Movimento Indigeno

IL GRANDE INGANNO!, come la realtà” rappresentata dai quotidiani, telegiornali e mezzi di informazione, sia totalmente manipolata

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view post Posted on 14/4/2014, 16:22

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Una verità troppo importante per essere taciuta.
Una conferma a tutte le nostre tesi.

La Matrix Svelata – Parte 1: l’AIDS

Scritto da Italo Cillo

“Matrix”: una realtà completamente inventata

Questo è il primo di una serie di articoli, estratti dall’opera “La Matrix Svelata“ di Jon Rappoport.

Jon Rappoport è un giornalista investigativo americano, con oltre 30 anni di attività alle spalle, nominato Premio Pulitzer per il Giornalismo Indipendente nel 1982.

In “La Matrix Svelata” Rappoport dimostra (in un’indagine composta da 250 MegaBit di informazioni, 1.100 pagine di testo e 10 ore e mezza di registrazioni audio) che la “realtà” rappresentata dai quotidiani, telegiornali e mezzi di informazione di massa è completamente inventata a tavolino da un gruppo di manipolatori globali.

La cosiddetta “Realtà” che conosciamo non è altro che “Matrix“: una matrice olografica illusoria, basata su informazioni inventate allo scopo di controllare la mente della popolazione mondiale.

Se pensi che questa affermazione sia un’esagerazione da “complottisti”, leggi con attenzione questa serie di articoli, che svelano il Chi, Cosa, Come, Quando, Dove e perfino il Perché di questa manipolazione globale.

Se leggi e/o ascolti l’inglese, ti raccomando di acquistare l’opera completa di Jon Rappoport, per sostenere il suo lavoro.

Questa prima serie di articoli è basata su una lunga serie di interviste a un personaggio chiamato Ellis Medavoy (evidentemente uno pseudonimo).

*************************

Inizio dell’Estratto dall’Opera Originale:

Prima di andare in pensione, Ellis Medavoy è stato un esperto di propaganda e relazioni pubbliche. Il suo lavoro consisteva nel confezionare e presentare “notizie” all’opinione pubblica (attraverso i mass media, cui aveva accesso ai massimi livelli): notizie che avrebbero cambiato per sempre la storia, compresa quella personale di tutti noi.
“Dietro ogni storia c’è un piano preciso e dietro quel piano c’è sempre un ideatore”

Il suo incarico era di rendere quelle storie del tutto reali, e ci è riuscito benissimo.

Ellis Medavoy aveva raffinato il suo incarico a livello di arte, o scienza: egli sapeva alla perfezione come si inventano le storie e come farle arrivare all’opinione pubblica sotto forma di menzogne perfettamente strutturate.

“Si inventa qualcosa di complicato, lo si inietta nel sistema circolatorio di una società e si sta ad aspettare che cresca. Il segreto sta nel rendere la storia tanto complicata che ci vorrebbe un esercito di menti brillanti per scoprire la verità”.

DOMANDA: Lei ha lavorato ufficialmente per la CIA?
RISPOSTA: La CIA è tante cose messe assieme, è soprattutto un simbolo.
Non sono mai stato un loro dipendente, diciamo che ho lavorato per loro progetti e per quelli di altri committenti.

D: Lei era il cattivo?
R: Dipende dalla sua visione del mondo

D: Parliamo di AIDS
R: Perché?

D: Beh, perché è un argomento nel mio elenco
R: No, dico: ma davvero a chi importa?

D: L’HIV è un’arma biologica?
R: Dipende dal punto di vista

D: Come?
R: Per qualcuno è una realtà

D: Sta parlando di credenze
R: …che sono la stessa cosa della realtà. Se non capisce questo di me, non si va da nessuna parte.

D: Chi crede che l’HIV sia una realtà?
R: Alcuni ricercatori indipendenti. Il comitato scientifico parlava nel 1969 della creazione di un virus entro 5 anni. Ma non è tanto facile creare un virus così pericoloso

D: Come stanno le cose?
R: Lei lo sa bene, ci ha scritto un libro

D: Vuole che sia io a dirle che non si tratta di un virus?
R: Esatto, è proprio così.

D: Ma era comunque un’idea
R: L’idea era di creare una piaga globale. Causava la morte delle persone. Si tratta di convincere il pubblico che un certo evento può verificarsi senza nessun preavviso e uccidere chiunque, a caso. E’ il terrorista perfetto.

D: Lei ha lavorato sul progetto AIDS, mi diceva.
R: Ho solo fatto in modo da far sembrare le cose ancora più brutte di quello che erano.

D: Sia più specifico
R: Penso proprio di no…

D: Quale idea era stato chiamato a rafforzare?
R: Che l’HIV era l’unica causa dell’AIDS, in America, in Africa, ovunque.

D: Ma perché la scienza ha bisogno di uno come lei?
R: Perché al tempo c’era già un tentativo di provare che l’HIV non era l’unica causa dell’AIDS. Dovevamo compattare su questa idea sia gli scienziati sia l’opinione pubblica

D: E lei ha “iniettato” l’informazione?
R: Esattamente

D: C’erano bugie nell’articolo?
R: Abbiamo manipolato le fughe di notizie, è quello il nostro modo di procedere.

D: Così funzionano queste operazioni?
R: Esatto, a volte (più raramente) ci prendiamo anche la briga di non far arrivare alla stampa un certo tipo di notizie.

D: E con l’AIDS?
R: Abbiamo fatto credere alla stampa, attraverso fonti governative, che l’unica causa era l’HIV, che poteva incubare per decenni e poi manifestarsi.

D: Perché il mondo medico avrebbe appoggiato queste bugie sull’HIV?
R: Per non essere screditati. Vede, l’opinione pubblica deve essere indirizzata in un qualche modo, altrimenti si crea il caos.

D: Ma perché scegliere una bugia come quella che l’HIV causa l’AIDS? Perché promuovere una simile idea?
R: Perché rende la gente più governabile, altrimenti poi finiranno col distruggersi l’uno con l’altro

D: In altre parole, si manipola l’opinione pubblica, c’è qualcos’altro dietro, c’è di più
R: Si tratta di portare le persone a credere che il mondo abbia bisogno di ordine

D: Un ordine imposto dall’alto
R: Beh, da dove vuole che arrivi?

D: Non suona tanto democratico
R: E chi se ne frega della democrazia! E’ soltanto un altro paradigma, un altro modello. E’ soltanto un’altra idea nel mare delle idee. E’ un paradigma perdente

D: Lei preferisce una dittatura globale?
R: Sì, se è veramente globale e se, in qualche modo, ha anche un aspetto di benevolenza…

*************************

continua con la Parte 2: Droga, Libertà, Moralità

orso in piedi

Edited by orso in piedi - 14/4/2014, 18:19
 
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view post Posted on 17/4/2014, 09:30

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La Matrix Svelata – Parte 2: Droga, Libertà, Moralità

Scritto da Italo Cillo

Questo è il secondo di una serie di articoli, estratti dall’opera “La Matrix Svelata” di Jon Rappoport, giornalista investigativo americano.

In questo episodio, Rappoport continua la sua intervista al “propagandista” Ellis Medavoy sugli inquietanti retroscena della manipolazione di stampa e opinione pubblica da parte di alti funzionari dei servizi segreti americani.

DOMANDA: Parliamo di guerra alla droga

RISPOSTA: Ah guardi, non me ne faccia neanche parlare!
I presidenti latinoamericani Fox e Battle (ex-presidente messicano ed ex-presidente uruguayano), dicono che vogliono arrivare a una legalizzazione.
Conosco persone, alle “relazioni pubbliche”, diciamo così, che ci lavorano da anni.
Lavorano a far pubblicare sui maggiori quotidiani tutte le informazioni sulla droga.
“Il flagello della marijuana”, per esempio, basato su studi completamente falsi.

D: Ma scusi, l’opinione pubblica…

R: Lasci perdere: il pubblico riuscirebbe a credere che la luna è fatta di formaggio, se glielo raccontassero le persone giuste.
Guardi, la parte più importante del lavoro di propaganda, il vero punto cruciale, è fare in modo che la gente dimentichi che esiste una differenza fra la libertà e “fare ciò che è giusto”.

D: Di cosa sta parlando?

R: Mi creda, si tratta di un elemento chiave.
Le posso mostrare come, a causa della propaganda, il pubblico ora pensa che ogni tipo di droga è nocivo.
Fare uso di droghe è “una cosa sbagliata” e quindi il loro uso dev’essere proibito. Questa equazione è completamente falsa.

D: Sta dicendo che ormai la gente ha dimenticato cosa sia la libertà?

R: Esatto, non lo sanno. Pensano che la libertà sia proibire ad altre persone di fare “cose sbagliate”.
E qual è la ragione per cui pensano così? La propaganda ha lavorato lungamente per ottenere questo strano risultato.
Questa è illogicità. Deve riuscire a capire di cosa sto parlando: è un po’ complicato, ma è molto importante.

Lasci che la metta in questo modo: quando gli Stati Uniti nacquero, la libertà era considerata la cosa più preziosa.
Lo era davvero.
Significava che tutti, o almeno la maggior parte delle persone, potevano vivere la loro vita come preferivano, a patto che la loro libertà non interferisse con quella degli altri.

Questa idea in quel periodo era molto chiara, riesce a capire?
Se nel 1800 lei voleva fumare erba e io ero contrario, non avevo modo di proibirglielo.
Era un paese libero: la libertà è libertà. Per gli ideali di libertà, lei sarebbe stato libero di fumare erba.

Bene, l’esempio era stupido, ma mi sono spiegato.
Col passare del tempo, chi si occupava a tempo pieno della manipolazione della società aveva capito che questa roba della libertà era davvero una pessima idea.

Rendeva difficile la manipolazione delle persone; per questo motivo, a livello del controllo mentale generalizzato, iniziò a farsi spazio una nuova idea, quella della “moralità a discapito della libertà”.

Moltissimi gruppi sono stati incoraggiati a imporre agli altri la loro idea di “moralità”.
Per noi, il punto cruciale non era un attacco contro i “cattivi”.
Quello che ci interessava è che gli Americani venissero bombardati con l’idea della moralità…
Con una forza tale che in breve tempo l’idea di libertà fu soppiantata da quella di moralità.

Il risultato finale di questa operazione fu il proibizionismo dell’alcol.
Non sarebbe mai stato possibile introdurre il proibizionismo senza che almeno metà della popolazione venisse costantemente nutrita da prediche sulla moralità che arrivavano da ogni angolo del paese.

D: Sta dicendo che fu una cosa intenzionale, indotta?

R: Sì, l’induzione di una febbre moralistica che esiste ancora.
Prenda la guerra alla droga, o quello che vuole lei, gli esempi sono tanti.
L’operazione di propaganda ha fatto in modo che la gente dimenticasse cosa significa libertà.

Poi ci sono gli strati successivi di bugie: quelle che inducono un forte senso di paura: paura della “dipendenza” dalle droghe, paura di essere attaccati da un drogato che si mette a sparare, e così via.

Ecco come funziona la propaganda. Paura che accada il peggio…
Ma nella vita reale le cose sono differenti: se lasciati a se stessi, alcuni si comporteranno male, altri si comporteranno bene.
Non accadrà mai che tutti si comporteranno male.

D: Sta accadendo anche ora?

R: Certamente. Bisogna far credere che la moralità è la cosa più importante.

E’ una meta-operazione, totalmente intenzionale: portiamoli a credere che la moralità sia più importante di qualsiasi libertà, anche di quelle più elementari.

In realtà, a voler essere precisi, con la libertà si avrebbe una pratica naturale della moralità: non è qualcosa che necessiti di tanti insegnamenti, non è una cosa con cui occorre martellare incessantemente la testa delle persone.

Continua con La Matrix Svelata – Parte 3: Tempo ed Emozioni

orso in piedi
 
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view post Posted on 17/4/2014, 10:04

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La Matrix Svelata –parte 3: Tempo ed Emozioni

Questo è il terzo di una serie di articoli, estratti dall’opera “La Matrix Svelata” di Jon Rappoport, giornalista investigativo americano.

In questo episodio, Rappoport continua la sua intervista al “propagandista” Ellis Medavoy sugli inquietanti retroscena della manipolazione di stampa e opinione pubblica da parte di alti funzionari dei servizi segreti americani.

DOMANDA: Di cosa vuole parlare oggi?

RISPOSTA: Lasci che mi tolga un sassolino dalla scarpa.
La maggior parte delle persone pensa che la filosofia, quella che vuole andare più a fondo nelle questioni umane, sia una scemenza.
Si pensa che la filosofia non abbia nulla da offrire, che non c’è motivo per capire la filosofia.
Se sapessero che la propaganda è formata da un mix di filosofia e scienza riconsidererebbero la loro opinione.

D: Di cosa sta parlando?

R: Mi lasci finire. In una camera completamente vuota si può creare un intero mondo, farlo apparire come reale mettendo in connessione tutte le informazioni contenute.

D: Il punto centrale è connettere le informazioni?

R: Esatto. E’ possibile collegare fra di loro spezzoni di informazioni: nella percezione delle persone, arriveranno tutte insieme allo stesso momento.

D: E pensano siano vere.

R: Esatto, prenda i fatti dell’11 settembre: sono state fabbricate montagne di informazioni.
Immagini di caverne, immagini di Bin Laden, un tipo messo lì apposta che racconta che ha incontrato Bin Laden.
C’è il famoso passaporto ritrovato (intatto!) fra le macerie fumanti delle torri gemelle.
Sono centinaia le informazioni inventate…

D: Ma che c’entra con la filosofia?

R: Si tratta di Tempo. Tempo ed Emozioni.

D: Mi spiace, non la seguo.

R: Ci pensi. Come si costruisce il tempo?

D: Costruire il tempo?

R: Si. Ci vogliono due cose per costruire il tempo.
Per prima cosa bisogna costruire una sequenza cronologica degli eventi.
Una catena di fatti legati assieme.
Non importa che la connessione sia reale, non importa neanche che i fatti siano reali.
Quello che conta è la creazione di una sequenza temporale, che sembri avere senso.

D: E questo significa…?

R: Vede, c’è una fondamentale fame di tempo negli esseri umani.

D: Cosa?

R: E’ come la voglia di dolci, di sesso o di aria aperta.
La gente vuole tempo.
Vogliono il senso del tempo.
Uno scorrere del tempo, e sentirlo come reale.
La gente ha bisogno di una sequenza temporale.

D: Capisco

R: Lo spero. Se tu riesci a offrire tempo, la gente si precipiterà a cercarti.
Stai offrendo il pilastro, il fulcro di quello che pensano sia l’esistenza.
Devono averla.
E’ quello che fa la propaganda.
Suggerisce o delinea lo scorrere del tempo in una sequenza cronologica.

D: E non ha importanza che la sequenza sia reale…

R: Non ha nessuna importanza.
Più della metà dei fatti storici sono puramente un’invenzione.
E’ la sequenza temporale che dà alle persone la sensazione che le cose siano accadute in un certo modo, in un certo ordine.

D: Davvero?

R: Prenda la teoria dell’evoluzione, lasciando da parte le molte falle della teoria.
La propaganda suggerisce un certo scorrere del tempo.
Prima arrivò l’ameba, poi gli organismi multicellulari e via discorrendo.
Ha senso perché ha una catena di eventi, un prima e un dopo.
E’ facile dare in pasto questa teoria, si riempiono i musei di reperti fossili ecc.

D: Ma lei parlava di “Tempo ed Emozione”.

R: Si, l’emozione è la prova del tempo.

D: Può dimostrarlo?

R: Guardi, per avere una sequenza temporale è necessario avere una reazione umana a quella sequenza.
C’è bisogno del cemento umano per dare il senso che la sequenza temporale sia vera.
Altrimenti si avranno solo fatti scollegati.

D: Sarebbe a dire…

R: Sarebbe a dire che la propaganda crea un fatto che avrà come risultato un’emozione umana.
Metta che a un fatto X ci sia una reazione di oltraggio, di scandalo: abbiamo iniziato a creare la sequenza.
Abbiamo un fatto e un’emozione che sorge in modo chiaro.
Più è intensa l’emozione, più è forte il potere di convincimento.
L’essere umano ci crede per davvero a quel fatto, dopotutto ha avuto una reazione emotiva.
Ecco la prova.
L’essere umano è talmente concentrato su se stesso da credere che basti una emozione per rendere reale un fatto.
Dice a se stesso che dopotutto deve essere reale, perché ha provato questo e quello.

D: “Deve per forza essere vero”…

R: Esatto, ho provato XYZ e quindi quella cosa deve essere vera.

continua......

orso in piedi

Edited by orso in piedi - 17/4/2014, 15:56
 
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view post Posted on 17/4/2014, 14:28

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Il Tempo: realtà o manipolazione?
Seconda Parte

D: Bene, stavamo discutendo dei fatti e delle reazioni emotive.

R: Questi, caro mio, sono i mattoni che costruiscono la realtà.
Il perfido Osama Bin Laden che distrugge il World Trade Center: questa è la “notizia” che viene fornita.
Da questa notizia si ottiene la reazione emotiva del pubblico, perciò poi il pubblico crede che il fatto deve essere vero per forza.
Perché arriva da una fonte ufficiale e perché loro, l’opinione pubblica hanno reagito con una qualche emozione.

D: E non importa che il fatto sia vero o falso.

R: Non ha nessuna importanza.

D: E poi che accade?

R: Una catena inventata di fatti e di risposte emotive.
Ed ecco l’intera catena di eventi, la sceneggiatura, la Storia che prende forma, la costruzione della realtà.
Questa E’ la realtà.

D: E’ una cosa calcolata?

R: Esattamente, come ho già detto tante volte in passato.
Se lei mostra immagini di persone morte qui e lì, inventa il nome di una qualche malattia che si può associare a quelle immagini, vedrà che la gente accetterà la “realtà” di quella nuova malattia.
Perché reagiscono, provano un sentimento, una emozione. Funziona.
E’ stato ed è così per l’AIDS in Africa.
Ho contribuito personalmente a creare quella sequenza temporale, era il mio lavoro.
Quindi questa è la filosofia. La filosofia di ciò che il tempo realmente E’.

D: Aspetti un attimo, sta dicendo che senza questa sequenza cronologica di fatti il tempo cesserebbe di esistere?

R: Ora inizia a capire

D: E’ quello che vuole dire?

R: Dannatamente esatto, è così

D: Non crede che sia un’idea parecchio audace?

R: Caspita, certo che lo è. Ed è anche vera.

D: Se posso fare una domanda difficile, cosa rimpiazzerebbe il tempo?

R: Lo lascio indovinare a lei.

D: Va bene, allora approfondiamo la cosa. Sta dicendo che una catena di fatti ed emozioni costruisce il tempo…

R: Glielo spiegherò passo per passo.

Faccia conto di essere nell’Antica Grecia, sta assistendo alla Tragedia di Edipo in un anfiteatro.
La sequenza degli eventi si sta svolgendo, però il pubblico non reagisce emotivamente come se fosse un avvenimento “vero”.
Così la tragedia smette di essere “vera”.
Il pubblico assiste a un susseguirsi di immagini, ma non c’è nient’altro: niente Storia, niente “tempo”.

Allo stesso modo, faccia finta che in Africa i morti ci siano effettivamente, ma nessuno racconti la storia dell’AIDS o dell’HIV: niente virus di scimmie entrate in contatto con gli umani, ecc.

D: E allora?

R: Restiamo al livello che stiamo analizzando…
Mettiamo che, nei decenni, arrivino centinaia di notizie, ma nessuna produce emozioni.
Che cosa rimane?

D: Me lo dica lei.

R: Provi ad immaginare che la storia mondiale sia solo una sequenza di fatti “neutrali”, senza reazioni emotive.
Immagini che una certa serie di eventi “caotici” o “traumatici” smetta di produrre forti reazioni emotive nel pubblico a cui era rivolta. Immagini che il crollo dei mercati azionari o le guerre dei decenni passati NON siano accompagnati dalla “narrativa ufficiale”, e vengano vissuti in maniera pacata e obbiettiva.
Immagini che questo risveglio avvenga contemporaneamente ovunque.
Cosa accadrebbe?

D: Me lo dica lei.

R: Accadrebbe con il tempo quello che succede con qualsiasi altra tirannia e dittatura.
Vede, ogni bravo manipolatore ha il terrore di quello che accadrebbe senza le manipolazioni: è un segreto che le sto svelando.
Ogni manipolatore è terrorizzato da questo scenario.

D: Non la seguo: sta portando questa intervista a una “analisi di cosa è la realtà”?

R: Perché non dovrei?

D: Non so, mi ricorda il Buddhismo Tibetano…

R: Infatti. Quella è una cultura che possiede molte verità, e questo è il motivo per cui è sotto attacco.
Un pilastro della cultura tibetana è l’idea del “Vuoto”.
E nel vuoto si può creare qualsiasi cosa.
La bravura consiste nel creare qualcosa consapevolmente, senza sforzarsi di essere troppo attivi.
Creare idee e lasciare che si diffondano da sole, senza forzare.
E’ così che si fa, per propagare forme-pensiero nella mente delle masse.

D: Quali forme-pensiero vogliono diffondere?

R: La paura, la mancanza di speranza…
oppure una forma deviata di speranza, la speranza nei capi o in un “leader forte”…
o il valore della “società” che prevale sulle libertà individuali.

continua....
 
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view post Posted on 17/4/2014, 15:04

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La Matrix Svelata – Parte 4: influenza e vaccinazione

In questo episodio, Rappoport continua la sua intervista al “propagandista” Ellis Medavoy sugli inquietanti retroscena della manipolazione di stampa e opinione pubblica da parte di alti funzionari dei servizi segreti americani.

Cosa significa produrre sempre nuovi vaccini?
Cosa si nasconde dietro alla spasmodica corsa a presentare al pubblico farmaci sempre nuovi e vaccini “ancora più efficaci”?
Cosa c’è di vero o di inventato nelle malattie di questi ultimi decenni?
In che modo la lobby del farmaco utilizza i metodi di controllo mentale?

Jon Rappoport ne parla con Ellis Medavoy, ex manipolatore occulto ora in pensione.

Gli articoli precedenti si trovano, in ordine cronologico, nella sezione “Sociale” del Blog.
Influenza e vaccinazione

D: Mi pare che i vaccini siano sempre più presi di mira.

R: Azioni legali, negli Stati Uniti e in Inghilterra.
Una nuova serie di accuse contro la malattia chiamata Sindrome del Golfo, causata in parte dai vaccini.
Sì, un numero sempre crescente di genitori iniziano a rendersi conto degli effetti tossici e si stanno organizzando.

D: Qual è la reazione delle lobby mediche a questo?

R: Creare il bisogno di vaccini sempre nuovi.
Crearne di nuovi, studiare nuove confezioni attraenti delle loro creazioni.

D: Se sei attaccato su quattro fronti, meglio allargare la guerra su dodici…

R: Esatto: lei è un tipo sveglio, forse troppo…

D: Cosa intende per creare “nuove confezioni attraenti”?

R: Le faccio qualche esempio: prenda un tipo che gestisce un servizio scommesse.
Riesce a farsi dare un numero verde e lo pubblicizza nelle radio.
La gente inizia a chiamare e a fare scommesse, poi perdono tutti i soldi.
Due settimane dopo questo tipo cambia nome al suo servizio di scommesse sportive, crea un nuovo messaggio pubblicitario e si fa assegnare un nuovo numero verde.

D: Una comunicazione pubblicitaria nuova di zecca.

R: Proprio così. Un altro esempio: un tipo che ha un business su prodotti per la cura della calvizie.
Si fa assegnare un numero verde, pubblicizza il suo prodotto che fa ricrescere i capelli ed è un prodotto innocuo.
Dopo qualche mese gli ordini per quel prodotto diminuiscono fino ad esaurirsi, perché questa roba funziona raramente.
L’azienda si trova un nuovo nome, stabilisce procedure un po’ differenti e inizia a pubblicizzare un nuovo numero verde.

D: Sta dicendo che è ciò che accade con i farmaci?

R: Ovviamente.
Una casa farmaceutica inventa un farmaco contro il cancro. Questo farmaco uccide le persone.
Qualche anno dopo l’azienda, senza ritirare il vecchio farmaco dal mercato, inventa una nuova variante e la testa.
Diffondono i risultati che dicono che il nuovo farmaco “è ancora più efficace”, ne fanno una nuova confezione in sostanza.

D: Quindi, nel casi dei vaccini, quando finiscono sotto attacco cosa succede?

R: Arrivano nuovi vaccini, e poi ancora vaccini rinnovati e poi ancora vaccini ulteriormente rinnovati, escono sempre più vaccini.
Qui il ruolo delle “Relazioni Pubbliche” (o propaganda) è quello di rassicurare il pubblico che si tratta di una ricerca benefica, basata su sforzi “umanitari”, per arrestare il diffondersi della malattia.
Il ricercatore che lavora rinchiuso nel suo laboratorio è presentato al pubblico come un eroe.

D: Parliamo delle morti causate dall’influenza aviaria.
Ci sono casi di decessi che sono accaduti nonostante la somministrazione del vaccino, il Tamiflu.
Era il vaccino che avrebbe dovuto contrastare la pandemia, che non è mai esistita.
Pensa che quando ci sono decessi, nonostante l’uso di un farmaco, i fatti pubblicati seguono una manipolazione e interpretazione prestabiliti?

R: Certo, parole come “resistenza” e “mutazione” sono quelle che escono e sono usate di più. Costruiscono una storia.

D: Come sono usate queste parole?

R: “Il virus ha sviluppato resistenza al farmaco”, “ il virus ha subito una mutazione, per questo gli effetti del farmaco non sono più validi”.

D: In questo modo non si può dare la colpa al farmaco se non ha funzionato?

R: Non solo: non si può dare colpa al farmaco se il malato è morto, è colpa del virus.

D: Che ne è delle prove della mutazione di germi e virus?

R: Provi a trovarle.
In genere si diffonde la notizia di una mutazione, senza nessun tipo di prova.
E’ solo un racconto, fanno finta che il virus sia mutato, dalla mattina alla sera.
E’ quella la ragione per cui il farmaco non ha avuto efficacia.

D: Altra domanda: hanno mai trovato il virus nel corpo del malato?

R: In realtà dovrebbe chiedersi: hanno mai trovato anticorpi per quel virus?

D: Gli anticorpi sono segnali di salute, giusto?

R: Sì. Nella maggior parte dei casi non si riesce ad isolare il virus.
Anche quando ci riescono, non riescono a dimostrare che l’alta presenza di virus sia la causa della malattia.
E’ tutto un controsenso e una confusione.

D: Quindi si prende un paziente che non è gravemente ammalato, gli si danno delle medicine, poi muore.
Si diffonde la storia in modo da far sembrare che sia stato il virus o il germe ad avere causato la morte.
Quando invece la sola spiegazione logica è che la morte sia stata provocata dal farmaco.

R: Proprio così. I produttori di farmaci hanno teorie di come i farmaci agiscono sulle malattie.
Dicono che prima succede questo poi quello e poi quell’altro ancora.
Però non hanno una storia passo passo per raccontare in che modo il farmaco ha causato il decesso.
Non vogliono che si venga a sapere.
Invece dicono che non ci sono prove per affermare che la morte è stata causata dal farmaco, dicono che potrebbero esserci altri fattori, in questo modo si sganciano da ogni responsabilità.
Nel caso del Tamiflu, quello che affermano è che il vaccino poteva (al massimo) accorciare la durata dell’influenza di qualche giorno.
Però chi produce il farmaco non vuole che questa notizia si diffonda, quindi preferiscono dire e far credere che il vaccino è stato inefficace perché il virus ha subito una mutazione.
Preferiscono non diffondere l’idea che il vaccino non protegge dall’influenza e che si può morire in ogni caso.
A loro fa comodo perché altrimenti l’opinione pubblica potrebbe dire “questo farmaco non fa quasi nulla, è meglio lasciarlo perdere”.
Appendice:

Segue, a titolo di esempio, un articolo del giornale australiano Sydney Morning Herald, che ricalca in maniera stupefacente lo schema appena descritto da Ellis Medavoy:

Mark Metherell,
23 Dicembre 2005

Il decesso di pazienti mette in allarme
gli esperti dell’influenza aviaria

La morte di due soldati colpiti da influenza aviaria, vaccinati con Tamiflu, ha innescato una serie di interrogativi.
Gli esperti affermano che il virus nel sangue dei due pazienti ha subito una mutazione.

La grande preoccupazione sulle resistenze del virus al Tamiflu, ha portato il governo australiano ad acquistare scorte di un altro tipo di vaccino, il Relenza.

In uno dei casi più recenti, in una ragazzina di 13 anni, il virus prima è mutato poi è diventato più aggressivo e, infine ne ha causato la morte.

I medici, finanziati dal British Wellcome Trust hanno fatto richiesta urgente di studiare nuovi piani per combattere la pandemia.
Affermano che oltre al Tamiflu, c’è bisogno di altri tipi di farmaci.

Uno dei massimi esperti australiani di influenza, Graeme Laver, dice che è preoccupante come la mutazione possa avvenire in tempi rapidissimi.
Afferma l’esperto che la resistenza al virus deve essere stata causata da una rapidissima mutazione, perché una tale resistenza non era stato possibile ricrearla neanche in ricerche in laboratorio.

Sostiene che le prossime epidemie di influenza saranno di un ceppo diverso e che questo potrebbe essere considerato come un elemento favorevole, perché le resistenze ai farmaci sarebbero inferiori.
Così come inferiori potrebbero essere le possibilità di sviluppare una resistenza altrettanto rapida.

Il virus dell’influenza aviaria ha ucciso finora 71 persone in tutto il Sud Est Asiatico.
Il portavoce del ministero della salute, Kay McNiece, ha detto che le notizie di un primo caso di resistenza al Tamiflu, sono state le ragioni per cui il governo australiano ha preso la decisione di ordinare un milione e 800 mila dosi di un altro tipo di vaccino, in alternativa al Tamiflu.
Il nome del vaccino è Relenza.

Il governo australiano aveva acquistato già più di tre milioni di vaccini, stoccati in luoghi segreti, in maggioranza Tamiflu.
I finanziamenti per contrastare la pandemia erano pari a 555 milioni.

contiua La Matrix Svelata – Parte 5: Creare “vittime”, anziché persone forti e libere

La Matrix Svelata – Parte 5: Creare “vittime”, anziché persone forti e libere

Prosegue l’intervista del giornalista investigativo Jon Rappoport al “propagandista” Ellis Medavoy, sulla manipolazione di stampa e opinione pubblica da parte di oscuri funzionari alle dipendenze dei servizi segreti americani.

D: Riguardando indietro, qual era il motivo principale per farle inventare e diffondere bugie agli organi di informazione?

R: Creare una classe di vittime.

D: Può spiegarsi meglio?

R: Sì. Mi ci è voluto un po’ di tempo per capirlo, è politicamente scorretto anche solo parlarne, come per esempio le notizie sull’AIDS, il contagio dei gay. Niente di tutto questo.
Si trattava di creare la percezione di vittime su larga scala.
Ecco quale era il progetto segreto di controllo sociale che stava dietro a questa storia.

D: Che interesse avevano, quelli che le commissionavano i lavori, a creare un mondo pieno di vittime?

R: Se lei avesse fatto parte dell’élite, non lo avrebbe desiderato anche lei?
Non vede che si sarebbe adattato pienamente ai suoi scopi?
Osservi cosa è accaduto nel mondo, da quando abbiamo iniziato a diffondere le informazioni sull’AIDS: ora esiste tutta una serie di gruppi che sono ufficialmente delle vittime.
E’ una cosa che si è gonfiata a dismisura.
Chi sarà in grado di farsi carico delle vittime? I governi.
Morale della favola, vittime, vittime, vittime. Ecco il nuovo mantra.
Toglie di mezzo qualsiasi altra cosa, è come un megafono fra la folla.
Crei governi più potenti, quando aumenti il numero delle vittime bisognose di assistenza.
Si riesce ad aumentare il numero delle vittime dichiarando tali un numero sempre crescente di persone.
Ecco a cosa serviva l’AIDS, il suo scopo.

D: Perché se ci fosse al mondo un gran numero di individui forti…

R: Chi controlla il potere potrebbe perderlo!
Non avrebbero più nulla da fare, se non dare le dimissioni da un lavoro inutile.
Il “programma” è quello di sradicare completamente la percezione che possano esistere persone forti.
Quando emergono persone forti e libere, vanno subito rappresentate come avide, ambiziose e/o corrotte.

D: …E questa storia è consapevolmente venduta alla stampa.

R: Ogni volta. Da persone come me. Gente che alleva giornalisti, fornisce notizie, voci, indizi: è una forma d’arte.
I giornalisti cercano costantemente di capire che umore c’è in giro, dove soffia il vento.
Io fornivo questo genere di cose, ma in modo molto cauto.
Non strombazzavo le cose, le proponevo poco per volta, gradualmente, pezzo dopo pezzo.

D: “Creare la realtà”…

R: Inventare la realtà. Quante volte vede in televisione o sulla stampa storie di individui forti e liberi?
Glielo dico io, MAI.
Se ne vede qualcuno, c’è sempre di mezzo qualcos’altro.
Qualcosa come: “questo tipo prima era un poco di buono e ora è diventato per bene”.
Non si presenta mai qualcuno al pubblico solo per il fatto che è un individuo forte e libero.
Non si dice mai: “Questo è un esempio di libertà, ascoltiamo cosa ha da dire”.
Pensa che sia così per caso? Niente è dato dal caso, l’informazione è manipolata, talmente tanto che non c’è neanche più bisogno di manipolarla. Procede da sola in una precisa direzione.

D: Perché i cartelli medici sono così importanti nel gioco più grande della propaganda?

R: Sono sicuro che ci può arrivare da solo, dopotutto è lei che ha scritto “AIDS INC.”

D: Dittatura medica?

R: Vede, il punto di vista medico e scientifico sembra neutrale. Sembra che non abbia nessuna etichetta politica.
Per questo è un modo ideale per creare controllo.
Somministrare cure mediche dalla culla alla tomba. Con farmaci tossici e debilitanti.

D: E se qualcuno nell’ambiente scientifico non crede alle menzogne?

R: Beh, prendiamo il caso di Peter Duisberg, che si interessava delle notizie sull’AIDS.
Era un tipo estremamente brillante, aveva un’eccellente reputazione.
Lo seguivo da vicino. Era una star.
Si allontanò da solo dal mondo dei retrovirologi, capì che cercare un collegamento fra un virus e il cancro sarebbe stato un fallimento.
Questo infastidì parecchio i suoi colleghi, che non si lasciarono pregare quando disse che l’HIV non era la causa dell’AIDS.
E gli diedero addosso con forza.

D: Capisco.

R: Però, ormai nel 1988 era stato totalmente screditato.

D: Era tutta una bugia…

R: Il mio compito era di preparare il terreno.
Fare arrivare la notizia ai giornalisti, diffondere la notizia.
Parte del mio lavoro era di far accettare un’idea di epidemia globale.
Che si estendeva da Haiti a New York, in Uganda. Stessa epidemia, stesso virus…

La cosa non vi fa meditare?

orso in piedi

p.s ringraziamo Italo Cillo per l'ottimo lavoro eseguito.
 
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view post Posted on 4/10/2014, 09:18

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“Guerra è pace” ovvero come ti manipolo il linguaggio

Non è certo un segreto che le guerre dell’età moderna si vincono con le parole prima ancora che con le armi. Il potere e il suo megafono, ovvero i media, hanno da tempo imparato a ‘condensare’ in alcune parole-chiave dei concetti che attivino automaticamente nella popolazione delle reazioni prestabilite.

Una sorta d’ipnosi collettiva programmata.

di Piero Cammerinesi (corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine e Altrainformazione)


Houston, 24 Settembre 2014 – La riduzione di concetti complessi a slogan o parole-chiave è il segreto per il controllo delle masse.

“Talvolta – afferma Gustav Le Bon nel suo La psicologia delle folle – le parole più mal definite, sono quelle che fanno più impressione. Come, ad esempio, le parole: democrazia, socialismo, eguaglianza, libertà, ecc il cui senso è così vago che non basterebbero dei grossi volumi a precisarlo. E, tuttavia, alle loro sillabe è unito un magico potere, come se contenessero la soluzione di tutti i problemi. Queste parole sintetizzano diverse aspirazioni incoscienti e la speranza della loro realizzazione. La ragione e la discussione non potrebbero lottare contro certe parole e certe formule…suoni vani, la cui utilità principale è quella di dispensare colui che le adopera dall’obbligo di pensare”[1].

Questa ‘condensazione’ di concetti – come abbiamo visto in maniera inequivocabile negli ultimi anni – ha consentito la completa e magistrale realizzazione della falsificazione della parola. Dalla capacità di evocare magicamente delle reazioni viscerali mediante certe parole-chiave, alla tentazione di alterare – quando non ribaltare – il significato delle parole stesse, il passo è stato breve. Partiamo dalla parola guerra.

L’asserzione ‘la guerra è pace’ di orwelliana memoria, che settant’anni fa poteva apparire come una stravaganza di un romanzo di fantasy, è divenuta oggi il mantra dei governi quando si tratta di far guerra senza dichiararla e senza aver nulla da temere da parte dell’opinione pubblica. Ecco che una guerra di aggressione, illegale secondo il diritto internazionale, diventa “guerra di liberazione”.

Quando, poi, nel Paese che si vuole invadere, vi sono delle particolari situazioni di guerra civile – di fatto create ad arte – che portano a palesi massacri della popolazione, l’aggressione si trasforma, magicamente, in “missione umanitaria”. Le devastazioni incontrollate di truppe mercenarie addestrate e armate per rovesciare governi legittimamente eletti, che gettano il Mediterraneo nel caos e nella guerra civile, si trasformano, come per incanto, in ‘Primavere arabe’. I soldati che occupano e bombardano Paesi sovrani vengono definiti dai media “truppe alleate”, mentre, per converso, coloro che cercano di difendere il proprio Paese dagli invasori sono, senza mezzi termini, “terroristi”.

Ma veniamo ai giorni nostri, alla nuova ‘Crociata’ contro l’Isis, o sedicente ’Stato Islamico’, e cerchiamo di capirne di più dalle parole e dai progetti di chi questa crociata ha inventato, vale a dire il nostro Premio Nobel per…la Pace, Barak Obama. La prima domanda che verrebbe da fare – se ancora volessimo dare un senso al termine legalità – è: ma questa guerra è legale? Quello che salta all’occhio, esaminando gli ultimi statement, veri e propri ‘discorsi alla nazione’ di Obama, è che si è cercato di rendere impossibile – tramite una studiatissima scelta delle parole – la discussione sulla legalità o meno di questa ennesima aggressione a stelle e strisce.

Nell’ultimo statement di martedì 23 Settembre, nel quale ha annunciato le incursioni aeree sulla Siria, il presidente ha evitato qualsiasi riferimento alla propria autorità legale a ordinare questi attacchi, lasciando a un anonimo portavoce della Casa Bianca l’onere di riferire al New York Times che l’autorizzazione per le incursioni in Siria è desumibile dall’Authorization of Use of Military Force (AUMF) del 2001 – che era stato destinato ad Al-Qaida – nonché dalla dichiarazione di guerra del 2002 contro l’Iraq di Saddam Hussein.

Che significa ciò esattamente ?

Significa niente di meno che l’autorità legale ottenuta dalla presidenza USA quasi 13 anni fa – finalizzata all’aggressione nei confronti di Al-Qaida o all’invasione dell’Iraq – oggi viene utilizzata per invadere, bombardare, distruggere qualsiasi altro Paese. Bene, dopo la parola legale, passiamo ad analizzare un’altra parola e l’uso che se ne fa.

È il turno della parola civili.

Ora, il Pentagono oggi comunica di essere certo che non vi siano delle perdite tra i civili, e ciò nonostante alcuni credibili reportage che dimostrano il contrario[2], ma il punto è che la Casa Bianca ha pensato bene di ridefinire la parola civili,[3]in modo da poter annientare chiunque e dovunque con i suoi droni. Così i civili vivi si trasformano in…militanti morti.

Dovunque un drone annienta gruppi di persone la retorica dei media americani si riempie la bocca della parola militanti.

Ma come è avvenuta questa trasformazione?

Semplicissimo: Obama ha deciso di considerare, nelle zone soggette ad attacchi aerei o di droni – e di conseguenza denominare – tutti i maschi in età di combattere come combattenti o militanti, secondo svariate fonti ufficiali, a meno che “non ci sia una esplicita prova dei servizi di intelligence che dimostri, in modo postumo, la loro innocenza”[4]. Ve li immaginate gli 007 della NSA che vanno a intervistare i morti ammazzati dai droni per sapere se erano civili o militanti?

Ora passiamo alla parola imminente.

obama-warmongerSempre ieri, martedì 23, il nostro Obama ha annunciato anche degli attacchi contro il gruppo Khorasan, una succursale di Al-Qaida secondo lui. Ma chi ne aveva mai sentito parlare? E come si è arrogato l’autorità per aggredirli? Semplice: grazie alla parola imminente.

Infatti, nelle dichiarazioni del nostro Nobel per la Pace, questi signori stavano pianificando un imminente attacco contro gli Stati Uniti. Imminente è la parola magica; basti ricordare che è la chiave di volta dell’autorizzazione che Obama si è auto-erogato per uccidere qualsiasi persona – anche se cittadino americano – in qualsiasi parte del mondo. Ecco la dichiarazione d’intenti per poter aggredire chiunque e dovunque: “A fronte di qualsiasi imminente minaccia di attacco nei confronti degli Stati Uniti, questi non hanno necessità di avere prove certe che avrà luogo nel prossimo futuro un determinato attacco in particolare nei confronti di cittadini americani”[5].

Dunque imminente può significare tutto e niente, come volevasi dimostrare. Altra parola interessante, che ricorre insistentemente nei proclami della Casa Bianca è truppe di terra. Ora il presidente, per non urtare la popolazione – che non vuole più vedere i propri figli tornare nei body bag – ha pensato bene di rassicurare la gente che nelle nuove crociate non ci saranno truppe di terra in Iraq o Siria. Il fatto – non esattamente trascurabile – è che in Iraq le truppe di terra già ci sono con i 1600 – sempre a voler credere ai dati ufficiali – esperti militari presenti sul territorio. Si tratta di truppe scelte inserite nelle élite combattenti irachene o comunque attive nelle incursioni mirate contro i militanti.

Come fare per uscire dall’impasse?

Semplice, anche in questo caso; basta cambiare l’accezione di personale combattente. Ed ecco che, miracolosamente, con la nuova definizione, fresca di conio, il personale combattente resta fuori dal concetto di truppe di terra… Elementare, Watson!

Per concludere, quando leggete i giornali o guardate i telegiornali, attenzione alle parole.

Tramite il loro uso – e abuso – si manipolano le coscienze e si altera il rapporto concetto-parola che è alla base del pensiero che utilizziamo nella nostra vita. E se, per rassicurare quelli che ancora hanno qualche sprazzo di autonomia, i media o i governanti affermano che stanno dicendo la verità, beh, allora state certi che hanno già trasformato anche il senso della parola verità. Scriveva Rudolf Steiner quasi un secolo fa: “Quando si vuole ottenere un determinato risultato nel mondo, risultato che deve rappresentare l’opposto della regolare direzione dell’evoluzione dell’umanità, ebbene, allora gli si dà, per così dire, un nome che significa il contrario. L’umanità deve imparare a non credere ciecamente ai nomi”[6].

Guarda guarda, un nome che significa il contrario…dice niente?

[1] Gustav Le Bon, La psicologia delle folle [2] [3] [4] [5] [6] Rudolf Steiner, conferenza dei Stoccarda del 21 settembre 1920 (O.O.197)



[1] Gustav Le Bon, La psicologia delle folle, http://cronologia.leonardo.it/lebon/indice.htm

[2] http://uk.reuters.com/article/2014/09/23/u...N0HI0NI20140923

[3] http://www.thebureauinvestigates.com/2012/...ret-drone-wars/

[4] www.salon.com/2012/05/29/militants_media_propaganda/

[5] http://www.theatlantic.com/politics/archiv...ke-bush/272862/

[6] Rudolf Steiner, conferenza dei Stoccarda del 21 settembre 1920 (O.O.197)


fonte http://www.liberopensare.com/articoli/item...o-il-linguaggio

da http://altrogiornale.org/guerra-pace-ovver...olo-linguaggio/

orso in piedi
 
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view post Posted on 17/3/2015, 11:42

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Un finale hollywoodiano – ovvero come ti fabbrico il terrorista

di Piero Cammerinesi (corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine, Altrogiornale e Altrainformazione)

Un “finale hollywoodiano” era quello che ci si aspettava dal piano terroristico del ventisettenne di origine kosovara, instabile mentalmente, che avrebbe dovuto farsi saltare in aria in un affollatissimo Casinò di Tampa in Florida.


Houston, 16 Marzo 2015 – Nel corso degli otto minuti del “video da martire”, girato nel Days Inn di Tampa, il giovane, Sami Osmakac, promette, infatti, di vendicare le uccisioni di fratelli musulmani in Afghanistan, Iraq, Pakistan e in ogni altra parte del mondo.

“Occhio per occhio, dente per dente, una donna per ogni donna, un bambino per ogni bambino”.

tampa-terror-plot terroristaRegistrato il video, Sami aveva in programma di recarsi all’Irish bar di Tampa e poi al Casinò locale, dove avrebbe preso degli ostaggi prima di farsi esplodere all’arrivo della polizia.

Per questo piano, peraltro non portato mai a termine, oltre che per possesso di armi di distruzione di massa – un’auto-bomba, sei granate, un giubbotto esplosivo e varie armi tra cui un AK-47 – il giovane è stato condannato, il 26 Novembre scorso, a 40 anni di carcere dalla corte di Tampa(1).

Fin qui nulla di strano.

Solo che oggi emerge – da un clamoroso scoop di The Intercept, il nuovo giornale di Glenn Greenwald, meglio noto come colui che realizzò le prime interviste ed il ‘lancio’ di Edward Snowden – che il giovane squilibrato kosovaro era stato irretito, condizionato, finanziato e armato niente meno che da una rete di agenti FBI sotto copertura.

Dov’è la novità? direte voi.

La novità è che questa volta c’è la smoking gun, la pistola fumante, vale a dire le intercettazioni che mettono nei guai i federali.

fbi-sfSpanIl meccanismo è sempre lo stesso. S’individuano giovani instabili mentalmente, preferibilmente di origine araba, spesso in disperate condizioni economiche e li si trasforma, con tecniche di controllo mentale, in informatori e talent scout di potenziali terroristi. I soggetti che questi infiltrati trovano vengono poi armati e motivati per compiere attentati o – come nel caso di Sami – per divenire capri espiatori per la war on terror, che ha bisogno di divorare quotidianamente nuove vittime per mantenere sempre alto il livello dell’emergenza, della paura instillata nelle masse.

Pronte a barattare sempre maggiori spazi di libertà a fronte di una presunta sicurezza.

Le operazioni condotte da informatori sotto copertura sono dunque al centro del programma antiterrorismo dell’FBI. Dei 508 imputati processati per casi terrorismo nel decennio dopo l’11 Settembre, in ben 243 casi erano coinvolti informatori dell’FBI, mentre 158 sono stati gli obiettivi di operazioni sotto copertura. In questi ultimi un informatore dell’FBI o un agente sotto copertura ha spinto 49 imputati a realizzare o pianificare atti di terrorismo, in modi analoghi a quello che è stato attuato con Sami Osmakac.

Naturalmente, l’FBI ufficialmente pretende di pagare informatori e agenti sotto copertura per sventare gli attacchi prima che si verifichino. Ma le prove indicano chiaramente – e un recente rapporto di Human Rights Watch lo dimostra (2) – che l’FBI, piuttosto che acciuffare aspiranti terroristi imbranati, induce ad azioni terroristiche soggetti malati di mente o economicamente disperati. Individui che da soli non potrebbero mai realizzare piani criminali complessi.

sami-amir terroristaNel caso di Osmakac, gli stessi agenti dell’FBI confermano pienamente questo stato di cose, anche se non lo ammetteranno mai pubblicamente. In questa operazione, l’agente sotto copertura dell’FBI agisce con lo pseudonimo di “Amir Jones”. È il tipo dietro la telecamera nel video che annuncia il martirio di Sami. Amir, che si presenta come il rivenditore delle armi da utilizzare nell’azione terroristica, nasconde su di sé un registratore.

Oltre ai dialoghi con Sami, il dispositivo registra però anche le conversazioni che si svolgono nella sede dell’FBI a Tampa, tra agenti e collaboratori che credono di parlare in assoluta privacy.

Ora, queste conversazioni permettono di ricavare un’immagine estremamente precisa e accurata di quella che sono le operazioni anti-terrorismo dell’FBI, e mostrano come, a volte, anche agli occhi degli stessi agenti dell’FBI coinvolti, i soggetti di queste operazioni sotto copertura non siano sempre inquietanti e minacciosi come li si vuole far apparire.

Nell’audio – del 7 Gennaio del 2012 – che segue la registrazione del video del martirio di Sami, l’informatore “Amir” e altri si fanno beffe di tale video, che l’FBI ha realizzato per Osmakac.

Ecco alcune battute:

“Quando stava indossando la roba, si muoveva in modo nervoso” dice qualcuno ad Amir. “Continuava a indietreggiare …”

“Sì”, risponde Amir.

“Sembrava nervoso davanti alla telecamera” qualcun altro aggiunge.

“Sì, era eccitato. Penso che si sia eccitato quando ha visto la roba”, risponde Amir, riferendosi alle armi che erano lì sul letto della stanza dell’hotel.

“Oh, sì, lo puoi dir forte” dice una terza persona. “Era proprio come, come, come un bambino di sei anni in un negozio di giocattoli”.

In altre conversazioni registrate, Richard Worms, il supervisore della squadra dell’FBI, descrive Osmakac come un “mentecatto ritardato” che non “riuscirebbe neppure a pisciare nel vaso”.

Poi ci sono degli agenti che sottolineano che la pubblica accusa – nonostante gli obiettivi di Osmakac siano “inconcludenti”, e le sue ambizioni terroristiche dei “miraggi” – ha bisogno di avere un “finale Hollywoodiano” dell’operazione.

La registrazione del colloquio indica, poi, come gli agenti dell’FBI facciano fatica persino a mettere 500 dollari in mano a Sami per dare un acconto sulle armi.

Quelle stesse armi che il Tribunale ha poi considerato la dimostrazione delle capacità terroristiche di Osmakac e del suo impegno a compiere la strage pianificata.

“Il denaro è la prova che lui è disposto a farlo, perché anche se non siamo in grado di farlo ammazzare qualcuno, possiamo mostrare che paga le armi” afferma l’agente speciale dell’FBI, Taylor Reed, in una conversazione.

Chi avrebbe mai immaginato che queste trascrizioni potessero essere rese pubbliche?

Ma a volte il diavolo, come si sa, fa le pentole…

fbiNaturalmente, appena ciò è avvenuto, grazie al coraggio di un bravo giornalista, Trevor Aaronson, il governo ha sostenuto che le registrazioni potrebbero danneggiare il governo degli Stati Uniti, rivelando le “strategie e i metodi di indagine delle forze dell’ordine”.

Ma esse, fornite da una fonte confidenziale a The Intercept in collaborazione con l’Investigative Fund, costituiscono una preziosa rivelazione di ciò che accade dietro le quinte di una operazione antiterrorismo sotto copertura dell’FBI, rivelando come gli agenti federali abbiano sfruttato il loro rapporto con un informatore prezzolato, lavorando per mesi con l’obiettivo di trasformare lo sventurato Sami Osmakac in un terrorista.

Naturalmente né l’FBI di Tampa né il quartier generale dell’FBI a Washington hanno risposto alle richieste da parte di The Intercept di un commento sul caso Osmakac o sulle osservazioni fatte da agenti e collaboratori dell’FBI sull’operazione sotto copertura.

Guardate il filmato con le trascrizioni delle intercettazioni, è davvero istruttivo.

Purtroppo per l’FBI e per la fortuna di decine di persone innocenti, in questo caso il “finale hollywoodiano” è mancato, ma non certo per merito dei difensori della legalità e della giustizia, ma solo perché il capro espiatorio scelto era troppo imbranato persino per farsi esplodere in un bar.

pierocammPiero Cammerinesi: Sono un giornalista e ricercatore italiano indipendente che vive e lavora da anni negli Stati Uniti.
Già editore e pubblicista in Italia per tre decenni, ho studiato e lavorato in Italia, Germania e USA.
Ho frequentato la Scuola Orientale di Roma, approfondendo un percorso di studio del pensiero filosofico orientale antico, per laurearmi poi in Filosofia moderna, proseguendo gli studi in Germania, dove ho vissuto e insegnato.
Da sempre molto legato all’esoterismo ed alla cultura orientale ho seguito dapprima le lezioni e conferenze di Krishnamurti e gli insegnamenti di alcuni Yogin, fino all’incontro con Massimo Scaligero, che mi ha introdotto all’esoterismo occidentale. Per otto anni ho avuto lo straordinario privilegio di avere incontri settimanali personali con lui, fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1980.
Autore di articoli e saggi, ho tradotto dal tedesco libri di Rudolf Steiner, Gustav Meyrink e, più recentemente, di Judith von Halle.

il filmato

https://player.vimeo.com/video/122198605

fonte http://www.altrogiornale.org/finale-hollyw...ico-terrorista/


Questo conferma tutto ciò che abbiamo ipotizzato sino ad ora.Il terrorismo è sfruttato,armato ed indirizzato dai servizi occidentali per creare un clima di terrore,e poter varare leggi antidemocratiche,come il "Patriot act",e portare la "democrazia occidentale"(sic!) nel mondo.
SONO DEGLI ASSASSINI!

orso in piedi
 
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view post Posted on 11/4/2022, 17:13

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Il petrolio non è sostanza fossile.



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