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Il programma di governo dell’Economist da qui al 2050, NWO e la macelleria sociale

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view post Posted on 14/10/2012, 10:56

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Di Enzo Pennetta - 24 maggio 2012

Solo pochi giorni fa il Club di Roma ha presentato un suo studio che prevede scenari catastrofici da qui al 2052 se l’umanità non si adeguerà alle politiche neomalthusiane.
Ma a gennaio l’autorevole The Economist aveva già indicato per lo stesso termine lo svolgimento di un analogo programma da attuare.
Un programma che somiglia troppo a quelli “consigliati” per “salvare” l’Euro.


Se non fosse stato per via di un articolo intitolato Megachange 2050 pubblicato sul Sole 4ORE il 17 maggio il collegamento del documento del Club di Roma “2052: A Global Forecast for the Next Forty Years” con uno studio pubblicato dall’Economist mi sarebbe rimasto nascosto, e invece dobbiamo ringraziare il giornalista Christian Rocca per aver trattato l’argomento. (E Carlo, il preziosissimo webmaster per avermelo segnalato!).

Lo studio in questione si intitola appunto Megachange 2050 ed è una raccolta di saggi su cosa ci potrà aspettare nei prossimi 50 anni. Senza scendere almeno per il momento nei dettagli dello studio, è già possibile fare delle consideraizoni a partire dall’articolo pubblicato sul Sole 24ORE, a partire dal un passaggio come il seguente:

A leggere i venti saggi contenuti in Megachange, nel 2050 il mondo sarà più ricco, più sano, più connesso, più sostenibile, più produttivo, più innovativo, più istruito, con meno disuguaglianze tra ricchi e poveri e tra uomini e donne e con maggiori opportunità per miliardi di persone.

In queste tre righe emerge una visione ottimistica che sembrerebbe allontanare i timori di proposte neomalthusiane, le prospettive appaiono molto rosee, ma questo non deve trarre in inganno, i traguardi che vengono prospettati potranno, sempre secondo The Economist, essere raggiunti solo accettando proprio una “ricetta” neomalthusiana che viene introdotta nelle righe immediatamente seguenti:

Ci saranno troppe persone, è vero. Poco cibo per sfamare tutti e un pianeta più caldo, ma anche più posti di lavoro, alternative alimentari e una soluzione possibile per il surriscaldamento terrestre (anche se la soluzione, secondo la previsione di Megachange sarà la scoperta della vita su altri pianeti).

Ecco che viene presentato subito il solito argomento della sovrappopolazione, un argomento falso (vedi CS-La menzogna della sovrappopolazione http://www.enzopennetta.it/2011/10/la-menz...rappopolazione/ ). Ma il periodo che segue sembra essere una palese contraddizione delle premesse: come potrebbe esserci una sovrappopolazione, poco cibo e al tempo stesso più posti di lavoro?

Ma quale sarebbe la soluzione per il surriscaldamento terrestre e cosa vorrà mai dire che la soluzione sarà la scoperta di vita sugli altri pianeti?

Premesso che la soluzione per il riscaldamento terrestre per il momento è sempre nella negazione dello sviluppo per le aree depresse e nella riduzione, ancora una volta, della popolazione, come confermava ad esempio Scientific American nel 2009: Does Population Growth Impact Climate Change?, come potrebbe la scoperta di vita su altri pianeti essere una soluzione di qualcosa?

E come potrebbe una tale ipotesi essere inserita in un lavoro serio, come quello pubblicato sull’Economist, una previsione tanto aleatoria come quella della scoperta di vita aliena? Sembrerebbe di avere a che fare con dei ciarlatani seguaci delle leggende sul calendario Maya, ma purtroppo si tratta di studi che condizioneranno in un modo o nell’altro il nostro futuro, e quindi il riferimento lascia perplessi.



Ma continuando a leggere l’articolo di Christian Rocca sul Sole 24ORE troviamo finalmente dei riferimenti alle politiche sociali:

Gli Stati oggi sembrano Leviatani pronti a crollare sotto il peso di costi sociali insostenibili e di popolazioni sempre più anziane, ma gli analisti dell’Economist prevedono un’alternativa più rosea per il futuro delle nazioni, grazie a una serie di riforme lungimiranti, da attuare adesso, in grado di contenere la spesa per le pensioni e per la sanità. Gli Stati del 2050 potrebbero essere più in forma, più efficienti, più smart rispetto a quelli di oggi.

Il riferimento è al “Leviatano” di Thomas Hobbes, ad uno stato cioè fondato sulla conflittualità tra gli uomini “Homo homini lupus“, ma si tratta di uno stato che oggi sembra crollare sotto il peso delle spese sanitarie e pensionistiche, uno stato che dovrà diventare più “smart“, più “intelligente“, un modo piuttosto cinico per dire che non sarà più garantita l’assistenza sanitaria per tutti o la pensione.

Si tratterà in pratica di promuovere una forma di “eutanasia passiva“, una strada che di fatto è stata già intrapresa negli USA con la riforma di Obama, che prevede la “comparative effectiveness”, cioè la negazione delle cure ai pazienti più anziani.

Ma probabilmente si tratterà di negare le cure anche ai più poveri, a quelli che non saranno in grado di pagare un’assicurazione, esattamente come proponeva Malthus quando chiedeva di eliminare le leggi sui poveri, e l’assistenza che ad essi veniva fornita dalle parrocchie.

Siamo avvisati, in realtà è dagli anni ’70 che il Club di Roma ci prepara a questo programma, ma adesso le voci si fanno più insistenti.

E poi c’è la crisi economica, alla Grecia e poi agli altri viene richiesto di tagliare l’assistenza ai cittadini, come si può leggere in un articolo pubblicato il 19 maggio su Wall Street Italia: “Eurozona: per prosperare paesi devono tagliare il Welfare“.

E li chiamano stati più “smart”, noi li chiameremo per quel che sono: stati malthusiani.

Ma ricordiamo che le idee di Malthus sono alla base della teoria di Darwin che le ha fatte diventare una legge di natura.

Questo è il problema del darwinismo sociale, ma qualcuno ne nega addirittura l’esistenza e ci accusa di essere nemici della scienza se lo denunciamo.

continua.....
 
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view post Posted on 14/10/2012, 12:05

Guida Spirituale

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The Economist, il settimanale controllato dai Rothschild, ha pubblicato uno studio sui prossimi 40 anni, ma più che uno studio sembra essere un programma.

Un piano di lavoro che prevede la “distruzione creativa” come mezzo di progresso, lo stesso meccanismo che assicura l’evoluzione darwiniana e che sembra apprezzato anche dal prof. Mario Monti.
E infine… un mondo con meno religione.



Riprendiamo l’analisi dell’articolo intitolato Megachange 2050 pubblicato sul Sole 24ORE il 17 maggio che ha fornito lo spunto per un collegamento tra il documento del Club di Roma “2052: A Global Forecast for the Next Forty Years” con uno studio pubblicato dall’Economist e intitolato appunto Megachange 2050 di cui abbiamo parlato il 24 maggio in Il programma di governo dell’Economist da qui al 2050 – Prima parte.

Una prima parte che evidenziava una tendenza alla riduzione della popolazione e alla negazione dell’assistenza ai poveri e ai malati, strategia che è poi quella conseguente ad una visione darwiniana della società che a sua volta è derivata dalle idee di fine ’700 dell’economista Thomas Malthus, che come è noto fu l’ispiratore della teoria di Darwin.

E ancora di ispirazione darwiniana è l’idea della selezione naturale adattata al mondo economico, un’idea che troviamo presente nello studio dell’Economist:

Come ha scritto Adrian Wooldridge, «la distruzione creativa di cui parlava Joseph Schumpeter ci sta portando in un posto migliore». Siamo tutti convinti di vivere in un periodo di particolare turbolenza, ma secondo l’economista austriaco molto amato dall’Economist c’è una precisa logica dietro questa turbolenza: gli imprenditori generano ininterrottamente innovazioni capaci di creare un vantaggio temporaneo rispetto ai concorrenti. Queste innovazioni creano scompiglio perché i concorrenti provano ad adeguarsi ai nuovi business e le istituzioni faticano ad adattarsi alla nuova realtà. Ma è una turbolenza positiva, che spiega la nostra epoca di cambiamento perpetuo. di Christian Rocca – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/8R1Uq

Sebbene la questione della visione schumpeteriana sia dibattuta, chi conosce la teoria darwiniana riconoscerà in queste parole la trasposizione in economia dei principi della selezione naturale, a riprova della valenza che tale teoria riveste nella società attuale.

Ma volendo insistere sul concetto schumpeteriano di “distruzione creatrice”, possiamo inserire in questo meccanismo la fase della “turbolenza”, come dichiarato nell’articolo, che è a sua volta un aspetto dello stato di “crisi“, quel cambiamento che mettendo in difficoltà ciò che esiste pone la basi per l’affermazione del “nuovo”. Come non riconoscere allora lo stesso principio nell’auspicata catena di crisi di cui parlava il prof. Mario Monti con “spirito profetico” nel gennaio 2011:


Mario Monti afferma che l'Europa ha bisogno della crisi economica,come unico modo per costringere le popolazioni riluttanti a cedere la propria sovranità nazionale. Discorso del febbraio 2011.UNA CRISI VOLUTA ED IMPOSTA,E NOI NE PAGHIAMO LE CONSEGUENZE, MENTRE ALTRI........



Ecco che allora la crisi più che un evento spontaneo che porta alla selezione del più adatto, sembra essere uno strumento per indirizzare verso un cambiamento desiderato.

E infine l’Economist “prevede” un ridimensionamento delle religioni, quanto sia scientifica questa previsione possiamo facilmente immaginarlo:

I risultati sono spesso sorprendenti. Anthony Gottlieb prevede che la religione avrà un peso inferiore nel mondo in via di sviluppo, nonostante ultimamente la sensazione sia opposta. di Christian Rocca – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/8R1Uq

Una previsione anch’essa, forse, frutto di un evento cercato e non spontaneo (vedi CS-Università USA: indottrinamento a darwinismo e ateismo).

E per concludere l’Economist ci rivela i suoi timori per il futuro:

Se saremo sfortunati, scrive, potremmo invece essere governati da politici a metà tra Berlusconi e Putin, cinici, bari e manipolatori dei media. Insomma, male che vada, nel 2050 sarà esattamente come adesso. di Christian Rocca – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/8R1Uq

Il motivo per cui secondo l’Economist il pericolo dei prossimi decenni dovrebbe essere rappresentato da governanti come Berlusconi e Putin è nel loro essere “cinici, bari e manipolatori dei media”.

Cinici… bari… manipolatori dei media… proprio come il ruolo svolto dallo studio Megachange 2050 pubblicato dall’ Economist.

da http://www.enzopennetta.it/2012/05/il-prog...-da-qui-al-2050

orso in piedi
 
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