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Fukushima

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view post Posted on 28/11/2013, 12:29

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Fukushima, Tokyo ammette: il rischio-apocalisse è adesso

Scritto il 17/9/13

Era tutto vero: il pericolo Fukushima comincia solo adesso e il Giappone non sa come affrontarlo. Le autorità hanno finora mentito, ai giapponesi e al mondo intero: Fukushima era una struttura a rischio, degradata dall’incuria. Un impianto che andava chiuso molti anni fa, ben prima del disastro nucleare del marzo 2011. Da allora, la situazione non è mai stata sotto controllo: la centrale non ha smesso di emettere radiazioni letali. Tokyo finalmente ammette che, da mesi, si sta inquinando il mare con sversamenti continui di acqua radioattiva, utilizzata per tentare di raffreddare l’impianto. Ma il peggio è che nessuno sa esattamente in che stato siano i reattori collassati: si teme addirittura una imminente “liquefazione” del suolo. L’operazione più pericolosa comincerà a novembre, quando sarà avviata la rimozione di 400 tonnellate di combustibile nucleare. Operazione mai tentata prima su questa scala, avverte la “Reuters”: si tratta di contenere radiazioni equivalenti a 14.000 volte la bomba atomica di Hiroshima. Enormità: bonificare Fukushima – ammesso che ci si riesca – richiederà 11 miliardi di dollari. Se tutto va bene, ci vorranno 40 anni.

Gli scienziati non hanno idea del vero stato dei nuclei dei reattori, riassume il “Washington’s Blog” in un lungo reportage tradotto da “Megachip”: le Fukushima tecniciradiazioni potrebbero investire la Corea, la Cina e la costa occidentale del Nord America. Perché il peggio deve ancora arrivare: gli stessi tecnici incapaci, che hanno prima nascosto l’allarme e poi sbagliato tutte le procedure di emergenza, ora «stanno probabilmente per causare un problema molto più grande». Letteralmente: «La più grande minaccia a breve termine per l’umanità proviene dai bacini del combustibile di Fukushima: se uno dei bacini crollasse o si incendiasse, questo potrebbe avere gravi effetti negativi non solo sul Giappone, ma sul resto del mondo». Se anche solo una delle piscine di stoccaggio dovesse crollare, avvertono l’esperto nucleare Arnie Gundersen e il medico Helen Caldicott, non resterebbe che «evacuare l’emisfero nord della Terra e spostarsi tutti a sud dell’equatore». Un allarme di così vasta portata, che disorienta anche gli esperti più prudenti. Come Akio Matsumura, già consulente Onu, secondo cui la rimozione dei materiali radioattivi dai bacini del combustibile di Fukushima è «una questione di sopravvivenza umana».

Migliaia di lavoratori e una piccola flotta di gru, riferisce il “New York Times”, si preparano a «evitare un disastro ambientale ancora più profondo, che ha già reso la Cina e gli altri paesi vicini sempre più preoccupati». Obiettivo, neutralizzare le oltre 1.300 barre di combustibile esaurito dall’edificio del reattore 4. E’ come sfilare sigarette da un pacchetto accartocciato, avverte Gundersen: basta che due barre si urtino, e c’è il rischio che rilascino cesio radioattivo, xenon e kripton. «Ho il sospetto che nei prossimi mesi di novembre, dicembre e gennaio, sentiremo che l’edificio è stato evacuato, che hanno rotto una barra di combustibile, e che la barra di combustibile sta emettendo dei gas. Ritengo che le griglie si siano contorte, il combustibile si sia surriscaldato e il bacino sia giunto a ebollizione: la conseguenza naturale è che sia probabile che una parte del combustibile rimarrà incastrata lì per un lungo, lungo periodo». Le griglie Arnie Gundersensono contorte per effetto del terremoto, che ha fatto collassare il tetto proprio sopra il deposito nucleare.

«Le conseguenze – conferma il “Japan Times” – potrebbero essere di gran lunga più gravi di qualsiasi incidente nucleare che il mondo abbia mai visto: se una barra di combustibile cadesse, si rompesse o si impigliasse mentre viene rimossa, i possibili peggiori scenari includono una grande esplosione, una fusione nel bacino o un grande incendio. Ognuna di queste situazioni potrebbe portare a massicci rilasci di radionuclidi mortali nell’atmosfera, mettendo in grave rischio gran parte del Giappone – compresi Tokyo e Yokohama – e anche i paesi vicini». Secondo la “Cnbc”, il pericolo maggiore riguarda il possibile sversamento di acqua in uno dei bacini, che potrebbe incendiare il combustibile. «Un enorme incendio del combustibile esaurito – dichiara alla “Cnn” il consulente nucleare Mycle Schneider – probabilmente farebbe apparire poca cosa le attuali dimensioni della catastrofe, e potrebbe superare le emissioni di radioattività di Chernobyl di decine di volte». Una sorta di apocalisse: «Le pareti della piscina potrebbero avere perdite al di là della capacità di fornire acqua di raffreddamento, o un edificio del reattore potrebbe crollare in seguito una delle centinaia di scosse di assestamento. Poi, il rivestimento del combustibile potrebbe incendiarsi spontaneamente emettendo il suo intero accumulo radioattivo».

Sarebbe il più grave disastro radiologico mai visto fino ad oggi, conferma Antony Froggatt nel suo “World Nuclear Industry Status Report 2013”, redatto con Schneider. E per Gundersen, direttore di “Fairewinds Energy Education”, l’operazione si prospetta «piena di pericoli», e la verità è che «nessuno sa quanto male potrebbero andare le cose». Ciascun assemblaggio di barre combustibili pesa 300 chili e misura 4 metri e mezzo. Gli assemblaggi da rimuovere sono 1.331, informa Yoshikazu Nagai della Tepco, più altri 202 stoccati nel bacino: le barre di combustibile esaurito inoltre contengono plutonio, una delle sostanze più tossiche dell’universo, che si forma durante le ultime fasi del funzionamento di un reattore. «Il problema di una criticità che colpisca il bacino del combustibile è che non la si può fermare, non ci sono barre di controllo per gestirla», sostiene Gundersen. «Il sistema di raffreddamento del bacino del combustibile esaurito è stato Mycle Schneiderprogettato solo per rimuovere il calore di decadimento, non il calore derivante da una reazione nucleare in corso».

Le barre sono rese ancora più vulnerabili agli incendi nel caso debbano essere esposte all’aria. Il quadro è estremamente precario: l’operazione si svolgerà sott’acqua, in un bacino all’interno di un edificio lesionato, che la Tepco ha già puntellato. «La rimozione delle barre dal bacino è un compito delicato», testimonia Toshio Kimura, ex tecnico della Tepco, al lavoro a Fukushima per 11 anni. «In precedenza era un processo controllato dal computer che memorizzava al millimetro le posizioni esatte delle barre, ma ora non se ne può più disporre: il processo deve essere fatto manualmente, quindi c’è un alto rischio che si possa far cadere e rompere qualcuna delle barre di combustibile». In più, la situazione è assolutamente instabile. Secondo Richard Tanter, esperto nucleare dell’università di Melbourne, il reattore 4 di Fukushima «sta affondando». Lo conferma l’ex premier giapponese Naoto Kan: sotto il grande deposito di combustibile atomico, il terreno è già spofondato di circa 31 centimetri.

Per tentare di stabilizzarlo e isolarlo dall’acqua, la Tepco sta considerando la possibilità di congelare il suolo attorno all’impianto. Essenzialmente, riferisce “Nbc News”, si tratta di costruire un muro sotterraneo di ghiaccio lungo un miglio, cosa che non è mai stata tentata prima: in pratica, stanno cercando di arrampicarsi sugli specchi perché non sanno come risolvere il problema. «Un altro errore che venisse fatto dalla Tepco potrebbe avere conseguenze perfino esiziali, per il Giappone», sottolinea “Japan Focus” puntando il dito contro l’azienda elettrica responsabile del disastro. La Tepco ha infatti taciuto la verità sul degrado dell’impianto prima ancora del sisma, poi ha sbagliato tutto il possibile. Il governo di Tokyo ha concluso che il disastro ha avuto “cause umane”, ed è stato provocato da una “collusione” tra il governo stesso e la Tepco, oltre che da una cattiva progettazione del reattore. Già all’indomani della tragedia, «la Tepco sapeva che 3 reattori nucleari avevano perso capacità contenitiva, che il nuclere apocalissecombustibile nucleare era “scomparso”, e che non vi era di fatto alcun vero contenimento».

L’azienda, ricorda il “Washington’s Blog” ha cercato disperatamente di coprire la verità per due anni e mezzo, «fingendo che i reattori fossero in fase di “spegnimento a freddo”», e solo ora ha ammesso che da due anni sta rilasciando enormi quantità di acqua radioattiva che, attraverso le falde sotterranee, si riversano nell’Oceano Pacifico. La dimensione del pericolo lascia sgomenti: nessuno, al mondo, è preparato a fronteggiare una catastrofe come quella evocata dai tecnici più pessimisti. Ma l’aspetto più sinistro, forse, è proprio quello che riguarda l’informazione e l’assoluta mancanza di trasparenza: la verità è stata negata dai tecnici, minimizzata dai politici, oscurata dai media. Molti blogger hanno incessantemente rilanciato l’allarme, fino alla notizia – qualche mese fa – degli sversamenti radioattivi in mare. Solo ora – di fronte all’impossibilità di continuare a negare, alla vigilia della pericolosissima operazione di bonifica – si giunge ad ammettere tutto. Colpisce l’appello di Mitsuhei Murata, ex ambasciatore giapponese in Svizzera, che chiede che il Giappone rinunci ad ospitare a Tokyo le Olimpiadi 2020, perché non potrebbe garantire la sicurezza degli atleti. Così, il Sol Levante tramonta nella vergogna.

fonte http://www.libreidee.org/2013/09/fukushima...lisse-e-adesso/

orso in piedi
 
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view post Posted on 22/1/2014, 18:52

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Gelo perenne per Fukushima

Gelo perenne per “Fukushima”. Per fermare le ripetute perdite di acqua radioattiva dalla stazione accidentata, i giapponesi stanno progettando di crearvi un gelo perenne. Per farlo, a una profondità di 30 metri sottoterra sarà posato un tubo con dell’azoto liquido. La costruzione del frigorifero sotterraneo gigante inizierà presto, e il completamento del lavoro è previsto per il prossimo anno.

La situazione di emergenza con i reattori nucleari giapponesi di “Fukushima” rimane grave. Quello che sta accadendo intorno alla stazione, la maggior parte degli esperti lo definiscono ancora una “crisi”. Tuttavia, questa può trasformarsi in un disastro, se non si fermerà la continua fuoriuscita di acqua radioattiva dalla stazione. Ora, il livello di radiazioni presso l'impianto e i suoi dintorni sta battendo tutti i record, ed è così elevato, che potrebbe uccidere una persona in poche ore.

Il contenuto di sostanze radioattive nei campioni di acqua che sono stati raccolti il 17 gennaio nel pozzo di manutenzione, che si trova sul territorio della seconda centrale “Fukushima- 1” ha superato i 24 milioni di becquerel per litro di liquido, quando la norma sarebbe di 150 becquerel. Per fermare le ripetute perdite dalla stazione di emergenza, i giapponesi stanno progettando di congelare il terreno intorno ai quattro reattori danneggiati. La lunghezza della striscia di ghiaccio sarà di quasi un kilometro e mezzo. Nel terreno contaminato verrà inserito il tubo verticale con il refrigerante. Si tratta di una tecnologia molto costosa, che non è mai stata utilizzata prima a tal punto, ha spiegato a “La Voce della Russia” il caporedattore di “Pro atom”, Oleg Dvojnikov:

Con il congelamento del terreno, naturalmente, è tecnicamente possibile risolvere questo problema. Ma richiede un'istallazione azotica, di fatto, dell'intero impianto, perché possa funzionare continuamente. Non è bene che i giapponesi non autorizzino nessun esperto straniero d avvicinarsi. Infatti, sono giunti suggerimenti non solo dalla Russia, ma molti altri paesi hanno offerto il loro aiuto.

Comunque, non è possibile neutralizzare completamente i rischi con il congelamento del terreno, ha spiegato poi. Il problema principale sta nell’organizzazione dei lavori. Se questi non venissero risolti a livello della società di gestione, ma del governo del Giappone, e con l'aiuto di esperti e specialisti internazionali, sarebbe possibile risolvere rapidamente il problema e, soprattutto, in maniera più economica, ha affermato Oleg Dvojnikov:

I giapponesi terranno duro fino all'ultimo, poi, quando la situazione si aggraverà, costituendo un pericolo per tutta l'umanità, cominceranno a inventare progetti complessi. Si sarebbe potuta organizzare da tempo la costruzione di moderni impianti di depurazione, richiamando per questo l’organizzazione internazionale, che sono molto meno costosi e più efficienti.

Nel frattempo, gli esperti sono seriamente preoccupati che il pozzetto di manutenzione, da cui sono stati estratti i campioni “scottanti”, si trovi a soli 40 metri dalla costa. In questo modo è possibile l’infiltrazione di acqua radioattiva nell'Oceano Pacifico. Quasi la metà dei pesci che vivono in prossimità di “Fukushima”, contengono metalli pericolosi. Ma non è tutto. Recentemente tracce di composti chimici legati alla centrale nucleare accidentata sono state rilevate in balene e pesci a un migliaio di chilometri dalla stazione, ha dichiarato il capo dei lavori per o smaltimento dell'incidente di Chernobyl, dottore di scienze tecniche, Igor’ Ostretsov:

Non bisogna dimenticare che le emissioni da “Fukushima” sono costanti dall'inizio di questa tragedia. Avviene un raffreddamento dei reattori, e l’acqua raffreddata non ha dove andare, così il Giappone è costretto a scaricare tutto in mare. Questa situazione è destinata a peggiorare, e qualunque sia stata la mancanza nel controllo, alla fine siamo giunti al fatto che e risorse ittiche naturali saranno contaminate.

In Giappone fingono che sia tutto sotto controllo. Sostengono anche che i problemi dello stabilimento non impediranno le Olimpiadi di Tokyo del 2020. In tutto ciò i giapponesi stanno dimenticandosi della previsione degli esperti: per eliminare le conseguenze dell'incidente nel suo complesso e lo smantellamento dei reattori serviranno almeno quarant’anni. Cosa potrebbe accadere durante questo periodo, come si dice, Dio solo lo sa. Dunque, senza un programma internazionale per salvare “Fukushima”, il paese del Sol Levante è improbabile che possa farcela.

fonte http://italian.ruvr.ru/2014_01_22/Gelo-per...-per-Fukushima/

orso in piedi
 
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Cesio a livello record, Fukushima prepara il sushi radioattivo

Il carassio nero di mare
http://m.ruvr.ru/data/2014/01/16/130872800...e43d3a1bc_b.jpg

A quanto ammonta la contaminazione radioattiva penetrata nel cibo dopo l’incidente nella centrale nucleare giapponese di “Fukushima-1”? È più che sufficiente. Nel pesce pescato nei pressi della centrale nucleare, il livello di cesio radioattivo rilevato è di 124 volte superiore a quello consentito.

Un canale televisivo giapponese ha recentemente mostrato un calamaro gigante preso da un pescatore locale (video Video ). Il pubblico ancora non aveva digerito l'impressione causata dal “mutante di Fukushima”, come è stato soprannominato, che il quotidiano “Asahi” ha offerto un nuovo film horror sotto forma di un pericoloso piatto nazionale: il carassio nero di mare.

Si scopre, dunque, che il livello di inquinamento nel carassio è semplicemente mostruoso. Tuttavia, “Asahi”, ha stabilito che questo è stato osservato solo in un pesce su 37. In altri due pesci di questo gruppo, il livello di sostanze pericolose è stato maggiore rispettivamente di 4 e 2 volte, mentre gli altri erano tutti nei limiti normali. I campioni sono stati prelevati presso l'Istituto di pesca (Fisheries Research Agency) nel delta del fiume, a 40 km a sud dalla sfortunata stazione. Questo è parte di uno studio più ampio, che determinerà i livelli delle sostanze pericolose da Fukushima, nella catena alimentare umana.

La contaminazione radioattiva dei prodotti alimentari si accumula nel corpo umano e causa malattie che lo uccidono lentamente. Dall'impianto di Fukushima c’è stata una fuoriuscita di acqua radioattiva nel mare. Inizialmente, le radiazioni hanno saturato il primo anello della catena alimentare: gli organismi acquatici semplici e le piante. Il vicepresidente del Comitato della Duma di Stato sulle risorse naturali, l’ambiente e l’ecologia, Maksim Šingarkin, nota:

Dalle decine di cellule algali viene sintetizzata, relativamente parlando, una cellula di mollusco. Ma una dozzina di cellule di molluschi sature di radiazioni dalle alghe,si trasformano nella cellula di un pesce. Una persona che consuma questo pesce, consuma anche la radioattività, concentrata in tonnellate d’acqua. Cioè, quando la concentrazione di agenti inquinanti si sposta lungo la catena alimentare, questa aumenta.

Le prefetture hanno proibito la pesca del carassio, e la sua vendita sul mercato al largo della costa di Miyagi e Fukushima. Ma il sistema tradizionale alimentare giapponese non può essere modificato con un tratto di penna. Vogliono il loro pesce preferito, che viene mangiato da secoli. Con alcuni messaggi, come ad esempio l’articolo del giornale “Asahi”, le autorità hanno avvertito la nazione, ma appelli e divieti sono di ben poco qui, continua l'esperto:

Le autorità del paese devono applicare metodi più sofisticati per cambiare la visione del mondo dei loro concittadini, evitando l'esplosione sociale. Quindi questo tipo di pubblicazione non è altro che un normale meccanismo di controllo di una nazione, sull'orlo del disastro a causa delle radiazioni.

La pubblicazione di queste cifre è solo la punta dell'iceberg. A tre anni dall’incidente di Fukushima, Tokyo ha più che altro minimizzato i dati, che, in realtà,sono di gran lunga peggiori, suggerisce il consigliere dell'Accademia delle Scienze russa, esperto di ecologia, Aleksej Jablokov.

La domanda è: perché solo un pesce su quaranta presenta simili dosi di radionuclidi? Dal momento che non conosciamo le vie di propagazione di questesostanze, possiamo immaginare che ci sia moltissimo pesce con livelli molto pericolosi di inquinamento. Questo è il problema, e la fonte della contaminazione non è ancora stata chiarita.

Se si continua con questa logica, è possibile tracciare un quadro piuttosto triste delle conseguenze di Fukushima. Tra pochi anni, una significativa porzione diprodotti ittici in Giappone sarà contaminata da radiazioni. Nel pacifico nuoteranno balene radioattive, che sono in cima alla piramide alimentare marina. Nel prossimo decennio, dovremmo aspettarci un boom del tasso di tumori in Giappone.

Ma quel carassio infetto, di cui ha scritto “Asahi”, una volta sola lo si può anche mangiare, scherzano gli esperti. Per un uomo questo non è mortale. La cosa principale è non mangiare continuamente questi pesci.

fonte http://italian.ruvr.ru/2014_01_16/I-giappo...oloso-carassio/

orso in piedi
 
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Su segnalazione di Hypercom

SURPRISE: You're Eating Fukushima Radiation and Bloody, Cancerous Tumors in Fish Contaminated By Radiation

SORPRESA : stai mangiando Fukushima radiazioni e sanguinante, tumorali Tumori a Fish contaminata dalle radiazioni Stampa
Martedì 28 Gennaio 2014 16:18

28 gen 2014 - ( TRN www.TurnerRadioNetwork.com ) - americani e canadesi hanno mangiato pesce radioattivo pieno di sangue, tumori come conseguenza di pesce che è contaminato con enormi quantità di radiazioni nell'oceano Pacifico dal disastro nucleare di Fukushima in Giappone.



Nel marzo 2011 un terremoto al largo delle coste del Giappone ha provocato uno tsunami che ha colpito la centrale nucleare di Fukushima , causando tre reattori a fondere . Non solo che il sito di disaster stato vomitando 400 tonnellate di acqua altamente radioattiva nell'Oceano Pacifico, ogni giorno dopo il terremoto , la radiazione ha raggiunto la costa occidentale degli Stati Uniti e il pesce che hai mangiato dal Pacifico sono pieno di esso ! La radiazione nel pesce è così terribile che il salmone dell'Alaska catturati e canadesi pesce bianco sono stati trovati ad avere tumori sanguinose , cancerosi , tutto il loro corpo .



Il governo e la richiesta dell'industria nucleare che non hanno nulla di cui preoccuparsi . Quando vedete le foto qui sotto , è possibile decidere da sé se stanno dicendo la verità .



Secondo gli osservatori locali ambientali ( LEO ) Rete in Hydaburg , Alaska , hanno trovato strane crescite nella carne o carne di salmone . "Stavamo pescando per Cohos ( argento salmone) alla foce del fiume Hydaburg con la linea e mulinello . " ha detto Brian Holter , Jr. che ha detto che otto pesci sono stati riempiti all'interno con escrescenze strane che erano o bianco o di colore rosa . " Sulla parte esterna del pesce sembrava soddisfacente . Le crescite sembravano un po 'come singole piccole uova di salmone , e circa la stessa dimensione . Altre persone sono state vedendo lo stesso tipo di crescite nel loro pesce come bene. " ha continuato.



Questo è ciò che i tumori all'interno di tre Salmon separata sembrava :



La mappa qui sotto vi dare ai lettori una comprensione della vicinanza di Hydaburg , Alaska sul luogo del disastro di Fukushima , in Giappone per dimostrare quanto gli effetti delle radiazioni di Fukushima hanno viaggiato nei tre anni dal disastro cominciò :

FAR DEL NORD ALASKA pregiudicati

Altri volontari da LEO hanno incontrato ancora più inquietante tumori e lesioni sanguinanti sul pesce . Secondo un altro volontario LEO , Sam Kunaknana , in Nuiqsut , Alaska , per gli ultimi mesi sono stati la cattura del pesce ammalato su Nigliq Channel e monte da Nigliq canale al fiume Colville . I pesci hanno avuto lesioni sanguinanti e tumori su di loro .

le foto e l'articolo in lingua lo leggete qui www.turnerradionetwork.com/news/232-pat

Nonostante il gravissimo incidente,non ancora sotto controllo, ed il danno all'ecosistema ed alla catena alimentare i giapponesi non si fermano.

Giappone, si apre la strada per il ritorno al nucleare

di Alessia Cerantola | 15 aprile 2014

Il termine che ricorre in molti giornali giapponesi è “inevitabile”. La strada verso la riattivazione dei reattori nucleari progressivamente spenti dopo l’incidente alla centrale di Fukushima numero uno è in discesa. Sono bastati tre anni per permettere al primo ministro Shinzo Abe di riaffermare il peso per il Giappone dell’energia nucleare.

L’11 aprile l’esecutivo giapponese ha approvato il principale documento per la politica energetica del paese. Si è trattato della prima vera revisione su questo tema fatta dal governo dopo i danni provocati dal terremoto e tsunami del marzo 2011. Tuttavia, la varietà delle idee contenute nel testo non fa riferimento a piani concreti per interrompere la dipendenza dal nucleare e ha invece restituito un ruolo centrale all’atomo tra le fonti energetiche nel paese.

La decisione arriva nonostante la maggior parte dell’opinione pubblica si sia espressa in numerosi sondaggi contro il ritorno il nucleare. La stessa industria dell’atomo in Giappone è in difficoltà dopo l’arresto degli ultimi tre anni. Ci sono state perdite di oltre cento miliardi di euro dovute ai costi per la sostituzione con i carburanti fossili e a quelli per l’adeguamento degli impianti ai nuovi criteri di sicurezza richiesti. Riattivarla e risollevarla comporterà ulteriori spese.

Per evitare nuove critiche e proteste di chi sostiene l’utilizzo di fonti d’energia rinnovabili il documento si riferisce a un piano flessibile nel medio e lungo termine. Intanto continua a restare incerto i futuro del prototipo di reattore della centrale nucleare di Monju e del programma del riprocessatore di Rokkasho. Non è ancora chiaro quali siano siano le reali intenzioni del premier Abe, ma quello che è certo è che l’abbandono del nucleare non è uno degli obiettivi al momento.

Il rischio per una nuova catastrofe naturale nell’arcipelago rimane sempre alta. In un’intervista al settimanale Shukan Asahi, Fumihiko Imamura, direttore del Tohoku disaster control research center all’Università del Tohoku ha avvertito sul pericolo di nuovi tsunami, come quello generato dopo il recente terremoto del Cile. “Il Giappone è un arcipelago e siccome i mari sono collegati, quando c’è uno tsunami in un’altra parte del mondo, anche il Giappone è a rischio. Anche uno tsunami come quello che c’è stato in Cile potrebbe raggiungere le coste nipponiche perché nell’Oceano Pacifico non trova ostacoli”. L’esposizione delle centrali giapponesi rimane sempre alta.

E mentre in un editoriale il quotidiano Asahi Shimbun ribadisce la necessità di maggior informazione per poter aprire un dibattito pubblico e stimolare la partecipazione dei cittadini su temi di politica energetica, investigare sulla questione del nucleare diventa sempre più difficile per i media in Giappone. Il comitato per la difesa dei giornalisti (CPJ) ha denunciato in un articolo i rischi per l’informazione indipendente nel paese. Dopo l’entrata in vigore della legge sul segreto di stato lo scorso anno, giornalisti e informatori rischiano fino a dieci anni di prigione se rivelano informazioni vagamente definite “segrete”. Masako Mori, ministro per gli Affari dei consumatori e la sicurezza alimentare che si è occupata di questa legge, ha precisato che anche le informazioni su come sono sorvegliate le centrali nucleari rientrano tra i “segreti di stato”.

fonte http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/15...ucleare/951494/

Avete capito?Mettono il bavaglio all'informazione.Ora non si puo piu parlare di Fukushima e o di qualsiasi altra centrale nucleare in Giappone,figuriamoci di eventuali incidenti.
Leggi fatte da potenti per i potenti.La gente comune vale zero.

orso in piedi
 
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view post Posted on 2/9/2014, 09:30

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Forte incidenza dei tumori alla tiroide nei bambini della zona
Fukushima, dopo più di 3 anni arriva la verità sul disastro della centrale nucleare

Il governo costretto a pubblicare la testimonianza dell’ex direttore. L'energia atomica supersicura era una favola

[25 agosto 2014]

di
Umberto Mazzantini


Oggi il governo giapponese ha annunciato che renderà nota la testimonianza sul disastro nucleare dell’11 marzo 2011 rilasciata da Masao Yoshida, allora direttore della centrale nucleare di Fukushima Daiichi della Tokyo electic power company (Tepco). Durante una conferenza stampa il capo di gabinetto del governo di centro-destra, Yoshihide Suga, ha detto: «La renderemo pubblica il più presto possibile, a settembre. Allo stesso tempo saranno verificate la prima versione delle testimonianze di altri intervistati»

Quella che ormai tutti chiamano “testimonianza Yoshida” è il resoconto fatto al gruppo investigativo nominato dal governo dall’ex direttore della centrale nucleare, rimasto segreto fino a che il quotidiano giapponese Asahi Shimbun non ha ottenuto il documento e lo ha reso noto il 20 maggio, mettendo in forte imbarazzo il governo e rendendo noto in tutto il mondo le gravissime mancanze che hanno contribuito alla tragedia nucleare.

Il governo si era però rifiutato di rilasciare il contenuto della testimonianza integrale di Yoshida, che intanto è morto per una malattia nel luglio 2013, dicendo che l’ex direttore Tepco di Fukushima Daiichi aveva lasciato una richiesta scritta di non rendere nota la sua deposizione per timore che venisse male interpretata.

Ma dopo che anche il Sankei Shimbun (dal 1 agosto 2014) ha iniziato a riportare brani del documento, il governo ha cambiato posizione e ha oggi affermato che non c’è più bisogno di mantenere segreta la deposizione di Yoshida, brani della quale stanno ormai circolando su diversi media. Suga ha detto: «Alcuni giornali hanno pubblicato stralci di interviste, e le preoccupazioni dell’ultimo capo dell’impianto sono diventate una realtà. Non pubblicare le interviste sarebbe in contrasto con il desiderio di Yoshida. La situazione è cambiata e rilasciarle non causerà problemi. Le informazioni che riguardano la privacy e la sicurezza nazionale, nelle interviste non saranno divulgate. Funzionari del governo sono in contatto con più di 700 persone intervistate dal panel per ottenere il consenso per renderle loro interviste pubbliche. Le interviste di Yoshida saranno rese pubbliche con alcune di queste interviste. Il governo fornirà il resto delle interviste non appena arriveranno le autorizzazioni, e finirà questo lavoro entro l’anno».

E’ lo stesso network radio-televisivo ufficiale del Giappone, l’Nhk, a rivelare che l’ex direttore della centrale di Fukushima Daiichi ha testimoniato sulle falle nel sistema di approvvigionamento logistico della struttura.

Secondo quanto testimoniato da Yoshida, la centrale nucleare aveva perso potenza e aveva bisogno di molte batterie per ripartire dopo il devastante terremoto/tsunami, ma la Tepco aveva fornito batterie con tensione insufficiente e troppo grandi per essere trasportate facilmente. L’Nhk scrive che «i rapporti investigativi dicono che la maggior parte delle batterie non sono state utilizzate». Yoshida ha detto che la sede centrale della Tepco inviò tutto il materiale delle batterie senza informare la centrale nucleare delle loro specifiche. L’ex direttore aveva anche detto che i “liquidatori” di Fukushima Daiichi erano stati così costretti ad esaminare le batterie una per una. Yoshida ha anche fatto riferimento ad un arresto delle forniture di generatori e altre attrezzature per la centrale nucleare dopo che i livelli di radiazione sono aumentati in tutto il sito. Secondo lui, «la maggior parte delle forniture hanno raggiunto solo una struttura a 50 chilometri dalla centrale, dove i lavoratori dovevano andare a prendere i rifornimenti mentre erano impegnati a lavorare all’incidente. L’ex direttore di Fukushima testimoniò che la Tepco non aveva un adeguato sistema per il trasporto di rifornimenti mentre c’erano alti livelli di radiazioni.

E’ l’ennesimo colpo all’immagine, già in frantumi, della fiabe del nucleare giapponese “supersicuro” che per anni è stata raccontata al mondo. Probabilmente anche per questo la Nuclear Regulation Authority (Nra) giapponese ha in programma di rivedere le sue linee guida per la sicurezza vigenti riguardo agli incidenti nucleari, con misure per i casi di diffusione di materiali radioattivi oltre la zona di 30 Km intorno centrali nucleari. Le attuali linee guida approvate dopo il disastro di Fukushima Daiichi. richiedono che le persone all’interno di un raggio di 30 Km da una centrale nucleare abbandonino l’area o cerchino un riparo al chiuso in caso di incidente, ma e misure di là di quella zona “rossa” restano un problema per l’Nra. La Nhk spiega che gli esperti stanno analizzando la possibilità di estendere le linee guida ai residenti colpiti dall’esposizione alle radiazioni per i fall-out nucleare oltre l’area di 30 chilometri. L’Nr ha deciso di iniziare uno studio su quali aree al di fuori della zona di 30 km devono essere sottoposte ad allarmi ed e ad ordinanze di rimanere in casa o di adottare altre misure di sicurezza.

Inoltre le nuove linee guida giapponesi dovranno contemplare l’istituzione di zone di evacuazione dagli impianti di riciclaggio del combustibile nucleare caso per caso, e non con uno standard uniforme come avviane attualmente. La revisione delle linee guida Nra potrebbe far aumentare il numero di municipalità giapponesi che devono preparare misure di sicurezza nucleare.

Intanto un nuovo studio sulle conseguenze delle radiazioni di Fukushima Daiichi ha rivelato che 103 bambini o adolescenti, con meno di 18 anni al momento della catastrofe e che vivevano nell’area colpita, hanno sviluppato un tumore alla tiroide. I test sono stati effettuati, su richiesta di un comitato cittadino per la salute, su circa 300.000 ragazzi e ragazze della prefettura di Fukushima.

Quindi almeno 30 minori su 100.000 hanno il cancro; non esistono però dati di riferimento precedenti alla catastrofe nucleare, e questo impedisce di dire con sicurezza che l’aumento dei casi di tumore alla tiroide sia dovuto al disastro di Fukushima Daichi. Ma i dubbi, visto quel che sta venendo fuori e le perplessità della stessa Nra sulle linee guida di risposta a un disastro nucleare, sembrano davvero pochi.

fonte http://www.greenreport.it/news/energia/fuk...ntrale-atomica/

orso in piedi
 
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view post Posted on 13/2/2016, 12:27

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AUMENTANO I CASI DI CANCRO IN GIAPPONE DOPO IL DISASTRO DI FUKUSHIMA
Pubblicato il: 11/02/2016

Un nuovo rapporto scioccante di Fairewinds Energy Education (FEE) dal titolo “L’aumento del cancro nel Giappone del post-Fukushima”, rivela che la fusione di vari noccioli dei reattori nucleari della centrale Fukushima Daiichi, innescata nel marzo 2011 e tuttora in corso, ha fatto impennare l’incidenza del cancro alla tiroide a cifre di circa 230 volte superiori alla norma nella prefettura di Fukushima: ciò potrebbe significare fino a un milione di casi di cancro in più in Giappone in futuro.

Secondo FEE, i dati forniti da uno stimato gruppo giapponese di professionisti medici e dalla Tokyo Electric Power Corporation (TEPCO) confermano un legame diretto fra la triplice fusione nucleare e il gran numero di casi di cancro in Giappone. Il rapporto del 2014 redatto dai medici, intitolato “Plutonio e uranio non naturale provenienti dalla centrale nucleare Fukushima Daiichi presenti nell’aria a 120 km di distanza pochi giorni dopo le esplosioni di idrogeno nei reattori”, rivela che l’incidenza del cancro alla tiroide è di circa 230 volte superiore al normale nella prefettura di Fukushima.
FEE indica che TEPCO ha confermato in un comunicato stampa la diagnosi di leucemia per un dipendente che negli ultimi quattro anni è stato continuamente esposto alle radiazioni della triplice fusione di Fukushima. Purtroppo, durante i primi mesi dell’emergenza, la maggior parte dei dipendenti di TEPCO non indossava i dosimetri necessari per misurare l’esposizione di ciascuno alle radiazioni, dunque non è stato possibile effettuare delle valutazioni accurate delle dosi di radiazioni ricevute.

Secondo la trascrizione di Enenews.com, Arnie Gundersen, direttore tecnico di Fairewinds, ha dichiarato il 4 novembre:

“Sono passati quasi cinque anni dall’incidente di Fukushima Daiichi, e dal Giappone arrivano ancora brutte notizie... io, come molti miei colleghi, credo che in futuro in Giappone ci saranno dai 100.000 al milione di casi di cancro in più dovuti a questo incidente nucleare... Quindi, dove voglio arrivare? I casi di cancro già conclamati in Giappone non sono che la punta dell’iceberg. Mi dispiace dire che il peggio deve ancora venire.”

I contenuti del rapporto di FEE contraddicono la cronica tendenza dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, di TEPCO e del governo giapponese a sminuire i livelli di esposizione alle radiazioni e gli effetti prodotti.
L’attuale modello di rischio per le radiazioni si basa su presupposti scientifici obsoleti e su dati relativi ai sopravvissuti alla bomba atomica di Hiroshima, quando ancora non era stato scoperto il DNA né tantomeno la genotossicità superiore fino a sei ordini di grandezza causata dalla cosiddetta “induzione fotoelettronica” associata all’esposizione a bassi dosaggi di radioisotopi, ovvero l’assorbimento nei nostri tessuti di dosi bassissime di radionuclidi come il plutonio-239, l’uranio-238 e più di 100 altri sottoprodotti delle reazioni nucleari che avvengono nelle centrali.

Uno studio pubblicato nel dicembre 2011 sul Journal of Environmental Radioactivity conferma che la pioggia radioattiva dovuta al disastro nucleare di Fukushima ha raggiunto la Lituania e conteneva plutonio, l’elemento artificiale (nanogrammo per nanogrammo) più letale che esista. Secondo gli autori, le concentrazioni di radioisotopo misurate indicano che c’è stato un “trasporto aereo massiccio a lungo raggio” dal Giappone attraverso il Pacifico fino al Nord America e poi attraverso l’Atlantico fino all’Europa centrale, “come indicano i modelli”.
Ciò significa che ogni zona interessata dalle correnti a getto, ovvero metà del pianeta a nord dell’equatore, potrebbe essere stata esposta in qualche misura al plutonio radioattivo. Questo dato preoccupa ancor di più se consideriamo che non esiste un livello di radiazioni sicuro e che i danni ambientali non sono risolvibili (su una scala temporale umana): l’emivita del plutonio-239 è di 24.200 anni e quella dell’uranio-238 è di 4.460.000.000 anni: più che la vita stessa del nostro pianeta.
Chiaramente, con i radioisotopi antropogenici come il plutonio-239 che ha il potenziale di danneggiare i sistemi biologici per centinaia di migliaia di anni, le implicazioni per la salute di questo e altri incidenti nucleari sono profondissime.

Fonte in lingua originale: Sayer Ji, GreenMedInfo.com, 8 novembre 2015

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Tratto da Nexus New Times n. 119, dicembre 2015 - gennaio 2016

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Fukushima, scoperta una nuova fonte di radioattività

Un nuovo studio apparso su Pnas, ha scoperto enormi accumuli di materiale radioattivo intrappolato nella sabbia fino a 100 chilometri di distanza dalle coste giapponesi.

Il disastro della centrale nucleare di Fukushima sembra non avere fine. Infatti, un recente studio statunitense apparso su Pnas ha appena scoperto l’esistenza di una nuova fonte di radioattività: la sabbia e le acque sotterranee. Secondo i ricercatori della Woods Hole Oceanographic Institution, in collaborazione con la Kanazawa University (Giappone), i materiali radioattivi rilasciati dalla centrale nucleare esattamente l’11 marzo 2011 si sono accumulati lentamente nella sabbia e nelle acque sotterranee fino a 96 chilometri circa di distanza dalla costa giapponese. La sabbia, come si legge nello studio, ha preso e trattenuto il cesio radioattivo, rilasciandolo poi nell’oceano. “Nessuno è esposto a queste acque e, quindi, non è un problema di primaria importanza per la salute pubblica”, precisa il team di ricercatori. “Ma questo nuovo e imprevisto percorso di accumulo e rilascio di radionuclidi verso l’oceano dovrebbe essere preso in considerazione nella gestione delle zone costiere in cui si trovano altre centrali nucleari”.

Secondo l’ipotesi del team di ricercatori, guidato da Virginie Sanial, Ken Buesseler, Matthew Charette e Seiya Nagao, gli altissimi livelli di cesio radioattivo rilasciati durante l’incidente nucleare sono stati trasportati lungo le coste dalle correnti oceaniche. Giorni e settimane dopo, il moto ondoso e le maree hanno trasportato il cesio sulla costa, dove è rimasto intrappolato tra le superfici dei granuli di sabbia. La sabbia, arricchita di cesio, è rimasta così nell’acqua salmastra, ovvero un mix di acqua dolce e acqua salata, al di sotto delle spiagge.

Come precisano i ricercatori, nell’acqua salata il cesio non si può incastrare tra i granuli di sabbia. Così, quando maree e moto ondoso hanno riportato l’acqua marina dall’oceano, l’acqua salmastra al di sotto delle spiagge è diventata abbastanza salata da poter liberare il cesio, trasportandolo poi nell’oceano. “Oggi, nessuno si aspettava che alti livelli di cesio si trovassero nelle acque sotterranee a molti chilometri di distanza dalla costa”, precisa Sanial.

Per capirlo, il team di ricercatori ha campionato, tra il 2013 e il 2016, 8 spiagge entro i 100 chilometri di distanza dalla centrale elettrica nucleare di Fukushima Dai-ichi. Prelevando le acque sotterranee e analizzandone, è emerso che il livello di cesio nelle acque sotterranee era fino a 10 volte superiore a quello dell’acqua di mare all’interno del porto della centrale nucleare. Inoltre, il team ha identificato non solo il cesio 137, che potrebbe provenire anche da armi nucleari testate negli anni ’50 e ’60, ma anche di cesio-134, una forma radioattiva di cesio che può venire solamente dall’incidente di Fukushima.

Successivamente, i ricercatori hanno condotto esperimenti in laboratorio sui campioni di spiaggia per dimostrare come il cesio era intrappolato tra i grani di sabbia, perdendo poi il suo incastro una volta venuto a contatto con l’acqua salata. “È come se la sabbia fungesse come una sorta di spugna contaminata dal 2011 e solo il tempo rimuoverà lentamente il cesio dalla sabbia”, concludono i ricercatori. “Ci sono 440 reattori nucleari operativi nel mondo, di cui circa la metà situata lungo la costa. Quindi questa nuova fonte di contaminazione deve essere considerata nel monitoraggio delle centrali nucleari e negli scenari di futuri incidenti”.

Marta Musso

fonte https://www.wired.it/scienza/lab/2017/10/0...-radioattivita/

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view post Posted on 16/3/2018, 16:31

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Bonificare Fukushima, sette anni dopo

Nel sito del disastro nucleare del 2011 sono iniziate le operazioni di recupero dei detriti radioattivi e di smantellamento dell'impianto, ma il processo sarà molto lungo e costoso. L'ente che gestisce la centrale ha infatti messo in preventivo 30-40 anni di lavori e più di 75 miliardi di dollari di costi, ma molti ritengono che entrambe le cifre siano fortemente sottostimate di Tim Hornyak/Scientific American

Sette anni dopo che uno dei più grandi terremoti mai registrati scatenò un enorme tsunami innescando una fusione nella centrale nucleare giapponese di Fukushima Daiichi, i responsabili dell'impianto riferiscono di aver finalmente affrontato il titanico compito di bonificare il sito prima del definitivo smantellamento. Ma si tratterà di un’opera lunga e costosa, che richiederà operazioni ingegneristiche mai tentate prima, e della quale non sono ancora stati definiti tutti i dettagli.

Quando, l'11 marzo 2011, il disastro mise fuori uso la fornitura di elettricità esterna e interna, tre dei sistemi di raffreddamento delle quattro unità del reattore dell'impianto si disattivarono. Questo causò il surriscaldamento del combustibile nucleare, provocando una fusione ed esplosioni di idrogeno, con emissioni di radiazioni. L'ente di gestione dell'impianto, la Tokyo Electric Power Co. (TEPCO), intervenne raffreddando i reattori con l'acqua, un'operazione che continua tuttora. Nel frattempo, migliaia di persone che vivevano nell'area circostante furono evacuate e le altre centrali nucleari del Giappone furono temporaneamente disattivate.

Negli anni trascorsi dal disastro e dall'intervento immediato per fermare il rilascio di materiale radioattivo, gli addetti hanno lavorato su come decontaminare il sito senza liberare ulteriori radiazioni nell'ambiente. Occorrerà uno sforzo ingegneristico complesso per gestire migliaia di barre di combustibile, insieme ai detriti deformati dei reattori e all'acqua usata per raffreddarli. Nonostante i contrattempi, ora il progetto sta effettivamente procedendo, dicono i funzionari della TEPCO. "Stiamo ancora effettuando studi per localizzare il combustibile fuso, ma abbiamo comunque determinato che le unità sono stabili", afferma Naohiro Masuda, responsabile capo dello smantellamento della
TEPCO per Daiichi.

Lavori idraulici
Ripulire e smontare completamente l’impianto potrebbe durare una generazione o più, e avrà un prezzo molto alto. Nel 2016 il governo ha aumentato la sua stima dei costi a circa 75,7 miliardi di dollari, che sono solo una parte del costo complessivo del disastro di Fukushima, pari a 202,5 miliardi di dollari. Tuttavia, il Japan Center for Economic Research, un think tank privato, ha dichiarato che i costi di bonifica potrebbero ammontare a una cifra variabile tra 470 e 660 miliardi di dollari.

In base a un piano d'azione governativo, la TEPCO spera di finire il lavoro tra 30 o 40 anni. Ma alcuni esperti dicono che potrebbe essere una sottostima. "In generale, le stime del lavoro che comportano la decontaminazione e lo smaltimento di materiali nucleari sono sottovalutate di decenni", afferma Rod Ewing, professore di sicurezza nucleare e scienze geologiche alla Stanford University. "Penso che dovremo aspettarci che il lavoro possa andare oltre i tempi previsti."

I tempi e le spese considerevoli sono dovuti al fatto che la bonifica è una vera e propria idra dalle cento teste, che coinvolge un'ingegneria senza precedenti. La TEPCO e i suoi numerosi appaltatori si concentreranno su diversi fronti.

Ogni giorno l'acqua viene fatta circolare deliberatamente in ogni reattore per raffreddare il combustibile presente all'interno, ma l'impianto si trova su un pendio e l'acqua piovana continua a riversarsi anche negli edifici. Gli addetti hanno costruito un elaborato sistema di lavaggio che rimuove dall'acqua il cesio, lo stronzio e dozzine di altre particelle radioattive; parte di questa è fatta ricircolare nei reattori, e parte finisce nelle file di giganteschi serbatoi del sito. Circa un milione di tonnellate di acqua sono conservate in mille serbatoi e il volume cresce di 100 tonnellate al giorno rispetto alle 400 tonnellate di quattro anni fa.

Per impedire che altra acqua s'infiltri nel terreno e si contamini, è stato pavimentato oltre il 90 per cento del sito. È stata anche costruita una serie di canali di scolo e di barriere sotterranee, tra cui un "muro" presumibilmente impermeabile di terra ghiacciata costato 325 milioni di dollari, per impedire all'acqua di riversarsi nei reattori e nell'oceano. Tuttavia, questi accorgimenti non hanno funzionato bene come previsto, specialmente durante i tifoni, quando le precipitazioni raggiungevano il massimo, e quindi le falde acquifere continuano a essere contaminate.

Anche se l'acqua contaminata è stata scaricata in mare dopo il disastro, studi di laboratori giapponesi e stranieri hanno dimostrato che il cesio radioattivo nel pesce catturato nella regione è diminuito e ora è entro i limiti di sicurezza alimentare del Giappone. La TEPCO non dirà quando avrà deciso cosa fare con tutta l'acqua immagazzinata, perché scaricarla di nuovo nell'oceano attirerebbe numerose critiche in patria e all'estero, ma la preoccupazione è che un altro potente terremoto possa causarne l'uscita dai serbatoi.

Raccogliere il combustibile
Un altro problema enorme a Fukushima è come maneggiare il combustibile, cioè i noccioli di uranio fusi, e le barre di combustibile esauste e quelle non utilizzate, immagazzinate nei reattori. Usando sonde robotiche e tecniche di imaging 3-D a muoni (un tipo di particella subatomica), gli addetti hanno trovato depositi e resti di ciottoli in varie aree all'interno dei vessel di contenimento primario nelle tre unità del reattore dell'impianto. Si pensa che questi residui altamente radioattivi siano combustibile fuso e strutture di supporto.

La TEPCO non ha ancora capito come rimuovere i detriti, ma vuole iniziare il lavoro nel 2021. Esistono pochi precedenti per un'operazione di questo tipo. Lake Barrett, direttore della centrale nucleare di Three Mile Island di Middletown, Pennsylvania, in fase di smantellamento dopo una fusione parziale avvenuta nel 1979, afferma che la TEPCO utilizzerà i robot per scavare il combustibile fuso e conservarlo in contenitori in loco prima d'inviarlo al suo punto di smaltimento finale. "E' simile a quello che abbiamo fatto a Three Mile Island, solo molto più in grande e con un'ingegneria molto più sofisticata, perché il loro danno è più grave del nostro", afferma Barrett. "Anche se il lavoro è tecnicamente molto più impegnativo del nostro, il Giappone ha eccellenti capacità tecnologiche e la tecnologia robotica mondiale è cresciuta enormemente negli ultimi 30 anni."

Shaun Burnie, specialista senior di questioni nucleari di Greenpeace Germania, dubita che l'ambizioso lavoro di bonifica possa essere completato nel tempo stabilito, e s'interroga sulla possibilità di contenere completamente la radioattività. Fino a quando la TEPCO non sarà in grado di verificare le condizioni del combustibile fuso, afferma, "non ci potrà essere conferma di quale impatto e quali danni abbia avuto il materiale" sui vari componenti dei reattori, e quindi su quante radiazioni potrebbero fuoriuscire nell'ambiente in futuro.

Anche se la società è riuscita a rimuovere in modo sicuro tutte le 1.533 barre di combustibile dal reattore dell'unità n. 4 dell'impianto entro dicembre 2014, deve ancora fare lo stesso per le centinaia di barre immagazzinate nelle altre tre unità. Ciò comporta la rimozione di detriti, l'installazione di protezioni, lo smantellamento dei tetti degli edifici e l'installazione di piattaforme e attrezzature speciali sui tetti per rimuovere le barre. Il mese scorso un tetto a cupola da 55 tonnellate è stato installato sull'unità n. 3 per facilitare la rimozione sicura delle 533 barre di combustibile che rimangono in un a piscina di stoccaggio.

Mentre la rimozione dovrebbe iniziare nell’unità n. 3 prima dell'aprile 2019, il combustibile delle unità n. 1 e 2 non sarà pronto per il trasferimento prima del 2023, secondo la TEPCO. E non è ancora stato deciso dove esattamente saranno immagazzinati o smaltiti a lungo termine il combustibile e gli altri residui radioattivi solidi presenti nel sito; lo scorso mese è entrato in funzione il nono edificio di stoccaggio di rifiuti solidi del sito, con una capacità di circa 61.000 metri cubi.

Per quanto riguarda l'aspetto del sito tra qualche decennio, gli addetti alla bonifica si rifiutano di parlare. Ma sono decisi a differenziarlo dal contenimento in stile sarcofago della catastrofe del 1986 di Chernobyl. Mentre lo stabilimento di Chernobyl è sigillato e la zona circostante rimane off-limits tranne che per brevi visite - con diverse città fantasma - i funzionari del governo giapponese vogliono che intorno al sito di Daiichi siano di nuovo abitabili quante più aree possibile.

"Per accelerare la ricostruzione della regione di Fukushima e la vita degli abitanti della zona, la chiave è ridurre il rischio a medio e lungo termine", afferma Satoru Toyomoto, direttore per le questioni internazionali dell'Ufficio di risposta agli incidenti nucleari presso il Ministero dell'economia, del commercio e dell'industria. "In tal senso, mantenere i detriti in loco senza approvazione non è un'opzione".

(L'originale di questo articolo è stato pubblicato su Scientific American il 9 marzo 2018. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)

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