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Ma in Italia c'è la democrazia?

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view post Posted on 30/3/2011, 21:53

Guida Spirituale

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Oggi leggevo uno splendido articolo sull'Espresso di Massimo Cacciari.Una chiara e precisa disamina sui principi democratici sui quali la democrazia si dovrebbe fondare. Questi principi vengono rispettati?

da http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ma...ocrazia/2147659

Ma in Italia c'è la democrazia?
di Massimo Cacciari

Il 'potere esercitato dal popolo' funziona solo se questo è capace di scegliere i migliori, non gli idioti populisti. Altrimenti si svuota, perde senso: diventa piaggeria verso gli elettori e compiacimento di una massa di infanti
(29 marzo 2011)
L aula di Montecitorio L'aula di MontecitorioOggi che, da non molto per la verità, siamo felicemente tutti diventati democratici, dovremmo forse cercare di spiegarci che cosa intendiamo con questo termine. Esso si adatta poco agli entusiasmi ideologici da neofita e ha più a che fare con sobrietà, disincanto e, soprattutto, realismo. la domanda radicale è allora la seguente: che cosa possono, quale potere detengono e a quale potere possono oggi realisticamente aspirare i principi democratici? Non c'è dubbio che i loro limiti risultano più evidenti di giorno in giorno.

Scelte decisive per la nostra vita avvengono in ambiti e attraverso procedure sottratte per loro natura a ogni forma di "legittimazione" democratica e spesso anche di semplice controllo ex-post. Tuttavia proprio questo dovrebbe spingere a cercare in ogni modo di sfruttare al meglio i margini ancora concessi per l'esercizio di un "potere democratico". Nulla potrà mai impedire, per fare qualcosa più di un esempio, a capitali e merci di muoversi sotto la bandiera dell'"ubi pecunia ibi patria" (e ai poveri di andare dove sperano di trovare pane e lavoro) ma sono sempre possibili severe norme antimonopolistiche, armonizzazione delle politiche fiscali (almeno nell'ambito dell'Unione europea!), leggi che colpiscano il conflitto d'interesse a tutti i livelli, ecc.

La debolezza conclamata dell'idea democratica nei confronti delle "grandi potenze" dell'epoca, del "complesso" economico-finanziario e tecnico-scientifico, dovrebbe rendercela ancora più preziosa e indispensabile, e ancor più urgentemente invitarci a dimostrarne, pur in tutti i suoi limiti, una sua attuale efficacia. O altrimenti rassegniamoci alla nobile "difesa" del suo passato.

Come sono esistite "rivoluzioni conservatrici", forse oggi viviamo, più modestamente, in "democrazie della conservazione", caratterizzate da pachidermici tempi nell'assumere qualsiasi decisione - ma come sapranno confrontarsi tali regimi con una storia mondiale che sta assumendo caratteri del tutto rivoluzionari, rimane misterioso.

E già qui tocchiamo un punto essenziale. Attualizzare e rafforzare l'idea democratica, renderla capace di confronto effettivo con le "grandi potenze", significa disporre di una classe politica formata dai "migliori". Migliori in greco si dice "aristoi". � paradossale ma, a un tempo, del tutto logico: democrazia esige aristocrazia. Il popolo esige, o dovrebbe esigere, di essere rappresentato dai migliori; non vogliamo correre il rischio di essere governati da idioti per diritti divini o successori, o da caste che si autoperpetuano. E' un'idea regolativa, ma serve a ragionare: se a un certo punto si avverte che la procedura democratica non funziona più nel promuovere gli "aristoi", ma magari proprio a rovescio, e che la classe politica ha come proprio fine l'investitura di cortigiani e fedeli, l'idea democratica perde di senso, prima ancora che di funzione.

Quando i partiti politici si riducono a oligarchie e comitati elettorali, quando selezionano invece che competenze economiche, giuridiche, istituzionali, retori, ideologi e portaborse, possono proclamarsi democratici da qui all'eternità, ma agiscono nei fatti per precipitare la democrazia a demagogia e populismo. Questi non rappresentano infatti che l'esito della crisi dell'idea di rappresentanza agli occhi dei "rappresentati".

Ma tutto dovranno fare i "migliori" tranne che "piaggiare" (da cui "piaggeria") e cioè lusingare, blandire, compiacere i "rappresentati". Sono appunto i populisti di ogni colore a trattare paternalisticamente il popolo, come una massa di infanti incapaci di intendere e far proprio un discorso che aspiri a essere se non vero, almeno verosimile. E' del demagogo procedere per seducenti "immagini", invece che ragionamenti. Un popolo maturo rifiuta chi non è responsabile nei confronti delle domande che esso pone (oppure chi presuma che basti ascoltarle!), ma ancor più chi non lo tratta da responsabile.

La democrazia entra in una crisi senza sbocco allorché il politico irresponsabile si sposa a un'opinione pubblica che, per i motivi più vari, abbia rinunciato alle proprie responsabilità, e cioè ai propri doveri. Quando il popolo cessa di essere formato da persone responsabili, allora vince necessariamente il demagogo che gli dice: eccomi qui, faccio io, adesso ti prometto...

Quando, invece, la persona comprende che il suo stesso "privato" ha interesse e valore pubblico, quando essa esige che siano applicati rigorosamente i principi di sussidiarietà, cuore dell'autentico federalismo, e che i suoi rappresentanti politici dicano in modo competente ciò che ritengono realisticamente essere il "bene comune" perseguibile, e a che prezzo, allora e soltanto allora la democrazia potrà iniziare a funzionare.

Se questi sono i principi,direi che di democrazia in Italia ne vedo ben poca

orso in piedi
 
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view post Posted on 14/10/2011, 11:31

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Affari sotto il vestito/ La rabbia degli imprenditori su Affari: "Paese illiberale alla deriva"
Venerdì, 14 ottobre 2011 - 08:58:06

L’Italia sarebbe un paese “in caduta verticale”. “Illiberale, con una burocrazia che asfissia l’attività imprenditoriale, una tassazione che cade sugli imprenditori e non sugli speculatori, una mentalità chiusa alle nuove aree del mondo in espansione, quali Nuova Zelanda, Cile, Taiwan, Hong Kong”. Frasi prese da dichiarazioni di imprenditori che operano sul nostro territorio, un grido di dolore che si alza sempre più frequente.

Non possiamo riportare nomi e cognomi per volontà di chi ha rilasciato le proprie dichiarazioni ad Affaritaliani.it, ma si tratta di rappresentanti della media azienda italiana del settore fashion, con marchi di livello internazionale, abituati a viaggiare per mesi e avviliti puntualmente al rientro in quello che si configura ormai, a dire di uno di loro, come “uno stato del Terzo Mondo, simile all’Argentina. Ci manca la corruzione di polizia e stampa poi siamo a quel livello. Io per aprire un negozio a Genova ci ho messo nove mesi, decine di migliaia di euro e poi sono riuscito a sbloccare la situazione solo facendo la voce grossa”.

Nessuna drammatizzazione proditoria, si tratta dello sfogo legittimo di chi vive il pianeta e fa paragoni. L’unica città salvabile sarebbe Milano, ancora libera dalla metastasi di lacci, lacciuoli e degrado intellettuale che sta affossando il paese. A preoccupare è “l’inerzia degli italiani, che ormai sono assuefatti a questo sistema e questa mentalità – lamenta un imprenditore umbro attivo nel segmento del casual wear giovanile -. E soprattutto l’inettitudine di una classe politica inadeguata. L’unica via di salvezza sarebbe una riqualificazione della scuola che porti il livello culturale medio a innalzarsi. Ma nessuno sta investendo in questo, anzi, le risorse alla pubblica istruzione diminuiscono”.

Un altro importante imprenditore marchigiano, forte nel calzaturiero con marchi di spicco della moda maschile e femminile, punta il dito contro il sistema fiscale che “incombe su aziende come la mia, che dà da vivere a 350 persone e non tassa gli speculatori, quelli che non producono né danno lavoro ma vivono di rendita”.

Tutti d’accordo nel sostenere che questo paese potrebbe essere un piccolo gioiello di creatività, bellezza, turismo, forza vitale delle imprese (“lasciate completamente sole, ora più che mai senza l’Istituto del Commercio con l’Estero) e che invece soccombe sotto le maglie fitte della burocrazia, della mentalità clientelare. Lo spauracchio paventato da tutti è la fuga dei giovani. “Piazze come Hong Kong, come il Cile sono a tassazione zero – continua un imprenditore - perché mai i giovani dovrebbero iniziare un’attività qui? E perché se parlo con un giornalista austriaco ho la sensazione che sia libero e non soggetto ai diktat degli inserzionisti pubblicitari e dei cda?”.

E in merito all’episodio di Barletta, un imprenditore della maglieria commenta: ”Se un’azienda paga gli straordinari regolari alla lavoratrice su 20 euro ne rimangono 6. E’ possibile?”. Poi, viene posto l’esempio cinese. “La tassazione là è semplice - continua la stessa persona - lo Stato chiede il 20% sul tuo reddito, però se non paghi rischi la vita. Inoltre le aziende fatturano in dollari e convertono tutto in valuta locale, con grande guadagno del sistema”.

Il tema tassazione è certo uno dei più sentiti, ma le preoccupazioni vertono su una mentalità deviata e corrotta, che secondo tanti attori della nostra economia si è incancrenita. A riassumere il sentore collettivo è una frase di Massimo Berloni, artefice del marchio Dondup ceduto in parte al fondo LCapital e, tra l’altro, in buonissima salute, cosa che dovrebbe esimere l’imprenditore da doglianze. Eppure, secondo Berloni, “c’è qualcosa che non va, non si tratta della crisi, è un sentore di degrado che non si era mai avuto prima. Mancanza di etica, deriva morale e politica”. C’è di che preoccuparsi. O forse è il momento di reagire.

Monica Camozzi
da http://affaritaliani.libero.it/rubriche/af...-su-affari.html

Democrazia poca,molto poca,corruzione molta, moltissima.

orso in piedi
 
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view post Posted on 3/7/2012, 14:46

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Una lezione per tutti noi

Il Passaparola di Antonio Ingroia, Pubblico ministero, procura distrettuale antimafia di Palermo

Illuminare gli angoli bui del proprio passato
Buongiorno a tutti, al blog di Beppe Grillo, mi presento, sono Antonio Ingroia, pubblico Ministero alla Procura distrettuale antimafia di Palermo ormai da 20 anni, quando iniziai la mia attività con Paolo Borsellino, ero a Palermo quando vi furono le stragi terribili del ’92 di Falcone e Borsellino. Sono ancora a Palermo e svolgo le funzioni di Pubblico Ministero.
Io credo che il nostro paese sia un paese strano, anomalo. Lo è soprattutto perché ha un rapporto difficile con la verità, da un lato, e dall’altro ha una forte esigenza di verità. Troppi fatti determinati della sua storia, del suo passato, sono rimasti ancora avvolti da una nebbia di silenzi, di menzogne, di reticenze a volte perfino anche istituzionali, di una verità dimezzata e negata.
Un Paese che non riesce a conquistare tutta la verità sulla sua origine, sulla storia di fatti sanguinosi come le tante stragi che hanno contrassegnato la storia del nostro paese, è un Paese che non potrà mai crescere, mai conquistare la democrazia.
Noi siamo un Paese incapace di ricordare il proprio passato, di appropriarsene attraverso la verità, perché poi la verità è anche uno strumento per ricostruire il passato. È un Paese che rimane senza passato e senza memoria perché non ha verità sul suo passato, un paese che non può costruire nessun futuro.
L’Italia è un paese senza verità sulle stragi, sui grandi delitti polico-mafiosi, su tutte queste tragedie dello Stato, incapace di illuminare gli angoli bui e sporchi del suo passato, senza coraggio, dove a volte la ragione di Stato è finita per prevalere sulle ragioni del diritto, sulle ragioni della giustizia. Per esempio, c’è una verità che si è andata concretizzando quella sullo stragismo del 92/93, la verità su quella trattativa stato – mafia che nello sfondo del ‘92/’93 si è sviluppata. Su questa ragione la Magistratura in questi anni ha svolto un’opera complicata, con un obiettivo preciso, cercare di fare il proprio dovere fino in fondo, col dovuto rigore, individuare fatti, reati concreti, accertare le responsabilità penali.
Credo che in un Paese normale di fronte a questa azione della Magistratura, il paese delle istituzioni e la società si stringerebbero attorno ai magistrati, li si sosterrebbe in questo compito difficile, anzi ciascuno cercherebbe di fare la propria parte. La politica dovrebbe occuparsene, accertando quello che alla politica tocca accertare rispetto al passato, la verità politica, la verità storica – politica. Non tocca alla Magistratura appurare la verità storica. La politica dovrebbe anche individuare responsabilità storiche e responsabilità politiche, non certo le responsabilità penali e invece questo in Italia non è avvenuto. Almeno fino a oggi non è avvenuto perché per esempio tante e tante commissioni parlamentari antimafia si sono avvicendate in questi vent'anni, nessuna di questa ha messo al centro della propria attenzione, al centro della propria indagine, l’accertamento della verità su quel terribile biennio 92/93, che è poi il biennio sul quale è nata questa Repubblica. Perché questa Seconda Repubblica affonda letteralmente i suoi pilastri nel sangue di quelle stragi, in quella trattativa che si sviluppò dietro le quinte di quelle stragi.
Non solo la politica non ha fatto questo, ma né dalla politica, né dal mondo dei mass media, il mondo dell’informazione è venuto un sostegno nei confronti della Magistratura, anzi queste iniziative di verità, di realtà giudiziaria ovviamente - non tocca alla Magistratura scoprire la verità storica - sono state accolte con freddezza, fastidio, a volte con ostilità come se questo Paese la verità non la volesse, come se ci fosse una grande parte del Paese che preferisce vivere in quell’eterno presente immobile senza conoscere le proprie origini, forse per la paura di scoprire qualcosa di cui vergognarsi nella propria vita.

Le istituzioni hanno una grande occasione
Perché alla verità inevitabilmente corrisponde sempre la responsabilità e c’è gran parte del Paese che è allergico alla verità, è anche allergico al principio di irresponsabilità, troppo affezionato, soprattutto la nostra classe dirigente, al principio di irresponsabilitàattraverso la ricerca dell’impunità, dell’impunità penale e dell’impunità politica secondo il criterio per cui nessuno deve rispondere dei fatti che ha commesso, esattamente il contrario dei principi di uno stato di diritto e di una democrazia.
Allora probabilmente questa allergia verso la verità nasce da quel peccato originale: rifiutare qualsiasi forma di responsabilità. Alla verità integrale dovrebbe corrispondere la responsabilità penale, quella politica per i politici, quella etico-morale davanti ai cittadini, quei cittadini che sono tanti, assetati di verità e di giustizia.
Noi fino a quando non conquisteremo una sufficiente parte di verità, fino a quando non ristabiliremo principi di responsabilità, non diventeremo mai una democrazia.
Il nostro è un Paese senza responsabilità: troppi assassini in libertà,troppi mandanti di stragi ancora col volto coperto, perché alla Magistratura non vengono dati strumenti efficienti per trovare i colpevoli, perché non ci sono circuiti di responsabilità che vigilano in un paese avanzato e democratico di responsabilità politica e morale. Perché l’Italia è un paese di irresponsabili, senza giustizia e senza verità. La giustizia e la verità a cui hanno diritto le vittime, i familiari delle vittime, a cui hanno diritto i cittadini. Per riconquistare il piacere di sentirsi cittadini di questa Repubblica.
Negli ultimi anni è calato di molto la credibilità delle istituzioni. Abbiamo ora a portata di mano, un momento di un pieno accertamento della verità, una grande occasione, le istituzioni hanno una grande occasione: cercare di riconquistare la verità, riconquistare la fiducia dei propri cittadini che la verità vogliono. Per fare questo occorre che i cittadini interpretino il loro ruolo di cittadini nel modo più attivo possibile. Loro sanno quanto tengono alla verità a per quanto tempo questa verità gli è stata negata.
Noi siamo un po’ orfani, non solo di tanti grandi uomini che hanno fatto la storia più nobile del nostro Paese, e mi riferisco a uomini dello Stato, ai servitori dello Stato, mi riferisco in particolare a quelli che sono stati i miei maestri da magistrato come Falcone e Borsellino. Ma noi ancora più che orfani di questi uomini, siamo orfani della verità, orfani della verità su quella stagione, orfani della verità su quelle nostre origini.
Allora io credo che di fronte a questo scandalo di un Paese che non riesce a conquistare la verità su quella stagione cruciale della sua storia, non vogliamo che l’Italia resti soltanto un paese degli scandali. Vogliamo costruire un’Italia diversa, vogliamo costruire un’Italia libera per liberarla dal ricatto dei poteri criminali di ogni specie. Io credo che i cittadini debbano impegnarsi ciascuno per la sua parte, ciascuno nel suo ruolo, ciascuno nel ruolo che svolge nella società per dare il proprio contributo per conquistarla insieme questa verità, pretendendo ed esigendola, da cittadini, perché la verità è difficile, imbarazzante, può essere solo frutto di una conquista collettiva, di uno sforzo collettivo.
Bisogna spalancare ogni porta chiusa, ripristinare il binomio verità e giustizia per costruire il Paese, per costruire una vera democrazia come fecero i nostri padri costituenti. Dobbiamo, abbiamo il diritto, non soltanto noi da magistrati, ma ognuno di noi cittadini fare tutto ciò che possiamo per conquistare tutta la verità e pretenderla a voce alta, passate parola tra voi cittadini, per conquistare tutta la verità.

fonte il blog di Beppe Grillo

Come dicevo,una lezione di civilta e di etica,cose che difettano in noi italiani.Siamo troppo furbi per difendere questi principi.Siamo tanto furbi da farci male da soli.

orso in piedi
 
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view post Posted on 23/11/2012, 11:51

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Stato di polizia ad alta produttività
Marco Cedolin
"Non possiamo consentire alla piazza di fare delle scelte che deve fare la politica " esclama il ministro Cancellieri durante il proprio intervento al senato, aggiungendo che "sono mesi che ci stiamo preparando a momenti difficili" e "tutti dobbiamo renderci conto che siamo chiamati a fare sacrifici". Il momento è molto delicato e occorre "fare quadrato attorno alle istituzioni".
Insomma, senza fare troppi giri di parole, il dipartimento del regime deputato alla repressione fisica di ogni forma di dissenso, avoca alla politica (nella fattispecie rappresentata dal governo dei banchieri che mai nessuno votò) il diritto di fare qualsivoglia scelta ritenga congrua, senza che "le piazze" abbiano a lagnarsi. Preconizza l'approssimarsi di momenti difficili sotto il profilo dell'ordine pubblico, causati dalle intemperanze dei molti che non accetteranno di buon grado di venir messi in mutande ed incolonnarsi ordinatamente sotto i ponti e chiama gli taliani "buoni" a sacrificarsi in silenzio, facendo quadrato intorno alle istituzioni bancarie....


In tutta evidenza il ministro Cancellieri ritiene (anche se non lo dice esplicitamente) che in breve tempo l'Italia somiglierà in tutto e per tutto alla bolgia di uno stadio di calcio, messa a "ferro e fuoco" da manipoli di cittadini ultras, trasformatisi in teppisti dopo che Equitalia ha portato loro via ogni avere. Proprio nel solco di questo pensiero la Cancellieri ha infatti confermato la volontà di estendere in brevissimo tempo alla società italiana due norme importate direttamente dal "mondo del calcio", come il Daspo e l'arresto differito, allo scopo di meglio fare fronte alle future battaglie. Per la tessera del tifoso probabilmente ci vorrà ancora tempo, dal momento che non è ancora stato deciso se integrarla nella tessera sanitaria o nella carta d'identità, ma inevitabilmente prima o poi arriverà anche quella.

Se da un lato il regime gonfia i muscoli nell'ambito della repressione delle "piazze", dall'altro la polizia fiscale agli ordini di Attilio Befera è ormai pronta per la conta dei peli nel naso di tutti gli italiani, giù giù fino all'ultimo dei disoccupati e dei pensionati sociali. Nell'inaugurare il nuovo redditometro, la sanguisuga di stato ha infatti stigmatizzato il fatto che almeno un milione di italiani siano a reddito zero, ma continuino comunque a spendere, a mangiare, a bere, a riscaldarsi ed a usare l'elettricità, ravvisando in questo loro agire il germe della disonestà. Se fossero italiani onesti si lascerebbero onestamente morire, senza disturbare la Cancellieri e senza ostinarsi a sopravvivere comunque. Ed invece continuano a spendere a dispetto della matematica beferiana che li vorrebbe già almeno un metro sottoterra.

Affrettatevi a morire, fatelo in silenzio, ma restando ben stretti intorno alle istituzioni, dopo avere trovato qualche parente che paghi le spese del funerale e relative tasse naturalmente, dal momento che le banche sono qui per governare e non certo per fare beneficenza.

Da http://ilcorrosivo.blogspot.it/2012/11/sta...oduttivita.html


"Non possiamo consentire alla piazza di fare delle scelte che deve fare la politica "

Questo potrebbe essere vero nel momento in cui la politica ha una legittimazione tramite votazioni democratiche.Lei, questo consenso popolare,lo ha avuto?Dal mio punto di vista la Cancellieri, ed il governo a cui appartiene, somiglia piu ad un colpo di stato.Il popolo ha tutti i diritti di ribellarsi a questo stato di cose.E' LA VOLONTA POPOLARE CHE DEVE LEGITTIMARE LA POLITICA E NIENTE ALTROl
Altra considerazione:molti premi Nobel dell'economia affermano quanto ottusa e pericolosa sia la politica di austerita di Monti.Finiamola di considerarlo il salvatore della Patria,ci sta volutamente massacrando.

orso in piedi
 
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view post Posted on 31/1/2013, 21:37

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La democrazia dei.....coglioni

da comedonchisciotte.org

Il popolo è fatto di coglioni. Il suo ruolo da sempre è di essere un coglione. E’ allevato ed educato per essere un coglione.
In migliaia di anni quello è sempre stato il suo ruolo.
E’ un coglione anche perché non può essere altro.
- La cultura e l’informazione che ha sono completamente fasulle, ma non se ne rende conto, perché è un coglione e la cultura e gli strumenti che ha sono appositamente fatti perché non lo capisca. La cultura e l’informazione che gli hanno servito quelli che si occupano di allevare coglioni è appunto studiata a quello scopo, a farne un coglione.


- Non è organizzato, e se lo è non è lui che si organizza, ma lo organizza chi si occupa di organizzare dei coglioni. E i coglioni poi seguiranno quello che li organizza come dei coglioni, appunto.
- Non ha mezzi rilevanti. Se li avesse non sarebbe un coglione. Ai coglioni non si danno mezzi rilevanti, e da solo un coglione non è capace di procurarsi mezzi rilevanti.

Fino a 200 anni fa il coglione era un po’ meno coglione, perché almeno una cosa la capiva e cioè che era un coglione. Poi gli hanno inventato una favola, e cioè che il coglione non è un coglione, anzi è un protagonista, è lui che decide, e lui essendo un coglione la crede a tutt’oggi.

Fu creata con pieno successo. Un coglione è un coglione e perciò non ha strumenti, intelligenza, cultura, organizzazione, mezzi, strategie.
Non preoccupa.
L’unica cosa che aveva però era il numero. Cioè i coglioni sono coglioni ma tantissimi, e questa era l’unica cosa che preoccupava, e aveva anche dato qualche piccolo grattacapo.
Quindi si è inventata una favola per evitare che i coglioni fossero uniti, unica preoccupazione, per quanto modesta.
Perciò si è creato il coglione di estrema sinistra, il coglione di sinistra, il coglione di centro sinistra, il coglione di centro, il coglione di centro destra, il coglione di destra, il coglione di estrema destra, il coglione verde, il coglione ambientalista, il coglione pacifista ecc….
Una varietà cioè di coglioni, non più il coglione unico.
Inoltre si è spinto un coglione contro un altro coglione, e ogni coglione sinistro pensa infatti di essere diverso e meglio del coglione destro, e viceversa.
Con questo anche quel piccolo problema si è così risolto.
Una volta il coglione normale sapeva che c’era una monarchia, una corte, una burocrazia e poi lui, il coglione.
Poi invece gli hanno fatto credere che è lui, il coglione, che comanda, basta che voti.
Alle volte il coglione di sinistra alle volte il coglione di destra.
Ma per quale ragione, per quale logica mai dovrebbero essere i coglioni a comandare? Senza cultura, senza mezzi, senza informazione, senza organizzazione.
Il coglione, essendo un coglione non se lo è mai domandato.
Se no che coglione sarebbe.

Se il coglione avesse consapevolezza di essere un coglione, e verificasse che nella storia ha sempre fatto il coglione, che fa il coglione e che farà il coglione allora lo accetterebbe come un’evidenza di 3000 anni e si preoccuperebbe di avere il miglior status di coglione possibile, e l’unica cosa che potrebbe mettere in pista il coglione sono i numeri.
Tutti i coglioni uniti. L’unica cosa.
Così da poter contrattare con la monarchia un suo ruolo più accettabile di coglione.
Saprebbe cioè contro chi prendersela, e potrebbe sempre trovare qualcuno che ha interesse a sostituire il monarca e la corte, con ciò costituendo una piccola minaccia nei confronti del monarca in essere, che cercherà di trattare un po’ meno peggio il coglione.

Ma è molto regredito come coglione, gli hanno trovato la favola apposita, la democrazia, per regredirlo, la sinistra e la destra.
Essendo un coglione le ha bevute d’un fiato.
E così va diviso da due secoli.

Proprio come un coglione.

orso in piedi

p.s sarebbe bello ammettere di essere coglioni.Un primo importante passo verso la consapevolezza.
Ma non tutto è perduto,e poiche l'uomo non nasce coglione,ma lo diventa,anzi lo fanno diventare,è sempre in tempo a svegliarsi e farsi furbo.
Ammetti di essere un coglione, e chiediti perche lo sei.Allora incomincerai ad aprire gli occhi.
 
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view post Posted on 22/5/2013, 20:51

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“LA DEMOCRAZIA HA FALLITO”. IL CLUB DI ROMA LANCIA “L’ELITOCRAZIA ILLUMINATA”.

Nonostante la teoria sull’origine antropogena del riscaldamento globale sia stata smentita dai fatti (come mostrato in quest’articolo http://www.nexusedizioni.it/ambiente-e-sal...-di-propaganda/ ), i mezzi di informazione di massa non smettono di veicolarla, privando però l’opinione pubblica delle numerosissime voci critiche. Qualche anno fa, lo scandalo Climagate (di cui si è occupato approfonditamente Philip Coppens su Nexus New Times n° 85) mostrava a tutto il mondo illustri scienziati che alteravano i dati sul riscaldamento globale per soddisfare richieste esterne. Quale sia lo scopo di questo grande inganno, viene ormai dichiarato apertamente…

Nexus Edizioni

“La democrazia ha fallito”: tutto secondo programma. Elezioni presidenziali, proclami PD, PDL, M5S, sono solo un diversivo. Le decisioni vengono prese dalla “elitocrazia”.

Panem et circenses” era la ricetta dei Romani per governare indisturbati. Con un capolavoro d’ingegneria politica oggi i “circenses” sono la politica stessa, un diversivo per distrarre il popolino. Attraverso uno dei suoi più noti esponenti il Club di Roma racconta come stanno le cose.

Non ci saremmo proprio aspettati che quello che in molti sospettavano o meglio temevano, potesse essere dichiarato così apertamente: in Europa le decisioni politiche non vengono più prese democraticamente.

Al potere è stata insediata un’oligarchia non eletta, una tecnocrazia “illuminata” che prende decisioni senza tenere conto della volontà popolare. E non si tratta di fantasie di un qualche blogger complottista, sono le dichiarazioni fatte da Jorgen Randers, uno dei più autorevoli membri di uno dei più influenti think-thank che esistano (ne fanno parte anche capi di stato) per le politiche ambientali e demografiche: il Club di Roma.

Ma ecco le esatte parole rilasciate in nell’intervista al periodico “Sette” del Corriere della Sera, intitolata: Randers: «Solo l’élitocrazia illuminata può salvare il pianeta» L’ambientalista norvegese: la democrazia ha fallito perché l’uomo ha una visione a breve termine”link http://www.corriere.it/ambiente/speciali/2...3f4566dbb.shtml .

Jørgen Randers, padre del dibattito sulla sostenibilità, torna a fare previsioni sul «futuro che sarà» nel saggio 2052: Scenari globali per i prossimi quarant’anni (Edizioni Ambiente), con il contributo di oltre 30 scienziati, economisti ed esperti internazionali di previsioni si stemiche.
Senza fare sconti a nessuno.
Neppure alla democrazia partecipativa, che ha fallito nell’affrontare la sfida dei cambiamenti climatici.

Il pensiero che viene diffuso in questo studio, che è l’espressione della élite delle scienze economiche e sociali, è dunque che la democrazia ha fallito.

Ed ecco allora che da quel laboratorio che è l’Italia, viene l’attesa conferma: la democrazia sta fallendo. Anzi ha già fallito, e si tratta di un fallimento ammesso dagli stessi partiti, dato che con il loro sostegno da ormai un anno e mezzo siamo governati da “tecnici” che nessuno ha votato. Un fallimento che viene confermato da quanto sta accadendo in questi giorni, e ancor prima dalle parole golpiste di Mario Draghi che l’otto marzo scorso dichiarava candidamente che l’esito delle elezioni sarebbe stato ininfluente sulle scelte del futuro governo, come a dire che le decisioni vengono prese altrove e vengono poi solamente eseguite, chiunque sieda a Palazzo Chigi:

“L’Italia prosegue sulla strada delle riforme”, indipendentemente dall’esito elettorale. Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi, sottolineando che il processo delle riforme continua come se fosse inserito “il pilota automatico”. “E’ la democrazia, è qualcosa che ci sta a cuore e i mercati lo sanno“.

Così Draghi sull’esito delle elezioni italiane. E Draghi ha sottolineato come l’esito delle elezioni italiane, e altri fattori come la spinta francese a una monetizzazione del debito da parte della Bce, non abbiano alcun impatto sull’unità di intenti dell’Europa verso le riforme.

Il Sole 24ORE: “Draghi, BCE: Risanamento, avanti col pilota automatico”

Con un “bipensiero” che avrebbe entusiasmato il Grande Fratello di Orwell, Draghi riesce a dire che la democrazia “ci sta a cuore” e poi, subito dopo, che tanto non ha importanza chi vincerà le elezioni, tanto dovrà eseguire gli ordini.

Ma se la politica è svuotata del suo ruolo cosa ne rimane? Resta solo un confronto-scontro tra attori che danno vita ad un deprimente spettacolo che però fa sempre audience. Rimbecilliti da anni di “Grande Fratello”, “Isola sei Famosi”, “Amici” ecc… siamo convinti che quella sia la realtà, ci appassioniamo per quello che avviene davanti alle telecamere pensando che litigi, lacrime e gioia siano autentiche. A volte, come in questi giorni aspettiamo di vedere le “nominations” e poi godiamo delle espulsioni, allora Franco Marini diventa come Valeria Marini che se ne va con la coda tra le gambe dall’isola dei famosi, e Prodi, trombato mentre ignaro sonnecchiava al caldo sole dell’Africa, si confonde con Malgioglio che deluso lascia i tropici. E così alla fine Grillo finisce così per essere l’unico veramente al suo posto, lui sul palco a recitare c’è sempre stato, semmai sono gli altri ad averi invaso il suo campo.

Ma Jorgen Randers non si limita a questo, forte dell’affermazione delle politiche del Club di Roma vuole proprio sbatterci in faccia il vicolo cieco in cui ci siamo infilati, l’intervista prosegue infatti indicando chiaramente come stanno le cose:

La conclusione è pessimista: finché ci illuderemo che esistano vie d’uscita più economiche, tanto le democrazie quanto il libero mercato sceglieranno queste, e il mondo si muoverà inevitabilmente verso una crisi climatica abnorme.

Randers cita pochi Paesi in grado di sviluppare politiche a lungo termine e convincere (o costringere) i propri cittadini a imboccare il sentiero più stretto, come la Germania e la Cina.

«Forse, però, il miglior esempio che io conosca è la Commissione dell’Unione europea, un’élitocrazia formata da persone molto competenti, e non controllate dal Parlamento europeo, che è riuscita a far passare risoluzioni che non sarebbero probabilmente mai state approvate dai singoli parlamenti nazionali, eletti democraticamente…

Eccolo detto chiaro e tondo: l’Europa è un’ “Elitocrazia” NON controllata dal Parlamento europeo che ha fatto passare risoluzioni imposte ai cittadini che non le volevano.

La democrazia è dunque solo una finzione, un giocattolo lasciato in piedi per dare l’impressione che a comandare siano ancora gli elettori, ma non solo, la democrazia è un ingegnosissimo modo per avere sempre un capro espiatorio dietro il quale nascondere i veri responsabili quando c’è da far passare qualcosa di scomodo o far ricadere le colpe che invece appartengono all’elitocrazia.

E se la situazione, dopo tutti questi discorsi, non fosse ancora sufficientemente chiara ecco che, anche per i più ostinati ingenui, arriva un ulteriore chiarimento. Riferendosi proprio alla situazione italiana l’illustre membro del Club di Roma afferma:

Un governo tecnocratico capace di agire rapidamente, contrapposto alla democrazia partecipativa classica: la ricetta politica all’italiana entusiasma l’ambientalista norvegese.

«Ogni tanto le decisioni vanno prese velocemente, anche se con forti costi immediati. Avviene oggi nell’Italia guidata dal moderno governo tecnocratico di Monti come nella Roma di duemila anni fa governata, in situazioni di emergenza, da dittature temporanee (finché Giulio Cesare non divenne dictator perpetuus, ndr)».

Ancora una volta, con una tecnica orwelliana, si parla di governo tecnocratico contrapposto alla “democrazia partecipativa classica”, come se il governo tecnocratico fosse un’alternativa democratica. Senza più remore infine Randers parla apertamente di “dittatura temporanea“, e qui va dato onore all’intervistatrice Sara Gandolfi, di aver, con grande intelligenza, inserito un “ndr” che indica in modo chiaro e secco dove vanno a finire propositi del genere.

Infine ecco che vengono anche chiariti i programmi per i giovani, in sostanza se faranno i bravi e si adegueranno a quello che l’elitocrazia ha in serbo per loro tanto meglio, se no si adegueranno lo stesso. E il programma pensato per loro si chiama “malthusianesimo”:

I giovani devono innanzitutto capire quali sono i meccanismi che governano il mondo politico attuale e poi dovrebbero dichiararsi pronti a fare la loro parte, e quindi anche a pagare più tasse e a sostenere un forte governo tecnocratico che possa agire con una visione di lungo termine.

Infine, dovrebbero fare meno bambini possibile, soprattutto nei Paesi industrializzati, dove un figlio, mediamente, consuma 40-60 volte più risorse ed energia di un figlio in India». Il modello (involontario, a dire il vero) arriva dall’Italia, che ha il più basso tasso di natalità al mondo (1,3 bambini per donna): non perché gli italiani siano più consapevoli sul fronte demografico-ambientale, ma «perché avete creato una società, negli ultimi 20 anni, che ha reso totalmente impossibile per una donna avere sia un lavoro sia un bambino. Le italiane, in modo molto saggio e razionale, hanno scelto il lavoro.

I giovani dovranno essere poveri (pagare più tasse) e fare meno figli. Ecco servito il programma.
Ed ecco anche la conferma che l’Italia ha costituito, e ancora lo è, un laboratorio socio politico per i programmi elitocratici.
La frase finale è infine un elogio alla società che impedisce ad una donna di avere un lavoro e contemporaneamente essere madre. Con i complimenti di Randers.
Quest’intervista così sfacciata non sarebbe stata possibile solo una decina di anni fa, adesso non ha suscitato alcuna reazione, l’elitocrazia ormai è così forte che non ha più bisogno di nascondersi.
Singolarmente ciascuno può fare ben poco contro questa oligarchia. Personalmente però posso almeno smettere di guardare lo spettacolo in scena al Parlamento pensando che sia la realtà.

Fonte: http://www.enzopennetta.it/2013/04/la-demo...la-elitocrazia/

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view post Posted on 3/6/2013, 16:54

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La denuncia di Ida Magli: “I governanti ci vogliono uccidere”
Pubblicato il: 25 maggio 2013, da: Marco Calafiore


Minimalista, depressa, costantemente sull’orlo del baratro. E’ questa l’Italia che vuole l’Europa? O è la conseguenza di errori politici? Ne discutiamo con Ida Magli, antropologa e saggista italiana. Nel suo lavoro ha applicato il metodo antropologico alla cultura occidentale, pubblicando i risultati delle ricerche in numerosi saggi dedicati al cristianesimo, alla condizione delle donne, agli strumenti della comunicazione di massa. Ida Magli, nel 1997, con il suo saggio “Contro l’Europa”, ha previsto ciò che oggi sta accadendo in Europa, in Italia.

Dal 1997 lei afferma che l’Europa, questa Europa, è dannosa per l’Italia. Come spiega l’europeismo italiano a tutti i costi?

“Sono i governanti, i politici, i sindacalisti, più qualcuno dei grandi industriali per ovvi motivi di allargamento del mercato, ad aver imposto l’europeismo italiano a tutti i costi. Lei fa bene a sottolineare che è ‘italiano’: in tutti gli altri paesi, sebbene i governanti spingano verso l’unificazione europea, non c’è l’assolutezza che c’è in Italia, naturalmente anche a causa dell’obbedienza dei mezzi d’informazione nel tenere il più possibile all’oscuro i cittadini sugli scopi dell’Europa e sui suoi aspetti negativi, un’obbedienza quasi incredibile. Faccio un solo esempio: tanto Mario Monti quanto Emma Bonino sono stati compartecipi del più grosso scandalo avvenuto in seno al governo europeo (La Commissione Santer: Commissione Europea in carica dal 1995 al 1999, quando è stata costretta alle dimissioni perché travolta da uno scandalo di corruzione – ndr) e costretti alle dimissioni con due anni di anticipo dalla scadenza del mandato per motivazioni ignobili quali nepotismo, contratti illeciti, enorme buco di bilancio, come recitala Gazzettaufficiale dell’UE. Ma nessun giornalista lo dice mai e nessuno l’ha mai sottolineato, neanche quando Mario Monti è stato capo del governo e oggi in cui Emma Bonino è ministro degli esteri nel governo Letta.”

Quali sono gli interessi in gioco?

“I motivi di esclusivo interesse per i governanti sono molti, ma mi fermo a illustrarne soltanto due. Il primo è di carattere politico: distruggere gli Stati nazionali e per mezzo dell’unificazione europea, distruggere i popoli d’Europa, ossia i ‘bianchi’, facilitando l’invasione degli africani e dei musulmani per giungere a un governo ‘americano mondiale’. Naturalmente per la grande maggioranza degli italiani, quella comunista, l’universalizzazione era già presente negli ideali marxisti ed è persistita, malgrado le traversie della storia, fino ad oggi in cui vede finalmente realizzati i propri scopi nel governo Letta. Si spiega soltanto così la lentezza e la tortuosità che sono state necessarie per giungere al governo Letta: era indispensabile creare le condizioni che giustificassero il vero governo ‘europeo’, abilitato a distruggere l’Italia consegnandola all’Europa. Il secondo motivo è esclusivamente d’interesse personale: si sono costruiti, spremendo e schiacciando il corpo dei sudditi, un grande ‘Impero’ finto, di carta, che non conta nulla e non deve contare nulla in base ai motivi che ho già esposto, ma che per i politici dei singoli Stati è ricchissimo. Ricchissimo di onori, di benemerenze, di poltrone, di soldi. Governare oltre cinquecento milioni di persone, con tanto di ambasciate aperte in tutte le parti del mondo, fa perdere la testa a questi politici che vengono dal nulla e che non sono nulla e che, quando manca una poltrona in patria, la trovano in Europa per se stessi, parenti, amici, amanti, con un giro immenso di possibilità e libero da ogni controllo. Non c’è praticamente nessuno dei politici oggi sulla scena che non sia stato parlamentare europeo: Napolitano, Bonino, Monti, Prodi, Letta, Rodotà, Bersani, Cofferati e tanti altri ancora, con un ricchissimo stipendio e benefici neppure immaginabili per i comuni lavoratori. Essere parlamentare europeo significa anche impiegare il poco tempo passato a Bruxelles a tessere i legami e scambiare i favori utili per la futura carriera in patria, godendo anche alla fine di questi ben cinque anni di dura fatica, di una cosa strabiliante: la pensione per tutta la vita.”

In un suo recente intervento ha affermato che non c’è nessuna luce al termine del tunnel della crisi. Il tunnel è dunque la realtà alla quale dobbiamo abituarci?

“Sì, il tunnel è la realtà. Non dobbiamo abituarci, però, anzi: dobbiamo guardarla in faccia come realtà. Niente di ciò che dicono i politici prospettando un futuro miglioramento nel campo economico è vero e realizzabile, perché non possiamo fabbricare la moneta, come fa ogni Stato sovrano (Come fanno in questi giorni il Giappone e l’America per esempio – ndr). Una moneta uguale fra paesi diversi è una tale aberrazione che non è possibile credere a un errore compiuto dai tanti esperti banchieri ed economisti che l’hanno creato, fra i nostri Ciampi e Prodi. E’ stato fatto volutamente per giungere a una distruzione.”

Per distruggere cosa?

“L’introduzione dell’euro ha sferrato il colpo di grazia all’economia degli Stati. Se viceversa si fosse trattato davvero di un errore, allora perché, invece di metterli alla gogna, continuiamo a farci governare da quegli stessi banchieri ed economisti che non sopportano la minima critica all’euro? Dunque la situazione economica continuerà ad essere gravissima e il solerte Distruttore si prepara a consegnarci all’Europa sostenendo che mai e poi mai potremo mancare agli impegni presi e che per far funzionare l’euro bisogna unificarsi sempre di più. Questa è la meta cui si vuole giungere. Visto che la moneta unica non funziona, perché sono diverse le produzioni dei singoli Stati, cambieranno forse queste produzioni unificando le banche e le strutture economiche? Bisogna farsi prendere per imbecilli non reagendo a simili affermazioni. L’unica possibilità che abbiamo per salvarci è che sorga qualcuno in grado di organizzare una forza contraria. Io non lo vedo, ma lo spero. Lo spero perché l’importante è aver capito, sapere quale sia la verità, guardare in faccia il nostro nemico sapendo che è ‘il nemico’.”

In Italia, come in altri paesi colpiti da questo nuovo assetto di mercato che tanti chiamano crisi economica, spesso il suicidio è visto come una soluzione. Come si spiega antropologicamente che è meglio morire invece di ribellarsi?

“La spiegazione si trova in quello che ho detto: i governanti ci vogliono uccidere, lavorano esclusivamente a questo scopo, obbligandoci a fornire loro le armi per eliminarci il più in fretta possibile. Questo è il ‘modello culturale’ in cui viviamo. In base alla corrispondenza e l’interazione fra modello culturale e personalità individuale, chi più chi meno, tutti gli italiani percepiscono il messaggio di condanna a morte che i governanti hanno stabilito per noi in ogni decisione che prendono, in ogni discorso che fanno, in ogni persona che scelgono, in ognuno dei decreti, delle leggi che emanano e delle tasse che impongono. E tuttavia non se ne può parlare: la condanna a morte è chiara ma implicita, sottintesa, segreta, nascosta perché ovviamente l’assassinio individuale così come il genocidio di un popolo, è un delitto e non si può accusarne il governo, il parlamento, i partiti: nessuno. E’ questo il motivo per il quale ci si uccide: l’impossibilità a parlarne, a dirlo chiaramente perfino a se stessi, a fare qualsiasi cosa per evitarlo e ad accusare il proprio ‘padre’. Neanche Shakespeare sarebbe stato in grado di descrivere la tragedia che stiamo vivendo, per la quale stiamo morendo. Qualcuno riesce forse a rendersi conto di che cosa significhi eliminare volontariamente i ‘bianchi’, la civiltà europea, invece che tentare di allontanare il più possibile questa fine, di imprimere nella storia lo sforzo per la salvezza? Qualcuno riesce a concepire un delitto più nefando di questo: che si siano assunti il compito di agevolare questa morte soprattutto gli italiani, i governanti italiani, quando viceversa avrebbero dovuto essere loro a impedirlo, a voler conservare il più possibile l’immensa Bellezza che gli italiani hanno donato al mondo?”

fonte www.mxpress.eu/?p=26377

Gli italiani devono imparare a non dipendere dalla non informazione dei mass media,ed imparare ad informarsi da altre fonti.
In Italia non esiste piu un informazione libera,se non quella che si trova in internet.Questa non è democrazia!

orso in piedi
 
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view post Posted on 17/9/2013, 15:33

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Imposimato conferma: “Moro fu ucciso per volere di Andreotti e Cossiga, responsabili della stragi: da Piazza Fontana a Via D’Amelio”

Imposimato conferma: “Moro fu ucciso per volere di Andreotti e Cossiga, responsabili della stragi: da Piazza Fontana a Via D’Amelio”

Ferdinando Imposimato torna a parlare del caso del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro e lo fa puntando il dito contro quelli che allora erano i vertici dello stato e della Democrazia Cristiana: Giulio Andreotti e Francesco Cossiga.

L’ex giudice istruttore della vicenda dice: “L’uccisione di Moro è avvenuta per mano delle Brigate Rosse, ma anche e soprattutto per il volere di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e del sottosegretario Nicola Lettieri”. Poi ha aggiunto: “Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti li avrei incriminati per concorso in associazione per il fatto. I servizi segreti avevano scoperto dove le Br lo nascondevano, così come i carabinieri. Il generale Dalla Chiesa avrebbe voluto intervenire con i suoi uomini e la Polizia per liberarlo in tutta sicurezza, ma due giorni prima dell’uccisione ricevettero l’ordine di abbandonare il luogo attiguo a quello della prigionia”.

“Quei politici – ha detto Imposimato – sono responsabili anche delle stragi: da Piazza Fontana a quelle di Via D’Amelio. Lo specchietto per le allodole si chiama Gladio. A Falcone e Borsellino rimprovero soltanto di non aver detto quanto sapevano, perché avevano capito e intuito tutto, tacendo per rispetto delle istituzioni. Per ucciderli Cosa Nostra ha eseguito il volere della Falange Armata, una frangia dei servizi segreti”.

Ferdinando Imposimato appena un mese fa ha presentato un esposto alla Procura di Roma, affermando che le forze dell’ordine sapevano dove si trovava la prigione di Aldo Moro. Per questo i magistrati hanno aperto un fascicolo per valutare se esistano i presupposti per riaprire il caso Moro.

Nel testo di Imposimato ci sono le rivelazioni di 4 appartenenti a forze dell’ordine e armate secondo cui il covo Br di via Montalcini fu monitorato per settimane. Ma non è tutto: recentemente la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine relativo alle dichiarazioni di due artificieri, che hanno raccontato come il ritrovamento della Renault 4 contenente il cadavere di Moro sia avvenuto alle 11, e come sul posto fosse stato presente fin da subito Francesco Cossiga.

da http://siamolagente.altervista.org/imposim...-a-via-damelio/

Fonte: articolotre.com

Tutti sapevano ma nessuno parlava.Ora, finalmente, un uomo delle istituzioni ha il coraggio di parlar chiaro Mi auguro che la riapertura del procedimento porti ad una conclusione definitiva.Anche oggi gli omuncoli posti al potere stanno tramando per la democrazia italiana.
Guardate cosa l'ex comunista, ed oggi Presidente della Nazione(Nazione, perche l'italia non è piu una republica) ha fatto e sta facendo.Scelte che non sono certamente a favore del "Popolo Sovrano"ma di una cerchia ristretta di oligarchi.Uomini che nell'ombra tengono le fila di questo stato.Cose che farebbero gridare al "TRADIMENTO" qualsiasi popolo cosi detto "civile".

orso in piedi
 
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view post Posted on 3/6/2014, 21:50

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Bilderberg 2014 : immagini inedite e le prove del golpe dei banchieri !