un programma che inganna gli uomini per tenerli continuamente in stato di sonno, in questo modo i loro corpi possono essere usati come inesauribile fonte di energia per le macchine che hanno preso il controllo della terra.

Lo strumento d’inganno di Matrix è il sogno, in altre parole l’impossibilità per l’uomo, durante lo stato di sonno e quindi nel sogno, di distinguere la realtà dalla fantasia creata da Matrix.

Indipendentemente dalla fantasia e dal successo della pellicola, è indubbio che lo scopo del regista é quello di stimolare continuamente un cambio di prospettiva nel modo di guardare il mondo reale, utilizzando lo strumento della fantasia cinematografica.

Questo cambio di prospettiva è chiaro proprio nella scena finale nella quale Neo, dopo essere sfuggito a mille trappole, cade nell’ultima e viene ucciso.

E’ a questo punto che il regista ci propone la domanda chiave: ma se Matrix è un’illusione perché Neo dovrebbe morire anche nella vita reale?

Nel film il cuore di Neo si ferma davvero, ma a quel punto si comprende che la morte reale è solo la conseguenza, non necessaria, della morte virtuale in Matrix; essa è niente più che una delle regole di Matrix che può, come tutte quelle precedenti già aggirate da Neo, essere a sua volta violata: ma come?

L’abitudine di Neo e l’esercizio alla concentrazione e meditazione per separare i segnali di Matrix, (che asservivano la sua volontà attraverso la paura) da quelli della sua coscienza, gli permette di vedere l’intima sequenza dei “percorsi” elaborativi di Matrix e, quindi, di prevedere le mosse che Matrix avrebbe compiuto con una tale precisione da superare la sua velocità di elaborazione e da anticipare i colpi degli agenti virtuali che lo volevano uccidere.

Questa consapevolezza della virtualità di Matrix, insieme alla capacità e all’esercizio, consente a Neo di venire fuori dall’ultima simulazione e di violare i fondamenti logici delle “regole del gioco”, attraversando e traguardando letteralmente le proiezioni di Matrix e inducendo in Matrix un’ illogicità di fondo che genera una reazione a catena in grado di bloccare la macchina.

In quel momento la morte reale causata dalle regole di Matrix è vinta e, al contempo, è temporaneamente sconfitta Matrix, bloccata in un loop di conflitti logici.

Al contempo il loop nel mondo virtuale provoca un blocco delle macchine reali che stanno assaltando la Nabucodonosor su cui Neo stesso si trova.

In altre parole, se la morte di Neo è solo una regola di Matrix ed è virtuale, la vittoria di Neo contro Matrix è un fatto reale con coseguenze reali.

La promessa di Neo agli umani, e quindi anche agli spettatori, negli ultimi fotogrammi, è che da quel momento avrebbe fatto in modo di rivelare al mondo l’inganno.

La finzione cinematografica genera, comunque, un dubbio nello spettatore: e se non fosse solo un film? Per quanto assurdo possa apparire, questa è tuttaltro che una domanda “folle”.

Nei tre precedenti articoli dedicati a quello che ho chiamato “Modello Neurale” della gravità quantistica o se volete del vuoto, ho mostrato la possibilità che il vuoto sia una struttura governata nelle sue più intime dinamiche dalle medesime regole che governano i neuroni del nostro cervello, e che entrambi sono rappresentabili con un preciso modello matematico, il modello di Hopfield.

Questa possibilità è già allo studio della fisica, e non solo di quella teorica.

Negli ultimi 5 anni si è avuta una forte accelerazione della ricerca in questo senso, con il susseguirsi di esperiementi di laboratorio e di teorie della gravità quantistica che, tutte insieme, convergono verso quella che viene chiamata “natura emergente” del vuoto, ovvero una intrinseca capacità di elaborare informazioni e di evolvere generando fenomeni reali e, quindi, tutta la materia che vediamo intorno a noi.

Molte delle presunte “verità” della fisica classica, insieme alle interpretazioni della fisica quantistica hanno finito per superare il dogma della casualità, e per convergere verso l’esistenza di un substrato finalistico legato alla natura del vuoto e dei fenomeni connessi alla gravità.

Da queste ricerche emerge che questo substrato, senza violare le leggi stocastiche della quantistica, si move e fa muovere gli strani fenomeni che governano il mondo submicroscopico. Le sperimentazioni recentemente condotte, hanno ridato vigore a interpretazioni di questo tipo, come, ad esempio, quella di Bohm.

Architetto MatrixIn essa si prevede qualcosa di assai simile alle “variabili nascoste” ipotizzate da Einstein, in altre parole sostiene che esiste un meccanismo di “governo” e legami non ancora indagati, dietro l’apparente casualità dei fenomeni quantistici.

Tra tutte le teorie proposte quella connessa alla possibile di una natura fluidica, o meglio supergfluidica e polare del vuoto e quindi alla conseguente possibilità di usare un modello fondamentalmente neurale come quello di Hopfield per descriverla, è di certo quella più intrigante e dalle conseguenze più straordinarie.

Un vuoto neurale che pervade tutto è, in sostanza, la stessa tesi che nel 1999 era prospettata nel film. Del resto, tra le righe della nararzione, emerge evidente che Matrix non può che essere una simulazione neurale che segue le stesse regole del cervello umano; senza questa premessa che viene suggerita ma non dichiarata allo spettatore, sarebbe impossibile un dialogo tra la macchina ed i neuroni dei protagonisti.

Se, quindi, torniamo a noi e al modello neurale della gravità quantistica, o del vuoto, ciò che manca è qualcosa di simile alla interfaccia di collegamento che nel film Matrix appare rappresentata da un tubo con un lungo ago applicato nella parte posteriore della testa.

L’ago penetra nel cranio e arriva fino alla zona limbica ove risiedono le parti più antiche della mente umana e dove dimorano istinti e con essi paure ed emozioni.

Anche quest’aspetto non é sottolineato nel film, ma è suggerito a un occhio appena più attento ed esperto.

Dov’è, quindi, questa interfaccia che collega il vuoto neurale al nostro cervello?

Come abbiamo già ampiamente illustrato nel precedente articolo dal titolo “L’Immortalità dell’Anima e le recenti scoperte sul vuoto superfluido”, Roger Penrose e Stewart Hameroff hanno elaborato un modello per spiegare la coscienza e la mente, denominato ORCH-OR.

Esso individua nel meccanismo quantico dell’effetto tunnel nella tubulina di cui sono composti i collegamenti tra neuroni, il fenomeno che consente l’interazione tra cervello e la gravità quantistica, e quindi nel nostro caso, il dialogo con il “vuoto neurale”.

La cosa straordinaria di questo modello è, però, che i fenomeni quantistici negli organismi viventi, oltre che essere un veicolo per il trasferimento d’informazioni da e per il vuoto, si manifestano in maniera “orchestrata” (da qui il nome della teoria), a temperature e con dimensioni macroscopiche ben al di là delle previsioni della quantistica.

Abbiamo, quindi, tutti gli ingredienti previsti nel film e, di conseguenza, le domande paradossali che in Matrix il regista pone allo spettatore non sono più il frutto solo di una fervida fantasia ma assumono una dimensione reale, seppure ancora non completamente dimostrata sperimentalmente.

Con questo voglio suggerire che siamo in preda a pericoli analoghi a quelli del film? Ovviamente no, e sarebbe non solo inutile ipotizzarlo ma paralizzante e deprimente.

Cerchiamo, invece, di attenerci ai fatti, seppure ancora non dimostrati pienamente dalla scienza.

Il primo quesito da porci è se il meccanismo dell’“abitudine” che nel film tiene paralizzati gli uomini vincolati al loro sogno eterno, non abbia, per caso, una radice proprio nell’algoritmo essenziale che governa la nostra mente e, di coseguenza, anche il vuoto neurale.

Il fenomeno della pervasività delle convinzioni che limitano la nostra azione e delle abitudini che tracciano la maggior parte dei momenti della nostra vita, conduce già da solo, a una risposta affermativa.

In realtà lo stesso modello di Hopfield e le sperimentazioni al computer su algoritmi di simulazione di reti neurali che adottano questo principio, mostra che il meccanismo delle “convinzioni limitanti” è intrinseco alla matematica stessa di una rete di Hopfield.

Lo abbiamo già descritto nel precedente lavoro e ci torniamo, quindi, brevemente.

Perché una rete di Hopfield possa apprenedere e “mantenere” le informazioni che ha appreso, ha necessità di una specie di “inerzia” che conserva e rafforza un concetto che si dimostra essere valido nel corso delle esperienze. Questo rafforzamento produce una sorta di “saturazione” della rete che le impedisce di rimettere in discussione quanto già appreso, se il singolo concetto è stato confermato più e più volte in passato.

Si produce, così, una situazione talmente “consolidata” e convinzioni talmente forti che la rete è congelata in queste convinzioni ed è quasi impossibile tirarla fuori da questo loop.

Ho, però, detto <<quasi>>.

Esistono, infatti, due modi per tirar fuori una rete neurale dalle sue convinzioni, passando o per una drastica e drammatica crisi che mette in dubbio tutte le convinzioni e che costringe la rete a ripartire da zero, oppure attraverso un approccio più morbido fatto di una serie mirata di informazioni che scardinano alla radice le convinzioni della rete.

Matrix Neo Architetto

Nella vita reale ciascuno di noi ha sperimentato quanto possano essere dolorose le conseguenze di rilevanti cambi di vita dovuti a esperienze che ci costringono, senza possibilità di fuga, a cambiare le nostre abitudini drasticamente.

Chi ha sperimentato queste situazioni di vita sa quanto, alla lunga, possano far bene ala nostra mente e abituarla a rimanere più aperta e a non dare per scontate cose che tali non sono.

Non serve, per fortuna, augurarsi una disgrazia per cambiare modo di pensare ed aprire la mente, è sufficiente adottare una metodica tratta dalla Programmazione Neuro Linguistica e dal mondo della psicologia: la “rottura di schema”.

La nostra mente, come ebbe a dimostrare Pribram è intrinsecamente olografica, in pratica non c’è convinzione o pensiero che non sia intimamente legato a frammenti di tutte le altre esperienze della nostra vita, al punto tale che diviene inseparabile da esse.

Questa caratteristica, come abbiamo anche esposto nel nostro testo “La Fisica di Dio”, è intimamente legata al modello di rappresentazione delle informazioni e delle idee di una rete neurale di Hopfield che usa il medesimo meccanismo (per i più avvezzi alla matematica sto parlando del principio della trasformazione di Fourier) con il quale sono realizzate le lastre olografiche.

Tale meccanismo, puramente matematico, fa si che la conoscenza venga rappresentata come somma di parti elementari ordinate per importanza. Di conseguenza le esperienze sono, ciascuna, un percorso costituito da una sequenza di queste parti elementari, le stesse che si trovano in tutte le altre esperienze.

Questo modello di rappresentazione della conoscenza consente un confronto rapido per similitudine tra le esperienze ed è alla base dei nostri processi cognitivi.

La condizione particolarissima e ottimale con cui le informazioni e le idee sono mappate senza distinzione in un’unica struttura di reti di concetti elementari, ci fa capire che una crisi seria in un singolo concetto, che sia cardine su cui poggiano altri, si ripercuote a catena, non solo sulle idee più prossime al concetto rivelatosi falso, ma in tutto il modo di pensare e addirittura di vivere della persona.

Ecco, quindi, che imporsi di cambiare negozio dove fare la spesa, o di cambiare l’orario nel quale si fa quella determinata attività, o non fare qualcosa, che si è soliti fare in quel preciso modo, induce una “rottura di schema” che si ripercuote, a catena, su tutto il nostro modo di essere e di vivere, seppure il gesto che abbiamo compiuto appare banale e del tutto scollegato dalle nostre altre abitudini e convinzioni.

Perché, però, la “rottura di schema” abbia un effetto permanente e induca una vera e propria trasformazione delle connessioni neurali e del modo stesso di affrontare i problemi e la vita, occorrono quattro condizioni:

Che la rottura di schema sia, innanzitutto, un atto intenzionale e volontario.
Che riguardi più aspetti della nostra vita e in particolare quelli che meno tendiamo a mettere in discussione.
Che comporti un’apertura e disponibilità a indagare e riflettere sui cambiamenti che quel gesto o quell’abitudine ha comportato
Che non sia un fatto sporadico, ma divenga un esercizio continuo e, alla fine, l’unica abitudine positiva che possiamo prendere: rimanere aperti e ricettivi, e pronti a rimetterci in discussione.

Questo lavoro sul “Modo di pensare” è, però, solo l’inizio di una trasformazione che cambia il nostro modo di vivere. In fondo è ciò che fa Neo in Matrix nelle prime scene.

Il secondo aspetto su cui lavorare sono le proprie paure poiché sono queste che ci rendono controllabili socialmente. Ma come possiamo superare paure che provengono dalle parti più profonde della psiche?

L’unico modo possibile è indagarle a fondo e, soprattutto, scoprire quante volte le nostre paure si sono trasformate in fatti reali e non sono, invece, rimaste solo inutili e paralizzanti previsioni negative oppure anche quante volte siamo riusciti a superare i momenti critici ben oltre le nostre negative previsioni.

Il “vedere positivo” è un’altra ottima abitudine che occorre prendere per evitare di rimanere paralizzati dalle nostre previsioni negative e non vedere le soluzioni che l’abitudine a “rompere gli schemi” ci prospetta.

Il terzo aspetto per questo processo di liberazione intenzionale dai vincoli dell’abitudine è l’imprevedibilità che si acquisisce con l’abitudine di trovare nuove soluzioni che ci svincolano dai lacci nei quali chi vuole controllarci ci pone. Occorre non trovarsi mai sulla linea del “mirino della pistola” che sta per spararci addosso e, quando capita, usare la fantasia per trovare quella improbabile ed impensabile scappatoia che sfugge a chi ci crede già soggiogati. In questo modo, l’abitudine alla rottura di schema attiva un istinto che ci consente di intuire il corso delle cose prima che accadano.

Matrix system failureIn altre parole l’abitudine alla “rottura di schema” stimola la nostra capacità di osservazione e l’intuito, e ci consente di riconoscere gli schemi altrui e prevedere intuitivamente e rapidamente le mosse prima che gli altri le compiano, anticipandole con azioni “fuori dagli schemi”.

Sempre operando il paragone con Neo in Matrix è esattamente ciò che Neo fa quando anticipa le mosse degli avversari, ma è ciò che non fa quando si fida ciecamente della guida “esterna” che lo conduce nella trappola dell’ultima stanza dove verrà, temporaneamente, ucciso.

vuoto neuraleA questo punto i paragoni con la storia di Neo in Matrix vi avranno già suggerito una domanda di questo tipo: “Neo riesce a bloccare i proiettili! Vorresti dire che possiamo fare lo stesso?”.

Questo ci condurrebbe, inesorabilmente, al quarto punto rimasto in sospeso.

Purtroppo qualunque risposta io vi dia a questa domanda confermerebbe solo una convinzione che già avete prim’ancora che io vi risponda. Perciò, mi spiace, ma non risponderò.

Matrix pillola rossa - bluCiò che posso dirvi é: ricavatela da soli da quanto vi ho detto e applicando il metodo della “rottura di schema” e, poi, rispondete alla stessa domanda che Morpheus pone a Neo in Matrix: “Pillola blu o pillola rossa?”

Sabato Scala

sabatoSabato Scala è Ingegnere elettronico e ricercatore indipendente ha elaborato e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche e proposto una personale teoria dei processi cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del paradigma olografico, la possibilità di adozione del suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di qualunque processo fisico classico o quantistico.

Negli ultimi anni, ha approfondito il fenomeno della coscienza (individuale e collettiva) e il relativo legame con la meccanica quantistica riprendendo il lavoro pionieristico di Carl Gustav Jung e Wolfgang Pauli sulla base dei nuovi modelli da lui proposti, giungendo alla elaborazione di una vera e propria scienza del simbolo e degli archetipi collettivi. Ha, altresì, compiuto ricerche innovative nell’ambito storico-umanistico, interessandosi ai movimenti iniziatici del cristianesimo primitivo. Ha all’attivo numerose pubblicazioni scientifiche e a carattere divulgativo e svolge un’intensa attività di conferenziere in Italia e all’estero. Autore del libro “La Fisica di Dio“ e del “Manuale Scientifico per l’Interpretazione dei Sogni e dei Simboli” per Infinito Editori di Torino.


da http://www.altrogiornale.org/cambiare-il-c...le-come-matrix/

Tutto questo può far paura,come fa paura la libertà ad uno che è stato sempre schiavo.
La conoscenza e la consapevolezza ci renderanno finalmente liberi.

orso in piedi
 
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view post Posted on 9/3/2016, 10:58

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La Fisica è a una svolta storica ma pochissimi se ne sono accorti

Sono ormai quotidiane le notizie su nuove prove scientifiche a favore dell’esistenza di un substrato causale e di un “mondo di retroscena” che sottende ai fenomeni quantistici.

Giorno per giorno appare sempre più chiaro che l’interpretazione “casuale” di tali fenomeni, ovvero l’interpretazione di Copenaghen, é superata dai fatti sperimentali.

La notizia più recente risale al 23 febbraio 2016, giorno in cui é apparso su “Scientific American” un articolo dal titolo “Risolto il paradosso delle traiettorie surreali dei fotoni“ relativo alla verifica sperimentale della correttezza dell’interpretazione Bohmiana della quantistica.

Ma cosa cambia con questa scoperta?

Nell’interpretazione di Bohm, i fenomeni quantistici sono tutt’altro che casuali, esiste, infatti, una funzione reale e quindi non semplicemente probabilistica, che “guida” sempre e comunque le traiettorie delle particelle.

In altre parole si riporta in vita una visione deterministica della realtà fisica, seppure parzialmente diversa da quella nota nella fisica classica.

Le particelle finiscono per avere traiettorie ben definite e viene introdotta una cosiddetta “onda pilota” che traccia una sorta d’invisibile autostrada lungo cui viaggiano i fotoni e quindi l’energia che determina i cambiamenti di stato di ogni particella.

Non si nega, quindi, l’essenza probabilistica delle funzioni della MQ, ma essa viene connessa unicamente all’impossibilità di conoscere le condizioni iniziali in cui si trova la particella senza violarne lo stato (principio d’indeterminazione di Heisenberg).

Esiste, quindi, una sorta di tessuto sottostante che definisce il modo in cui la particella agirà una volta “osservata” attraverso lo strumento di misura.

Sparisce, quindi, la casualità assoluta connessa al collasso della funzione d’onda ovvero all’evento della “Misura” che determina un passaggio con caratteristiche del casuali ed imprevedibili di una particella, dal mondo della meccanica dei quanti a quella classica.

Questo salto di qualità non rende, però, ancora chiara la direzione che stanno prendendo i ricercatori e la convergenza tra diversi studi e ricerche, che ha subito una particolare accelerazione proprio tra la fine del 2014 ed il 2015.

Il “Mondo di retroscena” di Prigogine e di Bohm, stà avanzando a sempre maggiore velocità, prendendo la nitida forma della reintroduzione di un mezzo di “trasmissione” dell’informazione a effetto istantaneo (come quello previsto dalla “onda pilota” di Bohm) sparito all’inizio del secolo scorso: l’Etere.

La forma con cui questo “scomodo intruso” è ritornata è quella degli studi sui superfluidi e sulla sempre più probabile natura fluida, o meglio “superfluida” del vuoto.

Alcuni lavori che ho già segnalato già in passato anche su Altrogiornale, e che oggi sono ancora assai poco conosciuti e studiati, figureranno tra pochi anni tra i “classici” della fisica come vere e proprie pietre miliari per uno storico e radicale cambio di paradigma.

Ve ne sono tanti e tutti assai recenti, ma tra questi mi piace citare, oggi, “Physical vacuum is a special superfluid medium” di Valeriy Sbitnevi, pubblicato il 13 maggio 2015 su “Selected Topics in Applications of Quantum Mechanics“.

Questo lavoro è intimamente collegato alla pubblicazione di “Scientific American” e all’esperimento che conferma la natura Bohmiana della quantistica.

In esso, infatti, Sbitnevi mostra come il modello “superfluidico” del vuoto, ed in particolare le equazioni di Navier-Stokes, che descrivono la dinamica macroscopica dei vortici e dei moti nel fluidi, siano una diversa forma matematica della interpretazione Bohmiana della MQ e della “onda pilota” .

In altre parole un Etere in forma di vuoto superfluido è, matematicamente, affine all’interpretazione di Bhom della equazione di Schroedinger.

Precisiamo ancora meglio il concetto perché non sfugga il salto di qualità che si stà compiendo.

Il Vuoto Superfluido e la interpretazione di Bhom coincidono e il “Mezzo” che consente di diffondere ovunque e istantaneamente l’informazione di correlazione che da vita ai fenomeni di entanglement quantistico.

I fenomeni della meccanica dei quanti sono, quindi, matematicamente ricavabili dalle equazioni che descrivono il modo vorticoso in un superfluido.

A questo rilevantissimo e naturale secondo passaggio si aggiunge il terzo ancora più rilevante sul quale mi sono soffermato sia nel nostro libro “La Fisica di Dio”, sia negli articoli divulgativi che ho pubblicato su Altrogiornale e che può essere compreso senza grande sforzo, sfogliando gli articoli relativi alle ricerche sperimentali sui superfluidi.

Alcuni lavori, sempre recenti, infatti propongono l’uso di un modello noto con nome di “Vetri di Spin”, e quindi del modello di Ising, ovvero di una estensione del modello neurale di John Hopfield, per modellare sostanze in stato superluifo come l’Elio 3.

In particolare i Vetri di Spin e, di conseguenza un modello affine alle reti neurali di Hopfield, è adoperabile per descrivere matematicamente bene le dinamiche e i vortici in una sostanza superfluida.

Non ci vuole molto a comprendere che questi studi portano a ritenere che il passo tra una descrizione “NEURALE” dell’Elio 3 e quella NEURALE DEL VUOTO superfluido è brevissimo. In altre parole, il salto che attendevamo per riportare al centro un modello deterministico (seppure nei termini indicati da Bohm) connesso alla natura neurale del vuoto è alle porte.

Ma torniamo al modello proposto da Bohm.

Esso è intrinsecamente olografico, ovvero prevede che l’informazione sia distribuita in modo uniforme ovunque, in tal modo consente la “Istantaneità” della propagazione delle correlazioni attraverso una “onda pilota” e, con essa, l’istantaneità dei fenomeni di entanglement.

Karl Pribram, con le sue sperimentazioni sulla retina dei gatti, ha mostrato in laboratorio quanto era già stato reso noto dalla matematica delle reti neurali: il cervello opera in modo intrinsecamente olografico. A questo punto il cerchio si chiude.

Il modello olografico che Bohm cercava e che non era riuscito a trovare, è quello neurale di Hopfield, o se si vuole é il modello di Ising che descrive le dinamiche del vuoto superfluido.

Le conseguenze della scoperta che il vuoto e i meccanismi della gravità quantistica operano con le stesse leggi ed equazioni che governano il nostro cervello, appaiono straordinarie e fantascientifiche anche a una mente profana.

Nei prossimi anni, quindi, è assai probabile, se questi studi troveranno conferme, che la natura “Non casuale” ma finalistica dell’Universo produrrà una vera e propria rivoluzione della scienza che riguarderà tutti i settori dello scibile.

Consentitemi, in chiusura, una triste profezia: alcuni italiani figureranno tra i primi nomi in queste scoperte, ma tutti proverranno da contesti di ricerca che operano fuori dal nostro paese e non per mancanza di finanziamenti, ma per una tendenza tutta italiana a privilegiare ed esaltare il peggio e la mediocrità in tutti i settori, allontanando innovazione, capacità e inventiva.

Sabato Scala

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE… ovvero 6 passi per arrivare al VUOTO NEURALE:

Conferme sperimentali sulla natura casuale della Meccanica dei Quanti e convalida della interpretazione di Bohm contro quella di Copenagen:
“Risolto il paradosso delle traiettorie surreali dei fotoni” – Le Scienze, 22 febbraio 2016
Il vuoto come superfluido:
“Astrophysical constraints on Planck scale dissipative phenomena” Stefano Liberati1 and Luca Maccione – PHYSICAL REVIEW LETTERS, aprile 2014
Il vuoto come superfluido: dalla fluidodinamica (Navier –Stokes) alle equazioni della Meccanica dei Quanti (Shroedinger):
“Physical Vacuum is a Special Superfluid Medium”, “Selected Topics in Applications of Quantum Mechanics“, book edited by Mohammad Reza Pahlavani, ISBN 978-953-51-2126-8, Published: May 13, 2015 under CC BY 3.0 license. © The Author(s).
Applicazione del modellio di Ising al vuoto superfluido: Il modello di Ising per la descrizione della dinamcia dei superlfuidi :
“Dynamics of a Quantum Phase Transition: Exact Solution of the Quantum Ising Model”, Jacek Dziarmaga – PHYSICAL REVIEW LETTERS, dicembre 2015 ;
Il modello neurale di Hopfield dal modello di Ising come isomorfismo:
“Neural Networks – A Systematic Introduction”, CAP 13 – Springer-Verlag, Berlin, New-York, 1996
Il modello neurale di Hopfield appplicato al vuoto :
“Quantum Gravity as a Network Self-Organization of a Discrete 4D Universe” Carlo A. Trugenberger – PHYSICAL REVIEW LETTERS gennaio 2015

Sabato Scala è Ingegnere elettronico e ricercatore indipendente ha elaborato e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche e proposto una personale teoria dei processi cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del paradigma olografico, la possibilità di adozione del suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di qualunque processo fisico classico o quantistico.

Negli ultimi anni, ha approfondito il fenomeno della coscienza (individuale e collettiva) e il relativo legame con la meccanica quantistica riprendendo il lavoro pionieristico di Carl Gustav Jung e Wolfgang Pauli sulla base dei nuovi modelli da lui proposti, giungendo alla elaborazione di una vera e propria scienza del simbolo e degli archetipi collettivi. Ha, altresì, compiuto ricerche innovative nell’ambito storico-umanistico, interessandosi ai movimenti iniziatici del cristianesimo primitivo. Ha all’attivo numerose pubblicazioni scientifiche e a carattere divulgativo e svolge un’intensa attività di conferenziere in Italia e all’estero. Autore del libro “La Fisica di Dio“ e del “Manuale Scientifico per l’Interpretazione dei Sogni e dei Simboli” per Infinito Editori di Torino.

Fonte http://www.altrogiornale.org/la-fisica-e-a...e-sono-accorti/

Ringrazio Sabato Scala che da corpo e voce a ciò che ho semre "sentito" essere vero.

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view post Posted on 21/3/2016, 18:16

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Vadim Zeland e i sette principi dello specchio

Di Vadim Zeland abbiamo parlato in un articolo del 2013 che proponeva un’intervista inedita e nel 2009 presentammo il Transurfing e lo Spazio delle Varianti che sono alla base della sua teoria.

Vadim Zeland è una persona molto discreta che non desidera notorietà e non ama parlare di sè. Di origine russa è un ex-fisico e ricercatore di fisica quantistica. Il suo solo desiderio è condividere una Conoscenza della quale non si ritiene autore ma solo il tramite.

Ha scritto diverse pubblicazioni di cui 8 su 9 sono attualmente tradotte in lingua italiana ed è certamente conosciuto per la sua prima triologia del “Reality Transurfing“.
Questa Conoscenza, come precisa Vadim Zeland, è la stessa che sta alla base anche della teoria proposta dalla famosissima pubblicazione “The Secret” ma nel Transurfing l’approccio è differente, è un differente modo di rapportarsi alla realtà:

“Il Transurfing non è una tecnica di auto-miglioramento, ma un modo di pensare e di agire per ottenere quello che vuoi. Non lottare per ottenerlo, ma semplicemente ottenerlo. E non si tratta di cambiare se stessi, si tratta di tornare al proprio vero sé. E‘ molto semplice.”

Infatti, a differenza del noto best-seller precedentemente citato, Zeland continua dicendo:

“Non credo che la vita umana possa essere migliorata con la rivelazione dei “dieci segreti del successo”. Anche perché, se non altro, ad ogni persona occorrerebbe una serie individuale di questi “segreti”. Le regole generali per la gestione della realtà secondo i concetti del Transurfing possono essere formulati come i “sette principi dello specchio”.

Il mondo, come uno specchio, riflette il tuo atteggiamento.
Il riflesso si forma nell’unità di anima e mente.
Lo specchio della dualità riflette con un ritardo.
Lo specchio rileva il contenuto delle relazioni, ignorandone la provenienza.
Non pensare a quello che non vuoi, ma a ciò che ti stai sforzando di raggiungere.
Lascia andare la presa e permetti al mondo di muoversi con le varianti attuali.
Percepisci qualsiasi cosa come un segnale positivo.


Zeland ritiene che sia molto semplice; la stessa verità è semplice. Ciò che è complicato è il mondo nel quale viviamo e le sue false necessità che le persone scambiano per obiettivi da perseguire come realizzazione personale, dimenticando che sono invece state create per vendere prodotti.

Per meglio comprendere quello che Vadim Zeland vuole indicarci e come occasione di approfondimento di questa Conoscenza, riportiamo la sua più recente intervista rilasciata ad agosto 2015 :

D. Chi è Vadim Zeland?

Quando mi viene chiesto dai lettori affascinati “Chi sei tu, Vadim Zeland?”, di solito rispondo “Io non sono nessuno (di speciale)”. La mia biografia (la mia vita) non può e non deve essere di alcun interesse, in quanto non sono stato io che ha creato il Transurfing, ho semplicemente fatto da canale di antica Conoscenza che dà accesso ad un mondo in cui l’impossibile diventa possibile.

Se si seguono alcune regole, l’ordinaria realtà smette di essere qualcosa di completamente esterno e incontrollabile, – si può imparare a dirigerla! E per incanalare tale conoscenza senza distorsioni personali, dovrei davvero essere “nessuno”, solo “un recipiente vuoto”. Il grande mistero è ancora segreto, proprio perché è incredibilmente semplice – la verità sta in superficie, e richiede solo un vettore per portare quella verità alle persone. In questo caso una personalità non ha alcuna importanza.

Ciò che sono di vero interesse (sono?) i custodi che mi hanno passato l’antica conoscenza. Tuttavia anch’essi tendono a rimanere sullo sfondo. Ho 45 anni. Prima del crollo dell’Unione Sovietica, facevo ricerca nel campo della fisica quantistica, poi mi sono impegnato in tecnologie informatiche, e ora sono uno scrittore a tempo pieno. Vivo in Russia. Tutto il resto non ha importanza.

D. Come ti è venuta l’idea del Transurfing?

Il Transurfing non è un’idea, e non emerge da nessuna parte. E ‘antica Conoscenza che ci è giunta da un tempo lontano di millenni. Questa conoscenza è stata data a me, e la sto ancora ricevendo in modo trascendentale. Nessuno me l’ha mai insegnata, né avevo mai letto a riguardo. Semplicemente l”informazione arriva a me di sua iniziativa – non riesco a spiegare il modo in cui accade.

Io sono una persona comune, che non comunica con spiriti o alieni. L’unica personalità che potrei chiamare mio Maestro è l’Osservatore – è uno dei custodi delle antiche Conoscenze, che una volta mi è apparso in sogno. Dopo di quello ci fu un flusso di informazione. L’incontro con l’Osservatore è descritto all’inizio del libro “Lo Spazio delle Varianti – Reality Transurfing”.

La mia vita è cambiata da allora: all’improvviso, senza alcuna ragione, un ex-fisico che non era dotato di alcuna abilità speciale, ha iniziato a scrivere …

D. Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro? (o la serie di libri)

La svolta decisiva avvenne quando capii che casino avevo fatto della mia vita. Avrei dovuto leggere il mio libro “Lo Spazio delle Varianti” almeno venticinque anni prima! La mia vita avrebbe potuto essere completamente diversa, molto più facile e regolare. In tal caso però, non sarei stato in grado di scrivere questo libro… Ma a quel tempo, dopo aver condotto una vita selvaggia e fuori controllo, ho cominciato a ricevere un sacco di informazioni attraverso un canale misterioso. Per tutta la mia vita ho praticato l’anti-Transurfing, vale a dire che ho fatto tutto solo nel modo sbagliato. Un uomo intelligente impara dagli errori degli altri, ma uno stolto impara sempre dai suoi propri. In questo senso sono stato uno stolto ostinato. Quale lezione pensi che si impari meglio: quella dai propri errori o dagli errori di un’altra persona? Un uomo intelligente sa solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ha ottenuto le informazioni, ma non sente l’essenza stessa dei suoi errori, come la sente lo stolto, la cui anima soffre profondamente ad ogni sobbalzo della vita. Solo un stolto sembra che sia in grado di trasformarsi in un veicolo della conoscenza.

D. A quali lettori è destinato il libro?

A giudicare dalle lettere dei miei lettori, non sono classificabili per aree geografiche, né per età o per condizione sociale. Va notato che la conoscenza non è destinata a tutti. Non tutti sono pronti ad accettarla, dato che il Transurfing va oltre il modo ordinario di vedere il mondo.

Le persone possono sognare profondamente da sveglie, anche se non sono consapevoli di essere in quella condizione. E‘ un dato di fatto che solo coloro che sono in grado di svegliarsi possono percepire il Transurfing.

Come regola generale, i libri sono ammirati da parte di alcuni lettori e sono respinti in toto da altri. Tuttavia, le numerose lettere di gratitudine dimostrano che i miei oppositori sono in minoranza.

D. Che cos’è il modello delle “varianti”?

La realtà ha due forme: una forma fisica che può essere toccata, e una metafisica che va oltre la percezione, ma che pur non è meno oggettiva. In un certo senso, il mondo è uno specchio duale illimitato, da un lato del quale vi è l’Universo, dall’altro lato vi è uno spazio metafisico di varianti – una struttura di di informazioni che memorizza scenari di tutti gli eventi possibili.

Il numero di varianti è infinito, simile a un insieme infinito di punti possibili su un piano di coordinate. Vi è una registrazione di tutti gli eventi passati, presenti e futuri, ed è dallo spazio delle varianti che i nostri sogni provengono, così come la chiaroveggenza, la conoscenza e la comprensione intuitiva. In particolari condizioni dell’energia, i pensieri possono materializzarsi in qualsiasi settore nello spazio delle varianti.

In uno stato speciale che il Transurfing chiama unità di mente e anima, viene data origine a una forza misteriosa – una intenzione esterna. Se si seguono alcune regole, questa forza porterà a compimento un “ordine” – si realizzerà ciò che hai concepito o creato.

D. E‘ questo solo un altro libro di auto-tecnica di miglioramento?

Il Transurfing non è una tecnica di auto-miglioramento, ma un modo di pensare e di agire per ottenere quello che vuoi. Non lottare per ottenerlo, ma semplicemente ottenerlo. E non si tratta di cambiare se stessi, si tratta di tornare al proprio vero sé. E‘ molto semplice. Il mondo è come uno specchio, riflette il tuo atteggiamento verso di esso. Se non sei soddisfatto del mondo, esso rigetterà indietro quella insoddisfazione su di te. Se lotti contro di esso, lotterà contro di te.

Quando smetti di lottare, il mondo corrisponderà ai tuoi desideri. Se avrai il coraggio di avere ciò che desideri, l’intenzione esterna troverà un modo per dartelo. Poi un giorno accadrà un miracolo, ma sembrerà un “miracolo” solo agli altri, non a te. Sei alla disperata ricerca di qualcosa di speciale? Smetti di essere disperato per questo, stai per ottenerlo comunque. Faresti meglio a pensare che stai solo prendendo ciò che ti appartiene. Stai prendendolo senza chiedere o insistere.

Lo vuoi, non è vero? Quindi, qual è il problema? Tu l’otterrai. La società impone uno scenario differente su di te. Sei costretto a combattere per raggiungere un obiettivo. Dovresti dichiarare guerra a te stesso e al mondo. Ti viene suggerito che non sei perfetto, quindi non raggiungerai i tuoi obiettivi fino a quando tu stesso non cambierai. Dopo aver cambiato te stesso, dovresti partecipare alla battaglia per guadagnare il tuo posto al sole. Questo scenario ha l’unico scopo di prendere la tua energia e di spingerti in una cellula di matrix. Lottando con te stesso, dai la tua energia a matrix.

Se ti unisci alla battaglia con il mondo, stai facendo assolutamente la stessa cosa. Hai guadagnato qualcosa in questa battaglia? Ogni giorno vai scoraggiato al tuo lavoro noioso e faticoso, o vedi l’università come un duro lavoro noioso di routine. E che dire di qualcuno che si diverte in una stazione sciistica o è sdraiato al sole vicino al mare, proprio in questo momento? Forse hanno vinto la loro battaglia? Si stanno divertendo come conseguenza di questo? Per molti combattenti in questa battaglia, nonostante tutti i loro sforzi, una vita non basta a salvare una somma di denaro sufficiente per andare a soggiornare in una stazione sciistica.

Il Transurfing offre una via radicalmente diversa. Dovresti smettere di lottare per un posto al sole, alzati e cammina a modo tuo – Dovresti solo osare di avere. Il libro “Lo Spazio delle Varianti – Reality Transurfing” ti dice come fare.

D. Che cosa fa sì che questo libro funzioni mentre altri no?

Ad esempio, il libro è spesso paragonato a opere di Carlos Castaneda, forse a causa di una somiglianza parziale nei termini. “La Via del Guerriero”, fatta conoscere dai libri di Carlos Castaneda e Teun Màrez non è assolutamente il Transurfing, ma una dottrina radicalmente diversa praticata dai Toltechi, un’antica tribù messicana.

Qualcuno che pensa che questi due insegnamenti siano simili, non comprende bene né l’uno né l’altro. Nonostante il fatto che entrambi questi insegnamenti conducano alla libertà, quando il mondo obbedisce a te, le strade che portano alla libertà vanno in direzioni diverse: i seguaci dei Toltechi cercano di far sì che il mondo obbedisca, mentre i transurfer tentano di consentire al mondo di obbedire.

E’ evidente, che i metodi di raggiungere l’obiettivo sono fondamentalmente diversi.

D. Come il tuo libro differisce da The Secret?

L’unica distinzione è che la stessa conoscenza è considerata da punti di vista differenti. Come dato di fatto, se si confrontano vari insegnamenti, potremmo andare tanto indietro fino alle Upanishad, ma qual è il senso di questo? Tutta questa Conoscenza proviene da un’unica fonte.

Per lo stesso motivo, le stesse scoperte sono spesso fatte da persone diverse in modo indipendente, e un sacco di nuove tendenze sorgono in vari punti del pianeta contemporaneamente. Prova a trovare un insegnamento che non abbia nulla in comune con altri insegnamenti! Se lo trovassi, si applicherebbe ad una realtà diversa. Ma la mente umana non è in grado di creare qualcosa di nuovo che non si applichi al nostro mondo.

Prima o poi, anche la fantascienza diventa realtà. Scrittori di fantascienza descrivono realtà che possono essere non ancora vere. Per la verità, tutte queste idee e immagini, così come i sogni, non sono prodotti della mente umana – sono fissi e esistono oggettivamente nel campo integrale delle informazioni. I “Maestri”, come la gente comune, hanno accesso allo stesso database. È così semplice come andare in biblioteca e prendere i libri che ti piacciono, da qualsiasi scaffale. A una condizione: devi credere nelle tue capacità, usare il diritto di accesso alla Conoscenza, e poi – devi avere l’intenzione di farlo.

Poni a te stesso delle domande, osa rispondere a te stesso. Colui che osa, fa delle scoperte, compone musica, scrive libri, crea capolavori in vari campi. La conoscenza si apre a coloro che hanno dichiarato la loro intenzione di prenderla a bordo.

D. Come la teoria ha funzionato per te?

Non c’è bisogno di dire che se non avessi sperimentato il Transurfing io stesso (se non avessi conosciuto il Transurfing per esperienza diretta), non sarei in grado di spiegare agli altri come funziona. La tecnica funziona alla perfezione, con risultati, come regola, al di là di ogni aspettativa. E‘ abbastanza frequente che succedano cose straordinarie.

Anche se questi miracoli possono essere spiegati in termini di Transurfing, non posso mai abituarmici e continuo a chiedermi: può essere possibile? Chiunque abbia mai provato a controllare la realtà con la forza della sua intenzione, sente le stesse cose – è stupito e rapito.

Stupito per come una mente ordinaria viene usata per percepire la realtà come qualcosa di esterno ed esistente al di là della nostra volontà.

Incantato per come una persona smette di sentirsi piccola e insignificante, dipendente dalle circostanze, e inizia a creare il proprio mondo.

D. Quanto tempo hai impiegato per sviluppare la teoria del Transurfing?

Non sono stato io a sviluppare la teoria Transurfing – esisteva nello spazio delle varianti, e ancora esiste. Il mio compito è stato solo di “leggerla da quello spazio”. Può sembrare strano che io non scriva un libro in una sequenza logica, dall’inizio alla fine, ma lo scrivo, per così dire, simultaneamente: tutti i capitoli, nello stesso tempo.

Di solito ho un sacco di pensieri separati che mi vengono in mente spontaneamente, e li metto su carta. Quando una quantità sufficiente di questi pezzi è stati raccolta, in qualche modo si sviluppano in un quadro complessivo, ed è solo questione di tempo per combinarli in un insieme e editarli. Questo è il modo usuale in cui il mio libro viene scritto, quasi come un mosaico.

Di solito mi occorre un anno o diciotto mesi di tempo per scrivere un libro. Non ho mai misurato la mia produttività, ma posso rimanere inattivo fino a parecchie settimane, quando non riesco a scrivere una sola pagina. Ed è per una ragione. Se cerco di lavorare coscientemente, cioè pensando logicamente, non vado da nessuna parte, come se una forza mi tenesse stretto fino a quando finalmente ricevo il messaggio.

La vera Conoscenza viene da sé, senza che me ne accorga, da qualche parte del profondo della mia anima. Non sono in grado di inventare cose.

D. Questa teoria è difficile da seguire?

Il Transurfing è una tecnologia sia semplice che efficace per avere controllo sulla realtà. Esso è rivolto alla persona normale, che non possiede alcuna abilità particolare. Ricevo un sacco di lettere dai lettori, che giungono ad una conclusione unanime: Il Transurfing migliora la qualità della vita.

I risultati variano da persona a persona, ognuno ottiene quello che ha ordinato, che si tratti di un lavoro, un alto stipendio, una macchina o un appartamento. Alcuni trovano la loro anima gemella, altri si liberano da problemi e complessi, ecc.

D. Come è possibile semplicemente “ottenere ciò che si desidera”?

Se tento di formulare l’essenza del Transurfing in generale, il tuo mondo è quello che tu pensi che sia. Il mondo è come uno specchio, riflette il tuo atteggiamento nei suoi confronti. Se uno è convinto che le occasioni migliori sono già state vendute tutte, trova scaffali vuoti. Se crede che per un prodotto di qualità vale la pena di fare la fila e pagare una grossa somma di denaro, è obbligato a fare in quel modo. Se le sue aspettative sono pessimiste e piene di dubbi, è certo che si avvereranno.

Se una persona si aspetta di incontrare un ambiente ostile, i suoi timori si realizzeranno. Ma nel momento in cui è ispirato da un pensiero innocente, che il mondo ha riservato il meglio per lui, le cose, per qualche ragione, iniziano a funzionare. Un tipo (strano?), che non ha idea che ci vuole un grande sforzo per ottenere qualcosa in questo mondo, inspiegabilmente è il primo al banco con i prodotti migliori, come se fossero stati lì solo per lui. Poi si scopre che il primo cliente ottiene i beni gratuitamente!

Dietro di lui c’è una lunga fila di coloro che credono in una scarna realtà, e pensano che gli sciocchi hanno tutte le fortune. Se quello sciocco fortunato dovesse cambiare il suo atteggiamento verso il mondo a causa della “scarna realtà”, naturalmente anche la sua realtà cambierà e manderà “l’illuminato” alla fine della coda.

Il Transurfing davvero apre gli occhi sull’illusorietà del mondo esterno, l’illusione principale essendo il credere che la realtà sia indipendente e non controllabile. Di fatto, l’uomo può plasmare la propria realtà. Per essere in grado di farlo, deve seguire certe regole. I dettagli sono contenuti nel libro “Lo Spazio delle Varianti – Reality Transurfing”.

D. Nel tuo libro dici che abbiamo la libertà di scelta e parli di varianti simili. Cosa devo fare se scelgo il percorso di vita sbagliato, o una variante “troppo simile”?

Entro i limiti dell’intervista posso fornire un principio utile che è chiamato coordinazione dell’intenzione. Come qualsiasi altro movimento di materia, una vita umana è una catena di cause ed effetti.

Nello spazio delle varianti, l’effetto è sempre vicino alla sua causa. Proprio come dai risultati precedenti seguono i successivi, settori limitrofi sono disposti lungo la linea della vita. Ogni evento nell’intera vita ha due rami, uno che va in una direzione favorevole, l’altro che va in una direzione sfavorevole.

Ogni volta che ti trovi di fronte a un determinato evento, scegli anche il modo di occupartene. Se lo tratti come un evento positivo, vai al ramo favorevole della linea della vita. Ma la tendenza a pensare negativo ti fa lamentare e scegliere il ramo sfavorevole. Nel momento in cui sei seccato e irritato, otterrai un nuovo problema. Così, la pioggia va intesa in questo modo: non piove mai, l’acqua viene versata. Ma l’acquazzone non proviene dalle difficoltà in primo luogo, è il risultato del vostro atteggiamento verso di esse.

La regolarità è costituita dalla scelta effettuata al bivio della vita. Il principio della coordinazione dell’intenzione consiste in quanto segue: se si ha intenzione di considerare positivo un evento apparentemente negativo, sarà così. Ricordati: non importa quanto possa essere difficile proprio adesso, il futuro ha una piacevole sorpresa in serbo per te, a condizione che tu continui a mantenere la coordinazione dell’intenzione.

Dovresti dire a te stesso prima di ogni prova (prova?): Se lo faccio – bene, se non lo faccio – va bene lo stesso. Se non sono riesci a gestire qualche cosa, devi avere evitato alcuni altri problemi sconosciuti. A cuor leggero, dovresti andare incontro al tuo destino, il destino creato da te stesso. Da ora in poi, qualunque cosa accada – è per il meglio.

D. Allora, il libro riguarda solo il pensiero positivo?

Non è ordinario ottimismo, si tratta di una speciale abilità di gestione intenzionale della realtà. Anche se fossi tre volte ottimista (troppo ottimistica), non saresti in grado di mantenere a lungo il tuo brio, nel caso in cui tu sia sano di mente. Un ottimista spera solo per il meglio, ma lo fa inconsciamente, a causa della sua natura.

Che cosa succede se io sono un pessimista? E’ possibile che mi convincano con il banale “Tutto sta andando bene”? Mi serve ben altro.

Perché sta andando tutto bene? Io, per esempio, sono un pessimista. Questo fatto continuava a rovinare la mia vita fino a quando ho iniziato a controllare il mio atteggiamento verso la realtà. Se qualcosa di spiacevole accade nella mia vita, lo rigiro “sottosopra” e dichiaro, in assoluta consapevolezza, che è una cosa piacevole. Funziona al cento per cento.

Alla fine, tutto va davvero bene, perché, dato il giusto atteggiamento, il corso degli eventi, in questo caso è sempre diretto verso la linea favorevole della vita.

Ora sono io, che controllo la realtà, e non viceversa.

D. Quale messaggio vorresti che il libro trasmetta?

Se cercassi di spiegarlo brevemente, il messaggio per i lettori potrebbe venire perso. In realtà, si tratta di un soggetto per un intero articolo. Così, la mia risposta sarà molto prolissa.

Prima di tutto, il libro porta il lettore di fronte a un fatto compiuto in modo sconcertante, che non tutti possono comprendere e accettare. E‘ sempre più facile vivere in un illusorio, ma confortevole mondo, che in una vera, ma inquietante realtà.

L’illusione è che le motivazioni e le azioni dell’uomo sono presumibilmente controllati dalla sua coscienza. In realtà, non è del tutto vero. O meglio, assolutamente non vero. Gli scienziati fanno sforzi inutili facendo ricerche sulla mentalità umana (psichica?) come un oggetto separato, come una proprietà di una mente umana.

Non si tratta di struttura della mentalità umana, si tratta di volontà. La ragione umana non ha nessun libero arbitrio – è controllata dall’esterno (dal di fuori?) Non è controllata dagli insegnanti, funzionari o dirigenti, ma da elementi strutturali (strutture? Entità? Creature? Fenomeni?) del mondo sottile.

Come è noto, l’energia del pensiero non scompare completamente. Quando gruppi di persone iniziano a pensare nella stessa direzione, i parametri delle loro onde mentali diventano identici. Le energie del pensiero individuale si fondono in un unico flusso. Nel mezzo del mare di energia, delle strutture basate sulle informazioni vengono create. Questi sono dei pendoli, invisibili, ma reali.

Una volta portati in esistenza, i pendoli iniziano a svilupparsi in modo autonomo. Essi tendono a sottomettere le persone, che sono elementi strutturali, alla loro volontà. Agiscono inconsciamente, in quanto non hanno la ragione. I pendoli non possono avere delle caratteristiche come alcune forze maligne. Essi ricordano le piante parassite, o pseudo-programmi viventi. Integrati in una struttura, tali programmi determinano (definiscono?) il loro comportamento.

I Pendoli esistono nel mondo sottile come sovrastrutture di ogni gruppo sociale umano, sia esso una famiglia, una scuola, un’impresa o uno Stato. Può sembrare incredibile che le persone non sono consapevoli di agire nell’interesse dei pendoli, anche se lo fanno involontariamente. Tuttavia, è un dato di fatto. Ogni struttura esiste e si sviluppa non solo come risultato di azioni intenzionali di persone, che sono i suoi elementi.

Una struttura è regolata da un pendolo, come il funzionamento di un meccanismo automatico è regolato da un algoritmo. Membri della struttura sono in grado di eseguire azioni libere, ma non sono liberi nelle loro motivazioni e, come regola, devono agire involontariamente nell’interesse della struttura. I Pendoli si nutrono dell’energia delle persone.

Quando sei infastidito da qualcosa o indignato, dai energia a un pendolo. Tutto ciò che può causare la tua forte reazione negativa è provocato dai pendoli. L’energia negativa è il loro piatto preferito.

Per esempio, all’inizio di una partita di calcio c’è un certo oggetto a forma di palla appesa sopra lo stadio. Questa palla è invisibile a un occhio umano, in quanto esiste nel mondo sottile. Inizia a raggiungere ogni tifoso con i suoi raggi di reale energia, che sono come antenne. Come le emozioni si riscaldano per la partita, il pendolo si riempe di energia e cresce fino a diventare veramente enorme. Quando il gioco è finito, si comprime in una piccola palla e vola via.

Ciò che è orribile, è che i pendoli non solo assorbono energia, ma anche, in modo sottile, fanno agire le persone in modo da liberare più energia. Se sei teso e preoccupato per qualcosa, è sicuro che le persone intorno a te faranno le cose che ti irritano, e lo faranno proprio in quel momento, quando vuoi essere lasciato solo.

I bambini iniziano a giocare rumorosamente, anche se prima si comportavano bene (erano tranquilli?). Qualcuno che è al tuo fianco diventa improvvisamente un seccatore. Tutti i tipi di personaggi continuano ad arrivarti fra i piedi, tormentandoti con i loro problemi. Sei costantemente intralciato da parte di tutti i tipi di ostacoli.

Se stai aspettando qualcuno con impazienza, non arriverà mai, se non hai voglia di vedere nessuno, è sicuro che comparirà qualcuno, e così via. Puoi confermare che il mondo spesso ti da ai nervi. Certo, dipende, ma nel complesso il principio fondamentale è il seguente: se in un dato momento qualcosa è in grado di farti perdere l’equilibrio, come lo farebbe la sfortuna, sicuramente avverrà. Supponiamo che sei di fretta, temendo di essere in ritardo.

Da quel momento tutto comincia a lavorare contro di te. Le persone bloccano il tuo passaggio, intralciandoti lungo il percorso. Hai bisogno di attraversare la porta in fretta, e compare una coda tutta di sfaccendati, che si muovono lentamente.

Sull’autostrada è la stessa storia con le automobili. Ci deve essere un complotto contro di te. Questa pressione esterna aumenta sempre più e con essa la tua irritazione. Più forte è la tensione, più attive sono le persone nel loro infastidirti.

Ciò che è interessante, è che non agiscono proprio deliberatamente, non viene neanche in mente a loro di poter essere sulla strada di qualcuno (che potrebbero disturbare qualcuno). La questione è che la forza trainante che forma motivazioni inconsce, non fa parte della mentalità di una persona, ma al di là di essa.

Quindi, si pone una domanda: come resistere all’influenza dei pendoli? A tal fine, si dovrebbe smettere di essere un’ostrica che reagisce negativamente a qualsiasi irritante. In altre parole, dovresti smettere mantenendoti cosciente e non dovresti cedere alle provocazioni. Fai uno sforzo cosciente di reagire agli irritanti, e smetteranno di darti fastidio. Ma c’è di più. Ci sono cose molto più significative e terribili nel mondo che accadono per colpa dei pendoli. Guerre, rivoluzioni, lotte per le materie prime e mercati di vendita, concorrenza, il terrorismo – tutto questo è solo la punta di un iceberg che puoi vedere. Alla base invisibile, sottile, di questi fenomeni c’è una lotta incessante di pendoli.

Sono loro che provocano praticamente tutti i conflitti, perché si nutrono dell’energia di conflitti. Dall’altro lato dello specchio duale, nel mondo sottile, ci sono così tante cose che preferiresti non sapere. Probabilmente chiederesti, come può essere possibile? Dopo tutto, le persone sono in guerra l’un con l’altro di propria iniziativa, non è vero?

Tuttavia, gli iniziatori reali sono i pendoli. Prendiamo come esempio una struttura relativamente primitiva – un formicaio. La scienza non può dare una risposta comprensibile su come la colonia viene gestita. E’ sorprendente che nel formicaio ci sia una ripartizione precisa delle responsabilità, ma non esiste una gerarchia.

Allora perché tutti gli insetti in un formicaio, sono così ben coordinati, come in una organizzazione con un management centrale? Le formiche comunicano tra loro per mezzo di sostanze odorose – feromoni. Scie odorose aiutano a trovare la via che porta al cibo e a casa. Ma in che modo sono trasferite le informazioni a tutti i membri della colonia simultaneamente? Eventuali forme superiori di scambio di informazioni tra le formiche sono fuori discussione.

Perché usare qualità primitive come quella dell’olfatto, allora? Bene, cos’è che unisce membri separati in una colonia organizzata? Un pendolo.

Contemporaneamente con la formazione e lo sviluppo di una struttura si forma un elemento di energia basato su informazioni che si assume (prende su di sé?) le funzioni per gestire e stabilizzare questa struttura. Tra il pendolo e gli elementi della struttura ci sono legami diretti e inversi. Un pendolo esiste a spese dell’energia dei propri aderenti e sincronizza le loro attività, li unisce in una comunità organizzata.

Lo stesso vale per la società umana – tutti i processi sono controllati da questi elementi strutturali sottili. Il mondo si sta trasformando in una matrix a passi da gigante, e questa non è fantascienza. Certo, non è come in un famoso film, dove le persone vengono coltivate in celle con cupole e la loro vita è solo un illusione virtuale. Ma la situazione reale è molto vicino a quella.

Al fine di spingere una persona dentro una matrix, è necessario tessere una rete intorno a lei, una rete costruita sulle dipendenze. Recentemente, sono apparsi nuovi tipi di dipendenze: il cibo si è trasformato in mangime che causa l’obesità, la realtà virtuale del computer ha fatto crescere la dipendenza al gioco e a Internet, senza telefoni cellulari le persone soffrono di attacchi di malinconia e solitudine.

La cosa peggiore è che una persona, schiava di un sistema, non solo perde la libertà di scelta, ma comincia a volere esattamente ciò che vuole il sistema. Così, questi sono processi che sono in corso in tutto il mondo.

È per questo che il nostro obiettivo è quello di preservare la coscienza, così che un giorno non ci si debba svegliare in una cella di matrix. Sembra che siamo una sorta di colture foraggiere, che i pendoli coltivano per i loro scopi.

Una società umana è organizzata in modo che non possa esistere senza pendoli. Ma anche i pendoli hanno bisogno di noi. Una persona con giudizio è in grado di utilizzare i pendoli per i suoi fini. Ci sono un sacco di possibilità, ma è un argomento a sé.

D. Hai scritto tre libri della serie Transurfing. Il lettore deve leggerli tutti per capire la teoria e migliorare il suo percorso di vita?

Nella serie Transurfing sono stati pubblicati in tutto nove volumi. Ogni nuovo libro svela nuove sfumature. E ci sono molte cose di cui non ho parlato. Ma naturalmente, per un principiante potrebbe essere sufficiente leggere i primi tre volumi.

È importante non solo leggere, ma mettere in pratica la nuova Conoscenza.

In questo caso, si può iniziare a fare delle scoperte sorprendenti. Il Transurfing è una potente tecnologia di controllo della realtà, che apre una porta in un mondo differente, dove non si è più burattini, ma Maestri del proprio destino.

Traduzione di Luciano Gianazza

fonte www.vadimzeland.it/transurfing-it-il-sito-del-transurfing

da http://www.altrogiornale.org/vadim-zeland-...dello-specchio/

orso in piedi
 
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view post Posted on 7/4/2016, 15:43

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Lettera di Benedetto XVI in risposta all'ateismo di Piergiorgio Odifreddi

Abbiamo aspettato qualche settimana per parlare della lettera di Benedetto XVI a Piergiorgio Odifreddi, attendendo la presa di posizione di qualche intellettuale. Più volte abbiamo preso di mira il matematico torinese, bizzarro personaggio mediatico e affabile oratore. Dalle tesi estremiste e scandalose, ama da una vita insultare i credenti in Dio semplicemente per “vedere l’effetto che fa”, senza mai crederci troppo alle bislacche teorie che si inventa per giustificare la sua avversione alla religione.

Per una volta ha voluto essere serio, ha scritto un libro di “introduzione all’ateismo” in risposta a quello di Joseph Ratzinger, titolandolo «Caro Papa ti scrivo». Benedetto XVI ha ricevuto il libro da un amico comune, lo ha letto e gli ha risposto. Odifreddi ha ricevuto la lettera di risposta emozionato come un bambino, «per la prima volta qualcuno mi ha preso sul serio» ha commentato incredulo.

Ratzinger in essa ha spiegato il senso della teologia: «Una funzione importante della teologia è quella di mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione. Ambedue le funzioni sono di essenziale importanza per l’umanità. Nel mio dialogo con Habermas ho mostrato che esistono patologie della religione e – non meno pericolose – patologie della ragione. Entrambe hanno bisogno l’una dell’altra, e tenerle continuamente connesse è un importante compito della teologia». La fantascienza, ha continuato il Pontefice emerito, è il credo di molti atei di professioni: «Il gene egoista di Richard Dawkins è un esempio classico di fantascienza. Il grande Jacques Monod ha scritto delle frasi che egli stesso avrà inserito nella sua opera sicuramente solo come fantascienza».

Parlando degli altri temi toccati da Odifreddi, come la pedofilia in ambito cattolico, Papa Ratzinger ha risposto: «Mai ho cercato di mascherare queste cose. Che il potere del male penetri fino a tal punto nel mondo interiore della fede è per noi una sofferenza che, da una parte, dobbiamo sopportare, mentre, dall’altra, dobbiamo al tempo stesso, fare tutto il possibile affinché casi del genere non si ripetano. Non è neppure motivo di conforto sapere che, secondo le ricerche dei sociologi, la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di quella presente in altre categorie professionali assimilabili. In ogni caso, non si dovrebbe presentare ostentatamente questa deviazione come se si trattasse di un sudiciume specifico del cattolicesimo». E non bisogna «tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli». Odifreddi ha anche il coraggio di sostenere che Gesù di Nazareth non è mai esistito, ricevendo da Ratzinger una dura risposta: «Ciò che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del Suo rango scientifico […]. Le raccomando per questo soprattutto i quattro volumi che Martin Hengel (esegeta dalla Facoltà teologica protestante di Tübingen) ha pubblicato insieme con Maria Schwemer: è un esempio eccellente di precisione storica e di amplissima informazione storica. Di fronte a questo, ciò che Lei dice su Gesù è un parlare avventato che non dovrebbe ripetere».

Davvero interessante quando Ratzinger colpisce al cuore la “fede atea” di Odifreddi: «se Lei vuole sostituire Dio con “La Natura”, resta la domanda, chi o che cosa sia questa natura. In nessun luogo Lei la definisce e appare quindi come una divinità irrazionale che non spiega nulla. Vorrei, però, soprattutto far ancora notare che nella Sua religione della matematica tre temi fondamentali dell’esistenza umana restano non considerati: la libertà, l’amore e il male. Mi meraviglio che Lei con un solo cenno liquidi la libertà che pur è stata ed è il valore portante dell’epoca moderna. L’amore, nel Suo libro, non compare e anche sul male non c’è alcuna informazione. Qualunque cosa la neurobiologia dica o non dica sulla libertà, nel dramma reale della nostra storia essa è presente come realtà determinante e deve essere presa in considerazione. Ma la Sua religione matematica non conosce alcuna informazione sul male. Una religione che tralascia queste domande fondamentali resta vuota».

Tanti gli intellettuali che hanno approfittato di questo scambio epistolare per intervenire nel dibattito, molti per bacchettare a loro volta Odifreddi. Tra essi il filosofo Costantino Esposito, docente presso l’Università di Bari, che ha approfondito la stoccata di Ratzinger: «La religione atea del naturalismo materialistico, il regno dell’assoluta immanenza dell’uomo come misura a se stesso è anch’esso una fede, ma con il rischio evidente di essere una fede senza ragioni, e dunque un fideismo con sembianza di scientificità. E questo per un problema che in esso resta irrisolto, anzi, in definitiva, censurato. Il problema riguardo alla nostra libertà e alla stessa possibilità del male. Una Natura intesa come l’unico Dio rischia di essere ultimamente “vuota” e “irrazionale”, se non aiuta a comprendere e soprattutto ad affrontare “il dramma reale della nostra storia”. E soprattutto, una divinità naturalistica che si espande in forma matematica (come Odifreddi ripropone in una debole ripresa della posizione di Spinoza), come può illuminare la realtà più misteriosa e al tempo stesso più concreta della nostra esperienza di uomini, vale a dire la possibilità dell’amore, e soprattutto il nostro bisogno di essere amati per poter essere noi stessi? Benedetto rilancia, e Odifreddi, alla fine, accusa il colpo, stupito».

Anche lo storico laico Gian Enrico Rusconi è intervenuto e, come Benedetto XVI, non ha usato mezze misure per giudicare le (in)capacità storiche del matematico tuttologo torinese: «In realtà il destinatario della lettera si presta sin troppo facilmente alla lezione critica che gli viene impartita. Non è infatti difficile controbattere le ingenuità intellettuali del matematico Odifreddi, magari simpatico nel suo sfottente ateismo, ma poco consistente sul piano filosofico e storico». Davvero un brutto colpo quest’ultimo, conoscendo il noto narcisismo del Piergiorgio nazionale.

La redazione
fonte www.uccronline.it/2013/10/15/letter...to-e-affondato/

Ho postato questa lettera del 2013,perchè ritengo inconcepibile essere atei al giorno d'oggi,dove la stessa scienza oramai propende per un disegno "divino"delle cose.
Questo non vuol dire essere cristiani o mussulmani o ecc.ecc.,vuol dire solamente che non si può essere atei,quando l'ateismo non fornisce nessuna risposta valida al perchè della vita intesa in tutte le sue forme,ne all'esistenza stessa del'universo che conosciamo.
La stessa fisica quantistica incomincia a capire che all'inizio di ttto non può che esserci un disegno cosciente,un atto volontario.La matematica mai potra spiegare cosa è l bene ed il male,cosa la coscienza e la consapevolezza,cosa è la mente.
L'uomo è molto di più di un semplice corpo con un cervello.
Quelle di Odifreddi sono solo puttanate dette per il solo scopo di fare il bastian contrario,e pavoneggiarsi delle sue idee fondate sul nulla.

orso in piedi
 
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view post Posted on 5/5/2016, 18:56

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Psicosofia – La magia nera del consumismo

Il consumismo nasce su ispirazione di Arimane e delle sue schiere: la loro azione spirituale consiste nell’oblio della patria spirituale dell’uomo. Si rafforzato a partire dalla Seconda Rivoluzione Industriale, quando si comprende come “il progresso del futuro” stia nell’utilizzo di elettricità (Lucifero) e petrolio (Arimane). Da quel momento, specie con l’uso industriale di combustibili fossili, e la scomparsa progressiva della tecnologia a vapore, la tecnologia si appresa a divenire progressivamente indipendente dall’evoluzione umana e dunque, è l’uomo che diviene parte del sistema industriale sorretto dalle macchine. Le macchine producono così beni in massa, così che il loro valore scende, e tutti possono cominciare ad acquistare beni in grande quantità a un costo più contenuto. Contestualmente, per le classi più agiate che volevano distinguersi nasce “il lusso”. Questa è l’età degli oggetti esteriori, che sostituiscono così i contenuti interiori umani.

Si potrebbe caratterizzare il grido delle entità arimaniche come:

"Dio è morto!”

Questa è la loro nefasta interpretazione di un fatto spirituale necessario per l’evoluzione umana, così come Nietzsche l’aveva rettamente compreso, sebbene con una coscienza ormai crepuscolare. L’evoluzione dell’Io umano insieme al “dono” di Lucifero della solitudine, ha portato al nichilismo, che è invece un “dono” di Arimane. Ma solitudine e nichilismo sono in verità un’illusione creata dagli Ostacolatori: dietro di loro si cela la natura dell’Io come essere spirituale incarnato nella materia, un dio creatore del futuro. Lucifero e Arimane sono mali necessari per l’evoluzione umana, mali che possono e dovranno essere redenti. Gli Ostacolatori forniscono alla vita umana quelle prove da superare, in virtù delle quali si ottiene un tesoro insperato: un bene superiore.

L’essere umano, dopo il Mistero del Golgotha, acquisisce definitivamente la percezione del proprio Io. Questo segna il punto di svolta dell’evoluzione umana, secondo cui ciò che prima era una discesa nella materia, adesso può divenire una cosciente ascesa nello spirito: ma contemporaneamente alla coscienza piena dell’Io microcosmico, si spegne l’antica coscienza del macrocosmo come dimora degli dei e degli spiriti. L’autocoscienza richiede che l’uomo sperimenti il mondo in prima persona e che poi, in piena libertà, faccia ritorno alla fonte spirituale originaria. Tuttavia, se non interviene la coscienza del mondo spirituale, il mondo interiore dell’uomo così individualizzato viene alienato dalla sua originaria fonte spirituale e dunque “si sente abbandonato”.

Infatti, in antroposofia:

“Senza l’azione di Lucifero l’uomo avrebbe dovuto man mano sviluppare una doppia vista: la capacità di vedere sia il mondo fisico, sia il mondo spirituale che operava dietro di esso. Avrebbe percepito una realtà totale. Dietro ad ogni forma sensibile si sarebbe visto il legame con un’entità spirituale. Lucifero spense, “tolse” una parte del reale, presentando all’uomo solo la parte materiale. A metà dell’epoca atlantica, intervenne un’altra influenza da parte di altre entità ritardatarie. Queste entità immisero nel corpo eterico umano “tenebra”, ossia lo specchio della coscienza venne “affumicato”, distorcendo le percezioni. La visione umana divenne ancora più offuscata. Lucifero “eclissa” lo spirituale all’anima umana, lo fa presentire, nascondendolo. Arimane ricopre la materia con un velo di tenebra, conferendo un apparenza minerale. Facendo sparire lo spirituale.”

Questa coppia di scomodi “doni”, solitudine e nichilismo, se non viene correttamente interpretata secondo la luce della scienza dello spirito fa capitolare il pensare umano a precipitose conclusioni. Tra i due, il Gatto e la Volpe, oggi il male maggiore è Arimane. Lucifero si è ritratto nel mondo dell’arte, della religione tradizionale, nella New Age, nel femminismo e del culto per tutto ciò che è passato. Arimane invece prolifera ovunque: nella burocrazia, nell’economia, nei centri commerciali, nella tecnologia, nelle aule universitarie dove si insegna solo la scienza materialistica. Le conclusioni del suo radicale nichilismo che abbondano proprio nel pensare comune: “Se Dio è morto, esso è come l’uomo. Se Dio è morto, il mondo spirituale è il nulla. Se Dio è morto, dopo la morte ci aspetta il nulla. Dunque ogni mia azione vale come un’altra, bene e male non esistono.” Questa mentalità arimanica viene ratificata poi nella scienza naturale, interamente compenetrata dallo spirito del materialismo.

Ecco che avviene la metamorfosi del “Gott ist tot!” di Nietzsche in:

“L’Io è morto!”

Essendo l’Io incarnato un vuoto nel mondo spirituale, un Io così sopraffatto rimarrà un pieno nel mondo spirituale e piuttosto un vuoto nel mondo materiale. Colui che crede l’Io, lo spirito individuale, un’illusione e agisce di conseguenza, si sta in effetti svuotando dell’Io stesso. Lo rifiuta lasciando un vuoto nel corpo astrale. Un vuoto che può essere colmato da altre entità arimaniche che compiono così una ulteriore metamorfosi. Il vuoto lasciato dalla morte del Dio macrocosmico, diviene la morte del Dio microcosmico.

È il Nulla di cui parla Michael Ende ne “La Storia Infinita”:

“Fantàsia muore perché la gente ha rinunciato a sperare, e dimentica i propri sogni, così Il Nulla dilaga, poiché esso è la disperazione che ci circonda. Io ho fatto in modo di aiutarlo, poiché è più facile dominare chi non crede in niente.”


È questa l’inquietante sentenza che Mork, il lupo nero agente del Nulla (l’equivalente del lupo Fenris dell’Edda), dice ad Atreyu. Mork è l’agente del Nulla incaricato di scoprire l’unica speranza di Fantàsia, Atreyu, e ucciderla prima che salvi l’Infanta Imperatrice con l’Auryn. Mork è un essere di menzogna, ovvero un essere del mondo materiale che è stato trasferito a forza nel mondo immaginario di Fantàsia. Quando un essere umano usa le immaginazioni di Fantàsia per far credere menzogne al prossimo, gli esseri umani creano esseri di menzogna in Fantàsia. Mork stesso viene poi divorato dal Nulla che non risparmia nemmeno i suoi emissari. Eppure perfino Atreyu, un essere di Fantàsia, viene inspiegabilmente contagiato dal nichilismo di Mork, che lo ferisce così fino a portarlo quasi alla morte…

Anche se non sentiamo formulare questi pensieri, spesso sono impliciti nella logica seguita dalle persone nelle loro azioni quotidiane. Tragicamente. Poiché questa tripla negazione fattuale, secondo le azioni, (di Dio, dell’uomo e dello spirito) ha per conseguenza il sopraggiungere di un senso di vuoto che permane come il compagno inquietante dell’essere umano, in tutte le azioni del quotidiano. La conseguenza della tripla negazione è infatti l’estinzione della morale nell’agire, e questo alla faccia del compito dell’uomo: la moralità è proprio lo scopo dell’incarnazione dello spirito umano sulla Terra. Il bene e il male non si possono imparare nel mondo spirituale oltre la Soglia.

Questo è l’unico peccato imperdonabile, il peccato contro lo Spirito Santo (Marco 3:28-29):

“In verità vi dico: ai figli degli uomini saranno perdonati tutti i peccati e qualunque bestemmia avranno proferita; ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha perdono in eterno, ma è reo di un peccato eterno.”

http://www.altrogiornale.org/wp-content/up...onsumismo-4.jpg
A destra il sacro pentalfa dell’Adamo: i quattro elementi sono al loro posto al di sotto dello Spirito (la lettera shin ebraica del Pentagrammaton); a sinistra il dissacrante pentalfa rovesciato di Satana: i quattro elementi della materia dominano lo Spirito.

Peccare contro lo Spirito Santo è rinunciare alla parte più elevata dell’essere umano, all’Io e dunque al rapporto con il numinoso mondo spirituale. Poiché si è persa la radice spirituale, l’Io, si comincia a cercare nel mondo materiale ciò che invece appartiene di fatto al mondo spirituale. Il risultato è che il consumismo, figlio del materialismo, non è che una spiritualità rovesciata.
Il significato di consumismo è, prima di tutto, consumo dell’anima e dello spirito da parte del corpo.

Questo ordine inverso delle cose del mondo è la manifestazione del simbolo occulto del Pentalfa rovesciato. Quando il Pentalfa, il sacro simbolo dell’uomo in cui lo spirito domina sui quattro elementi, viene rovesciato sono i quattro elementi a dominare sullo spirito così che si realizza lo scopo di Arimane nel creare un anti-uomo, il necessario vuoto contenitore di un anti-Cristo.

Dunque, una volta creato questo vuoto, si deve in qualche modo riempire. Una coscienza spirituale ottenebrata da Arimane è una coscienza che vede solo il Nulla, un vuoto pneumatico che, come un buco nero, risucchia tutto ciò che gli sta intorno. Il Nulla, lo stesso che divora Fantàsia è il Cuore di Arimane. Risucchia l’anima e la sostituisce con oggetti fisici, che stanno dunque fuori dal mondo interiore, e che per bloccare, almeno temporaneamente questa fatale attrazione gravitazionale, deve essere colmata acquistando oggetti fisici che “rappresentano” ciò che manca interiormente.

Ciò accade perché questo Nulla ha una forza di attrazione inesorabile che nessun oggetto materiale, e quindi deteriorabile, potrà mai colmare. Ecco la magia nera del consumismo: se esso non viene contrastato spiritualmente, procede inarrestabile, alimentando se stesso. Il Nulla produce altro Nulla, che richiama ulteriori oggetti fisici. Il Nulla può perfino corrompere l’esistente mondo dell’immaginazione umana, se questa non è ben protetta da una coscienza desta! Ecco spiegata la ferita di Atreyu. La magia nera del consumismo è la sua inesorabile ingordigia.

Ecco il senso di Cerbero nel Terzo Cerchio dell’Inferno, quello degli insaziabili golosi: possiede occhi vermiglio poiché avido, il ventre ampio per la voracità e gli artigli per arraffare tutto ciò che può mangiare. Tutto in Cerbero è fatto per essere ingollato e divorato. Le tre teste del cane infernale sono le tre modalità del vizio capitale della Gola (associato al pianeta Mercurio), qualità, quantità e continuità. Viene placato, almeno per il momento, quando il poeta iniziato Virgilio, guida di Dante nell’Inferno, lancia nelle sue bocche della terra degli Inferi: la materia più fisica, più lontana da Dio, il caput mortem degli alchimisti.

In questo mondo interiore distorto gli esseri che popolano il mondo spirituale, dell’immaginazione, divengono dunque reificati, divengono “cose”, divengono “menzogne”. Può essere qualsiasi cosa possa essere consumata e che possa reiterare se stessa: l’abusare degli alcolici, la droga ma anche lo shopping, il collezionismo, le auto, il cibo e così via. Dunque non solo cose nocive di per sé, ma letteralmente qualsiasi cosa che, presa nelle dosi dovute, potrebbe portare all’incontro con la dimensione umana della vita, diviene invece una mania disumana, un estremo fuori dall’equilibrio. Ecco dunque nascere uno dei mali dei nostri tempi, la disposofobia, l’accumulo compulsivo di oggetti che non hanno alcuna funzione. Perfino di spazzatura.

Qual’è l’origine di tale Cerbero interiore? Vi sono diversi livelli della nostra costituzione spirituale ai quali è possibile risalire (o meglio discendere), per trovare la causa del consumismo. L’ego ovvero il riflesso dell’Io formatosi entro il corpo astrale, con la sua natura lunare e automatica predispone l’uomo a seguire i dettami della pubblicità, specie attraverso i martellamenti televisivi. La televisione stessa, con le sue immagini tanto colorate quanto morte, svolge una funzione ipnotica che rinforza l’identità falsa dell’ego a discapito dell’Io. Qui siamo a livello dell’acquisto compulsivo. L’ego, che è sotto l’egida di Lucifero, passa poi la mano al doppio arimanico, ovvero quella parte oscura di noi (l’Ombra) che incarna tutto la negatività che non trova spazio nell’Io. Arimane lavora dunque attivando in noi gli istinti di sopravvivenza animali a discapito degli altri, dunque fomentando la competizione, l’aggressione e la volontà di potenza. Ecco che l’acquisto diventa un modo per sopraffare gli altri: io possiedo di più dunque valgo di più. Infine, quando questo processo raggiunge l’estremo, il doppio arimanico apre la strada al cosiddetto “centro di distruzione”, un vero e proprio distruttore della forma, l’anti-Io. Questo centro di distruzione è insieme ciò che minaccia l’Io e ciò che lo può rafforzare portandolo alla maturità.

“Immaginiamoci al centro di distruzione nell’essere interiore dell’uomo. Si estende sull’intero organismo umano. Se dovesse espandersi fuori, sull’intero mondo, cosa vivrebbe allora nel mondo là fuori attraverso l’uomo? Il male. Il male non è altro che lo slancio del caos all’esterno, il caos che è necessario nel mondo interno dell’uomo. E in questo caos necessario, questo necessario centro del male nell’uomo, l’Io umano deve essere forgiato.”

– Rudolf Steiner, GA 207, “I semi dei mondi futuri”, prima conferenza, Dornach 24 settembre 1921

Invece una coscienza spirituale sana è essenzialmente capace di moralizzare il Nulla che avanza. La capacità immaginativa si traduce in capacità creativa e dunque il mondo interno appare vivo all’indagine introspettiva, al guardarsi dentro. Il mondo interiore è dunque popolato da esseri spirituali con cui è possibile avere un rapporto diretto, cosciente se solo si ha “buona volontà”. L’uomo stesso che abbia coscienza della sua individualità cosmica forgia il suo Io nel mare infuocato del caos distruttore, che funge così da fucina. Il male è bene fuori posto.

“Dopo tutto non c’è nulla al mondo che non porti benedizioni all’uomo, se solo fosse nel suo giusto posto! Noi dovrebbe essere senza pensiero e raziocinio, se mancassimo di questo centro dentro di noi. Poiché questo centro ci permette di sperimentare in esso qualcosa che non sperimenteremmo mai nel mondo esterno. Nel mondo esterno noi vediamo gli oggetti in senso materiale, e seguendo i costumi della scienza del tempo presente noi parliamo di conservazione della materia, della indistruttibilità della materia. Ma in questo centro di distruzione accade realmente che la materia venga distrutta. La materia viene respinta nel nulla, e abbiamo dentro di noi il potere affinché questo nulla faccia emergere il bene. Noi facciamo ciò, se invece che istinti e impulsi, che sono destinati a favorire l’egoismo, se noi versiamo ideali morali ed etici in questo centro di distruzione. Allora, in questo stesso centro di distruzione, sorgeranno i semi dei mondi futuri. Così noi, come uomini, prendiamo parte nel venire in essere dei mondi.”

– Rudolf Steiner, GA 207, “I semi dei mondi futuri”, seconda conferenza, Dornach 24 settembre 1921

Nelle Storia Infinita, Fantàsia viene sì distrutta dal nulla, ma questa distruzione non è che l’inizio di un nuovo ciclo. Fantàsia sta vivendo gli ultimi momenti del suo giorno cosmico, il manvatara, e si sta progressivamente essenzializzando nel seme della notte cosmica, il pralaya. D’altro canto, Bastiano entra nel Libro della Storia Infinita e arriva a Fantàsia dal mondo materiale proprio quando questa è rientrata in sé, nel seme del pralaya. Lì fatto suo l’Auryn, e seguendone l’iscrizione “Conosci te stesso e fa’ ciò che vuoi.” ricrea il mondo di Fantàsia, proprio dallo stesso Nulla.

Quando l’anima umana incontra il mondo dello spirito, può riconoscere il suo stesso spirito, l’Io, come il discreto creatore dell’anima stessa. L’Io è la porta per il mondo spirituale che alberga dentro di noi. Noi non siamo umani che vivono un’esperienza spirituale, ma spiriti che vivono un’esperienza umana. Quando anima e spirito entrano in questa risonanza, non si è abbandonati, non si soffre di solitudine, e non si proietta sul prossimo il bisogno di completezza. Si ha il centro entro di noi.

Infatti secondo Rudolf Steiner, l’ultimo venuto di coloro che potremmo definire Profeti dell’Io:

“Il senso della vita è dare un senso alla vita.”

Giorgio Tarditi Spagnoli

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view post Posted on 24/5/2016, 13:35

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Fisica quantistica, Il pensiero influenza la materia!
Eccoci a parlare di questa misteriosa fisica quantistica che sempre più ci viene riproposta anche a fronte di discorsi filosofici. Ovviamente ne parleremo in modo che sia comprensibile a tutti. Chi conosce più a fondo questo argomento perdonerà per la mia esposizione semplicistica. Chi invece vuole una spiegazione un pochino più tecnica, pur rimanendo per tutti, può leggere l’articolo Fisica quantistica:http://veritarelative.it/2014/10/fisica-quantistica-la-base/
Il concetto di questa scoperta è semplice:

Il pensiero influenza la materia!

Quindi noi abbiamo un determinato potere su tutto ciò che ci circonda. Possiamo cambiare la realtà che percepiamo, il nostro destino, la quantità di felicità che abbiamo, chi vogliamo essere e il nostro valore. Detto questa cosa molto impegnativa, partiamo con il “come” una branca della scienza così avanzata centri con un discorso filosofico/spirituale.
Teoria

Faccio un minuscolo sunto teorico: Nel secolo scorso scoprirono che, al contrario della materia macroscopica, le particelle del mondo microscopico, subatomico “non assumono nessuno stato specifico fino a che qualcuno non le osserva”. Per dirla con termini tecnici cercarono di capire se un elettrone, essendo di pura energia, potesse essere considerato come un’onda o come una particella:
Elettrone = elemento di un atomo
Onda = senza forma e in nessun luogo, come il suono
Particella = corpuscolo con una determinata forma e una posizione precisa, come una pallina

Hanno scoperto invece, che in realtà può essere tutte due le cose. Se l’elettrone viene osservato è particella altrimenti è onda. Da qui l’espressione:

“L’osservatore collassa la funzione di onda che diventa particella.”

L’elettrone viene influenzato dal pensiero di chi compie l’osservazione. Per fare un’analogia nel mondo macroscopico potremmo dire che niente esiste fino a che qualcuno non ne fa un’esperienza sensoriale, non solo con la vista.



Se un albero cade nella foresta e nessuno lo sente, fa rumore?
Come se fossero i nostri pensieri a creare e definire le cose che ci circondano. Quando dormiamo e facciamo uno qualsiasi dei nostri sogni, noi viviamo facendo un esperienza sensoriale in una realtà che creiamo nel momento esatto in cui ne facciamo parte. Se sogni di saper volare sei tu il creatore del paesaggio che vedi e del vento che ti soffia in faccia.

Dobbiamo solo scoprire fino a che punto siamo in grado di cambiare la nostra realtà.
Potremmo, come minimo, attuare il cambiamento e il miglioramento a livello personale. Come molti motivatori, coach ed esperti in PNL sostengono sia alla portata di tutti, basta volerlo.
Oppure enfatizzando al massimo il concetto di pensiero che influenza la materia, potresti essere il solo e unico “vivo” in questo universo. Il tuo pensiero potrebbe essere il creatore di tutto ciò che ti circonda, personaggi compresi. Tu potresti aver creato tutto: amici, familiari, cielo, mare, terra, e anche questo blog.
Come un bel sogno, ma molto più accurato nei dettagli, stai facendo questa esperienza in un universo auto-creato da te stesso. Sei Dio che sta dormendo.
Nel mezzo ci sono tutti le altre possibilità che una teoria così affascinante può comprendere. Come l’affermare che quello che ci capita l’abbiamo in qualche modo attirato noi.

Chi crede che il destino non sia già scritto ma che è nelle nostre mani, troverà esaltante questo discorso. Purtroppo però, nella nostra realtà di tutti i giorni non ha molto senso, per adesso, perché noi abbiamo sempre la sensazione che tutto ciò che ci circonda sia reale anche quando non lo tocchiamo. E non mi riferisco solo alle cose materiali ma soprattutto agli eventi che ci capitano, o in questo caso meglio dire che facciamo capitare inconsciamente. Scoprire che nel minuscolo mondo degli atomi è effettivamente così potrebbe aprire la mente a nuove possibilità.
Esempi

Facciamo degli esempi concreti se fosse vera questa teoria:

Prendiamo un mazzo di carte da poker, e mettiamolo sul tavolo dal lato coperto. La carta che sta in cima e che voglio indovinare, non è determinata a prescindere. Istintivamente ci viene da pensare che comunque sia già una e unica. Invece no. Non è già, per esempio, un 7 di quadri o un 3 di fiori. Non sarà nessuna della 54 fino a che qualcuno non la gira per osservarla. Appena sarà scoperta assumerà uno stato ed uno solo. Chi fa esperienza di qualcosa ne influenza lo stato. Chi gira la carta dal mazzo decide che carta è, consciamente o meno. Spesso i giocatori di Poker usano questo sistema dicendo che “chiamano le carte” che vogliono e queste magicamente arrivano. Ecco spiegata che cos’è la fortuna e il pensiero positivo, cioè la convinzione che vada tutto bene e la conseguente realtà che diventa rosa. Così si dà un senso alle sfortune che non vengono mai da sole, persone che pensano sempre in negativo cambiando la loro realtà in quel modo.
Molte cose finirebbero di essere chiamate coincidenze, come l’effetto placebo. Se una persona èconvinta che una pillola le farà passare una malattia, la malattia passerà anche con un semplice zuccherino. La convinzione che funziona lo farà funzionare. Ci sono migliaia di casi di guarigioni inspiegabili anche da malattie mortali.
Un altro esempio è il Successo nella nostra vita. Se facciamo attenzione a chi ne ha tanto e a chi non ne ha per niente, spesso vedremo persone particolarmente convinte e sicure si sé, contro persone timide e insicure. Ieri si pensava che se le cose vanno sempre bene si diventa sicuri e convinti. Oggi si pensa il contrario, è quell’atteggiamento che provoca il successo come una reazione a catena.

La legge di attrazione si basa sulla fisica quantistica, ma nel film “The Secret” non viene specificato direttamente per questioni di tempo. Lo scopo comunque è quello di “risvegliare” chi vive credendo di essere in balia di tutto, tranne che delle proprie scelte e responsabilità.

Personalmente credo che non c’è bisogno di studiare nessun concetto di meccanica quantistica per scoprire, con la maturità e l’esperienza, che tutto quello che siamo, che proviamo a livello emotivo e che abbiamo conquistato o perso, è stato solo per merito nostro…
Destino già scritto

Ritorniamo alla scoperta degli scienziati che stupiti vedevano cambiare lo stato dell’energia quando la osservavano. Nella nostra vita, noi siamo lo scienziato che osserva 24 ore su 24 la nostra particella che chiamiamo “Vita” e non ci rendiamo conto che assume uno stato preciso dove, poco tempo prima, aveva infinite possibilità di essere dell’altro.
Prima di questa scoperta c’era chi pensava al destino già scritto o comunque al pochissimo potere su come va la propria vita. Hai presente quando leggi un bel romanzo? Hai presente quando sei totalmente immerso nel personaggio della storia che si sviluppa tra le pagine di quel bellissimo libro e nel mentre provi esattamente le sensazione e le emozioni che prova il personaggio stesso. Non sai come andrà a finire, leggi come se guardassi un film o meglio, leggi come se ciò accadesse esattamente nel momento in cui lo leggi. La tua mente crea immagini che lo scrittore vuole che tu crei per rendere interessante la storia.

Ma anche se tu vivi il presente di quelle parole, le parole sono già scritte. Il futuro del tuo personaggio è già deciso. Tu non leggi l’ultima pagina per sapere come va a finire, ma l’ultima pagina è lì. Solo che tu non lo vuoi sapere, vuoi seguire tutta la storia come se fosse il presente… Addirittura chi legge 2 volte lo stesso libro o guarda 2 volte lo stesso film, pur sapendo come va a finire, non rinuncia a vivere il presente emozionandosi come se tutto accadesse nell’istante in cui si legge ignorando che sa come andrà a finire.
Destino da scrivere

Ma ecco la sorpresa! Mentre stai vivendo questo istante, stai semplicemente leggendo la storia della tua vita scritta sul libro che per titolo porta il tuo nome. La cosa potrebbe dare la sensazione di non aver nessun tipo di scelta. Se siamo in gelateria intenti a scegliere i gusti da mettere sul cono, in realtà stiamo solo leggendo il paragrafo del nostro libro che dice:

“sto guardando i gusti che voglio prendere e subito dopo dico al gelataio: -pistacchio e crema-”

Non sembra che stiamo scegliendo, c’era scritto che l’avrei fatto nella riga successiva! Abbiamo questa sensazione perché osserviamo costantemente il presente del libro e non ci rendiamo conto della mano chequalche riga più avanti, con una bella penna stilografica, sta scrivendo… Ma chi è che scrive prima che io legga? Semplice, sono io!

Sono io l’osservatore che collassa la funzione di onda che diventa particella. Sono io che inconsciamente scrivo e poi consapevolmente leggo credendo di non aver scelta. Sono io che, con il mio atteggiamento, sto scrivendo ciò a cui penso più intensamente, sia che si tratti di paure e angosce, sia che si tratti di prospettive grandiose. Si materializzano nella mia vita perché le ho evocate con molta determinazione. Un altissimo stato di questa consapevolezza ci farà decidere cosa scrivo prima di leggerlo e quindi viverlo.

Ecco una Verità sull’attuazione di un concetto di fisica quantistica applicato alla nostra vita. Ovviamente ci saranno delle regole su come fare a decidere ciò che sarà di noi. Per esempio allenare un continuo stato di gratitudine sicuramente attrae un ottimo futuro.

Fonte http://terrarealtime.blogspot.it/2015/11/f...h.8XLWCjmN.dpuf
 
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view post Posted on 3/6/2016, 11:19

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Steiner chi, il complottista?
Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane”. Gesù gli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo”.

di Piero Cammerinesi (corrispondente di Altrogiornale)

Gesù nel deserto supera le due tentazioni, quella di Lucifero e quella di Lucifero e Ahriman insieme.

Ma quella di Ahriman (Satana) – secondo Rudolf Steiner – non viene pienamente respinta e da lì iniziano un bel po’ di guai.

Steiner il complottista 2Egli, infatti, dice a chiare lettere che a causa di quel ‘residuo’ irrisolto nella tentazione delle pietre in pane, l’umanità, da allora in poi, è soggetta all’‘artiglio’ del denaro, quantomeno per tutta l’incarnazione planetaria terrestre.

Infatti, nel Quinto Vangelo, all’affermazione del Cristo secondo la quale l’uomo non vivrebbe di solo pane, Steiner mette in bocca ad Ahriman questa risposta: “Puoi anche aver ragione, ma per quanto tu l’abbia ciò non mi può impedire che io ti fronteggi in un certo modo. Tu sai solo quello che fa lo spirito che scende dalle altezze, ma non fosti mai finora nel mondo umano; quaggiù vi sono anche tutt’altri uomini che hanno veramente bisogno di trasformare pietre in pane, perché non possono nutrirsi di solo spirito”.

Ciò fa si che la necessità di trasformare le pietre in pane, cioè il metallo (un tempo oro oggi banconote) in beni per vivere ci accompagnerà fintanto che avremo un corpo fisico, dunque fino all’incarnazione di Giove.

E dall’oro (l’elemento minerale, le pietre) che ci consente di comprare ciò che ci serve per vivere (il pane) deriva l’avidità, la sopraffazione, il potere.

Fu proprio tale ‘residuo’ la leva che portò al tradimento di Giuda e alla successiva condanna e morte di Gesù.

Siamo con ciò di fronte ad un mistero – rivelato da un Iniziato moderno – che getta luce su gran parte della storia dell’umanità.

Come scrive Giacinto Auriti: “Ciò che sorprende in questa frase di Gesù è la novità della proposta, mai considerata dai teorici dell’interpretazione, di dedurre il significato delle parole non dalla loro espressione letterale, ma dalla bocca che le pronuncia. Quelle parole erano uscite dalla bocca di Satana; sicché per interpretarle esattamente va considerata l’ipotesi, peraltro assurda, che Cristo avesse accettato l’invito di Satana e trasformato le pietre in pane. In tal caso questi avrebbe potuto ben dire a Cristo: “Tu puoi mangiare pane per mio merito perché io Ti ho dato il consiglio di trasformare le pietre in pane.” Quindi Cristo sarebbe stato trasformato da “padrone” a “debitore” del Suo pane. A ben guardare questa ipotesi si verifica puntualmente nell’emissione della moneta nominale. Quando la banca centrale emette moneta prestandola, induce la collettività a crearne il valore accettandola, ma contestualmente la espropria e indebita di altrettanto, esattamente come Satana avrebbe fatto se Cristo avesse accettato l’invito di trasformare la pietra in pane”.
Dalle pietre in pane al denaro creato dal nulla

Steiner il complottista 3Come sappiamo le valute di tutto il mondo fino al secolo scorso – per la precisione fino al 1971 – erano garantite dall’oro, ma da quell’anno, avendo gli americani sganciato il dollaro dall’oro, quasi tutte le valute non furono più garantite dalle riserve auree.

Si realizzò allora pienamente la creazione del denaro ‘out of thin air’, dal nulla.

Secondo Renzo Rosti la creazione del denaro dal nulla fu “una vera rivoluzione copernicana (…) che è passata purtroppo inosservata perché vi sarebbe stata la possibilità di iniziare un processo di liberazione dalla schiavitù del denaro. Ne ha invece approfittato il sistema bancario; ormai associazione di banche private; per consolidare la gestione monetaria creando denaro dal nulla”.

È ora sotto gli occhi di tutti come il denaro ‘a debito’ creato dal nulla – con un semplice click su un terminale bancario – abbia completamente asservito l’uomo al dominio delle Entità ostacolatrici.

Da qui l’accrescimento – in proporzione geometrica – della brama di denaro e conseguentemente di potere che attanaglia il mondo attuale, dove la forbice tra ricchi e poveri tende ad allargarsi sempre di più.

“Su queste premesse – continua Giacinto Auriti – ci si spiega anche la tentazione di Satana quando esorta Cristo a gettarsi dalla cima del tempio della Città Santa. Chi è padrone di tutto il mondo e di tutto il denaro del mondo, o perché lo possiede o perché ne è creditore, non desidera sovranità e ricchezza perché già le possiede, ma ha sete di vanagloria. Si giustifica così anche questa tentazione”.
Con la creazione del denaro dal nulla il potere delle banche centrali e degli istituti finanziari sovranazionali è divenuto, come sappiamo, pressoché assoluto e inattaccabile, tanto che ha preso il controllo dell’economia e della politica.

Steiner il complottista 4Ci troviamo di fronte oggi a un totale ribaltamento dei valori cristiani, ribaltamento esercitato e sfruttato paradossalmente da entità politico-istituzionali che vantano radici cristiane.

Il capovolgimento dei valori, l’’Umwertung aller Werte’ nietzscheano è divenuto realtà. L’unico contravveleno a questo stato di cose sarebbe l’applicazione della Triarticolazione sociale, cosa che, purtroppo, appare al momento abissalmente remota.

Ahriman, o Satana che dir si voglia, è pertanto signore incontrastato del mondo esteriore proprio grazie a quella questione insoluta, al potere del denaro, che il Cristo, venendo dai mondi spirituali, non poteva conoscere.

Nella storia umana l’oro – il denaro – ha sempre alimentato il potere dei pochi che, a loro volta, hanno operato lo sfruttamento e la manipolazione delle masse.

Tale trend è divenuto via via più pervasivo ma anche più manifesto – direi più sfacciato – in particolare con la straordinaria crescita dei sistemi di manipolazione delle coscienze cui abbiamo assistito nell’ultimo secolo.

Per l’oro, per il potere collegato al denaro, si sono combattute tutte le guerre, in particolare quelle catastrofiche del secolo scorso ma anche le attuali invasioni di stati sovrani, le primavere colorate, le aggressioni camuffate da interventi umanitari e le cosiddette esportazioni di democrazia.

Dove è finito l’oro di Ucraina e Libia, asportato dalle banche centrali di quei Paesi, per citare solo i casi più recenti?

Dove sono finite le 75.000 tonnellate d’oro che lo Zar prestò agli USA nel 1913 per finanziare la Federal Reserve?

Chiunque abbia cercato di mettere un freno allo strapotere dell’attuale sistema predatorio del cosiddetto Military-industrial complex è stato eliminato senza pietà, così come (basti pensare ad Abraham Lincoln e John F. Kennedy) chi ha cercato di mettere in pratica la teoria di Thomas Jefferson, secondo la quale “il potere di emissione della valuta vada tolto alle banche e restituito al popolo, al quale appartiene”.

– Che fare?

Ciò detto, dobbiamo domandarci quale sia il compito del ricercatore spirituale di fronte alla hybris dei potenti ed alla menzogna che domina incontrastata i mezzi di informazione, ormai per la maggior parte a libro paga dei poteri forti?

Ebbene, qui ci troviamo di fronte a due posizioni contrapposte.

Steiner il complottista 5C’è chi sostiene che nessun impegno sul piano esteriore possa cambiare le cose, visto che esse sono il risultato di condizioni morali deficitarie dell’umanità e che quindi l’unico intervento fattivo sia quello di lavorare spiritualmente in modo energico per innalzare tali condizioni.

C’è, invece, chi ritiene che sia comunque necessario – a fianco dell’indiscutibile necessità di un impegno interiore – anche approfondire gli eventi esteriori, scoprendone il reale significato e prendere parte a ogni iniziativa intesa a correggerne le storture.

Tali posizioni evidentemente rispecchiano le forze fondamentali cui Rudolf Steiner fece riferimento come le due correnti – neoplatonica e neoaristotelica – cui appartengono coloro che, in questa incarnazione, si sono collegati alla scienza dello spirito.

Ma quale di queste due posizioni possiamo considerare, nella fattispecie, più corretta?

Ebbene, se siamo dei cultori di scienza dello spirito e seguiamo le indicazioni che un secolo fa ci vennero fornite da Rudolf Steiner, intanto cerchiamo di capire quale sia la posizione del fondatore dell’Antroposofia di fronte al quadro che abbiamo tratteggiato.

– Una impostura in grande stile

Iniziamo con il dire che per Steiner non v’era dubbio alcuno che noi “viviamo in un mondo che non considera ciò che è giusto o ciò che è ingiusto, ma che decide in base al potere”.
Il potere, naturalmente, agisce sui popoli mediante la propaganda; esso utilizza gli enormi mezzi a sua disposizione per corrompere, guidare, comprare coloro che devono raccontare gli eventi al pubblico.

Di conseguenza impariamo a nostre spese che ogni notizia che ci viene presentata come verità, tale non può essere qualora collida con gli interessi del potere.

Vale a dire nella maggior parte dei casi.

Anche a tal proposito, parlando della propaganda, Steiner è adamantino: “Vedete, nel mondo ci sono mezzi con cui si possono generare suggestioni di massa. Quando si vogliono creare suggestioni su larga scala bisogna immettere nel mondo qualcosa di sensazionalistico. Alla stessa maniera in cui si può suggestionare una singola persona (…) si possono condizionare interi gruppi, basta impiegare i mezzi adatti, e soprattutto conoscere quello che lega concretamente le persone di questi gruppi le une alle altre. Esiste un modo con cui si può pilotare la forza che risiede in un singolo uomo verso una precisa direzione. Questi può essere convinto del proprio profondo amore per la pace, ma compie le sue azioni sotto effetto della suggestione. Egli è tutt’altro da quello che fa. Si può fare la stessa cosa anche con i sentimenti d’interi gruppi, se si hanno le conoscenze adatte. Bisogna solo scegliere i mezzi appropriati. Serve solo spingere in una determinata direzione, attraverso una specie d’impostura in grande stile, una forza che è sì vitale, ma non ha una particolare direzione (…). Una tale suggestione collettiva esiste, essa ha agito, agisce e agirà in modo estremamente efficace”.

Steiner il complottista 6Ora questa ‘impostura in grande stile’ è la cifra segreta delle nostre moderne democrazie che di democratico hanno ormai solo il nome.

Attraverso le congreghe occulte, le logge e le super-logge (Ur-Lodges sovranazionali) massoniche, che a loro volta controllano le logge nazionali e, a cascata, le organizzazioni para-massoniche come la Trilateral Commission, il Bilderberg Group, il Council on Foreign Relations, l’Aspen Institute e altre, i poteri forti oggi determinano senza mezzi termini le politiche e le economie di tutto il globo.

Questi poteri hanno evoluto in modo superlativo – in particolare dopo il secondo conflitto mondiale – la capacità di controllare le popolazioni.

I loro mezzi principali sono la creazione di stati di insicurezza, di angoscia e di paura.

Chi non sa se arriverà alla fine del mese perché ha un lavoro sottopagato, chi teme di perderlo o chi ha paura di attentati e di stragi non avrà certo tempo e voglia di occuparsi delle politiche e delle strategie internazionali.

Paura e angoscia producono un abbassamento del livello di coscienza delle persone facendo leva sul naturale istinto di conservazione e sull’aspettativa di sopravvivenza.

Quello che è avvenuto negli USA dopo l’11 settembre e che sta avvenendo oggi in Europa è emblematico; la gente rinuncia spontaneamente a porzioni sempre maggiori di libertà a favore della sicurezza.

Ancora Steiner esattamente cento anni fa: “per chi abbia seguito gli ultimi decenni consapevolmente a livello spirituale, uno dei motivi principali dei dolorosi avvenimenti attuali (Prima Guerra Mondiale) è la paura di cui è imbevuto il mondo intero; la paura che hanno avuto singoli uomini l’uno dell’altro, ma che prima d’ogni altra cosa hanno avuto le nazioni una dell’altra, anche se non ne erano consapevoli. E se si fosse potuta seguire questa fonte di paura con attenzione, non si direbbero tante insensatezze sulla causa della guerra, come invece si fa oggi”.

Ecco, seguire con attenzione la fonte della paura è un’indicazione impagabile che dobbiamo imparare.

Un altro indizio su come comportarci di fronte agli eventi del presente Steiner ce lo fornisce indicandoci come sia – ieri come oggi – una politica precisa dei poteri forti quella di offrire ‘mezze verità’.

“L’insieme delle conoscenze serve sempre all’umanità intera. Elementi isolati dall’insieme servono sempre all’egoismo di gruppi singoli. Questa è la cosa significativa e importante che si deve aver presente, perché moltissime idee che diventano di dominio pubblico per mano occulta non sono false, ma sono mezze verità o anche un quarto o un ottavo di verità. Proprio perché recano in sé una parte di vero possono essere strumentalizzate per questo o quello scopo in modo unilaterale”.

Dunque, risalire alla fonte della paura e smascherare le mezze verità.

Ora, i cosiddetti ‘poteri forti’ cui si riferisce Steiner contano sul fatto che gli uomini, presi dalla loro vita e soprattutto dalle difficoltà e dai pericoli che vengono loro messi sul cammino, tendono a non aver l’energia o la voglia di occuparsi di questioni come quelle che abbiamo accennato.

Steiner il complottista 7E questo è il gioco del controllo delle masse che agisce in modo che molte cose debbano “svolgersi in modo da non essere notate dalle altre persone. Abbiamo già avuto modo di osservare come gli uomini siano in una certa misura disattenti, distratti, non guardino volentieri a ciò che accade. Questo però viene strumentalizzato dai molti che si servono di determinate connessioni occulte per agire nel mondo. Chi osserva il mondo, non nel modo in cui la gente lo guarda abitualmente, bensì con uno sguardo spregiudicato, saprà che ci sono uomini che si lasciano influenzare da quanti vogliono servirsi di simili mezzi. E se qualche occultista non particolarmente coscienzioso si prefigge di influenzare altri uomini, riuscirà a esercitare un influsso ben determinato”.

Vi sono dunque entità che si prefissano di influenzare e controllare le masse.

Entità umane (gruppi di potere) eterodirette da Entità dell’ostacolo.

Un altro sistema con cui si controlla la gente è l’alterazione della storia.

Attraverso la storia che impariamo a scuola o che leggiamo sui libri o vediamo in televisione viene coscientemente alterata la realtà dei fatti ad esclusivo consumo delle élite al potere.

Ancora Steiner: “…nel modo in cui si scrive solitamente la storia, la gente viene completamente ingannata, fuorviata. Invece anche nella storiografia bisogna andare più a fondo”.

Ecco un’altra indicazione preziosa: andare a fondo nello studio della storia.

Steiner il complottista 8Un ulteriore metodo di controllo e manipolazione è la gestione del linguaggio, ben caratterizzato dalla neo-lingua di orwelliana memoria.

Se chiamo la guerra guerra umanitaria e il nemico belva non umana ho già di fatto condizionato la mente di chi mi ascolta.

Per questo motivo i conflitti oggi si vincono con le parole prima ancora che con le armi. I media, da quando sono divenuti di fatto megafono del potere e strumento di propaganda, sono maestri nel ‘sintetizzare’ in poche parole-chiave quei concetti in grado di innescare automaticamente nella gente reazioni programmate.

La sintesi di concetti complessi in slogan è il segreto per il controllo delle masse.

Grazie ad essi si manipolano le coscienze e si snatura il rapporto concetto-parola che è alla base del nostro pensiero.

E qualora i media o i governanti giurino che quanto sostengono sia la verità, beh, in tal caso si può essere davvero certi che hanno già ribaltato anche il senso del termine verità.

Anche su questo aspetto Rudolf Steiner è chiarissimo: “Quando si vuole ottenere un determinato risultato nel mondo, risultato che deve rappresentare l’opposto della regolare direzione dell’evoluzione dell’umanità, ebbene, allora gli si dà, per così dire, un nome che significa il contrario. L’umanità deve imparare a non credere ciecamente ai nomi”. (Rudolf Steiner, Stoccarda 21 settembre 1920)

– Attenzione entusiastica

Dunque sembrerebbe che la prima posizione da cui siamo partiti – vale a dire di rinuncia all’attività esteriore ad esclusivo vantaggio di quella interiore – venga del tutto esclusa nel ragionamento di Steiner, che afferma, infatti: “solo la sete di conoscere e la volontà di apprendere rendono un uomo capace di vedere chiaro negli eventi del mondo”.

In altri termini, “È necessario farsi compenetrare almeno una volta dall’esigenza – questa esigenza deve essere portata almeno una volta nella vita dei giorni nostri – di non sviluppare l’entusiasmo della distrazione, ma l’entusiasmo dell’attenzione”.

Dunque non semplice attenzione agli avvenimenti del mondo ma attenzione entusiastica.

E, come se non bastasse, con queste parole lo scenario si fa ancora più chiaro:“Chi si limita a pensare che il saggio ordinamento del mondo provvederà a tutto, se la prende troppo comoda. Se fosse così, non esisterebbe in nessun luogo dell’intero mondo fisico quello che invece esiste: la libertà umana”.

Ecco che la tentazione di voltarsi dall’altra parte pensando “a me queste cose non interessano, leggo le conferenze, i libri, medito nella comodità della mia stanzetta e non mi sporco le mani con gli avvenimenti di cronaca perché tanto non posso farci nulla” si dimostra allora per quello che è, appunto una tentazione.

Infatti, prosegue Steiner “Se si volge lo sguardo solo sullo spirito – l’ho già detto più volte – che pervade ciò che ci circonda, non si hanno i presupposti necessari per porre le domande giuste. Non si sa come si rifletta giù nel mondo fisico quello che accade spiritualmente”.

Che il ricercatore dello spirito non si nasconda dunque dietro al facile pretesto di seguire l’Occultismo perché “occulto, miei cari amici, non è solo ciò che riguarda i mondi superiori – inizialmente questi sono certo nascosti, occulti per tutti gli uomini. Ma per molti uomini è già occulto anche quello che avviene nel mondo fisico! E vogliamo augurarci che molto di ciò che è nascosto qui da noi diventi visibile! Che così tanti fatti rimangano nascosti a così tanta gente, costituisce una delle fonti della miseria in cui viviamo”.

Non ci sono giustificazioni, dunque, per chi, estraniandosi dal mondo esteriore, diviene in qualche modo corresponsabile degli eventi tragici che vi accadono.

“Gli uomini – afferma Steiner – in un certo senso, hanno perso la buona volontà di guardare se ciò che esiste nella realtà affonda le sue radici nel vero. Ma ci si deve appropriare di questo sentimento per la verità nella vita quotidiana, altrimenti non lo si potrà portare con sé nella comprensione dei mondi spirituali.

In modo che vediate cosa intendo, vorrei farvi un esempio: sulle onde della civiltà presente galleggia non solo la mistificazione delle frasi fatte, ma la menzogna vera e propria. Si riversa nella vita – e, come menzogna, intacca la vita”.

Abbiamo dunque a che fare con gruppi di potere – a partire dalle congreghe occulte – che contano sulla menzogna, sulle ‘mezze verità’, sulla manipolazione della storia e sulla propaganda per irretire e soggiogare l’umanità, intaccando la stessa esistenza umana.

Ma questi disegni criminali devono essere smascherati dagli uomini se essi non vogliono essere corresponsabili delle loro stesse sciagura.

Tanto è deleterio l’atteggiamento di mettere la testa sotto la sabbia – evidentemente comune anche tra le persone che lo circondavano – che egli, riferendosi alle cause dello scoppio della Prima Guerra Mondiale disse: “Sono convinto che uno dei motivi principali per cui una tragedia come quella che accade oggi può abbattersi sul mondo, sta nel chiudere gli occhi davanti a queste realtà e nel parlare di quello che accade su basi del tutto inadeguate. Infatti anche di fronte ad eventi così grandi ognuno dovrebbe iniziare dalla conoscenza di sé”.

– La nostra responsabilità

Ora se può essere drammaticamente comprensibile che certe verità non vengano cercate o approfondite da parte della massa – troppo impegnata a tirare avanti faticosamente la vita di tutti i giorni o troppo condizionata dai media – non lo è certamente, o meglio non dovrebbe esserlo, per il ricercatore spirituale che, per definizione, dovrebbe possedere le capacità e, con esse, la responsabilità di usare un pensiero libero per indagare gli eventi del mondo.

Steiner il complottista 9Ai ricercatori spirituali dunque si rivolge Steiner con queste parole: “E un frammento di conoscenza di sé è anche sapere che, nel momento in cui si dice: ‘Cose simili non ci riguardano, vogliamo solo sentir parlare di fenomeni occulti’, in questo momento si rafforzano, anche se in piccolo, quelle forze che, articolandosi in tutte le loro diramazioni e assommandosi, portano a catastrofi come quella che viviamo oggi”.

Abbiamo visto che le indicazioni del fondatore della scienza dello spirito sono difficilmente fraintendibili e vanno dalla denuncia della paura e dell’angosciacome mezzi per controllare le masse alla dichiarazione di una ‘impostura in grande stile’ tramite la propaganda; dalla messa in guardia dall’uso di ‘mezze verità’ da parte delle élite per manipolare le coscienze alla denuncia dell’alterazione della storia, fino al consiglio di non credere ciecamente ai nomi.

Sembrerebbe quasi di avere a che fare con il ragionamento di qualcuno che oggi definiremmo, con un termine che sovente viene usato con una connotazione dispregiativa, un complottista, non è vero?

Di qualcuno, dunque, che, senza mezzi termini, denuncia apertamente lapresenza massiccia di cospirazioni a tutti i livelli finalizzate all’asservimentototale dell’intera umanità al suo attuale indiscusso dominatore, Ahriman.

Ma questo disegno globale mostruoso può e deve – esorta Steiner – venir contrastato innanzitutto da coloro che possono smascherarlo, dunque, in primo luogo, dalle comunità spirituali mediante l’approfondimento entusiastico degli eventi del mondo esteriore, non rifugiandosi nell’alibi della sola azione interiore, poiché una delle cause dei disastri che ci vengono incontro deriva proprio dal fatto che il senso degli eventi del mondo rimangano nascosti ai più.

Bene, ora sta a noi svegliarci o continuare a dormire.

Concludo queste riflessioni con uno dei rari passi in cui Rudolf Steiner parla di se stesso e del suo atteggiamento verso la vita.

Lo fa in forma poetica in un suo taccuino del 1925:

Vorrei che ogni uomo
S’infiammasse dello Spirito del cosmo
Fiamma divenisse
E con ardore l’essenza dell’essere suo
Dispiegasse.
Altri vorrebbe
Prendere dall’acqua del cosmo
Ciò che le fiamme estingue,
E che, annacquato ogni essere,
Intimamente lo paralizzi.

Oh gioia, quando la fiamma dell’uomo
Arde anche là dove riposa.
Oh amarezza, quando l’umana cosa
È legata là dove muoversi vorrebbe.

Piero Cammerinesi

Fonte www.altrogiornale.org/steiner-chi-il-complottista/

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view post Posted on 17/6/2016, 14:56

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Pierre Hadot – “Il problema della relazione Uomo-Mondo”
E’ possibile ricuperare oggi la coscienza cosmica del saggio antico? La proposta di Pierre Hadot.

Nella storia della riflessione filosofica sul rapporto tra uomo e mondo, un posto indubbiamente importante è occupato dal pensiero antico. Nel periodo ellenistico in particolare, il problema della posizione dell’uomo nel cosmo fu uno dei più dibattuti. Le principali scuole dell’epoca, proiettarono nella figura del “saggio” i rispettivi ideali circa l’atteggiamento da tenere nei confronti dell’universo fisico e il modo in cui relazionare la propria individualità umana alla totalità delle cose. A distanza di molti secoli, consapevoli dei profondi cambiamenti intervenuti nella concezione dell’uomo e del mondo, ci potremmo chiedere quale attualità conservino ancora quei grandi paradigmi etici.

Una risposta degna di nota a questo interrogativo è stata fornita recentemente da Pierre Hadot.

Considerato uno dei maggiori storici viventi della filosofia antica, Hadot è stato dal 1983 al 1991 titolare di una cattedra di Storia del pensiero ellenistico e romano al Collège de France[1]. A partire dagli anni ’70 egli ha proposto un’interpretazione complessiva della filosofia antica come modo di vivere e ha sostenuto la sua praticabilità, entro certi limiti, anche al giorno d’oggi[2]. All’interno della sua vasta produzione scientifica, si segnala, come esplicitamente dedicato al tema che ci interessa, un articolo apparso nel 1989 e intitolato Il saggio e il mondo[3]. Cercherò di riassumere il contenuto di questo articolo, non ancora tradotto in italiano, e concluderò la mia esposizione con alcune brevi osservazioni personali.

L’articolo di Hadot si apre con una citazione di Bernard Groethuysen. Questi, nella sua Antropologia filosofica, scriveva a proposito del saggio antico: <<la coscienza che ha del mondo è qualcosa di peculiare al saggio. Solo il saggio non cessa di avere il tutto costantemente presente allo spirito, non oblia mai il mondo, pensa e agisce in rapporto al cosmo […]. Il saggio fa parte del mondo, è cosmico. Non si lascia distogliere dal mondo, distaccare dall’insieme cosmico […]. Il tipo del saggio e la rappresentazione del mondo formano in qualche modo un insieme indissolubile>>[4]. Hadot nota che ciò è particolarmente vero per il saggio stoico, il cui atteggiamento fondamentale consisteva nell’assenso gioioso a tutti gli eventi di un mondo retto da una Ragione universale, ma è vero anche per il saggio epicureo, il quale, proprio perchè considerava il mondo come effetto del caso, accoglieva l’esistenza come un miracolo e contemplava l’universo senza il timore superstizioso degli dèi. In generale, la dimensione cosmica era essenziale al saggio antico; se questi si convertiva a se stesso, lo faceva solo per superarsi e risituarsi armoniosamente nel Tutto del mondo di cui l’io non era che una parte.

A questo punto Hadot si trova a dover rispondere a un’obiezione: ammettendo pure che la saggezza antica fosse intimamente legata al rapporto con il mondo, come ricuperarla oggi, quando la visione antica dell’universo è definitivamente superata? <<l’universo quantitativo della scienza moderna è totalmente irrappresentabile e l’individuo in esso si sente ormai isolato, perduto. La natura non è più nient’altro per noi che l'”ambiente” dell’uomo, è diventata un problema puramente umano, un problema di pulizia industriale. L’idea di ragione universale non ha più molto senso>>[5]. Sembrerebbe allora che l’unica chance rimasta alla morale sia il ripiegamento in una cultura del sè, in un'”estetica dell’esistenza individuale” come quella delineata dall’ultimo Foucault[6].

Hadot replica all’obiezione con un triplice ordine di argomenti. In primo luogo, egli pone in evidenza la differenza tra il mondo della scienza e il mondo della percezione abituale[7]. La maniera in cui percepiamo il mondo nella vita quotidiana non è profondamente modificata dalle concezioni della scienza. Ad esempio, la rivoluzione astronomica, solitamente indicata come fattore decisivo nel passaggio dal pensiero antico e medievale a quello moderno, non impedisce a tutti noi di percepire comunemente il sole come un astro che sorge e tramonta e di riferirci alla terra come un piano immobile sul quale ci muoviamo. Questa percezione vissuta del mondo è stata tematizzata nel Novecento da Bergson e Merleau-Ponty; in modi diversi, essi hanno assegnato alla filosofia il compito di purificarla dai suoi aspetti parziali e selettivi e di trasformarla in una percezione del mondo in quanto mondo.

In secondo luogo, Hadot addita la percezione estetica del mondo a modello di coscienza cosmica per l’uomo moderno[8]. Joachim Ritter ha mostrato che, in seguito allo sviluppo della scienza moderna, dal XVIII secolo in poi si avvertì in Europa l’esigenza di una percezione emotiva e disinteressata che consentisse all’esistenza umana di conservare qualla dimensione cosmica che le è essenziale[9]. Ciò risulta chiaramente da opere come l’Aesthetica di Baumgarten, la Critica del Giudizio di Kant e le Lettere sulla pittura del paesaggio di Carl Gustav Carus. Anche pittori come Klee e Cézanne non separarono la loro arte da un’esperienza sui generis della natura, che la rendesse visibile in quanto tale. Tale percezione che ci fa apparire il mondo davanti agli occhi come se fosse la prima volta, è però possibile, secondo Hadot, solo grazie a una conversione dell’attenzione: dobbiamo imparare a stupirci dell’esistenza del mondo, a rompere, come diceva Merleau-Ponty, <<la nostra familiarità con il mondo, e questa rottura non ci può insegnare nient’altro che lo scaturire immotivato del mondo>>[10].

In terzo e ultimo luogo, Hadot mostra, sulla base di alcuni testi senecani e lucreziani, che già i filosofi antichi si sforzavano di suscitare nei loro contemporanei la coscienza di essere-al-mondo[11]. Ciò significa che l’ostacolo alla percezione “pura” del mondo non si situa nella modernità, ma nell’uomo stesso, il quale tende a “umanizzare” il mondo, cioè a trasformarlo in un insieme di “cose” utili alla vita. L’esempio di Lucrezio, per il quale il mondo era infinito ed era il risultato del caso, prova inoltre che la coscienza cosmica degli antichi non dipendeva necessariamente dalla credenza nella finitezza o nella razionalità del mondo, idee che i moderni farebbero fatica ad accettare. Gli elementi che componevano la percezione disinteressata del mondo presso gli antichi erano invece essenzialmente due: la concentrazione sull’stante presente e il sentimento puro dell’esistenza del Tutto e di sé nel Tutto. Stoici ed epicurei cercavano di realizzare tali condizioni attraverso specifici esercizi spirituali: la valorizzazione di ogni istante della vita come se fosse l’ultimo e il pensiero costante della morte. Liberando dal peso del passato e dalla preoccupazione per il futuro, quegli esercizi portavano alla scoperta del valore infinito della presenza dell’uomo nel mondo e alla percezione del mondo stesso come una “natura”, una physis, <<cioè come il movimento di crescita, di nascita con cui le cose appaiono>>[12].

Hadot termina la sua argomentazione sottolineando l’analogia tra l’accesso alla visione del mondo e la posizione della figura del saggio[13]. Come il saggio è un ideale di perfezione assoluta che trascende tutte le sue possibili incarnazioni, così il mondo è una totalità che supera ogni oggetto visibile. E come per conoscere la saggezza bisogna cercare di essere saggi, così per percepire il mondo bisogna percepire la propria unità con esso.

Questo è dunque, in sintesi, il contenuto dell’articolo. La sua tesi di fondo è che l’uomo moderno può vivere un esercizio della saggezza ispirato al modello antico e finalizzato al reinserimento dell’io nella realtà universale del mondo[14].

La parte più interessante del contributo di Hadot, a mio avviso, è la focalizzazione della percezione filosofica del mondo come percezione della totalità delle cose. La sua difesa della possibilità di una simile percezione per l’uomo d’oggi mi pare sostanzialmente riuscita. Trovo persuasiva anche l’idea che la difficoltà della sua realizzazione risieda non tanto nella situazione culturale della modernità, quanto nella stessa condizione dell’Esserci umano, che, come ci ha insegnato Heidegger, incontra originariamente le cose sotto l’aspetto della Zuhandenheit, della loro utilizzabilità. Cogliere l’essere delle cose per se stesse richiede invece uno sforzo mentale, un esercizio di disassuefazione che può ancora trarre giovamento dalle tecniche apprestate dagli antichi.

Penso tuttavia, a differenza di Hadot, che la purificazione della nostra esperienza del mondo sia un punto di partenza, più che un punto di arrivo della filosofia. Lo stupore di fronte all’esistenza delle cose, che nello stoicismo e nell’epicureismo doveva essere fonte di serenità a di pace interiore, è forse il più potente stimolo ad una riflessione che riempia l’animo di appassionanti interrogativi, la molla che spinge ad uscire dalle incertezze che sorreggono la vita quotidiana e a porre in discussione la visione abituale del mondo e dell’uomo. La meraviglia come inizio della ricerca, del resto, è un tema classico della filosofia, a cominciare dalle moltissime affermazioni di Platone nel Teeteto e di Aristotele nella Metafisica[15].

Due in particolare sono le direzioni che possono essere e sono state effettivamente prese in questo senso. Innanzitutto, lo stupore con cui ci si accorge dell’essere non sarebbe tale se non implicasse una domanda, anzi se non fosse esso stesso una domanda implicita: perché c’è il mondo? Perché ci sono io nel mondo? Perché l’essere anziché il nulla? E’ questa la cosiddetta domanda “metafisica”. A seconda di come vi rispondiamo, diversa sarà l’immagine del mondo che avremo. Se cercheremo la spiegazione ultima della totalità del reale all’interno del mondo dell’esperienza, questo ci apparirà in qualche modo come un Assoluto. Se invece ricercheremo il perché ultimo delle cose in un ambito di realtà ulteriore rispetto al mondo delle esperienza, allora questo sarà per noi qualcosa di dipendente e di relativo[16]. E’ evidente che il valore che il mondo avrà ai nostri occhi non sarà lo stesso in entrambi i casi.

Lo stupore davanti all’essere, inoltre, può diventare esso stesso oggetto di stupore. Ci si potrà stupire, cioè, della capacità di stupirsi, di prendere coscienza dell’esistenza, di uscire dalla logica dell’utile che governa la vita dell’animale e di contemplare disinteressatamente la realtà. Questa capacità contraddistingue l’uomo da ogni altro vivente e da ogni altra cosa del mondo. In un certo senso essa incrina, anziché favorire, il sentimento della nostra unità con il mondo, perché suscita la consapevolezza di un’irriducibile differenza tra noi e le cose. Anche questo è un tema caro ai filosofi. Si ricordi ad esempio il celebre Pensiero 347 Brunschvicg di Pascal: <<l’uomo è solo una canna, la più fragile della natura; ma una canna che pensa. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo; un vapore, una goccia d’acqua bastano a ucciderlo. Ma, quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pur sempre più nobile di quel che lo uccide, perché sa di morire, e la superiorità che l’universo ha su di lui; mentre l’universo non ne sa nulla>>[17]. Non è un caso, invece, che sia il naturalismo panteistico degli stoici sia il materialismo atomistico degli epicurei, con la loro pretesa di spiegare l’essere di ogni cosa , finissero per negare la trascendenza ontologica dell’uomo sul mondo.

Queste semplici osservazioni mi portano a concludere che le scuole ellenistiche possono sicuramente aiutarci a risvegliare il sentimento del nostro essere-al-mondo; tuttavia il senso di tale esserci dipenderà dalle risposte che daremo ai problemi sollevati da qual sentimento, ed esse potranno essere anche molto differenti da quelle fornite a loro tempo da Epicuro, Zenone e i loro seguaci.

Giovanni Catapano
estratto da “Il problema della relazione Uomo-Mondo” pp.85/90

[1] Sull’autore, le sue pubblicazioni e il significato delle sue ricerche, cfr. P. Hadot, Porfirio e Vittorino, presentazione di G. Reale, Traduzione di G. Girgenti, Vita e Pensiero, Milano 1993, pp. XIII-XXIII; ID., Philosophy as a Way of Life. Spiritual Exercises from Socrates to Foucault, edited with an introduction by A.I. Davidson, translated by M. Chase, Blackwell, Oxford UK-Cambridge USA 1995, pp. 277-286.

[2] Cfr. ID., Exercices spirituels et philosophie antique, Études Augustiniennes, Paris 1981 (19872, 19933; tr.it. della 2a ed. Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi, Torino 1988); Qu’est-ce que la philosophie antique?, Gallimard, Paris 1995 (tr. it. Che cos’è la filosofia antica?, Einaudi, Torino 1998).

[3] ID., Le sage et le monde, “Le temps de la réflexion”, 10 (1989), pp. 175-188.

[4] B. Groethuysen, Anthropologie philosophique, Gallimard, Paris 1952 (ed. or. ted. 1931; tr.it. Atropologia filosofica, Guida, Napoli 1970), p. 80.

[5] Hadot, Le sage et le monde, p. 177.

[6] Cfr. M. Foucault, La cura di sè, Feltrinelli, Milano 1985 e P. Hadot, Réflexions sur la notion de culture de soi, in Michel Foucault philosophie. Rencontre internationale, Paris 9, 10, 11 janvier 1988, éd. par F. Ewald Seuil, Paris 1989, pp. 261-269.

[7] Cfr. Hadot, Le sage et le monde, pp. 177-179.

[8] Cfr. ivi, pp. 179-182.

[9] Cfr. J. Ritter, Subjektivität. Sechs Aufsätze, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1974, pp. 155-158.

[10] M. Merleau-Ponty, Phénoménologie de la perception, Gallimard, Paris 1945 (tr. it. Fenomenologia della percezione, a cura di A. Bonomi, Bompiani, Milano 1965), p. VIII.

[11] Cfr. Hadot, Le sage et le monde, pp. 182-187.

[12] Ivi, p. 187.

[13] Cfr. ivi, pp. 187-188.

[14] Cfr. ivi, p. 177.

[15] Cfr. Plat. Theaet. 155 d; Aristot. Metaph. A2, 982 b 11-21.

[16] Per la fondamentale distinzione tra metafisiche immanentistiche e metafisiche trascendentistiche, cfr. E. Berti, Metafisica, in La filosofia, diretta da P. Rossi, vol. III: Le discipline filosofiche, UTET, Torino 1995, p. 21 sgg.

[17] B. Pascal, Pensieri, traduzione, introduzione e note di P. Serini, Einaudi, Torino 1962, p. 173 (corsivi miei). Il riferimento a Pascal offrirebbe lo spunto – che qui non posso sviluppare – per parlare anche dell’influsso del cristianesimo, oltre che della scienza, sulla concezione del rapporto uomo-mondo in Occidente: un influsso cui Hadot nel suo articolo non fa cenno, ma col quale è inevitabile misurarsi se si vuole stabilire ciò che è vivo e ciò che è morto nella visione antica.

gianfrancobertagni.it

Fonte http://www.altrogiornale.org/pierre-hadot-...one-uomo-mondo/

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view post Posted on 6/8/2016, 11:06

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Alcune considerazioni su Osho e il pensiero positivo

Amato Maestro,
la tecnica del “pensiero positivo”, è utile per risvegliarsi? Oppure ottunde la consapevolezza di essere in prigione e il desiderio di diventare liberi?

La tecnica del pensare in positivo non è una tecnica che ti trasforma: si limita a reprimere gli aspetti negativi della tua personalità. È una tecnica basata sulla scelta. Non può giovare alla consapevolezza: va contro la consapevolezza. La consapevolezza è sempre senza scelta. Pensare in positivo, significa semplicemente forzare il negativo ad andare nell’inconscio, e condizionare con pensieri positivi la mente cosciente. Ma il guaio è che l’inconscio è molto più forte, è nove volte più forte della mente cosciente. Per cui, quando una cosa diventa inconscia, essa diviene nove volte più forte di quanto non lo fosse prima. Magari non si manifesta più nella vecchia maniera, ma trova nuovi modi di espressione.

Quindi, la tecnica del pensare in positivo è poco efficace, priva di una profonda comprensione, e continua a fornirvi idee sbagliate su voi stessi.Il pensare in positivo è nato da una setta cristiana americana, che prese il nome di “Christian Science”. Per evitare la parola “Christian” e avere in tal modo più presa sulla gente, un po’ alla volta fu abbandonata la vecchia etichetta, e si limitò a parlare della filosofia del “pensiero positivo”. Christian Science – questa è la fonte originale – avanzò l’idea che tutto quello che vi succede nella vita, non è altro che una proiezione del pensiero. Se volete essere ricchi, “pensate alla ricchezza e arricchitevi”. È attraverso il pensare in modo positivo che ci si arricchisce, che si diventa più ricchi… che i dollari cominciano a venire verso di voi.

Mi viene in mente un aneddoto. Un giovane incontra per strada un ‘anziana signora. La signora chiede: “Cos’é successo a tuo padre? Non viene più alle nostre riunioni settimanali di Christian Science, ed è il membro più anziano, quasi il fondatore della nostra società”. Il giovane risponde: “È malato, e si sente molto debole”.
La donna ride, e ribatte: “È solo il suo pensiero e nient’ altro. Lui pensa di essere malato, ma non lo è. E pensa di essere debole, ma non lo è. La vita è fatta di pensieri: diventi ciò che pensi! Digli di ricordarsi l’idea che ci ha predicato per anni. Digli di fare pensieri sani, di pensarsi forte e vigoroso!” Il giovane conclude: “Gli riferirò il suo messaggio”.

Otto, dieci giorni dopo, il giovane incontra di nuovo la donna, che gli chiede: “Cos’è successo? Non gli hai riferito il mio messaggio? Perché continua a non venire alle riunioni settimanali?” E il giovane risponde: “Gli ho riferito il suo messaggio, signora; ma ora lui pensa di essere morto. E non lo pensa solo lui… tutti i vicini, la mia famiglia, perfino io stesso, pensiamo che sia morto. E non vive più con noi: è andato a stare al cimitero!”

Christian Science ha un approccio superficiale… può aiutare in certi casi: in particolare, si possono modificare quelle situazioni che sono realmente create dalla vostra mente. Ma non tutta la vostra vita è creazione della mente.
Il pensiero positivo deriva da Christian Science.

Parlano un linguaggio più filosofico, ma la base è la stessa: se pensi in negativo, ti accadranno cose negative; se pensi in positivo, ti accadranno cose positive. E in America questo genere letterario ha molta fortuna. In nessun altro posto al mondo il pensare in positivo ha avuto alcuna presa… perché è una cosa puerile. “Pensa di essere ricco e diventalo”… tutti sanno che è una pura e semplice assurdità. Ed è nocivo, è pericoloso per te.

Le idee negative della tua mente devono essere rilasciate, non devono essere represse da idee positive. Occorre che tu crei una coscienza, che non è positiva, né negativa. Quella sarà una pura coscienza. In quella pura coscienza, vivrai la più naturale e gioiosa delle esistenze.

Se tu reprimi una qualsivoglia idea negativa perché ti fa star male per esempio, se sei arrabbiato, e reprimi la tua rabbia sforzandoti di cambiare quell’energia in qualcosa di positivo, come cercare di sentirti in amore verso la persona verso cui provavi rabbia, oppure di sentire compassione per lei, sai benissimo che stai ingannando te stesso. A un livello molto profondo la rabbia rimane tale: stai semplicemente dando una mano di bianco, per coprirla. In superficie puoi sorridere, ma il tuo sorriso si limiterà alle tue labbra. Sarà una ginnastica delle labbra: non sarai connesso con te, col tuo cuore, col tuo essere. Tra il tuo sorriso e il tuo cuore, stai mettendo una barriera: l’emozione negativa che hai represso.

E non si tratta di una sola emozione: nella tua vita ci sono migliaia di emozioni negative… non ti piace una persona; non ti piacciono tante cose; tu stesso non ti piaci; non ti piace la situazione in cui sei. Tutta questa immondizia, continua ad accumularsi nell’inconscio, e in superficie prende forma un ipocrita, che dice: “Amo tutti quanti. L’amore è la chiave della beatitudine”. Ma non traspare alcuna beatitudine nella vita di una persona così! Dentro di lei esiste un vero inferno. Può ingannare gli altri, e se continui a ingannarli per un tempo sufficientemente lungo, finisce per ingannare anche se stessa. Ma questo non è un cambiamento. È solo sprecare la propria vita… che ha un immenso valore, perché una volta buttata via, non si può riaverla indietro.

Il pensare in positivo, se lo si vuole chiamare col suo vero nome, non è altro che la filosofia dell’ipocrisia. Quando vi viene voglia di piangere, essa vi insegna a cantare. Ci puoi riuscire se ci provi, ma quelle lacrime represse verranno fuori in un altro momento, in un’altra situazione. Esiste un limite alla repressione. E la canzone che stavi cantando è del tutto insignificante: non la sentivi, non nasceva dal tuo cuore. Essa nasceva solo dal fatto che questa filosofia dice di scegliere sempre ciò che è positivo.

Io sono assolutamente contrario al pensiero positivo. Sarai sorpreso di sapere che se non scegli, se rimani in una consapevolezza libera da scelte, la tua vita comincerà a esprimere qualcosa che non è né positivo né negativo, qualcosa di superiore a entrambi. Per cui, non sarai un perdente. Non sarà positivo, non sarà negativo, sarà esistenziale. Quindi, se ci sono lacrime, esse avranno una loro bellezza; avranno una loro canzone. Non occorre che tu sovrapponga ad esse un’altra canzone: esse provengono dalla gioia, dall’appagamento, non dalla tristezza o dal fallimento. E se la canzone esplode, non sarà contro le lacrime o la disperazione: è semplicemente l’espressione della tua gioia… non è contro nulla né a favore di qualcosa. È semplicemente il fiorire del tuo essere; ecco perché la chiamo esistenziale.

Il pensare in positivo, ha condotto l’America su una strada sbagliatissima: ha reso la gente ipocrita. Oggigiorno, è la filosofia che, in America, ha maggior presa. Di fatto non è nemmeno una filosofia: è solo spazzatura. Essa non comprende la psicologia dell’uomo, non è radicata nelle scoperte della psicologia, né in quelle più profonde della meditazione. Si limita a dare speranza alla gente, a persone che stanno perdendo ogni speranza.

Tratto da: The Transmission of the Lamp – 13 giugno 1986

fonte http://www.renudo.it/osho-il-pensiero-posi...-dellipocrisia/

I pseudo santoni alla Osho esisteranno sempre.Preferisco mille volte un Castellaneda a mille Osho

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view post Posted on 16/8/2016, 09:13

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John Hagelin – Coscienza e Fisica

In questo video suddiviso in 2 parti, il professor John Hagelin, fisico quantistico, spiega la relazione tra la coscienza e il campo unificato di tutte le leggi di natura, che la fisica considera l’origine dell’intero universo.

[..] ..la fisica quantistica moderna e la neuroimmunologia, la biologia molecolare, dicono che noi creiamo la nostra realtà e che abbiamo una grande responsabilità rispetto al mondo in cui viviamo, per lo meno rispetto al modo in cui lo sperimentiamo e nel modo in cui il mondo si comporta con noi. In ultima analisi, ciò che vorremmo capire è qual’è la fisica della coscienza?

[..] Oggi è lecito porci questa domanda. Cos’è la coscienza? Da dove viene, qual’è la sua origine, quali sono i limiti del potenziale umano? Io credo che siamo in grado di rispondere a queste domande, anche se le risposte non hanno un consenso totale nella comunità scientifica. ;a con la tecnologia all’avanguardia, con la scoperta del campo unificato, il cosidetto campo della super stringa, siamo in grado di capire che la vita è fondamentalmente unità. Alla base della diversità della vita c’è unità.

[..] E questa unità, alla base di mente e materia, è coscienza, coscienza universale. C’è questa profonda comprensione che la coscienza non è creata dal cervello, che non è semplicemente il risultato di una reazione molecolare, di processi chimici nel cervello, ma è l’aspetto fondamentale in natura è il nucleo essenziale della natura, quello che chiamiamo il campo unificato. Ora che abbiamo questa comprensione fondamentale di quello che è la coscienza, possiamo risolvere il problema mente-corpo.

[..] La teoria del campo unificato basata sulla superstringa identifica un singolo campo universale di intelligenza, un oceano di esistenza, alla base di tutto, mente e materia. Tutte le cosiddette particelle dell’universo e le diverse forze, tutte le cose dell’universo, sono solo onde di questo oceano di esistenza. Questo è il campo unificato e tale campo è immateriale, in ultima analisi è un campo di coscienza…

John Hagelin - Coscienza e Fisica parte 1

Video

John Hagelin - Coscienza e Fisica parte 2

Video

John Hagelin è un fisico teorico americano. Presidente della David Lynch Fondation, professore di fisica presso Maharishi University of Management e direttore del movimento Meditazione Trascendentale per gli Stati Uniti. È stato tre volte candidato alla presidenza degli Stati Uniti D’America con il Partito della Legge Naturale. Hagelin è il fondatore e direttore internazionale dell’Unione mondiale degli Scienziati per la Pace. Nel 1992, ha ricevuto il Kilby Award internazionale per la ricerca nel campo della fisica delle particelle. Il premio ha riconosciuto il John Hagelin come “scienziato che segue la tradizione di Einstein, Jeans, Bohr ed Eddington”.
L’inizio della carriera di Hagelin è stato brillantissimo, e caratterizzato da importanti ricerche presso il Stanford Linear Accelerator Center (SLAC) e presso l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (CERN).
Al CERN, allo SLAC e alla Maharishi University of Management, Hagelin ha lavorato su estensioni super simmetriche del modello standard e teorie grandi unificazione. Negli anni 1979-1996, Hagelin pubblicato più di 70 lavori sulla fisica delle particelle, l’unificazione elettro debole, grande unificazione, super simmetria e la cosmologia, la maggior parte dei quali in riviste scientifiche accademiche. Il suo lavoro sul “Teoria delle super stringhe eterotica,” è considerato una delle teorie di campo unificato di maggior successo o “teorie del tutto” ed è stato evidenziato in un articolo di copertina nella rivista Discover.
Hagelin co-autore di un documento del 1983 dal titolo “simmetria debole rottura da correzioni radiative in super gravità rotto”, che è incluso in un elenco dei 103 articoli più citati nelle scienze fisiche nel 1983 e 1984. Nel 2007, “reliquie super simmetriche dal big bang” uno studio Hagelin pubblicato nel 1984, era stato citato più di 500 volte. In un’intervista 2012 in Science Watch, coautore Keith Olive ha detto che il lavoro che aveva fatto in questo studio del 1984 era tra quello che gli aveva dato il più grande senso di realizzazione. – Biografia tratta da scienzaeconoscenza.it

orso in piedi

Edited by orso in piedi - 16/8/2016, 10:58
 
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